32. Ricordi dal 2005 (seconda parte)


Ethan è un ragazzo sensibile; e questo, per un ragazzo, è un problema. Specie se sei l'unico in una classe di giocatori di basket grossi come armadi, che fissano con sospetto la tua figura esile e un po' curva e quel sorriso di metallo e i capelli in disordine, e scambiano la tua timidezza per quello che non è.

Prima di quello sciagurato primo giorno di scuola, Ethan non aveva mai sentito la parola 'frocio': per questo, appena tornato a casa, ha chiesto immediatamente spiegazioni a sua madre. È l'ora di pranzo in casa Lee Martin, e sono tutti seduti intorno al tavolo della cucina con la radio che gracchia in sottofondo, accanto al forno a microonde. Si sono trasferiti in quel delizioso villino a schiera verso la fine di agosto, e Ethan semplicemente lo adora. C'è tanta luce in quella casa, una luce molto più calda e intensa rispetto a quella che era abituato a vedere nel Regno Unito, quando lui e sua sorella Zoe andavano a trovare il padre.

I suoi genitori erano separati da quando aveva sei anni e da allora la sua vita è stato un continuo andirivieni tra l'Italia e l'Inghilterra, rincorrendo i lavori dell'una o dell'altro, ed è per questo che il suo accento è così strano. Ora però sua madre ha deciso di trovare stabilità per il bene dei ragazzi: Zoe va ormai al liceo scientifico e presto Ethan dovrà seguirla alle superiori, non possono più permettersi il lusso di girovagare come prima. Per questo si sono stabiliti lì, in quel piccolo paese sulle rive del lago di Bolsena, lontani dal caos delle grandi città e immersi nel verde e nella quiete. Ha pure aperto uno studio che somiglia di più all'atelier di un artista che a quello di una interior designer, con le ampie finestre che danno sul lago e le opere d'arte che lei stessa ha realizzato quando studiava all'Isia appese alle pareti in pietra viva.

Di certo la signora Franca non poteva immaginare un futuro più roseo per lei e i suoi ragazzi, per questo è rimasta completamente basita quando Ethan ha esordito con il resoconto della sua prima mattinata di scuola con: «Mamma, cosa vuol dire frocio?»

Da lì a capire che l'idillio sarebbe stato a dir poco fittizio, il passo era stato breve. Il giorno dopo, la signora Franca si sarebbe già trovata sul piede di guerra di fronte all'ufficio della preside, la quale avrebbe liquidato il problema con un laconico: «Signora, cosa vuole che le dica? Sono ragazzi, è normale che alla loro età se ne escano con certe cose. Piuttosto cerchi di spiegare a suo figlio che se si atteggia in un certo modo è ovvio che lo prendano di mira. Lei mi capisce, vero?»

Ma lì sul momento la signora Franca non riesce nemmeno a rispondere, lei che ha sempre l'ultima parola su tutto, e resta in silenzio mentre Zoe esclama: «Si può sapere che cos'hai combinato?»

Per Ethan non è stato difficile capire che la parola 'frocio' è qualcosa di veramente offensivo, e che di certo gli altri ragazzi sono l'ultimo dei suoi interessi. Ma questo a uno come Saverio e al resto del branco non interessa, da quel giorno è come se gli avessero appiccicato un bersaglio sulla schiena e qualsiasi tentativo di ribellarsi al loro gioco crudele verrà punito nei modi più fantasiosi per il loro puro divertimento.

Ethan non lo sa, ma è proprio il suo essere diverso dagli altri a fare tanta paura, al punto da costringere i bulli a dargli la caccia come se fosse una strega. E non è tanto il fatto di essere 'frocio' alla base del problema. Si tratta di qualcosa di più profondo, che si avverte a pelle, ma che nessuno sa spiegare con esattezza. Qualcosa che in qualche modo lo accomuna ad Anna, la ragazza scontrosa seduta accanto a lui con cui ogni giorno finisce non si sa come per battibeccare per i motivi più stupidi, e che intanto lo osserva di nascosto quando crede di non essere vista. Ed è proprio Anna a salvarlo quel giovedì all'uscita della scuola, quando Ethan si ritrova accerchiato dal branco.

Lui è solito tornare a casa a piedi, in fondo abita a soli dieci minuti da lì. Ma quel giorno le cose vanno diversamente. Il suo percorso abituale viene bruscamente interrotto da Saverio e il resto del branco, che si sono arrampicati sul muretto che costeggia il retro dell'edificio per fumare clandestinamente le loro prime sigarette. Di certo non potevano immaginare che in quel momento potesse passare proprio quel 'frocio' di Lee Martin, il quale ha la malaugurata idea di rivolgere loro un innocente gesto di saluto.

«Ciao, ragazzi.»

Per poco Saverio non ingoia la cicca appena accesa, e gli altri si apprestano a far sparire le loro, segno che ora Ethan è nei guai fino al collo. Per questo, intuendo la malaparata, il ragazzo abbassa lo sguardo e affretta il passo, ma ormai è troppo tardi. In una manciata di secondi, il branco lo ha completamente accerchiato e Saverio torreggia su di lui con tutta l'aria di chi vuole scorticarlo vivo.

«Dove credi di andare, maledetto spione?» ringhia con un'espressione da pazzo dipinta sulla faccia da gorilla. Con quella cresta di capelli unti sparati in tutte le direzioni, a Ethan ricorda tanto il protagonista di un anime che segue la sera su Mtv.

«A casa, no?» balbetta lui, sulla difensiva.

«No, perché tu hai proprio l'aria di uno che sta per andare a spifferare tutto ai prof, non è così?» torna alla carica Saverio.

«Ma spifferare cosa? Io non ho visto niente! Per favore, lasciatemi andare!»

In tutta risposta, Giada gli allunga uno spintone talmente forte da mandarlo lungo disteso sull'asfalto. Si rialza dolorante, reggendosi il gomito sbucciato con l'altra mano.

«Se ti fai sfuggire una sola parola con i prof, giuro che t'ammazzo!» abbaia lei, mostrando i pugni inanellati. «Ti facciamo saltare tutti i denti, frocio di merda!»

Ora che Ethan sa che cosa vuol dire 'frocio', quell'insulto accende in lui una fiamma che fino a quel momento non pensava di avere. Quella fiamma che toglieva il freno alla sua lingua biforcuta. Subito la sua espressione cambia, i suoi occhi si fanno più neri che mai e sulle labbra sottili si stira quel sorriso da pazzo che tanto gli porterà tanta fortuna nella sua futura carriera da attore.

«E di che cosa avete paura, scusate?» risponde in tono innocente. «Che poi i prof lo vadano a dire ai vostri genitori?»

Il dolore esplode prima ancora che il ragazzo abbia il tempo di rendersi conto delle nocche di Saverio che gli si abbattono sugli incisivi con la potenza di un tir lanciato contro un muro di cemento armato, della carne del labbro superiore che si spacca come un budino riempiendogli la bocca di sangue e delle placche metalliche dell'apparecchio che volano in tutte le direzioni.

Ethan barcolla per il colpo, prima di ruzzolare nuovamente a terra. La vista gli esplode in mille stelle incandescenti e ha come l'impressione che la testa sia sul punto di aprirsi in due, mentre si regge affannosamente la bocca devastata con le mani, incapace di nascondere le lacrime che hanno preso a fuoriuscirgli dagli occhi mentre il sangue gli sgocciola pigramente sul petto.

Ed è a quel punto che interviene Anna. Ha osservato la scena tenendosi prudentemente a distanza, ma nel momento in cui ha visto Ethan cadere sotto il colpo di Saverio non è più riuscita a trattenersi. Le gambe hanno corso più forte del buonsenso e ora si trova in piedi di fronte al branco, le braccia spalancate come per fargli da scudo con il suo fragile corpo.

«Ora basta, lasciatelo stare!» urla, e il suo aspetto scarmigliato e lo sguardo con cui fronteggia i bulli la fanno apparire simile a una furia, al punto che perfino Saverio si trattiene per un istante, colto di sorpresa.

«Cosa vuoi, Martinello? Fuori dai coglioni, non è il tuo posto qui!» abbaia, riavendosi subito dopo.

«Ho visto che cosa avete fatto» ribatte Anna, senza retrocedere di un solo passo. «Fumavate di nascosto, non è così? Guardate che non abbiamo bisogno di fare la spia: la Pagano è appena uscita dal cancello. Fossi in voi non mi farei trovare qui davanti, specie dopo aver gonfiato di botte un vostro compagno.»

A quelle parole, una serie di occhiate terrorizzate pervadono il branco. Saverio leva per un attimo il pugno, le nocche sbiancate che tremano visibilmente, poi di colpo abbassa il braccio muscoloso.

«Prega che sia vero, perché in caso contrario tu e il tuo amichetto siete morti» ringhia, puntando il dito contro di loro. «Andiamo, ragazzi.»

Dopo aver sputato ai suoi piedi, l'alfa richiama il resto del branco e in pochi secondi si disperdono come foglie al vento, lasciando i due ragazzi soli nella strada assolata. Solo a quel punto Anna abbassa i pugni e si volta verso il compagno ferito, guardandolo come non l'aveva mai guardato prima di allora. I suoi occhi sono colmi di spavento: Ethan perde molto sangue e il labbro spaccato ha iniziato a gonfiarsi vistosamente. In più c'è qualcosa che non va, e solo dopo qualche secondo Anna si rende conto che il colpo gli ha staccato l'apparecchio dall'arcata superiore dei denti.

«Sei un pazzo ad attaccare briga con loro!» esclama furibonda, chinandosi su di lui.

«Non è colpa mia, mi avevano circondato» biascica il ragazzo risentito, la testa che sembra sul punto di esplodergli.

«Dobbiamo andare in ospedale. Abiti molto lontano da qui?»

«No, ci mettiamo dieci minuti a piedi. Ma non me la sento di camminare. Mi gira la testa...»

«D'accordo, per caso hai il numero dei tuoi genitori o di chiunque possa venire a prenderti?»

«Nella cartella c'è il cellulare. Possiamo chiamare mia madre.»

«Molto bene, posso?»

«Certo.»

Ethan aiuta Anna a estrarre il cellulare, digitando a memoria il numero di sua madre sulla tastiera. La signora Franca risponde dopo pochi squilli. Resta per un attimo sorpresa nel sentire una voce femminile al posto di quella di suo figlio.

«Pronto, mamma di Ethan?» dice Anna dall'altra parte. «Deve venire subito... è successa una cosa.»


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