24. Rivincita


Sofia non ha mai amato perdere, e la dimostrazione arriva puntualmente il secondo giorno di gara. Dopo la prima manche, lei e Paola sono tornate a casa senza neanche salutarmi, e io sono rimasta in maneggio con Coco fino all'ora di cena, assicurandomi che stesse bene e somministrandogli la razione serale di cibo. Per fortuna, la caduta del giorno prima sembra non aver riportato conseguenze, e nessuna zoppia è emersa dopo qualche ora dallo schianto.

Di contro, però, le previsioni di Paola si sono rivelate esatte, e sin dal primo pomeriggio un noto gruppo su Facebook ha diffuso il video del percorso di Sofia con il ben poco lusinghiero titolo L'equitazione che non ci piace, soffermandosi appositamente sulle frustate nei momenti in cui Coco prima si è mangiato la distanza e poi è crollato in ginocchio dopo aver abbattuto l'oxer. Dai commenti che subito si sono scatenati al disotto, definendo Sofia in tutti i modi possibili e immaginabili non mi è stato difficile intuire come sarebbe andata a finire la serata in casa Conti.

E infatti, stamattina il video era già stato rimosso e le malelingue messe a tacere. Evidentemente, Paola aveva avuto il suo bel da fare, tra telefonate in Federazione e segnalazioni sui social dietro l'immancabile minaccia di sguinzagliare il suo avvocato qualora fossero circolati altri video non autorizzati di sua figlia. Al momento di riprendere le gare, il presidente della giuria ha ricordato ai concorrenti che non verrà tollerata alcuna forma di maltrattamento verso gli animali, e che l'uso improprio di frusta e speroni rientra in questa categoria. Nessuno se l'è sentita di commentare ad alta voce, ma al mio arrivo ho trovato la balletta di fieno destinata a Coco visibilmente dimezzata, cosa che mi ha fatto montare una rabbia indescrivibile: che senso aveva prendersela con il cavallo, specie dopo quello che era accaduto?

«Ringrazia il cielo se lo abbiamo trovato tutto intero, piuttosto» ha commentato Sofy non appena l'ho informata dell'accaduto. «Prepara C., piuttosto, che siamo già in ritardo.»

Sofia oggi ha una reputazione da difendere e di conseguenza il suo atteggiamento è decisamente più concentrato rispetto a ieri: i suoi occhi brillano di una luce a dir poco assassina. Sua madre deve averle fatto una bella lavata di capo, e stamattina non si guardano nemmeno in faccia, segno che questa volta hanno litigato di brutto.

Ripetiamo tutte le azioni di ieri con fredda rapidità: sembra quasi di rivivere in maniera sbiadita lo stesso giorno, ma senza tutta l'adrenalina che avevamo all'arrivo. C'è qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa di cupo ed estremamente tossico nascosto sul fondo dello stomaco che ancora non riesco a definire, ma che mi rende terribilmente nervosa.

Accompagno Sofia in campo prova, e tutto si ripete. Il percorso è lo stesso di ieri, sia il cavallo che la sua amazzone conoscono ormai le difficoltà. Nel momento in cui Sofia viene chiamata in campo gara, per poco non mi faccio prendere dalla tentazione di andarmene e tornare solo quando sarà tutto finito, ma fortunatamente l'orgoglio mi costringe a restare.

Questa volta, le cose vanno diversamente. In campo prova, Sofia ha saltato pochissimo, prediligendo il lavoro in piano e diversi passaggi sulle barriere al galoppo, e ora Coco appare perfettamente riunito e agli ordini, il muso reclinato elegantemente fin quasi a sfiorargli il petto.

Nel momento in cui suona la campana, Coco schizza via, ma stavolta Sofia è pronta e prende a galoppare insieme a lui senza lasciarsi sorprendere in azioni inconsuete nel tentativo di riprenderlo. Il percorso viene ripetuto a un ritmo molto più fluido e regolare e procede senza intoppi fino alla combinata in diagonale, di fronte alla quale Coco si arresta bruscamente.

Noto Sofia trattenere a stento una lunga serie di imprecazioni che le arricciano le labbra piene, la mano sulla frusta bloccata all'ultimo dall'urlo di Paola che si spertica dal bordo campo: per un attimo sono convinta che sia sul punto di scavalcare la recinzione e trascinarla via per le redini. Ma Sofy si ricompone all'istante con un gesto sprezzante del capo, ripartendo al galoppo come se nulla fosse successo e tornando sul salto dopo aver tracciato un grande circolo. Questa volta, Coco riesce a saltare prendendo la giusta distanza, e il pubblico le regala un applauso sincero privo di fischi.

Sofia conclude il percorso senza ulteriori errori, allungando persino una carezza al cavallo nel momento in cui questi rompe dolcemente al trotto, e intanto tenendo d'occhio la folla con un sorriso angelico alla 'vi faccio vedere io chi sono'.

«Sei soddisfatta, adesso?» commenta poi rivolta a sua madre, una volta uscita dal campo gara.

«Se non vedo un percorso netto entro domani, da lunedì mattina quel cavallo è in vendita. Mi sono spiegata?» risponde Paola freddamente, prendendo poi a marciare in direzione della scuderia.

Sofia incassa quell'ennesima sentenza con un'espressione indecifrabile sul suo volto da bambola di porcellana; poi, senza scomporsi, si limita a ribattere tra i denti: «Sì, mamma» prima di dirigersi a sua volta verso i box.

Io mi limito a seguirle, sentendomi sprofondare a ogni passo. Siamo ancora in gara, ma domani ci aspetta la prova più difficile di tutte. Quella che deciderà il destino di Coco, e in qualche modo anche il mio.

La gara di oggi si svolgerà a fasi consecutive. La prima manche prevede che il percorso venga eseguito senza errori. Chi fa zero penalità, passa al barrage, dove vince chi riesce a chiudere tutto nel minor tempo possibile. Con queste premesse, la vedo molto difficile che Sofia e Coco riescano ad arrivare alla seconda manche. Nei primi due giorni di gara, Coco ha abbattuto puntualmente delle barriere, sempre negli stessi punti. Sono molto preoccupata, perché Paola sembrava non scherzare affatto quando ha detto di voler vendere il cavallo qualora sua figlia fosse tornata a mani vuote.

Sofia, per contro, è furibonda. Anche ieri è andata via senza neanche salutare, e questa mattina l'ho trovata davanti ai box con largo anticipo rispetto all'orario concordato.

«Non mi aspettavo di trovarti qui così presto» le dico non appena la raggiungo, affrettandomi subito a recuperare la forca per il fieno e allo stesso tempo aspettandomi automaticamente la prima scarica di urla della giornata.

«Lascia stare, ci ho già pensato io» mi blocca Sofy, laconica.

È molto pallida e porta sotto gli occhi l'ombra di una notte insonne.

«È veramente un gran bel cavallo» commenta mentre osserva Coco appoggiata alla porta del box. «Mi dispiacerebbe veramente tanto, se la mamma lo desse via.»

Io levo lo sguardo verso di lei. È la prima volta che Sofia mi si rivolge in maniera civile dopo non so quanto tempo.

«Non saresti l'unica» rispondo con sincerità. «È davvero uno splendido cavallo. E anche molto, molto intelligente. È solo giovane, ha bisogno del suo tempo per fiorire. Come ogni cavallo, del resto.»

Mi interrompo immediatamente, notando lo sguardo di Sofia posarsi su di me con un'espressione indecifrabile stampata in faccia. Aspetto che cominci a urlarmi addosso come suo solito, e invece si limita a chiedermi: «Ti va un caffè?»

Io resto per un attimo interdetta. Non credevo che se ne uscisse con una richiesta nel genere, ma è anche vero che ci troviamo in leggero anticipo rispetto alla tabella di marcia e abbiamo ancora qualche minuto prima che Paola piombi in maneggio e renda impossibile qualsiasi tentativo di conversazione civile.

«Va bene» rispondo, seguendola verso il bar situato appena fuori dal campo gara.

A quell'ora del mattino, il locale è ancora deserto e l'aria profuma di caffè e cornetti appena sfornati. Sofia ordina la colazione, e io le faccio compagnia con un caffè. Ho già mangiato prima di venire in maneggio, ma sono talmente tesa che sento già il bisogno della seconda dose di caffeina. Ci sediamo a uno dei tavolini di plastica schierati di fronte al bancone. Sofia si torce le dita laccate per il nervoso, lo sguardo perso nel vuoto. È talmente tesa che non l'ho ancora vista giocherellare con il cellulare.

«Temo di doverti delle scuse» mi dice a un certo punto, senza smettere di fissare il vuoto.

«Perché?» faccio io tenendomi vaga, anche se avrei tanta voglia di ricordarle tutto lo schifo che mi ha vomitato addosso negli ultimi tempi.

«Devi perdonarmi, è stato un periodo orribile» continua Sofia. «Mia madre è fuori di testa. Si fa mille paranoie su qualunque cosa, ho una pressione addosso che nemmeno immagini. Pensa che si è messa persino a controllare i miei profili social, neanche fossi la figlia del presidente degli Stati Uniti. Non so quante cose mi ha fatto cancellare nell'ultimo mese perché secondo lei potevano mettere in cattiva luce il maneggio» si massaggia le tempie, decidendosi finalmente a guardarmi negli occhi. «Da quando Gorla se n'è andata, la mia vita è diventata un incubo. È come se a mia madre non andasse bene nulla di quello che faccio. Dallo studio allo sport, è una continua polemica su tutto, sempre con questi scatti passivo-aggressivi, poi. Alle volte, credo di scoppiare. Non riesco più a concentrarmi su niente, vivo nell'ansia perenne. Ho persino smesso di dormire la notte.»

«Mi dispiace. Posso solo immaginare come sia avere Paola come madre» mi lascio sfuggire io.

«Madre, istruttrice, datrice di lavoro e agente personale. Non hai idea di quanto sia soffocante tutto questo» commenta Sofia, sospirando. «E non immagini neanche che razza di piega abbia preso, da quando i telegiornali se ne sono usciti con questa storia del virus cinese. Continua a dire che è tutto un complotto delle multinazionali per ridurre la popolazione mondiale, che prima o poi ci chiuderanno tutti come a Wuhan e noi ci ritroveremo sotto a un ponte dopo aver bruciato i risparmi di una vita. Davvero, è un incubo, e io non la sopporto più!»

«E tu che ne pensi? Di questa situazione, intendo.»

«Secondo me, finirà come la Sars tanti anni fa, ti ricordi? È solo l'ennesima paranoia di mia madre, tutto qui.»

Sofia si decide finalmente a prendere in mano la sua brioche, staccando rapidi morsi nervosi.

«Se la mamma vende il cavallo, io vado a Varese da papà. Ho deciso» dice a un certo punto, tornando a fissare il vuoto.

«Come a Varese? E il maneggio?» chiedo io, colta di sorpresa.

«Mio padre conosce un paio di posti dove potrei trovare lavoro. Vado là, fintanto che prendo questa cazzo di laurea, e intanto mi metto da parte qualche cosa muovendo i cavalli dei privati. Poi non so, potrei anche andarmene all'estero. Ovunque, purché lontana da mia madre. Tanto ormai ho capito come andrà a finire. Anche se lei continua a dire che un giorno passerà tutto a me, so già che lei continuerà a girare per la scuderia come una vecchia poiana senza darmi mai un attimo di respiro. Tutto questo perché non mi riterrà mai all'altezza dei suoi assurdi standard, così come chiunque altro abbia a che fare con lei. E allora che se lo gestisse da sola, il suo impero, ma che poi non si venisse a lamentare se la odiano tutti.»

Sofia vuota il suo caffè con un gesto di stizza, rivolgendomi una profonda occhiata, quasi fosse alla ricerca di complicità da parte mia. Io rimango in silenzio, limitandomi a ricambiare il suo sguardo con fare comprensivo. In questo ultimo anno, ho assistito a talmente tanti schizzi da parte sua, che sinceramente non so più che cosa pensare di lei. Alle volte ho come l'impressione che sia solo la vittima numero uno di sua madre, prigioniera della gabbia dorata che le ha costruito intorno; altre invece mi convinco che in fondo lei e Paola non sono poi così tanto diverse l'una dall'altra e che l'eterno rancore verso il genere umano che le ribolle dentro è solo una delle tante cose che hanno in comune.

«Sono certa che farai la scelta giusta» è tutto quello che riesco a dire. Ormai con Sofia è così, se vuoi evitare di farti travolgere dalle sue crisi isteriche è meglio limitarsi ad assecondarla, qualunque cosa lei ti dica.

«Tu sei mia amica, vero? Anche se so di non meritarlo» mi chiede lei improvvisamente, afferrandomi entrambe le mani.

Io trasalisco vistosamente, colta di sorpresa da quello slancio di confidenza. Sofia mi guarda dritta negli occhi, che ora appaiono velati di lacrime. Cielo, sembra davvero disperata!

«Per favore, ho bisogno di qualcuno di cui fidarmi ciecamente. Qualcuno con cui parlare a cuore aperto» mi dice in tono di supplica.

Io non so veramente cosa risponderle. Dentro di me vorrei rinfacciarle tutte le volte in cui negli ultimi mesi mi ha aggredita e umiliata senza alcun motivo, e ora è proprio lei ad atteggiarsi da vittima con me?

Ma poi, mi ricordo della nostra amicizia. Dell'effettivo supporto che ci siamo date in passato l'una con l'altra. Del fatto che è stato proprio grazie a lei se oggi mi trovo qui. E che entrambe, anche se in maniera diversa, ci troviamo immerse fino al collo in una situazione che ormai è diventata a dir poco soffocante.

Sono una stupida, lo so.

«Certo che sono tua amica, che domande!» ribatto. «Anche se non ti nascondo che negli ultimi tempi il tuo atteggiamento ha fatto trasparire ben altro.»

«Lo so, e ti chiedo perdono» singhiozza lei, mentre grosse lacrime prendono a colarle lungo le guance, striandole di mascara. «Ti giuro, non so che cosa mi sia preso ultimamente. Quel mostro di mia madre mi sta davvero isolando da tutti quelli che mi vogliono bene.»

«Io sono qui» ribadisco, stoica. «Come puoi vedere, non mi sono mai allontanata da te, nonostante tutta la merda che mi hai lanciato addosso ultimamente. Ho continuato a sostenerti, a partire dal prendermi cura del tuo cavallo in ogni momento disponibile. Un gran cavallo, se permetti, da fare invidia a tutti gli altri binomi in gara messi insieme. Perciò sarebbe un vero peccato se voi due vi bruciaste questa mattina, dopo tutto il lavoro che avete fatto insieme quest'ultimo mese. Perché tua madre sarà anche una stronza megagalattica, ma sta investendo moltissimo su di te e sul tuo futuro, ed è la prima a rattristarsi nel vedertelo buttare via per l'ennesimo dei tuoi musi lunghi. Perciò adesso vedi di rimetterti in sesto e di fare uno dei tuoi memorabili percorsi netti, perché oggi hai tutte le carte in regola per riuscirci. E, se proprio non riesci a farlo per te, almeno fallo per quel cavallo meraviglioso che hai. O forse vuoi arrenderti al fatto che venga venduto alla prima ragazzina viziata che passa, quando tu puoi dargli molto di più?»

Le mie parole sembrano riscuoterla dal suo torpore. Le lacrime continuano a sgorgarle dai grandi occhi da cerbiatta, mentre lei si appiglia disperatamente alle mie mani, serrandole in una presa d'acciaio.

«Perdona la franchezza, le amiche servono anche a questo» mi schermisco io. «Allora, vogliamo andare, prima che arrivi il drago?»

Lei annuisce, asciugandosi rapidamente il viso con il dorso della mano e facendo per alzarsi in piedi. Non dice una sola parola fintanto che paghiamo e usciamo all'esterno; poi, nel momento in cui sopraggiungiamo di fronte ai box, si volta verso di me, sussurrando un impercettibile 'grazie' a fior di labbra.

Non ho nemmeno il tempo di rispondere, che lei è già partita a passo di marcia per andare a recuperare le sue cose, al punto da farmi domandare se effettivamente quell'ultima parola non sia stata il semplice frutto della mia immaginazione.

Un'ora dopo siamo di nuovo dirette verso il campo prova. Paola ci ha raggiunte a ridosso del riscaldamento, limitandosi a osservare la scena appoggiata allo steccato con un'espressione di puro disappunto stampata sulla mascella squadrata. A giudicare dai pochi monosillabi che si sono scambiate all'ingresso del maneggio coperto, devono aver avuto l'ennesima discussione a porte chiuse. La tensione è ormai alle stelle ed è fin troppo chiaro che oggi Sofia ha deciso di fare di testa sua.

Nascosta in mezzo al pubblico all'ingresso, stringo i pugni all'interno delle tasche della giacca. In quest'ultimo mese mi sono affezionata a Coco, e mi dispiacerebbe moltissimo vederlo andare via. Anche se mi sono limitata a prendermi cura di lui e niente più.

«Si prepari alla partenza Sofia Conti su Corallo Blu» annuncia la voce dello speaker.

Ecco, è il momento. Sofia si incammina verso il campo gara. Non una sola emozione sembra sfuggirle dal volto, segno che la concentrazione è al massimo. Inizia a passeggiare al centro del campo, lasciando che Coco annusi le barriere dai colori sgargianti e allo stesso tempo tenendo d'occhio il concorrente prima di lei.

Quando arriva il suo turno, il cavallo appare già perfettamente nella mano, pronto a scattare al suo minimo tocco. La campana suona, e Coco spicca il volo. Ripete il percorso con estrema precisione, le nocche di Sofia sbiancate fino all'osso nel tentativo di trattenerlo, dominando la sua forza impetuosa con grazia glaciale. Ed eccoli di nuovo lì, di fronte alla combinata in diagonale. Mi scopro a trattenere il fiato, mentre Coco si stacca da terra come se fosse privo di peso. Uno, due, tre. Percorso netto!

Il grido di euforia che mi sfugge dalle labbra fa voltare un paio di persone a bordo campo, ma non importa: Sofy ha superato la prima fase, e Coco ha ancora una possibilità di restare con lei. Mi precipito a raggiungerla all'uscita, scortandola verso i box. Subito lei mi rivolge un sorriso a settantadue denti, e Coco si strofina il muso contro la manica della mia giacca, fiutando il profumo dei biscotti che ho in tasca.

«Siete stati fantastici!» esclamo.

«Fuori una. La più difficile» commenta Sofia, e so che ha ragione. Nelle categorie a tempo, lei è imbattibile.

Paola osserva in disparte, senza unirsi a noi. La sua espressione mi fa intuire che non è ancora del tutto soddisfatta.

«Te lo faremo vedere noi chi siamo, brutta stronza!» commenta Sofia sottovoce, lasciandomi sfuggire una risata complice.

Sono a dir poco al settimo cielo, chiedendomi se sta succedendo davvero o se sto semplicemente sognando. Non solo Coco ha passato la prima fase, ma è anche come se la vecchia Sofia fosse tornata. Assaporo appieno quel momento, sperando che duri il più possibile, e intanto ci avviamo alla volta delle scuderie, in attesa della seconda manche. Proprio come due vecchie amiche.

Il percorso del barrage ha meno ostacoli, ma è molto più tecnico e non privo di difficoltà. Durante la ricognizione, Sofia si è lasciata sfuggire più di una volta un'esclamazione di disappunto. Il direttore di campo è celebre per i suoi percorsi estremamente macchinosi e più di un istruttore ha già esposto le proprie lamentele prima ancora dell'inizio della gara.

Contando Sofia, sono in totale dodici partenti. Lei è l'ultima. Inizia la gara. Come previsto, il percorso rivela immediatamente le proprie insidie e, fatta eccezione di un primo percorso netto, dal secondo binomio in poi si scatena una lunga serie di rifiuti e barriere abbattute. La numero otto, una ragazza in sella a un colossale Belga pezzato prende male la distanza sull'oxer e finisce per schiantarcisi addosso. Al concorrente dopo di lei va ancora peggio: il suo baio inciampa in fase di ricezione ed entrambi rovinano a terra. Il suo cavaliere resta bloccato sotto di lui dalla vita in giù. Il cavallo si rialza barcollando, prendendo subito a correre via per tutto il campo; e il ragazzo viene portato via in ambulanza dopo che sono dovute intervenire ben tre persone per recuperare il suo destriero. La gara viene sospesa per qualche minuto, e io ne approfitto per raggiungere Sofia all'ingresso del campo prova per assicurarmi che almeno lei stia bene.

La trovo che passeggia in un angolo con le redini lunghe quel tanto che basta a mantenere un minimo di contatto, isolata dagli altri concorrenti. È raro che mi chieda di lasciarla sola durante il riscaldamento, e quando succede significa che sta raccogliendo le forze per garantire il massimo della performance giocando secondo le proprie regole.

Nel momento in cui viene chiamata in campo gara, lei entra con aria solenne, i suoi occhi più scuri che mai per la concentrazione. Attende il suo turno al centro dell'arena; poi, nel momento in cui suona la campana, rompe al galoppo con grazia. Questa volta, lascia che sia Coco a decidere l'andatura, assecondandolo con estrema leggerezza, quasi non avesse peso. Sofia adora la velocità, è il suo elemento, e il fatto che sia rimasta piccola e mingherlina la aiuta a dominarla. Sfreccia con grazia sui salti senza nemmeno sfiorarli, la giacca che le svolazza lungo i fianchi mentre si lancia nelle girate vertiginose, sfidando sfacciatamente la mole di Coco e la forza di gravità mentre il cronometro mangia i secondi. La sua classe e la sua eleganza lasciano tutti senza fiato e, nel momento in cui supera l'ultimo ostacolo, il pubblico sugli spalti esplode in un fragoroso applauso.

Colto di sorpresa dall'ovazione, Coco schizza in avanti con le orecchie dritte verso le tribune e le froge dilatate, venendo richiamato agli ordini da Sofia dopo alcune falcate di galoppo. La voce dello speaker non lascia dubbi: Sofia e Coco hanno vinto!

Per la seconda volta in questa folle giornata mi precipito verso la porta, correndo loro incontro al culmine della gioia. C'è anche Paola, la cui espressione lascia finalmente spazio a qualcosa di simile alla soddisfazione.

«Allora, me lo lasci tenere il cavallo?» la rimbecca Sofia con aria di sfida.

Paola la fulmina con lo sguardo; poi, improvvisamente, si lascia andare al primo vero sorriso che le abbia rivolto negli ultimi tre giorni. «Solo a patto che ti fai seguire da me» ribatte incrociando le braccia sul petto.

«Sei la solita tiranna!» protesta Sofy, ma in fondo si vede che è contenta.

«Ben fatto, Sofy. Sono fiera di te» aggiunge Paola subito dopo.

Sofia si volta verso di lei e le rivolge un profondo sorriso. «Grazie, mamma» risponde, prima di avviarsi nuovamente verso il campo prova, in attesa della premiazione.

Prima di entrare, si rivolge verso di me.

«Grazie, Anna» sussurra a voce bassissima, chinandosi verso di me. «È stato anche grazie a te se oggi ce l'abbiamo fatta.»

Io faccio per risponderle, ma l'ufficiale di gara mi invita a farmi da parte: non mi è concesso entrare in campo prova. Mi limito quindi a osservare dall'ingresso, mentre Sofia passeggia serenamente a redini lunghe lungo il perimetro, radiosa come un piccolo sole in quel freddo pomeriggio di metà inverno.

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