41.
Oggi sono alquanto inquieta. Non ho dormito un granché. Nella mia mente c'era soltanto lui; il suo sguardo carico di felicità nel vedermi, la gioia nel sapere di diventare padre tramutata, subito dopo, in tristezza nel udire la mia decisione.
Lo avresti tenuto se fossi rimasto?
La sua domanda mi risuona nelle orecchie. Vorrei avere una risposta, ma non ce l'ho.
Forse si. Ma le circostanze mi hanno confusa. Sono ancora convinta della mia idea. Non posso prendermi cura di un bambino da sola, in guerra.
L'ennesima fitta al basso ventre mi fa tirar su dal letto. La ignoro, come le precedenti, e mi preparo per l'incontro con l'esercito nemico.
Il vento non si è fermato neanche per scherzo. Il grande quadrato formato dagli uomini portabandiera dei due eserciti, circonda il luogo dell'incontro. Ogni tanto si sente il gracchiare di qualche corvo che, curioso, vola sopra di noi.
Sono in piedi, tra Lagertha e Ubbe, seduti davanti a me.
Ivar, a qualche metro dalla regina, si mordicchia un'unghia impaziente di levarsi questo sassolino dalla scarpa. Alle sue spalle, Rebeka tiene lo sguardo basso. Ha scelto di restare con lui, come "ostaggio". Sappiamo entrambe che non è così.
Astrid, bella come sempre, sta alle spalle di Re Harald.
Anche Hvitserk tiene la testa china, perso nei suoi pensieri.
<<Sappiamo tutti che oggi, qui, ci sono shieldmaiden e guerrieri armati>> la voce di Bjorn mi fa sussultare lievemente. L'attenzione di tutti ora è su di lui. <<Dobbiamo decidere se combattere o fare un accordo che ci permetta di vivere con integrità e onore>>. Il figlio di Lagertha si strofina le mani, guardando uno a uno i tre uomini seduti davanti a lui.
<<Mi rivolgo ai miei fratelli. Dimentichiamo le nostre divergenze, dimentichiamo in nome di nostro padre. Una guerra tra noi non porterà a niente se non a una vita di vendette per chi sopravvivrà>>.
Mi passo la lingua tra le labbra, stringendo il labbro inferiore tra i denti. Il dolore che ho sentito durante la notte ora è molto più forte.
Torvi, accanto a me, mi stringe la mano guardandomi. Le rivolgo un sorriso forzato e torno a guardare avanti.
<<Desidero parlare e sostenere Bjorn>> la voce di Ubbe è calma, ma sembra scegliere le sue parole con estrema delicatezza. <<Mi sono schierato contro mio fratello, ma se puoi perdonarmi Ivar: stringiamo un accordo>>.
Lagertha si alza, camminando davanti a noi. <<Stiamo combattendo una guerra per il regno di Kattegat, forgiato da mio marito Ragnar Lothbrok e da me. Io sono la legittima regina>>.
L'aria intorno a noi si fa via via più pesante.
Persino i corvi non si fanno più sentire. <<Vogliamo combattere per una terra che è già nostra quando, invece, dovremmo unire le nostre forze>>. Nessuno parla. Tutti si limitano a guardarsi.
<<Fratello; non combattiamo. A che serve combattere? Proprio a nulla>> si intromette Halfdan appoggiando le mani sullo schienale della sedia di Bjorn.
Suo fratello Harald scuote la testa, giocando con un anello che porta al dito. <<Al contrario. Otterremo il mondo. Unisciti a noi e lo condividerò con te>>.
Bjorn si raddrizza sulla sedia e allunga una gamba in avanti.
Ora tocca ad Ivar parlare. Se decidesse di non combattere contro i suoi fratelli, re Harald non potrebbe fare nulla contro di noi. Ivar ha fin troppo da perdere e, oltre ogni dubbio, sarebbe Lagertha a vincere.
Dopo un tempo che sembra infinito, il principe storpio si alza, reggendosi alla stampella. Mi sorride e annuisce. <<Portate dei calici. Dobbiamo festeggiare>>.
Solo ora mi accorgo di aver trattenuto il respiro.
<<Non ci sarà nessuna battaglia. Ne oggi, ne domani>> afferma Ivar mentre tutti prendono i loro calici. <<Non voglio combattere contro i miei fratelli. Mi sento ancora in colpa per aver ucciso Sigurd>>. Mi si avvicina e mi guarda. <<Mi dispiace di aver litigato con te Martha. Ti chiedo scusa, amica mia>> gli stringo la mano fredda, sorpresa di ciò che ha detto.
<<Rinuncio alla mia promessa di uccidere Lagertha. Puoi tenerti Kattegat, io non la voglio>> dice guardando Lagertha e poi Ubbe. Gli si avvicina lentamente e fa in modo di ritrovarsi faccia a faccia con lui. <<Avevi ragione, siamo tutti figli di Ragnar. Perdonami>>
<<Skol!>> Grida Ivar, alzando il suo calice verso il cielo.
Ripetiamo il suo gesto e porto il bicchiere alle labbra ma prima di poter assaporare la bevanda, re Harald svuota il bicchiere alle sue spalle e Ivar butta il contenuto del suo bicchiere in faccia a Ubbe.
<<Quanto sono azzurri i miei occhi? QUANTO SONO AZZURRI, UBBE?>> urla Ivar, facendomi raggelare.
C'era da aspettarselo.
<<Sono molto azzurri Ivar>> risponde lanciando via il bicchiere.
Quando erano piccoli, Ivar gli faceva questa domanda ogni dannata mattina. Se Ubbe gli rispondeva "sono molto azzurri", lui si sarebbe rotto un osso.
Qualche volta lo chiedeva anche a me, ma la mia risposta era sempre la stessa: i tuoi occhi hanno il colore del ghiaccio.
<<Potrei rompermi un osso, ma mai una promessa>> Ubbe si guarda intorno arrabbiato e si sbatte le braccia sui fianchi. <<Cosa farai? Combatterai contro i tuoi fratelli? Contro la tua migliore amica?>> Ubbe lo osserva attentamente. Questa domanda gli costa molto, così come la risposta. Il cuore inizia a battermi all'impazzata.
<<Tu non sei più mio fratello>> gli occhi di Ivar si posano su di me, che nel frattempo mi sono alzata. <<Un tempo eri le mie gambe. Ora non più>> afferma guardandomi.
Queste parole sono una pugnalata al cuore. Mi viene voglia di piangere ma distolgo lo sguardo, trattenendo ogni traccia di dolore.
<<Andiamocene. È stata una perdita di tempo>> dice Ubbe prendendomi per un braccio, ma Ivar scoppia a ridere.
<<A cosa serve mettere alla prova i vostri uomini? Bjorn, Lagertha e Martha: voi andatevene. È una cosa fra noi>> a quelle parole sguainiamo le spade ma la regina ci ferma.
Mentre indietreggiamo, Halfdan si avvicina al fratello.
<<Sei sicuro? Rinnegherai tuo fratello?>> gli chiede Harald rimettendo la spada nel fodero. Il fratello apre le braccia, piegandosi leggermente in avanti. <<Bjorn mi ha salvato la vita. Sono in debito>>. <<Non è il tuo sangue>> ribatte il re, molto deluso dalla cosa. <<Forse dai troppa importanza a questo>> la voce di Halfdan sembra quasi convincente.
I due si abbracciano ma il re tira un pugno al fratello, dritto nello stomaco. <<Io ti ucciderò, lo capisci? Io ti ucciderò>> detto questo l'esercito di Ivar si ritira, e noi lo stesso.
Scambio un veloce sguardo con Hvitserk e lo vedo esitare.
****
Mi passo le mani tra i capelli, tirando le ciocche nei pugni. Il fastidio al basso ventre è aumentato radicalmente nelle ultime ore.
<<Vuoi che ti porti qualcosa?>> Mi chiede Ubbe, restando a guardarmi. Scuoto la testa e appoggio la mano sulla pancia, spalancando gli occhi.
<<Martha? Che hai? Che succede?>> Chiede sedendosi velocemente accanto a me.
Lo guardo e gli afferro la mano destra, appoggiandola sotto la mia. Anche i suoi occhi si spalancano dopo alcuni istanti. <<Ma è... È il bambino?>> Annuisco sorridendo.
Ha iniziato a muoversi.
Riesco a sentirlo scalciare.
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