25. Vincitori e vinti

A sera, Sofia ha programmato un'uscita con il gruppo per festeggiare la vittoria della gara. In tutta onestà, dopo tre giorni di tensione in cui tra l'altro ho mangiato e dormito pochissimo, l'unica cosa che vorrei in questo momento è un minimo di tranquillità, o perlomeno riuscire a trascorrere un po' di tempo da sola con Federico, visto che non lo vedo da più di una settimana; tuttavia mi sembrava brutto dire di no, non ora che le cose con Sofy sembrano andare decisamente meglio.

Rientro quindi a casa per una doccia veloce e mi preparo per uscire. Scelgo un maglione nero con un paio di leggins abbinati e completo il tutto con il mio paio di stivali preferiti, pieni di lacci che ricordano vagamente quelli che uso per montare. Mi passo un sottile velo di trucco, evidenziando gli occhi con l'eyeliner, e finalmente concedo un po' di libertà ai miei capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle.

Recupero le chiavi della macchina e scendo di sotto. Gli altri mi stanno già aspettando sul posto, compreso Federico: è infatti dal primo pomeriggio che sono insieme, dal momento che avevano un'amichevole di calcetto. L'appuntamento è al bowling, che si trova appena fuori città. Vista la giornata appena trascorsa, nessuno ha voglia di luoghi troppo formali.

Al mio arrivo, gli altri hanno già ordinato da bere. Noto che Fede è seduto come al solito accanto a Sofia, ma mi hanno lasciato un posto libero di fronte a lui. Cerco di contenere le mie reazioni, dal momento che l'ultima cosa che voglio è rovinare la serata con la mia ennesima scenata di gelosia, tuttavia non riesco a trattenere la morsa di fastidio che subito mi serra lo stomaco.

Le cose peggiorano nel momento in cui ci portano da bere e scopro di essere l'unica a non avere ordinato alcolici.

«Per favore, una birra piccola anche per me» mi precipito a rimediare, incassando la solita Coca-Cola. «Potevi chiamarmi, prima di ordinare» aggiungo subito dopo, rivolta a Federico.

«Pensavo che prendessi il solito» si schermisce lui, stringendosi nelle spalle.

Lascio sfuggire un sospiro, senza ribattere. Ormai ho rinunciato a qualsiasi discussione con lui. Mentre aspettiamo, noto con sconcerto che quella non è l'unica cosa a non andare, questa sera. C'è un'atmosfera strana che aleggia sopra l'intera tavolata, qualcosa che attiva subito i miei sensi di allarme. Sembrano tutti molto più rilassati rispetto al solito, e la cosa non sembra avere collegamenti con il chiarimento che io e Sofy abbiamo avuto questa mattina, anche perché da quando sono entrata lei neanche mi guarda in faccia. A dire il vero, nessuno sembra calcolarmi in maniera particolare, nonostante i miei continui tentativi di fare conversazione. Più di una volta, Riccardo e Simone mi parlano sopra, e Gloria sembra essere stata colpita da un'improvvisa sordità. Quando chiedo se si sono già accordati per le squadre della partita a bowling dopo cena, Simone cambia prontamente argomento tirando fuori strategicamente il torneo di calcetto della settimana successiva. Sono a dir poco basita.

Ma la cosa che mi inquieta di più è l'atteggiamento di Sofia. Di solito, lei è puntualmente al centro dell'attenzione; stasera invece sembra non spiccicare parola, limitandosi a scrollare di tanto in tanto il cellulare con le spalle curve. Insomma, non è esattamente l'atteggiamento che avrebbe una che ha appena vinto una tappa del campionato regionale di salto ostacoli.

Anche Federico è strano. Sarà che negli ultimi giorni ci siamo visti pochissimo, ma sembra decisamente più premuroso del solito e più di una volta mi ha chiesto con insistenza come sto, neanche fossi appena tornata da un ricovero in ospedale. Ragazzi, ma davvero ho una cera così brutta?

Man mano che i minuti passano, però, mi rendo conto che il punto è un altro. Un velo di fastidioso imbarazzo aleggia sui volti di tutti, e la cosa non mi piace affatto.

«Insomma, che succede?» chiedo a un certo punto, ormai sul punto di scoppiare.

Gelo. Letteralmente. Della serie, 'ahi, se n'è accorta'. Finalmente Sofia si decide a guardarmi in faccia, e l'espressione stampata nei suoi grandi occhi scuri basta a farmi gelare il sangue nelle vene. Anche perché un attimo dopo lei si volta verso Federico, afferrandogli il polso con le dita sottili.

«Avevi promesso che glielo avresti detto» dice con voce ferma.

«Detto cosa?» esclamo io, con un tono di voce decisamente più alto di quanto avrei voluto.

È come un film dell'orrore. Federico diventa improvvisamente rosso come peperone. Mi sorride imbarazzato, e intanto intreccia le dita con quelle di Sofia. Come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Che sta succedendo?» incalzo io, e intanto gli altri sembrano essersi improvvisamente estraniati da noi tre, come se sapessero fin troppo bene che la bomba sta finalmente per esplodere.

«Io e Sofia stiamo insieme» spara Federico alla fine.

«Che cosa?!»

I miei occhi si posano prima sulle loro espressioni cariche di imbarazzo, poi sulle loro dita intrecciate che dicono tutto.

«È uno scherzo, vero?» esclamo, la voce che mi sfugge dalle labbra in maniera del tutto innaturale.

«Mi dispiace molto di dovertelo dire in questo modo,» continua Federico «ma vedi, ultimamente è difficile trovare il modo di parlare...»

«E ti credo!» sbotto io improvvisamente, facendo sobbalzare Sofia più del dovuto. «In queste ultime settimane sono sempre stata segregata in maneggio a badare al cavallo di questa qui!»

Finalmente, gli altri si degnano di voltarsi verso di noi. So di stargli regalando esattamente lo show che vogliono, ma non posso trattenere oltre tutto ciò che ho dovuto seppellire dentro di me per mesi.

«Perché?» chiedo, gli occhi ormai colmi di lacrime. «Da quanto tempo va avanti?»

Loro due si scambiano un'occhiata carica di imbarazzo; poi Sofia si decide a rispondere: «Dalla festa di Capodanno. Scusaci tanto, Anna, davvero. Nessuno dei due avrebbe voluto che andasse così, ma è successo. Ci dispiace solo di aver capito troppo tardi come stavano le cose e di averti messa in mezzo.»

«Ho abbandonato la mia famiglia, per te!» mi lascio sfuggire tra le lacrime, ormai gridando. «Ho lasciato tutto, la mia casa, i miei amici, i miei cavalli...»

«Non ti ho mai chiesto una cosa del genere, Anna, lo sai. È stata una tua scelta» si affretta a precisare Federico in tono innocente.

«Non scaricare le responsabilità come al solito! Eri d'accordo, all'epoca. Avevamo un progetto di vita insieme. Dovevamo andare a convivere!»

«Anna, tesoro, ascolta» interviene a quel punto Gloria con un tono di voce degno di un reality di Maria De Filippi. «Devi capire che le persone cambiano. In fondo, voi due state insieme da anni, ormai. È naturale che possa capitare di non sentirsi più attratti dal partner, prima o poi...»

«Parli tu, che stai con lo stesso ragazzo dal liceo?» ribatto io senza preoccuparmi di apparire indelicata. Gloria sbianca all'istante, senza rispondere. «Ma poi, vi pare normale cambiare una persona come se fosse un capo di abbigliamento passato di moda?» incalzo furibonda.

«Hai ragione, ha sbagliato Fede a non essere sincero sin da subito, per quanto lo avessi esortato più di una volta a fare chiarezza tra voi due» interviene Sofia a quel punto.

«Ma tu eri mia amica!» ribatto io, fulminandola con lo sguardo. «Mi hai sempre avuta sotto il naso, per tutto questo tempo. Potevi prendermi in parte e dirmi come stavano le cose quando volevi. Sbaglio o eri tu, quella con le palle?»

L'ho colpita nel suo punto debole e si vede, perché subito l'espressione imbarazzata sul suo volto viene rimpiazzata da quella da bambola assassina che esibisce ogni volta che sta per dare di matto.

«Dirti cosa? Che mi scopavo il tuo ragazzo? Conoscendoti, il tuo cuoricino sarebbe andato in mille pezzi» ribatte.

«Ma almeno mi sarei liberata di una palla al piede, forse anche due. O magari a te faceva comodo così, visto che Khadija se n'era andata di punto in bianco e non avevi nessuno disposto a farti da schiavo?»

«Se per questo, ti informo che nell'ufficio di mia madre c'è un raccoglitore pieno zeppo di curricula di gente pronta a prendere il tuo posto anche subito!»

«E allora, perché non l'ha fatto? Ero già a un passo dalla porta quando hai preso Corallo Blu, che cosa aspettavi a toglierti il peso una volta per tutte?»

«Perché rimanevi sempre una mia amica, Cristo santo!» ulula Sofia, e di colpo i suoi occhi da cerbiatta si riempiono di lacrime.

«Ah, sì?» commento io in tono amaro. «Bell'amica, una che aggredisce e umilia pubblicamente gli altri spacciandolo per franchezza.»

«Sono una persona diretta, su questo non puoi dirmi niente. Avrò anche un carattere di merda, ed è vero che in passato ti ho nascosto delle cose, ma in tutti questi anni non ti ho mai mentito!»

«Ma non ti sei fatta troppi problemi, quando si è trattato di andare a letto con il mio ragazzo! O forse quella sera eri talmente ubriaca che l'unica cosa di cui avevi bisogno erano un po' di coccole, poco importava chi te le facesse? E tu,» aggiungo subito dopo, rivolta verso Federico «eri talmente preoccupato per lei, che non te la sei sentita di dire di no?»

«Mi stai dando della puttana?» squittisce Sofia, isterica.

«Ma che coincidenza: lo sei!» scoppio in una risata sprezzante, e con questo so di essere stata appena bollata in maniera ufficiale come pazza.

«Ehi, non ti permettere di usare quel tono con Sofia!» interviene Federico, mostrando finalmente un minimo di reattività.

Io gli rivolgo un'occhiata di profondo disgusto, l'unico sentimento che ormai riesco a provare verso di lui. «Scusami tanto, se ho osato alzare la voce con la tua principessa» commento con odio.

«Sai che cosa non sopporto di te?» mi fronteggia lui, stringendo i pugni. «Da un po' di tempo a questa parte non fai altro che accanirti contro Sofia per qualunque cosa, quando lei aveva solo bisogno di te.»

«Ma che cazzo dici? Io per lei ci sono sempre stata! Le ho offerto la mia spalla su cui piangere ogni volta in cui ce n'è stato bisogno, ho asciugato ogni sua cazzo di lacrima quando si scannava con sua madre, o aveva problemi con il cavallo di turno. E lei, che cosa fa? Si scopa il mio ragazzo? Che devo fare, adesso devo pure dirle brava, ottimo lavoro?»

«Forse ti sta sfuggendo una cosa» interviene Sofia, i suoi occhi improvvisamente asciutti. «Il mio non è stato un semplice capriccio di una notte come ti piacerebbe credere. Tra me e Federico esistono dei sentimenti veri e propri, che vanno ben oltre l'amicizia e che purtroppo abbiamo capito solo ora. Chiamalo pure egoismo da parte nostra, se vuoi, ma se avessimo ignorato la nostra attrazione reciproca non avremmo fatto altro che mentire a noi stessi e a chi ci stava intorno. O forse avresti preferito che il tuo ragazzo continuasse a prendersi gioco di te, pur sapendo di essere innamorato di un'altra? Vuoi davvero continuare a trascinare una relazione ormai infelice solo per orgoglio? Davvero, la tua ingenuità mi lascia perplessa ogni volta.»

«Allora scusate, tolgo l'incomodo anche subito. Bastava dirlo» ribatto io, alzandomi in piedi.

«Ehi, adesso non metterti a fare la drama queen» attacca subito Sofia, ma la metto subito a tacere con un brusco cenno della mano.

«Ho solo voglia di tornare a casa, visto che qui non abbiamo più nulla da dirci» taglio corto. «Congratulazioni e tanti auguri per il futuro. A tutti e due.»

Detto questo, afferro il bicchiere ancora colmo di birra che ho davanti e lo rovescio dritto sul muso di Sofia, che subito inizia a strillare come un'aquila, facendo voltare mezzo locale.

«Prendila come le mie dimissioni ufficiali» commento con astio. «E voi,» aggiungo rivolta agli altri «complimenti per aver retto il gioco fino a qui. Fate schifo.»

«QUESTA È PAZZA! PAZZA!» continua a starnazzare Sofia, ma io non le presto la minima attenzione.

I miei occhi si soffermano un'ultima volta su Federico, che si è già precipitato a porgere un tovagliolo alla sua bella per asciugarsi la faccia inzuppata di birra.

«Non ti azzardare a cercarmi» ringhio. «Addio.»

Detto questo, volto e mi dirigo verso l'uscita senza nemmeno pagare, dopo quello che è accaduto è il minimo. So perfettamente che la mia reazione è stata eccessiva, ho finito per dare esattamente lo spettacolo che si aspettavano, ma ormai sento di aver superato ogni limite e di certo non potevo andarmene come se nulla fosse, non dopo una cosa del genere. Continuo a camminare fino a raggiungere l'esterno, e da lì attraverso il parcheggio fino a raggiungere la mia auto. I miei passi sembrano stranamente leggeri, la testa completamente vuota. Probabilmente sto camminando in un sogno, e presto arriverà il momento del risveglio. Ma la sveglia non suona, e intanto io sono arrivata all' interno dell'abitacolo della mia auto e ho appena svuotato un intero bicchiere di birra in faccia alla mia ex migliore amica, per di più di fronte al suo nuovo ragazzo che dà di matto ogni volta che qualcuno osa parlare male di lei, e sono sola in un parcheggio deserto di fronte ai capannoni della zona industriale di Bologna. Devo andarmene di lì, mettere più distanza possibile da quel grottesco teatrino degno del più trash del reality show.

Con estrema freddezza metto in moto l'auto e mi precipito in strada, dritta verso casa. È incredibile quanto mi senta lucida in questo momento, mentre l'adrenalina sale a ogni chilometro macinato sul cruscotto. Devo fare ordine, ripartire da zero e prendere finalmente in mano la situazione.

Eccomi a casa. La notte è fredda e tranquilla, e Bologna dannatamente bella sotto le luci dei lampioni. Parcheggio di fronte al vecchio palazzo e salgo di sopra. Clarice non c'è, è andata via venerdì sera per raggiungere un tipo di Bergamo con cui aveva iniziato a sentirsi. Sono sola. Appena mi richiudo la porta alle spalle, inizia la pulizia. Mi sbarazzo di ogni traccia di lui, prima che il rimorso mi tenti a conservare il ricordo degli ultimi anni. Fotografie, regali, persino le lettere che mi scriveva a mano nei primi tempi, quando la nostra era ancora una relazione a distanza: che romantico!

La stessa sorte tocca a tutto quello che riguarda Sofia, il suo tradimento è forse peggiore di quello di Federico. Con lei ho condiviso veramente di tutto, che siano state gioie o dolori. E lei in cambio mi ha fatto... questo. Non riesco a capacitarmi come una persona possa arrivare a simili bassezze. Il rispetto, l'empatia, la compassione: sono ancora dei valori, o si tratta del divagare nostalgico di una rimasta decisamente indietro con i tempi?

La rabbia e l'umiliazione guidano ogni mio gesto, arrivando a scacciare via le lacrime per lasciare posto a una freddezza distruttiva. Come se bastasse far sparire gli ultimi cinque anni dentro a un sacco della spazzatura, per eliminare automaticamente anche il dolore. Una volta finito con gli oggetti, passo al computer e il cellulare. Svuoto letteralmente la memoria e blocco i contatti dell'intero gruppo e anche di chiunque abbia a che fare con "I Pioppi": non voglio essere cercata da nessuno di loro, voglio liberarmi da questo schifo, anche se so che non sarà sufficiente a lavare via la vergogna e il dolore che lentamente stanno strisciando dentro di me.

Non appena finisco la pulizia arriva, atteso, il vuoto. Cinque anni, cinque anni spazzati via in una sera. Lo so, dovevo aspettarmelo che sarebbe finita così. Le avvisaglie c'erano tutte, eppure non ho voluto ascoltarle; mi sono ostinata a fingere che andasse tutto bene. Perché, in fondo, era tutto ciò che avevo. Laggiù, in quel posto che chiamavo casa, non mi è rimasto nulla. Il ranch non c'è più, i cavalli sono stati tutti venduti, la mia famiglia quasi non mi parla perché alla fine ho scelto di seguire le stesse orme del nonno, senza però avere un briciolo del suo talento.

Ripercorro mentalmente gli ultimi anni, rendendomi conto di aver accumulato un fallimento dietro l'altro. Prima l'istruttore che mi ha fatto abbandonare il ranch, poi i vari maneggi che ho girato nella speranza di farmi le ossa, infine Paola e il suo centro di eccellenza. Sempre lo stesso disco rotto, ogni volta: fallimento, fallimento, fallimento. Io lo sapevo, e ciononostante mi sono sempre ostinata ad andare avanti. Invece di fare la cosa giusta e concentrarmi negli studi, mi sono aggrappata alle parole di Federico e Sofia, che allora mi lusingavano dicendomi di non dare peso a chi cercava di sminuirmi, che in realtà valevo molto più di quanto credessi. Senza sapere che un giorno sarebbero stati proprio loro a darmi il colpo di grazia.

E intanto sono andata via di casa. Mi sono lasciata alle spalle la provincia soffocante e sono partita verso l'ignoto. Dove andrò e che cosa farò adesso? Ma, soprattutto, con che coraggio affronterò la cosa con la mia famiglia? Dovrò ammettere che avevano ragione su tutta la linea, che Federico è davvero un idiota. Dovrò rinunciare ai miei sogni, ritornare immediatamente al paese e accettare una buona volta il tipo di vita che mi spetta, lontana dai cavalli. Farò contenti gli altri, rinunciando alla mia egoistica felicità.

Ma allora perché non può essere il contrario? Perché gli altri sono liberi di fare tranquillamente quello che gli dice il cervello, mentre io devo farmi ogni volta mille pare per paura di ferire qualcuno? Che cos'ho di sbagliato? Non ho diritto anch'io di ritagliarmi il mio posto nel mondo?

Sei una piccola guerriera, Anna. Qualunque cosa accada, tu resta gentile sempre.

Le parole del nonno sembrano arrivare da molto lontano, al punto da non ricordare più il reale suono della sua voce, che ora sembra essere tornata più viva che mai. E, con essa, l'eco di un ricordo molto lontano, quando mi lanciavo al galoppo per i prati senza provare alcuna paura, sfidando il vento e la gravità.

Quand'è stato che mi sono dimenticata come volare?

Subito afferro il cellulare, ripescando quella foto che non ho avuto il coraggio di cancellare. Due ragazzi in mezzo a un prato immenso, che sorridono da sopra i loro destrieri, selvaggi come la terra che li ha cresciuti. Ecco il nesso, il punto di partenza. Ethan. Com'era bello anche allora, e quante lacrime gli ho nascosto affinché non sapesse che cosa provavo per lui. E allora perché in questo momento mi trovo a versarne di nuovo per lui?

Non so per quanto tempo rimango in quella posizione, stringendomi a quei lontani ricordi. Quando finalmente il dolore scivola via e tutto rimane nella calma e nel silenzio, mi decido a comporre il numero di Vittoria.

Ciao, come stai? Ti devo parlare.




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