34. (Quasi) amici
Alla fine, Ethan non solo si era iscritto alla scuola di equitazione, ma aveva scoperto anche di essere particolarmente portato per quello sport. E, mentre a scuola lui e Anna si vedevano ancora costretti a uscire dalle scale di sicurezza per sfuggire ai bulli, qualcosa nel suo carattere iniziava lentamente a maturare, e tutto grazie al potere segreto dei cavalli. Insieme a loro, Ethan aveva capito che c'erano cose che non poteva controllare, e che l'unico modo per affrontare i mille ostacoli della vita quotidiana era quello di lasciarsi andare, di viverla fino in fondo pur restando se stessi.
Lentamente, la sua timidezza svaniva insieme al suo accento ibrido e impacciato, per lasciare posto a una parlantina vivace dalla battuta sempre pronta. Un'energia nuova e dirompente, che in futuro non lo avrebbe risparmiato da nuovi guai e da ulteriori pestaggi, ma che intanto lo stava aiutando a uscire finalmente dal suo guscio. E intanto anche il suo rapporto con Anna andava via via evolvendosi.
I loro silenzi si stavano trasformando in confronti accesi, come se entrambi stessero tentando di capire quanto potesse avvicinarsi ai confini dell'altro, quanto avrebbero potuto aprirsi reciprocamente senza ferirsi a vicenda. In fondo, erano entrambi due introversi, e quella era l'unica via che avevano per accedere ai loro reciproci mondi. E, alla fine, erano riusciti a incontrarsi a metà strada. A trovare quella che un domani avrebbero definito una pura e semplice intesa.
Ethan era diventato particolarmente bravo e, se Anna prediligeva il dressage, lui si trovava molto più a suo agio nel salto ostacoli. Ben presto arrivarono le prime gare – a differenza di Anna, che avrebbe dovuto aspettare fino ai diciotto anni per uscire in concorso – e per questo motivo sua madre decise di premiarlo con l'acquisto di Colombo, uno splendido castrone irlandese dal manto color dell'ebano e alto come un palazzo, scelto personalmente dal nonno. Il suo animo nobile e generoso sembrava conciliarsi perfettamente con quello del ragazzo e in breve i due erano diventati un binomio inarrestabile, arrivando a saltare fino alle centoquindici.
Ma il vero amore di Ethan era il teatro e, per quanto Colombo e il gruppo del ranch gli avessero dato così tanto, a un certo punto si era visto costretto a fare una scelta. E, a differenza di Anna, aveva capito che la sua strada verteva altrove.
Smetto per un attimo di scrivere, fissando lo schermo del computer mentre mi lascio cullare dalla musica che ho messo in sottofondo, nella speranza di isolarmi nei miei pensieri. È l'una passata, ma ormai non sento più molta differenza tra il giorno e la notte. Siamo chiusi in casa da un mese, senza poter nemmeno andare a fare la spesa se non dietro autocertificazione, e dicono che questa reclusione forzata durerà ancora a lungo. Neanche a farlo apposta, fuori c'è un cielo limpido e privo di nuvole che occhieggia da sopra i tetti della città. E fa caldo, davvero molto caldo per essere solo ad aprile.
Rannicchiata nel mio rifugio di quarantacinque metri quadri, ho provato lentamente a ricucire gli ultimi anni attraverso la scrittura. Ho ricavato un angolino in cucina, dove ho posteggiato il mio portatile: Clarice ormai non esce quasi più dalla sua stanza, il lockdown la sta facendo letteralmente impazzire e l'unica cosa che vuole ora è ritornare in Francia dalla sua famiglia. Da una parte la capisco. Di sicuro lei ha le idee molto più chiare di me, e ricevere una simile battuta di arresto a un passo dalla laurea è quanto di più frustrante si possa immaginare.
Io intanto ho provato a fare ordine. O, perlomeno, mi sono decisa a rimettere mano a quei ricordi ed emozioni che avevo fatto di tutto per seppellire, convinta che non fossero importanti, e che invece mi ero trascinata dietro per tutti quegli anni. Finendo, inevitabilmente, per boicottare tutto il resto. In particolar modo i miei sentimenti per Ethan, che in qualche modo erano rimasti nascosti come braci sotto un freddo strato di cenere. Pronte a divampare al primo alito di vento.
In tutto questo tempo, non ho più contattato Ethan. All'inizio speravo quasi che fosse lui a rifarsi vivo per primo; ma poi, con il passare dei giorni, ho immaginato che avesse riflettuto a sua volta su quanto accaduto a Firenze e che stesse approfittando del lockdown per rimettere la testa a posto e concentrarsi sul suo rapporto con Nora. Per quanto mi riguarda, a quest'ora potrebbero aver deciso persino di mettere su famiglia. Sarà contenta, Nora, con tutte le produzioni cinematografiche ferme e il suo fidanzato presente una volta tanto. D'altro canto, se Ethan è rimasto quello di sempre – come del resto ho intuito dai nostri ultimi incontri – temo che in questo periodo starà letteralmente impazzendo. Pazienza.
Però stavolta non posso proprio ignorarlo. Oggi Ethan infatti compie trent'anni. Potrebbe suonare come una data simbolica, l'occasione giusta per lasciarlo andare per sempre. Ma qualcosa mi trattiene dal troncare quell'ultimo filo che in qualche modo mi tiene ancora legata a lui. Quella flebile speranza che però si sta rivelando più resistente dell'acciaio. Devo ancora scavare, guardare in faccia una volta per tutte ciò che molto tempo fa ha aperto una ferita invisibile e profonda dentro di me, che non ho mai avuto il coraggio di curare del tutto.
Primavera 2008.
Quand'è che ho iniziato a provare veramente qualcosa per Ethan, a capire che in realtà quella che credevo un'amicizia fraterna nascondeva molto di più? Eravamo sempre insieme, io e lui, e per quanto ci divertissimo a provocarci in continuazione, un istante dopo eravamo di nuovo lì, a farci compagnia mentre docciavamo i nostri cavalli e ingrassavamo i finimenti dopo la lezione, o chiacchierando del più e del meno fino a tardi al telefono, la sera finita la cena. Eravamo perennemente complici in ogni situazione, ed era ormai impossibile immaginare l'uno senza l'altra. Almeno, era così che la vedevo io.
In qualche modo, sono segretamente convinta che l'incantesimo si sia spezzato proprio a causa mia. Dopotutto, mi ero avventurata in terre inesplorate e proibite del nostro rapporto, e avevo finito per rovinare tutto.
Non saprei definire esattamente il momento in cui ho capito che quello che provavo per Ethan era amore, è accaduto tutto in una manciata di attimi in cui la sua presenza nella mia vita mi arrecava allo stesso tempo una gioia incolmabile e un terrore senza fine. Con somma ingenuità, davo per scontato che Ethan avrebbe ricambiato i miei sentimenti; e intanto avvertivo la sensazione sotterranea che presto lo avrei perso, il muro che ci avrebbe divisi era ormai davanti a noi.
In quegli anni, Ethan era cambiato molto. Aveva eliminato l'apparecchio e il suo aspetto si era fatto più adulto, lasciando sbocciare un'efebica bellezza che difficilmente passava inosservata per i corridoi del nostro liceo. Eravamo in classi diverse, ma continuavamo a frequentarci durante gli intervalli e al maneggio, durante le sue visite sempre più sporadiche. E intanto io sognavo, e ormai davo per scontato che sarebbe stata lui, la persona con cui avrei passato il resto della mia vita. Come del resto la maggior parte delle ragazzine si trova a fare a quell'età così ingenua.
Eppure, per quanto palese fosse la nostra intesa, più passava il tempo più mi sembrava che Ethan non volesse andare oltre la semplice amicizia, nonostante i miei sentimenti fossero più che palesi. Che non l'avesse capito, o che si tirasse indietro per timidezza?
Dopo alcuni mesi passati a torturarmi, decisi che dovevo buttarmi, far uscire alla luce quelle parole proibite e accettarne le conseguenze. Arrivò quel giorno, e con esso anche la verità che non mi sarei mai aspettata di trovare.
Sara. Fu Ethan ad anticiparmi, quella mattina a scuola, e a darmi la bella notizia. In un attimo, tutte le mie illusioni fiabesche furono cancellate da una semplice frase: «Io e Sara stiamo insieme.»
Sulle prime non reagii, al di fuori di fingermi contenta per loro, e il mio segreto fu al sicuro. Ma non con Sara, la mia migliore amica. Lei aveva sempre saputo tutto, mi aveva persino incentivata a esternare i miei sentimenti con Ethan, e ora che quel posto era toccato a lei il suo atteggiamento nei miei confronti era improvvisamente cambiato. Perché, in fondo, io ero la sua potenziale rivale in amore, e di colpo la mia vicinanza al suo ragazzo poteva rivelarsi un problema. Mi impose di stare lontana da lui, che se solo avessi osato stargli addosso come facevo all'epoca gli avrebbe detto la verità sui miei sentimenti, mi avrebbe letteralmente rovinata.
«Lui non prova niente per te, mettitelo in testa una volta tanto» aveva detto con freddezza. «Ethan è il mio ragazzo ora, è stato lui a scegliermi e stiamo bene insieme. E io lo amo a mia volta. Tu in questa storia non c'entri proprio niente, per cui stanne fuori.»
E io, obbediente, fuori ero rimasta. Mi ero allontanata da entrambi, giustificando il tutto dietro il loro naturale bisogno di spazio in quanto coppia. Presi le distanze anche dal maneggio per un certo periodo, andando appositamente nei giorni in cui non c'era lui. Ma la cosa che mi fece più male fu la sua totale indifferenza al mio allontanamento, nonostante fosse palese che lo stessi evitando, eppure non fece assolutamente nulla per impedirmi di andare via, come se tutto quello che era accaduto in quegli ultimi anni non fosse mai esistito.
Non ci volle molto per capire che qualsiasi tentativo di aggrapparmi a lui sarebbe stato una tortura inutile e che la cosa migliore da fare era andare avanti per la mia strada, e cercare anch'io una felicità simile a quella che stava vivendo con Sara, che tanto invidiavo. Anche a costo di odiarlo.
Non ci fu mai un vero e proprio litigio tra noi o una cesura improvvisa, semplicemente ci allontanammo a poco a poco, senza neanche guardarci in faccia, ciascuno per la propria strada.
Intanto Ethan stava andando avanti con la recitazione, passione che aveva coltivato in parallelo con l'equitazione e che tanto gli aveva dato a livello di sicurezza e di autostima, dall'aiutarlo a superare gli ultimi scogli con la lingua italiana fino a fargli capire che il suo futuro era proprio quello dell'attore. Quando alla fine decise di vendere Colombo e lasciò il ranch per dedicarsi interamente al teatro, per me fu un sollievo enorme. Almeno mi sarei ripresa la mia fetta di spazio dove respirare, e allo stesso tempo poter ripartire.
I nostri contatti a scuola erano diventati ormai inconsistenti, e quando lui decise finalmente di partire per l'Inghilterra da un lato pensai che quello sarebbe stato finalmente l'inizio di una nuova vita anche per me. Quello che non potevo sapere – o semplicemente non volevo ammettere – era che il suo spettro mi avrebbe tenuto compagnia ancora a lungo e più avrei tentato di soffocarlo più quest'ultimo avrebbe continuato a scavare più a fondo, sempre più a fondo.
Distolgo per un attimo gli occhi intorpiditi dallo schermo del computer, alzandomi dal tavolo della cucina per andare a prepararmi qualcosa di caldo per riscaldare la notte. Solo ora che ho finito di scrivere la mia storia mi accorgo di quanto i polsi mi tremino al solo pensiero di ciò che mi sono lasciata alle spalle, e di quello che mi si sta spalancando di fronte in questo assurdo presente pieno di incertezze.
Ethan mi manca, mi è sempre mancato da quando l'ho allontanato dalla mia vita, e ora più che mai vorrei rompere questo silenzio insopportabile con il suono della sua voce, il calore della sua risata, l'energia irresistibile della sua presenza.
Ethan è casa, tutto ciò che resta del mio vecchio mondo ormai ridotto in cenere. E ora so che in qualche modo le nostre anime sono tornate a essere vicine, nonostante siano separate da centinaia di chilometri di distanza. Non importa se io e lui non verremo mai uniti dall'amore, al momento questo è un sentimento che non voglio nemmeno lontanamente prendere in considerazione.
L'importante è tornare a esserci l'uno per l'altra, con la stessa innocente spontaneità dei primi tempi.
Prima ancora che la ragione mi imponga di trattenermi, sto già selezionando il suo numero all'interno della rubrica del mio cellulare. Non so come spiegarlo, ma ho la sensazione che questa volta andrà diversamente.
Ethan risponde al terzo squillo. In qualche modo, stava aspettando quella chiamata più di ogni altra cosa nel giorno del suo compleanno.
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