23. In concorso

Passeggio Coco nel piazzale antistante la scuderia, tenendolo dolcemente per le briglie lucidate di fresco. Sono le nove del mattino, e sono con lui da oltre un'ora. È il primo giorno di gare, che si terranno dal venerdì alla domenica. Per fortuna, il centro ippico si trova non lontano da Bologna, ma so bene che per i prossimi concorsi non sarà così e dovremo pernottare fuori.

Non so effettivamente se stanotte ho dormito di meno io o Sofia. Non ci siamo praticamente viste, questa mattina: mentre io mi precipitavo a occuparmi di Coco, lei e sua madre sono andate spedite a fare la ricognizione del percorso, e molto probabilmente anche la colazione. Lo so perché Paola è inflessibile sulla condotta alimentare di Sofy, per quanto in queste occasioni lei non riesca a ingurgitare pressoché nulla. Ho assistito più volte alle loro discussioni, quando nei primi tempi mi invitavano a fare colazione con loro prima delle gare.

Ora però c'è Coco, e il mio compito è quello di stare con lui. Cerco di non lamentarmi: l'ultimo mese è stato per me l'occasione di fare un bel bagno di umiltà e di riflettere sulle parole di Paola, arrivando alla conclusione che sì, per ciò che so fare quella è l'unica mansione che posso permettermi al momento, e devo anche ringraziare il cielo se non mi hanno sbattuta fuori a calci.

Un ritmico rumore di stivali lungo la spianata di cemento che lambisce le scuderie mi riscuote bruscamente dai miei pensieri. Sofia spicca in mezzo allo stormo di giacche da concorso e cavalli tirati a lucido come una stella mattutina. Vestita con la sua giacca blu e il cap bianco di una famosa marca, perfettamente abbinato con i pantaloni immacolati, sembra ancora più sottile di quanto sia in realtà. Avanza a passo di marcia seguita da sua madre, che a quanto pare le sta snocciolando le ultime raccomandazioni, senza che però lei appaia particolarmente interessata.

«Allora, hai stretto il sottopancia?» mi chiede in tono sbrigativo non appena si ferma davanti a me.

«Di solito lo fai in campo» rispondo io, capendo di avere appena commesso il primo di una lunga serie di impagabili errori.

«Ti ho detto di stringere il sottopancia, non di ribattere su ogni cosa che ti dico. Regola numero uno di un bravo groom: tenere la bocca chiusa. E, per tua informazione, in campo prova ci si entra già in sella. Dovresti saperlo, visto che hai fatto concorsi anche tu.»

Mi limito ad annuire passivamente, anche se dentro di me vorrei tanto lasciarla a piedi, affrettandomi a rimediare. Sarebbe inutile dire che talvolta in concorso montavo appena fuori dal campo prova, e che la cosa poteva variare a seconda del posto dove ci trovavamo.

Una volta finito di sistemare la sella, accompagno Sofia alla scaletta di metallo appoggiata alla parete della scuderia, tenendo Coco per le briglie e per la staffa destra mentre lei gli scivola sopra con grazia. Paola osserva la scena in disparte, le braccia incrociate sul petto con fare marziale.

«Andiamo» si limita a dire nel momento in cui siamo pronte.

Ci incamminiamo verso il campo prova, accodandoci agli altri concorrenti. Ovunque è un vociare di richiami da parte di genitori e istruttori, lo scalpiccio dei ferri sul cemento che risuona come un insistente ticchettio metallico. Io continuo a gettarmi continue occhiate nervose intorno, cercando di mascherare il mio nervosismo. È solo una gara regionale, ma i cavalli sono lucenti e maestosi come se si trattasse della finale di un trofeo nazionale, ciascuno con la criniera intrecciata e il manto lucido. Nulla a che vedere con i miei concorsi passati, che sembrano appartenere ormai a un'altra era e a un altro mondo.

Mi separo da Sofy all'ingresso del campo prova, coperto da un telo bianco a doppio spiovente che fronteggia l'ingresso di un altro coperto, più grande e in muratura, dove si svolgono i percorsi di gara. Dagli spalti proviene il rombo sommesso della musica di sottofondo, intervallato di tanto in tanto da scrosci di applausi e della voce dello speaker che annuncia il prossimo partente.

Sofia inizia a riscaldarsi sulla pista, seguendo le istruzioni di Paola che la osserva dal centro del campo, accanto a due ostacoli. Io resto all'ingresso in attesa di istruzioni, e intanto la osservo incantata. Si vede che Sofia è nata per questo, e nel mio piccolo mi ritrovo a provare una miserabile invidia nei suoi confronti. Ammiro la grazia con cui monta e supera i salti uno dopo l'altro, cambiando ogni volta di mano, e intanto penso che non avrò mai il coraggio o la possibilità di arrivare anch'io a quei livelli.

«Si prepari alla partenza Sofia Conti su Corallo Blu» gracchia improvvisamente la voce dell'ufficiale di gara dal megafono.

Sofy arresta il cavallo con grazia e si avvia al passo verso l'uscita, seguita a ruota da sua madre. Io mi accodo silenziosamente alla volta del campo gara. Ho capito che in queste circostanze sono e devo rimanere invisibile. Sofia entra nel maneggio coperto, in attesa del proprio turno. La concorrente prima di lei, una ragazza in sella a un sauro tutto nervi, sta sfrecciando a tutta velocità sugli ostacoli. Dopo qualche istante, tocca a Sofy.

La ragazza saluta la giuria portandosi la mano lungo il fianco, e allo stesso tempo trattenendo Coco con le redini. Il cavallo freme dall'eccitazione, la bocca già traboccante di schiuma e gli occhi spiritati. Non appena suona la campana, il grigio rompe al suo galoppo folle, prendendo subito velocità come se fosse inseguito dal diavolo in persona. Per un attimo, Sofia sembra perdere il controllo, ma subito riesce a rimetterlo agli ordini con due strattoni decisi in bocca, e nel frattempo parcheggiandogli gli speroni nei fianchi.

«Hai rotto il cazzo!» la sento imprecare prima di ripartire a tutta velocità verso il primo salto.

Il numero uno è un verticale alto come una cattedrale. Coco lo supera con un salto prodigioso, nonostante si bruci la distanza all'ultimo. Sofia lo richiama ancora una volta, ormai ha le spalle talmente indietro nel tentativo di trattenerlo che sembra sul punto di sdraiarsi in sella. È il momento della gabbia, che viene superata anch'essa per il rotto della cuffia. Poi tocca all'oxer. Doppia gabbia. Ancora un verticale; segue una nuova combinata, questa volta in diagonale.

Coco sembra mordere la sabbia con gli zoccoli, e arrivato di fronte all'ultimo elemento si rende conto di non avere più distanze e ora sono entrambi sul punto di schiantarsi. Anche Sofia intuisce il pericolo, perché all'ultimo secondo afferra il frustino e lo abbatte per due volte contro la groppa del cavallo, spronandolo ad andare oltre a qualunque costo. Coco raccoglie tutta la sua energia e si getta nel vuoto, capendo che non può tirarsi indietro in alcun modo. I suoi anteriori si stendono in avanti come per sfondare un muro invisibile, e gli zoccoli colpiscono con violenza le barriere dell'oxer, facendolo crollare come un castello di carte.

Molti tra i presenti trattengono il fiato, pronti al peggio, mentre Coco perde l'equilibrio e cade in avanti, le ginocchia ripiegate sotto di lui. A quel punto, grido anch'io. Di colpo, è come se vedessi tutto al rallentatore. Sofia viene proiettata in avanti come se fosse priva di peso, ma all'ultimo istante riesce a tirarsi indietro con tutte le sue forze, nonostante abbia perso letteralmente le staffe, arrivando quasi a sfiorare la groppa con la coda bionda che svolazza in ogni dove. Subito le sue gambe prendono a tempestare di calci il costato del cavallo, imponendogli di rialzarsi. Coco annaspa, pungolato dagli speroni che gli bucano i fianchi, capendo che non ha altra scelta se non quella di sopravvivere a ogni costo.

Riesce a rialzarsi non so come, riprendendo il galoppo a tutta velocità. Sofia recupera prontamente le redini, portandolo sull'ultimo ostacolo. Questa volta, Coco salta senza problemi, chiudendo il percorso. Un'esplosione di applausi accoglie il binomio, oscurando l'annuncio delle penalità per l'abbattimento dell'oxer; ma non manca qualche fischio, e la cosa non sfugge a Paola, che ha osservato la scena con un'espressione glaciale. È evidente che non tutti hanno apprezzato il modo in cui Sofia ha richiamato Coco. Sua madre l'ha notato, ed è furiosa.

«Si può sapere che cosa ti dice il cervello?» tuona nel momento in cui Sofia esce dal campo gara.

«Avresti preferito che ci andassimo a schiantare?» abbaia lei di rimando.

«Ne riparleremo quando dovremo rispondere della tua performance a Striscia La Notizia o in qualche gruppo di animalisti del cazzo, signorinella. Ti rendi conto di che cosa hai combinato?»

«Te l'ho detto: C. non è pronto per le 125, non riesce a prendere le distanze.»

«Finiscila con queste scuse, e vedi piuttosto di usare di più la testa e meno le gambe o ce ne torniamo subito a casa. Mi sono spiegata?»

Le loro urla proseguono fino alla scuderia, dove Sofia mi lancia in mano le redini di Coco, prima di allontanarsi con le spalle ingobbite e un'espressione bruciante di rabbia stampata in faccia.

«E tu assicurati che il cavallo non sia ferito» mi intima Paola, per poi raggiungere la figlia a passo di marcia per continuare la lavata di capo.

Io proseguo verso il box, tenendo Coco per le redini. Abbiamo entrambi un'aria molto afflitta, e si vede. Gli tolgo la sella e le stinchiere, controllando che lo schianto sull'oxer non abbia avuto conseguenze. Gli anteriori sembrano non aver riportato danni, ma la groppa appare visibilmente segnata dalla frusta. Faccio sparire quelle striature con la striglia, applicando poi un generoso strato di arnica lungo gli arti, nella speranza che non emergano zoppie nelle prossime ore; poi lo accompagno in box, allungandogli un'inforcata di fieno. Il cavallo segue i miei movimenti con i suoi occhi buoni, che ora sembrano apparire incredibilmente grandi e tristi. È come se tradissero una solitudine infinita o forse è solo una mia impressione. Nel momento in cui mi fermo per riporre gli attrezzi, voltandomi un'ultima volta per allungare una carezza verso il suo muso vellutato, mi rendo conto di avere le guance rigate di lacrime.


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