37. White Admiral

Sin da quando avevo quattordici anni, tengo un quaderno ad anelli in cui raccolgo tutto il possibile sul mondo equestre. Appunti di lezioni, corsi e anche qualche impressione personale. Ma una larga parte è riservata alle annotazioni prese direttamente dagli insegnamenti del nonno. Per me, lui era più di un istruttore. Era un Maestro. Aveva trascorso un'intera vita in mezzo ai cavalli e sin dall'infanzia i suoi ricordi erano pieni di loro.

Era cresciuto in Maremma, in una fattoria dove allevavano sia mucche che cavalli, e sin da ragazzino accompagnava il padre nei lavori agricoli, dalle transumanze alla marchiatura del bestiame. Non aveva avuto la fortuna di completare gli studi, e la sua università era stata quel mondo selvaggio e dannatamente bello. A tredici anni cavalcava senza finimenti e domava i suoi primi puledri da solo, a quindici sfilava negli spettacoli equestri in giro per l'Italia insieme a una compagnia di volteggiatori acrobatici, fino ad arrivare alla Fieracavalli di Verona, il sogno segreto di ogni cavaliere italiano.

Durante la sua vita aveva incontrato decine di cavalli, e tutti erano stati per lui dei maestri da cui trarre preziosi insegnamenti, che lo avessero accompagnato per una manciata di minuti o per anni interi, e di ciascuno ricordava il nome e le caratteristiche che lo avevano reso unico. Non guardava mai solo all'aspetto esteriore, ma leggeva direttamente nel loro animo. Era una sorta di suo dono innato, che in qualche modo aveva tentato di trasmettere anche a me. Sin dall'inizio, mi era stato insegnato a osservare ciascun soggetto e a cercare di decifrarne anche il più impercettibile fremito, individuandone limiti e punti di forza. Sin da piccola, mi aveva insegnato il linguaggio segreto dei cavalli, e io ero stata felicissima di apprenderlo. Quella lingua fatta di soli gesti, di attese e di ascolto, nel reciproco ascoltarsi e muoversi uno accanto all'altro, in una sorta di danza intima e silenziosa, che solo chi conosceva le sue regole antiche come il mondo avrebbe potuto comprenderla.

È da molto tempo che non scorro quegli appunti. Da quando ho lasciato il ranch, qualsiasi cosa mi rimandi a quel paradiso distrutto è per me una fonte di sofferenza indicibile ed è per questo che da allora non ho fatto altro che chiudere ostinatamente gli occhi di fronte a tutto ciò che è stato prima, cercando di dimenticare il passato con l'illusione che non mi sia mai realmente appartenuto.

Ma ora ho bisogno nuovamente di rivedere quegli appunti, di rileggerli, di ritrovare in qualche modo la presenza del nonno tra le loro pagine stropicciate dall'usura e dal tempo. Ho bisogno del suo aiuto ora, perché sono consapevole che se solo fosse stato qui avrebbe saputo esattamente cosa fare con Coco, e mi avrebbe dato i giusti consigli per curare la sua anima spezzata.

Ed è lì che lo ritrovo, quasi mi stesse aspettando alla fine di un lungo viaggio, con il sigaro stretto tra i denti e il suo limpido sorriso che mi accoglie al disotto dei baffi spruzzati d'argento.

Resta gentile, sempre.

Riconosco la grafia di quell'impacciata annotazione a penna, nascosta timidamente all'angolo di una delle pagine a quadretti. Il solo vederla mi fa pensare automaticamente a un altro cavallo, l'ennesimo che non è stato mai veramente mio. E il primo a farmi provare il morso bruciante dell'invidia verso chi poteva permettersi il lusso di averlo, eppure non lo degnava nemmeno di uno sguardo.

White Admiral era stata il primo cavallo di mia cugina Cassandra. Un'Olandese grigia alta come una cattedrale, per la quale il nonno aveva speso una fortuna pur di averla. Ma il tempo e i primi acciacchi gli stavano impedendo di seguirla come avrebbe voluto, ed era stato per questo che aveva deciso di passarla a Cassie, che allora si stava affacciando brillantemente nella carriera agonistica nel salto ostacoli.

Poi c'era stato l'incidente, e con esso il rischio che mia cugina rimanesse paralizzata a vita su una sedia a rotelle. Da lì la scelta di cambiare radicalmente disciplina e di dedicarsi esclusivamente alla monta americana, e a quel punto tenere White Admiral non aveva più molto senso. Seppi che era stata venduta solo dopo che erano venuti a portarsela via, facendo rotta verso chissà dove. Non ho saputo più niente di lei, nemmeno cercando nei più reconditi database del mondo equestre. Non voglio neanche immaginare quale sia stato il suo destino, e la cosa che ancora oggi mi brucia più di tutte è il fatto che allora non mi è stato concesso neppure di salutarla un'ultima volta.

Nemmeno il nonno ha più voluto saperne di lei. Per quanto fosse affezionato alla cavalla, da quando è stata venduta non è più riuscito neppure a menzionare il suo nome, e se per caso qualcuno sollevava l'argomento lui sviava subito il discorso con una visibile punta di irritazione. Per un certo periodo, sono stata convinta che il suo tangibile malumore fosse dovuto alla prematura scomparsa della nonna dopo anni di lotta contro un brutto male, ma poi mi sono rosa conto che c'era qualcos'altro, qualcosa di ben più profondo e bruciante, che in qualche modo aveva segnato tutti noi.

White Admiral era stata l'inizio di una spaccatura, quella crepa sottile che in quegli anni aveva finito per ingrandirsi sempre di più, fino a diventare una voragine che aveva divorato ogni cosa. E proprio ora, ecco arrivare un altro grigio, un cavallo altrettanto potente quanto difficile, e tutto sembra essere tornato al punto di partenza. E dopo aver a lungo vagabondato ed essermi persa in tutti i modi possibili e immaginabili, ecco che ritorna questa frase semplice e innocente, una frase pronunciata dal nonno tanto tempo fa, alla fine di una delle indimenticabili lezioni che talvolta riservava solo a me.

Resta gentile, sempre.

Da una parte quel faldone di fogli disordinati in cui ho raccolto i primi trent'anni della mia vita; dall'altra una pagina completamente bianca, dove si profila l'ombra di Coco, del gruppo scanzonato de "I Dissidenti", di un futuro tutto da scrivere, pieno di incertezze ma anche di speranze.

Stringo al petto quelle pagine consumate dal tempo come il più prezioso dei tesori, e intanto avverto il mio cuore accelerare i suoi battiti con gioia.

Sta per iniziare un nuovo viaggio, solo che questa volta ha una rotta precisa da percorrere e qualcuno disposto veramente a rimanere al mio fianco fino alla fine. Qualcuno che, in qualche modo, mi porterà a risentirmi finalmente a casa.


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