14. Una possibilità

Aspetto di arrivare a casa per rispondergli. Di certo non mi aspettavo che mi cercasse, non così presto. In questi ultimi giorni ho avuto ben altro a cui pensare, e anche se di tanto in tanto mi è venuta l'insana tentazione di scrivergli ho mantenuto comunque lo stoico profilo che mi ero prefissata, ovvero quello di ignorarlo e basta. E giuro che, se in quel momento non mi fossi sentita così depressa, avrei tranquillamente finto di non aver ricevuto il messaggio, e sarebbe finita lì.

E invece no, pronta a rispondere come una cretina. Una delle sue tante fan in giro per il mondo.

È un po' complicato da spiegare, butto giù distrattamente mentre armeggio con la credenza alla ricerca di qualcosa di solido da mettere sotto ai denti. Soffro di ipoglicemia da quando ero bambina, per questo non posso stare più di un tot di tempo senza assumere zuccheri.

Neanche a farlo apposta, eccolo che mi chiama.

«Giuro che lo ammazzo!» ruggisco in preda alla sorpresa, facendo trasalire la mia coinquilina nella stanza accanto.

«Anna, are you okay?» chiama lei, sovrastando il volume della televisione accesa in salotto.

«Yes, don't worry Clarice» rispondo io, e intanto vorrei spaccare il telefono contro il frigorifero.

E niente, neanche fossi legata a dei fili invisibili, finisco per rispondere.

«Che succede?» esordisco con un tono che farebbe paura a chiunque.

«Che succede a te, vorrai dire!» risponde Ethan ridacchiando. «Ho pensato che anche stavolta andasse per le lunghe, e quindi ho approfittato per la pausa durante le riprese per chiamarti.»

«Ma che carino» commento io in tono ironico. «E niente, non saprei nemmeno come definirlo. Mi hanno degradata.»

«Cosa?»

«Eh già» ritorno verso la credenza a passo di marcia, estraendo una crostatina al cioccolato e schiaffandomela tra i denti. «In pratica prenderò il posto del vecchio groom. Rifarò i box, darò da mangiare ai cavalli e in più farò da assistente personale alla figlia del mio capo. Pazzesco, vero?»

«Ma non era quello che facevi già?»

«Sì e no. Diciamo che anche allora ero una sorta di groom, ma non rifacevo i box o altri lavori pesanti. Preparavo i cavalli da scuola e in più davo lezione a un paio di ragazzine, tutto qui.»

«Capito. E come ti hanno giustificato tutto questo?»

Con molta pazienza, gli racconto del colloquio avuto con Paola, cercando di essere il più oggettiva possibile anche questa volta. Lui ascolta in silenzio senza interrompere, lasciandomi spiegare con una calma quasi snervante.

«Be', direi che al momento sei in un'ottima posizione» commenta alla fine.

«Ah ah ah, molto spiritoso.»

«Davvero, non sto scherzando. In fondo, non era ciò di cui avevi bisogno?»

«Spalare merda tutto il pomeriggio?»

«Ma no!» Ethan scoppia a ridere, e io vorrei tanto avere la sua faccia a portata di mano per spalmarci sopra tutte e cinque le dita. «Intendevo dire in questo modo avrai tempo.»

«Ma quale tempo, se resterò in scuderia tutti i giorni fino alle otto di sera?»

«Ma avrai il sabato libero. Il che significa che potrai dedicarlo ad altro. Anche a prendere lezioni da un'altra parte o a cercare un altro maneggio dove lavorare, se serve.»

La sua risposta mi coglie impreparata. Certo, tempo fa avevo pensato di cercare un altro posto dove prendere lezioni, almeno per sentire un parere diverso da quello di Paola, ma il solo pensiero di essere sorpresa a montare altrove mi terrorizzava. Paola non era tipo che tollerava la concorrenza e anche se mi fossi data improvvisamente alla monta western dubito che l'avrebbe presa bene.

«Al momento, temo di non riuscire a trovare di meglio» mi schermisco. «Ti ho già detto com'è la situazione. Non posso reputarmi un'istruttrice federale, il mio titolo non copre i corsi agonistici e di questi tempi nessun altro mi potrebbe dare lavoro.»

«Ma hai comunque un titolo equipollente, giusto? Potresti sempre trovare un centro affiliato dove dare lezioni.»

«Fosse facile. L'Ente con cui ho fatto il corso è molto attivo nel centro, ma qui a Nord ha pochissimi circoli affiliati.»

«Non è mica detto. Io direi di ricominciare a cercare, anche solo per toglierti lo sfizio di cambiare aria. In fondo, questo è il primo posto in cui sei andata a bussare, ma chi ti dice che non ce ne siano altri che invece rispecchino esattamente quello che stai cercando?»

«Ora come ora, la vedo difficile. Ho girato diversi circoli insieme a Sofia e fidati che sono tutti così, se non peggio.»

«Centri patinati dove si pratica esclusivamente salto ostacoli a livello agonistico, immagino.»

«Esatto.»

«E allora prova in altri.»

«Non hai capito» traggo un profondo respiro, cercando di trovare le parole giuste. «Io non voglio finire in un centro di serie b, dove comunque non sono nessuno. Paola ha ragione. Se è questa la strada che devo battere, allora così sia, anche per una questione di rispetto verso chi si fa il culo da una vita.»

«Stai di nuovo parlando per frasi fatte» mi avverte Ethan. «Forse non mi sono spiegato bene. Ti piace, ciò che stai facendo lì?»

«Io... a essere sincera, non lo so. Ma non vedo alternative, ecco.»

«C'è sempre un'alternativa. Ricordi la foto che ti ho mandato?»

«Sì, e mi meraviglio che tu possa averla ancora.»

«Ecco. Ricordi i nostri pomeriggi, con tutte le bravate che combinavamo in maneggio?»

«Io mi ricordo benissimo di quella volta che hai voluto montare Colombo a pelo in mezzo al pratone e lui si è messo a correre come un pazzo con te sopra dopo essersi spaventato di fronte a un fagiano. La cosa incredibile è che non sei caduto, ti sarai fatto almeno sei giri di campo appeso al suo collo come una scimmia.»

«Oddio, questa l'avevo rimossa.»

«È lo shock, fidati» scoppio a ridere, ricordando ancora quel pomeriggio assolato in cui, dopo aver docciato i nostri cavalli, avemmo la malaugurata idea di passeggiarli... montando a pelo. Da lì all'immenso pratone retrostante alle scuderie, il passo verso la bravata fu breve.

«Perché, vogliamo parlare di quella volta in cui ci siamo nascosti nel fienile a raccontarci le storie di paura? O quando abbiamo imbrattato il povero Whisky con i colori a tempera perché volevamo giocare agli indiani?» torna alla carica lui.

«Quella volta, per poco il nonno non ci ha banditi per sempre dalla scuderia» rammento io, sorridendo.

«Già, ricordo che ci abbiamo messo delle ore per lavare via tutto.»

«Perché, lo scambio con il maneggio francese te lo ricordi?»

«Oh, mamma sì! Come si chiamava il loro istruttore?»

«Fabien. Insegna ancora, che io sappia. Ogni tanto li sento su Instagram, ci scambiamo spesso gli auguri di Natale o per i nostri rispettivi compleanni.»

«Che forti che sono! E montano ancora tutti?»

«Che tu ci creda, sì. Louis è diventato istruttore anche lui e intanto lavora come controfigura nel cinema. Mi stupisce che non vi siate mai incrociati.»

«Per ora non ho mai girato in Francia. Però sarebbe forte rivederlo. Ha ancora i capelli lunghi fino alle spalle o suo padre è riuscito finalmente a convincerlo ad andare da un barbiere?»

«Purtroppo qualche anno fa se li è tagliati, e si sono anche abbastanza scuriti. Però è sempre un gran figo.»

«E Lucile?»

«Sempre in prima linea. Ha continuato sia con l'equitazione che con la danza.»

«Mi piacerebbe un sacco rivederli, un giorno.»

«Chissà, magari possiamo organizzare una video call tutti insieme.»

«Sarebbe bello, davvero. Sempre se si ricordano di me.»

«Io credo di sì. Ogni tanto mi chiedevano di te prima... prima che partissi, ecco.»

«Già, già.»

Il gemellaggio con il maneggio francese, cosa mi ha fatto ricordare! L'anno in cui Ethan è arrivato al ranch, il nonno riuscì a organizzare uno scambio tramite il comune con una grossa scuola di equitazione vicino Parigi. Nessuno di noi era pronto alla valanga di pazzi che a breve avremmo ospitato a casa nostra tramite questo progetto, e quello fu l'inizio di cinque intensi anni in cui noi e i ragazzi francesi facevamo su e giù, organizzando caroselli e lezioni in lingua. Alla fine, eravamo arrivati a un affiatamento tale che ormai ci capivamo senza dover ricorrere a traduzioni e alla fine di ogni scambio organizzavamo un piccolo carosello in cui invitavamo tutto il paese. Mi mancano quei momenti, e mi manca la spensieratezza che aleggiava in maneggio.

«Ecco cosa mi manca!» mi lascio sfuggire. «L'atmosfera di quei tempi. Voglio dire, i nostri amici francesi venivano anche loro da una struttura d'eccellenza, eppure l'aria che tirava era molto diversa. Non c'era competizione tra di noi, solo voglia di imparare e di divertirsi insieme.»

«Oh, vedi che iniziamo a srotolare la matassa? Quindi mi stai dicendo che non stai bene» mi viene incontro Ethan.

«No,» mi trovo ad ammettere io. «Solo che al momento non riesco a pensare a un'alternativa. Non ho ancora la mente lucida, ecco.»

«Ti capisco. Sai, anch'io ho vissuto un'esperienza simile, un paio di anni fa.»

«Davvero?»

«Già» Ethan si schiarisce un attimo la voce, prima di continuare. «Stavo lavorando a una delle mie prime produzioni importanti. Ero ancora un esordiente, e quindi non mi sfiorava minimamente l'idea di stare a fare lo schizzinoso. Solo che, per quanto il set fosse la cosa più pazzesca del mondo e il mio personaggio mi piacesse alla follia, be', non mi trovavo bene. Con il regista, intendo. Era un vero despota. Ci faceva girare la stessa scena a ripetizione anche per trenta volte di fila e non era mai contento, anche se poi il ciak che avrebbe tenuto per buono c'era già. E poi aveva degli schizzi di isteria che non ti dico. Non so quante volte ha fatto piangere una mia collega sul set, un giorno le ha addirittura lanciato il copione in faccia. Io gli stavo simpatico, anzi, mi portava in giro letteralmente sul piedistallo; ma ti posso assicurare che in quel periodo ero costantemente in ansia. Dormivo pochissimo e ho iniziato a soffrire di gastrite. Ci credi che sono riuscito a dimagrire di altri cinque chili?»

«Ma stai scherzando?»

Già Ethan è sempre stato magro come un chiodo, e nonostante con il tempo sia andato in palestra e abbia messo su qualche muscolo resta comunque un fuscello.

«Sono serissimo» continua lui. «Ero diventato di un preoccupante color giallognolo, per quante me ne hanno fatte passare. Gli ultimi tempi sono stati un inferno. Avevo il terrore di arrivare sul set perché ogni giorno ce n'era una, e alla fine ho iniziato a vomitare la bile. A quel punto ho capito che dovevo fermarmi. Ti giuro, mi stava persino passando la voglia di fare l'attore, tanto ero provato. Capirai, io poi che sono fissato con il metodo Stanislavski te la mando a raccontare.»

«Metodo cosa?»

«Lascia stare, è quello che seguiva Heath Ledger. Immedesimazione totale nel personaggio durante tutte le riprese, anche fuori dal set. Lo so, sono pazzo.»

«E infatti Heath Ledger alla fine ci è rimasto secco.»

«Diciamo che ci sono andato vicino. È stata la mia agente a intervenire, perché si era accorta che mi stavo letteralmente bruciando. E fidati che quando me lo fece notare all'epoca io ero talmente immerso in quel progetto che nemmeno mi rendevo conto di quanto stessi mettendo a repentaglio la mia salute. Una sera finimmo addirittura per litigare. Per fortuna, lei non volle sentire ragioni e fece in modo che finissi quell'incubo il prima possibile e poi ottenne l'accordo che non girassi mai più con quel regista. Quando lo seppi, diventai una belva. Secondo lui, io ero un vero fenomeno, mi avrebbe portato alle vette della recitazione. Si parlava di Cannes, di Venezia e Berlino. E vuoi sapere come andò a finire?»

«Racconta.»

«Il film fu un totale flop» Ethan ridacchia al ricordo. «Ma a Cannes ci sono andato lo stesso. Anche a Venezia e a Berlino. Il tutto grazie alle successive produzioni, che mi hanno ricordato cosa significasse recitare e dove ho incontrato persone che finalmente la pensavano come me, con cui si poteva lavorare serenamente. E quando ti senti sereno, fidati che cresci un sacco, su tutti i punti di vista.»

«Mi stai dicendo che anch'io ho bisogno di cambiare aria?»

«Assolutamente. Potresti farti una gita in altri maneggi, vedere come lavorano. Ma non di salto ostacoli o di discipline olimpiche come hai fatto finora, no. A te serve qualcosa di simile a quello che faceva tuo nonno. Ti serve un ranch come quello.»

«Il ranch era il ranch, e tu lo sai.»

«Vero, ma sono sicuro che da qualche parte esiste qualcuno che porta avanti una filosofia analoga. Insomma, non tutti amano saltare o sgambettare in un rettangolo a ritmo di musica. O il cui obiettivo è quello di piazzarsi primi a un campionato. Esistono anche persone che amano trascorrere del tempo con il loro cavallo e migliorare il rapporto reciproco. E poi, il mondo equestre è bello perché vario. Ci sono tantissime discipline, che i tuoi amici saltatori lo vogliano o no. È vero, non tutte ti fanno volare al Premio Longines o negli Emirati Arabi, ma questo non significa che siano meno valide. Che so, magari potresti anche provare la monta americana, che ne dici?»

«Nah, la cowgirl è mia cugina» ribatto io.

«Ho detto provare, poi puoi sempre dire 'no grazie' e girare i tacchi.»

«Poi glielo racconti tu al mio capo che sono andata a montare altrove, giusto?»

«E chi ha detto che deve saperlo? È una cosa tua personale, nella vita privata sei libera di fare quello che vuoi.»

«Giusto.»

«Sai cosa mi hai fatto venire in mente? Sul set qui a Roma ho conosciuto una ragazza che fa una cosa pazzesca. Si chiama equitazione naturale o roba del genere, comunque lei ha un cavallo in Toscana con cui monta con una capezza a nodi o addirittura in collare e fa delle cose incredibili, solo con il respiro e il linguaggio del corpo. Mi ha fatto vedere qualche video, sono delle cose incredibili.»

«È il metodo Parelli, lo so» spiego io. «Grazie, ma quello no.»

«Perché? Sinceramente, io ti vedo molto di più a fare queste cose, piuttosto che a saltare i baracconi.»

«Sono dei ciarlatani, fidati. Ho seguito uno stage con uno di loro giù a Bolsena, mentre stavo facendo il corso istruttori. Mi è bastato.»

«Ma dai, non ci credo!»

«E invece sì. Era un tizio che più che un istruttore di equitazione mi sembrava uno sciamano. Ha iniziato a snocciolare uno slogan dietro l'altro e nel mentre provava a rimettere a posto una serie di cavalli considerati problematici. A parte il fatto che non ci ho capito niente, ma poi gli faceva fare delle cose che mi sono sembrate un mucchio di richieste confuse. Ci ha fatto fare anche delle prove, ma mi sono trovata malissimo. Fidati, non riuscivo neanche a longiare.»

«Caspita, mi dispiace, però. Sicura che non si trattasse della persona sbagliata?»

«Guarda, a me è sembrata solo un'eccellente operazione di marketing, il tutto a scapito dei cavalli, ovviamente» spiego io, ricordando quell'episodio con un gran fastidio. L'evento era stato pubblicizzato per settimane e per partecipare anche solo come uditore bisognava sborsare una somma abbastanza ingente. Quando arrivammo, lui era già al centro dell'arena come una vera e propria star, con tanto di telecamere di una nota emittente specializzata in equitazione a registrare l'evento. Nonostante il docente fosse venuto in Wrangler, stivali in camoscio e cappello da cowboy, i cavalli dei corsisti erano tutti imponenti soggetti da salto ostacoli e dressage, scortati timidamente dai proprietari intimoriti dalla presenza di un simile guru venuto a salvarli dalle loro sventure, tutte cose che all'occhio di un esperto potevano essere risolte semplicemente con meno pretese e un pizzico di tecnica in più.

«Insomma, uno che viene ospite in maneggio per insegnarti qualcosa e invece passa la giornata a trattare tutti noi come una massa di incompetenti solo perché piazziamo un filetto di metallo in bocca al cavallo a me non è andata giù. E poi tutte le attrezzature, i corsi, roba costosissima che viene dall'America... ragazzi, per me non ci siamo.»

«Eh, mi ha detto infatti questa ragazza che per diventare un istruttore devi andare per forza negli Stati Uniti, perché in Italia il titolo non è riconosciuto.»

«Ecco, anche questo...»

Poi, di colpo, l'illuminazione. Sarà perché gli zuccheri della crostatina mi sono entrati finalmente in circolo, o più semplicemente perché sono la solita rimbambita, ma proprio in questo momento ho realizzato una cosa alquanto imbarazzante.

«Khadija!» esclamo, battendomi la mano sulla fronte.

«Chi?» fa Ethan, disorientato.

«Ma sì, la ragazza che è venuta oggi in maneggio. Ora riconosco il simbolo che aveva sul cappellino: lei è un'istruttrice Parelli. Ecco perché ha detto di essersi formata negli Stati Uniti.»

"Mi chiedo solo perché Paola l'abbia assunta, lei che darebbe fuoco a chiunque pratichi il Parelli e anche la Scuola di Leggerezza" penso nel mentre.

«Ma è una splendida notizia!» esclama Ethan nel mentre. «Potresti chiedere a lei. Avrà un posto dove monta, no?»

«Spero che tu stia scherzando» ribatto io. «Ti ho già detto che con il Parelli non voglio averci niente a che fare.»

«Oh senti, se la prospettiva è quella di smettere di montare, allora dagli almeno una chance» ribatte lui. «Magari poi scopri che lei va in un maneggio fichissimo e ti innamori a prima vista. Che ne sai?»

«Mi stai chiedendo di scavare sul fondo, sappilo.»

«Solitamente è lì che si trova il vino buono.»

«Non mi pare che il detto fosse proprio questo, ma va bene così.»

«Scherzi a parte» torna alla carica Ethan, questa volta serio «Anna, tu ora più che mai hai bisogno di un amico. Non qualcuno che 'per il tuo bene' ti bercia contro e ti fa sentire una merda, mi spiego? Sto parlando di qualcuno con cui parlare liberamente, di cui ti puoi fidare.»

«E non ci sei già tu, scusa?»

«A parte me» sento la sua voce farsi strana, e di colpo mi chiedo se la mia ultima uscita non l'abbia colto di sorpresa. «Ma purtroppo io non sono vicino a te come vorrei. Possiamo parlare e sentirci quando vuoi, ma tu ora hai bisogno di qualcosa di più... fisico. Qualcuno con cui uscire a prenderti un aperitivo, o incontrarti in maneggio, se serve.»

«Capito.»

Avverto una lieve punta di fastidio nell'ascoltare quelle parole, senza capirne il motivo. Forse perché, finalmente, Ethan sta mettendo dei paletti fra noi?

«Non prendertela, ti prego» interviene lui subito dopo, quasi mi avesse letta nel pensiero. «È che purtroppo a causa del mio lavoro sono sempre in giro per l'Europa. Pensa che non riesco nemmeno a dedicarmi alla mia fidanzata come vorrei, e il tutto mentre stiamo cercando di mettere su famiglia. Non hai idea della litigata che ho avuto con Nora l'altra sera.»

«Ah,» la prospettiva che Ethan abbia litigato con Nora desta una deliziosa punta di soddisfazione dentro di me, ma la metto subito a tacere. «Be', conoscendoti, anche se non fossi diventato un attore sarebbe stato comunque molto difficile tenerti fermo per più di due giorni nello stesso posto» commento subito dopo.

"Perché, cara Nora, sappi che Ethan è sempre stato così" mi ritrovo a pensare nel mentre. "Ha passato tutta l'infanzia a fare avanti e indietro dall'Inghilterra perché suo padre era andato a vivere lì con la nuova famiglia, e la madre per un lungo periodo ha girato mezza Italia per lavoro. Quando andavamo alle medie, già parlava di voler andare a vivere all'estero. Ha iniziato a prendersi le certificazioni in tutte le lingue possibili perché sapeva già che in quarto liceo avrebbe fatto l'anno fuori e che all'università avrebbe studiato in Inghilterra, in Francia o in America. E ti sei persa anche il periodo in cui sognava di fare il ricercatore in Antartide o di trasferirsi in Messico perché sì, era andato in fissa con posti del genere. Oppure quando ha scoperto gli sport estremi, e tutte le estati andava a fare rafting o arrampicata sportiva. E tu vorresti tenere al guinzaglio uno come lui? Buona fortuna, allora!".

«Anna, ci sei?» mi chiede Ethan nel frattempo.

Trasalisco, riscuotendomi dai miei pensieri. Ecco, sono di nuovo finita con la testa tra le nuvole senza accorgermene, cosa che mi capita spesso quando mi tocca sostenere lunghe conversazioni.

"Una persona introversa come me sarebbe perfetta, in una relazione dove spesso devi cavartela da sola perché lui è via" mi ritrovo a pensare, arrossendo. "Ecco perché pensavo che fra me e te avrebbe potuto funzionare".

Soffoco quell'assurdo pensiero all'istante, trovandolo terribilmente infantile ed egoista.

«Scusami, Ethan» mi ricompongo. «Ero un attimo soprappensiero.»

«Tranquilla, lo immaginavo» risponde lui serenamente. «Niente, dicevo solo che mi dispiace non essere lì con te, davvero. Vorrei fare qualcosa di più, non voglio lasciarti da sola in questo pasticcio.»

«Non ti preoccupare, stai già facendo tantissimo» intervengo io. Stavolta tocca a me mettere dei paletti. «Anzi, a essere sincera ti stai prendendo anche troppe confidenze. Sai, con Nora adesso...»

«Non preoccuparti, ti conosce ed è serena. E poi, nulla mi vieta di parlare con una vecchia amica, giusto?»

«Se è così che la pensi.»

In realtà, dall'unica occhiata che Nora mi ha scagliato alla festa di Capodanno sembrava più che altro che volesse propormi un brindisi all'arsenico, ma sono dettagli.

«Comunque, confesso che mi piacerebbe passare a trovarti, se mai capitassi dalle parti di Bologna. Anche solo per vedere come stai.»

«Ora non ti allargare» ribatto io, arrossendo mio malgrado fino alla radice dei capelli. «Comunque mi farebbe molto piacere. Anche se dovrei presentarti a Federico.»

«Perché no? E magari anche a quella stronza della tua amica, così gliene dico quattro» aggiunge lui, ridacchiando.

«Attento, Sofia è single e potresti innamorartene a prima vista» scherzo io, e intanto inorridisco al solo pensiero.

«E perché dovrei? Sono fidanzato!»

«Ma Sofia piace a tutti, fidati.»

«Mi stai dicendo che è un po' troia?»

«Nah, ha solo bisogno di protezione. E di comprensione.»

«Insomma, di uno psicologo. Capito.»

Mi rendo conto di avere le lacrime agli occhi, ma questa volta per le risate. «Vaffanculo, Ethan» ribatto, sfinita.

«Non c'è di che, milady» risponde lui, senza fare una piega.

Ci congediamo poco dopo: la pausa è finita e Ethan deve ritornare sul set.

«Fammi sapere come va col Parelli» si raccomanda lui, prima di riattaccare.

«Guarda, al momento è più facile che mi dia alla monta americana» ribatto io in tono sarcastico.

«Perché no? Dai, ci sentiamo Anna. A presto.»

«Ciao, ciao.»

Ethan riattacca. E ancora una volta io mi sento immensamente piena di lui, come se di colpo tutto il peso che mi opprimeva fino a pochi minuti prima fosse svanito nel nulla.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top