26. A metà strada


Mi decido a rispondere al terzo tentativo di chiamata. Recupero il cellulare abbandonato sul comodino, immaginando sia l'ennesimo numero privato che negli ultimi giorni non ha fatto altro che chiamarmi a qualsiasi ora: visti gli ultimi sviluppi, non mi è affatto difficile immaginare chi ci sia dietro.

Per questo resto completamente basita nel momento in cui scopro che si tratta di Ethan. Prima ancora che il mio cervello mi trattenga dall'insano gesto, ecco che le mie dita scattano istintivamente per rispondere. Specie in un momento del genere, sentire la propria crush è quanto di più deleterio possa arrecarmi. Pazienza.

«Pronto?»

«Ehi, come va?»

La sua voce è allegra ed energica come sempre. E adesso che gli dico?

«Tutto bene, e tu?» mi esce spontaneo.

«Non c'è male. Sempre impegnatissimo, per cui spero che accetterai le mie scuse per non essermi più fatto sentire.»

«Ma no, figurati.»

"Infatti stavo riuscendo finalmente a dimenticarmi di te, ma come al solito hai rovinato tutto" penso nel mentre, esasperata.

«Ascolta, ma è vero che torni giù?»

Gelo. «E tu come lo sai?» chiedo, aggrottando le sopracciglia.

«Me l'ha detto Nora, che a sua volta lo ha saputo da Vittoria.»

«...che al mercato mio padre comprò» canticchio io esasperata. «E io che le avevo fatto giurare di mantenere la massima discrezione.»

«Che a casa nostra si traduce automaticamente con entro un giorno tutto il paese lo verrà a sapere» commenta Ethan ridacchiando.

«Esatto.»

In realtà, conoscendo Vittoria, le cose sono andate in maniera ben diversa. Sono pronta a scommettere che la sua è stata una mossa strategica giocata nel momento in cui è venuta a sapere della fine della mia relazione con Federico, e di certo il fatto che la prima persona con cui è andata a spettegolare sia stata proprio Nora non mi stupisce affatto. Riesco quasi a immaginarla, mentre studia accuratamente il suo piano malefico dietro l'invito di un innocente aperitivo tra colleghe di lavoro.

«Ehi, Nora, hai sentito le ultime news? La mia amica Anna, hai presente quella che vive a Bologna? Be', non ci crederai mai, ma ha scoperto che il suo ragazzo le metteva le corna con la sua migliore amica proprio a un passo dalla convivenza. Cioè, ti rendi conto? Al giorno d'oggi, non ci si può proprio fidare di nessuno... A proposito, come vanno i preparativi per il matrimonio?»

Alzo gli occhi al cielo in segno di resa al solo pensiero. D'accordo, con Vi farò i conti più tardi.

«Insomma, ho saputo che ti sei lasciata. Mi dispiace» continua lui.

«Non importa, sapevo che sarebbe finita così» mi schermisco io, decisa a non affrontare l'argomento. «Lo sai meglio di me, che non sono portata per le relazioni sociali.»

«Ma non dire sciocchezze, specie se erano quelle le persone con cui avevi a che fare.»

«Il punto è che sono tante le persone così.»

«Ah, su questo io e te potremmo scriverci sopra un libro a quattro mani. Ma, fortunatamente, non sono tutti così.»

«Guarda, l'ultima cosa di cui ho bisogno ora sono le frasi di circostanza.»

«Ti sto parlando seriamente, infatti.»

«Be', allora grazie.»

Sospiro. Sentire la sua voce ora è quanto di più doloroso possa immaginare. Voglio solo che se ne vada per la sua strada una volta per tutte e mi lasci sistemare la mia.

«Comunque, ti chiamavo per sentire come stavi. E per assicurarmi che non commettessi qualche cazzata» incalza Ethan.

«Ma dai, non sono il tipo da fare certe...»

«... tipo mollare tutto adesso, tornandotene giù?»

«Cosa c'è, di colpo sei diventato mia madre?» lo rimbecco io, infastidita. «E comunque, non è che qui abbia molto da perdere. Ho appena perso il lavoro e a livello umano non ho praticamente nulla che mi leghi a questo posto. Arrivati a questo punto, ha senso che resti qui?»

«Per ottenere cosa? Hai idea di quello che ci siamo lasciati alle spalle?»

Aggrotto le sopracciglia, profondamente seccata da quell'ultima affermazione.

«Mi pare che alla fine anche tu sei tornato» gli faccio notare. «Ti sei persino trovato una compagna del posto, roba che dieci anni fa sarebbe stata pura fantascienza.»

«Infatti per questo ti supplico di non fare la stessa cazzata.»

Avverto la sua voce incrinarsi impercettibilmente per l'imbarazzo, e fatico a soffocare il coro di trionfo che echeggia subito da qualche parte nel mio cervello.

«Non mi dire, sei nella merda anche tu» commento, crollando a sedere sul letto.

«Non sai quanto» risponde lui, sospirando. «La mia fortuna è questa produzione che mi sta tenendo sul set per la maggior parte del tempo, altrimenti credo che sarei già impazzito da un pezzo» ammette lui.

«Ma come, alla festa mi sembravate una coppia tanto unita...»

«Per favore, anche un cieco si sarebbe accorto che eravamo entrambi sul viale del tramonto.»

"E Vittoria sapeva tutto fin dall'inizio" mi ritrovo a pensare in preda allo sconcerto, iniziando a dubitare seriamente che Ethan si trovasse sulla lista degli invitati di quella sera 'per puro caso'. Anche perché una persona meticolosa come Vi non si lascerebbe sfuggire mai simili dettagli, sottili come un baobab.

«Tanto per farti un esempio, Nora ci era rimasta malissimo per il fatto che avessi accettato l'invito di Vittoria per la festa di Capodanno» continua Ethan.

"Tombola!"

«Ah, sì?» chiedo invece, fingendo di cadere dal pero. "Vittoria, questa me la paghi!" penso intanto, pregustando i conti che faremo più tardi.

«Non sai quanto» fa lui. «D'accordo, aveva pianificato una serata a casa dei suoi, ma avevamo trascorso così sia Natale che Santo Stefano, e quando ho incrociato per caso Vittoria in centro qualche giorno prima e mi ha detto che ci sarebbe stata la vecchia guardia al completo, non ho saputo dire di no. Anche perché c'era gente che non vedevo da un sacco di tempo e, considerato che in questi anni ho tagliato i ponti praticamente con tutti, mi avrebbe fatto molto piacere fare una rimpatriata come si deve.»

«Anche per fare un po' di ordine nella tua testa» mi trovo a concludere per lui, e di colpo mi rendo conto che entrambi quella sera siamo stati mossi dalle stesse motivazioni. Pazzesco.

«Precisamente» assicura lui. «Ma Nora non l'ha presa per niente bene. Anzi, per lei il mio è stato un affronto personale fatto alla sua famiglia.»

«Certo che però sei stato un po' stronzo, a dare buca all'ultimo» commento io.

«Veramente, lei era stata già invitata già da metà dicembre, solo che continuava a tergiversare» precisa lui.

«Ah.»

Una cosa che ha sempre mandato in bestia sia me che Ethan sono proprio le persone incapaci di prendere decisioni.

«Insomma, appena ho accettato, lei ha piantato un muso che non ti dico» prosegue lui. «E, alla fine, è riuscita a farsi venire apposta il mal di pancia, in modo tale da costringermi comunque a trascorrere il Capodanno con lei.»

«E io che mi ero illusa che fossi diventato finalmente un ragazzo galante e premuroso» ridacchio io, prendendolo in giro.

«Invece no, il mio è stato un sequestro di persona in piena regola. Si può sapere che cos'hai da ridere?»

«Niente, temo che entrambi non abbiamo avuto molta fortuna con i rapporti sociali, ultimamente» commento io, ricomponendomi a fatica. Ho sempre adorato stuzzicarlo, lui lo sa e non riesce a farsene una ragione.

«Per questo vorrei che non commettessi il mio stesso errore per via della nostalgia di casa, tutto qui» taglia corto Ethan.

«Ma perché di punto in bianco sei tornato in Italia? Credevo che avessi sfondato all'estero» intervengo io, curiosa.

«Per il tuo stesso motivo: ero solo come un cane» ammette lui in tono colpevole.

«Ma almeno avevi un lavoro, e il successo.»

«Non credere, sai? Appena finito di girare Norimberga c'è stato un lungo periodo di fiacca in cui sono successe... un po' di cose. Poco lavoro e compagnie sbagliate, ecco. Cose su cui preferirei non scendere nei dettagli.»

«Capito.»

«Pazzesco, vero?»

«Sinceramente, non me lo sarei mai aspettato da te. Credimi, quando la serie è uscita qui in Italia, è stato un caso nazionale. Avevo la bacheca di Instagram intasata da memini con la tua faccia. È già tanto che in paese non ti abbiano dedicato una targa di fronte a casa tua, con tanto di discorso del sindaco ed esibizione della banda comunale.»

«... e benedizione del parroco. Per quella mi sa che stanno aspettando che tiri le cuoia» Ethan sospira, e io scoppio in una fragorosa risata. «Comunque, il fatto è che la serie è stata rilasciata molto tempo dopo le riprese. Ci sono stati problemi con la produzione, roba che per poco non salta tutto. Ai tempi ero ancora un esordiente, e il pensiero che il primo ruolo serio che avevo ottenuto dopo così tanti sacrifici sarebbe andato in fumo mi ha causato un vero e proprio burnout.»

«Te l'ho detto che il metodo Stanislavskij ti fa male» scherzo io, ricordando il fatto che al liceo Ethan tendeva a immergersi così tanto nella parte da avere delle vere e proprie crisi quando si trovava sotto spettacolo.

«Farò finta di non aver sentito» borbotta lui, e intanto scoppio a ridere di nuovo.

«Insomma, sei tornato in Italia» mi precipito ad aggiungere, prima che mi riattacchi in faccia.

«Sì» risponde lui. «Avevo bisogno di una boccata d'aria, e anche di ritrovare qualche punto di riferimento. In fondo, sono e resto per metà italiano. Intanto la serie è uscita, e il resto lo sai.»

«Ma allora ti eri già fatto incastrare da Nora.»

«Già. Non ti dico quando hanno ricominciato a contattarmi per assegnarmi nuovi ruoli, per poco non è andata fuori di testa.»

«Perché immagino che, quando giri, stai via anche per dei mesi.»

«Esatto. Non è esattamente il tipo di lavoro che ti permette di stare dietro a una famiglia in modo stabile.»

«Un po' come noi gente di cavalli, insomma. Sempre in moto.»

«Sai che non ci avevo pensato?»

«Lascia stare.»

«Toccato un tasto doloroso?»

«Diciamo che al momento non ho molta voglia di andare in maneggio.»

Ometto di dirgli che questa volta ho deciso di smettere sul serio, dedicandomi esclusivamente ai miei studi e poi buttandomi a tempo pieno nel mondo dell'insegnamento e dei concorsi pubblici.

Cala un istante di silenzio, in cui entrambi sembriamo occupati a rincorrere in nostri rispettivi pensieri, quando improvvisamente Ethan riprende: «Ho tanta voglia di vederti, Anna. Sul serio.»

Quella richiesta arriva talmente inaspettata, che per un istante mi chiedo se per caso non me la sono immaginata.

«Prego?» faccio, incredula.

«Anche solo per fare due chiacchiere, tanto per rimediare alla mia ritirata involontaria alla festa di Vittoria» precisa lui.

«Dipende da quale parte del mondo di trovi in questo momento.»

«Sono a Roma. Ma se vuoi ci possiamo incontrare a metà strada. Che ne dici di Firenze? Una domenica, io e te?»

«Da come la stai mettendo, sembra tanto un appuntamento...»

«Ma dai!» questa volta tocca a Ethan ridere. «Solo se ti fa piacere, ovviamente. Altrimenti, non fa niente» si affretta subito ad aggiungere.

«No no, anzi, ne sarei felice» lo blocco subito, e intanto il coro che troneggia nella mia testa applaude alla cazzata del secolo.

«Davvero?»

«Certo. Dimmi solo quando.»

"Che stai facendo, Anna? Fermati, finché sei in tempo!" ulula la mia coscienza nel mentre, ma ormai ho l'adrenalina a mille e soprattutto la consapevolezza di non avere più nulla da perdere. A questo punto, godiamocela finché possiamo e accontentiamoci delle briciole, tanto che importa?

Se Federico e Sofia sono riusciti a ordire una simile puttanata alle mie spalle con una simile leggerezza, non posso agire anch'io allo stesso modo? O devo per forza calarmi nei panni della sfigata di turno che subisce e basta dopo essersi fatta mille pare?

«Domenica prossima?» azzarda Ethan.

«Libera come un uccellino» rispondo io, e intanto sto già cercando gli orari dei treni sul pc. «Va bene se arrivo per le dieci? Forse riesco a rimediare una super offerta.»

«Sarebbe perfetto. Mi chiami quando sei quasi arrivata, così ti aspetto al binario?»

«Ma che gentile! D'accordo.»

«Super. Già che ci siamo, ti va di fare un giro o di vedere qualcosa in particolare?»

«Non saprei. Facciamo che ci accordiamo nei prossimi giorni?»

«Per me va benissimo. Allora ci sentiamo, Anna.»

«A presto, Ethan. E grazie per la chiamata.»

«Figurati. È sempre un piacere sentirti.»

Ci salutiamo un'ultima volta, poi riaggancio. Resto immobile per qualche istante, seduta sul letto a fissare il vuoto mentre lentamente realizzo la portata del pasticcio colossale in cui mi sto cacciando con tanta leggerezza. Sto cercando di convincermi che non è successo davvero, ma sono troppo felice ed emozionata per pensare al peggio, e l'unica cosa che vorrei fare ora è mettermi a saltare per tutta la casa con la musica a palla.

"Non è un appuntamento, non è un appuntamento..." continuo a ripetermi, e intanto rido come un'idiota in preda all'isteria. Addio sanità mentale di Anna, è stato bello conoscerti.

D'accordo, con questa ho toccato decisamente il fondo, ma sai che c'è? Non mi importa. Domenica finalmente rivedrò Ethan. Un momento che forse sto sognando da troppo tempo.

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