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La neve ricopre ogni cosa. La spiaggia, la città, i tetti delle case, le strade e il bosco sono avvolti da un manto bianco. Tuttavia, non fa così freddo; la neve stessa non è fredda. Un fiocco, cadendo dal cielo, mi finisce sulla guancia. Con un dito cerco di toglierlo, ma su di esso rimane una striscia grigia.
Non è neve. È cenere.
L’aria è satura di un odore acre, quasi soffocante. Guardo intorno, il cuore batte forte nel petto, cercando di capire cosa stia succedendo.
Poi lo vedo. Un cumulo di legna non lontano da me sta bruciando di un fuoco divoratore. Le fiamme alte nascondono un corpo steso su di esso, e le urla strazianti di dolore lacerano l'aria.bMi si ferma il cuore. Non potrei mai non riconoscere quel profilo.
Hvitserk.
Un’ondata di panico mi travolge. Le gambe sembrano cedere sotto di me mentre mi precipito verso il fuoco. Il calore è insopportabile, mi brucia la pelle anche a distanza. Ma non posso fermarmi. Le urla di Hvitserk sono un richiamo disperato che mi spinge avanti.
Grido il suo nome, la mia voce rotta dalla disperazione. Ma il rumore delle fiamme è assordante, copre tutto. Mi avvicino quanto posso, ma il calore mi respinge. Ogni fibra del mio essere urla di dolore e impotenza. Hvitserk, il mio amore, è lì davanti a me, eppure sembra già irraggiungibile. Il suo sguardo, un misto di dolore, paura e rassegnazione, si incrocia con il mio per un istante che sembra eterno. Le mie ginocchia cedono, e cado nella neve sporca di cenere, le lacrime mi bruciano le guance mentre la realtà di quello che sta accadendo mi schiaccia.
Il tempo sembra fermarsi. Le urla di Hvitserk si spengono gradualmente, sostituite solo dal crepitio delle fiamme e dal sibilo del vento. Mi sento svuotata, come se una parte di me fosse stata consumata insieme a lui.
La cenere continua a cadere dal cielo, mischiandosi alla neve, creando un manto grigio e bianco che ricopre ogni cosa. La spiaggia, la città, i tetti delle case, le strade e il bosco. Ma ora tutto appare diverso, come se il mondo intero fosse diventato un luogo di dolore e desolazione.
Mi siedo all'improvviso, tremando come una foglia. L'ennesimo incubo che, incontrollato, si insinua nel mio cervello. Con lui che dormiva al mio fianco era raro che avessi degli incubi.
Ma da quando non l'ho più qui con me, stanno tornando tutti a galla.
Sposto le coperte dal mio corpo, decisa ad alzarmi. Non riuscirò più a dormire, tanto vale fare ciò che avevo deciso.
Mio zio è partito, Lagertha non lo ha fermato e io sono nuovamente lontana dai miei cari.
Lego il cinturone intorno ai fianchi, rendendomi conto di doverlo tenere più largo.
Mi sciacquo la faccia con dell'acqua fredda e, dopo averla asciugata con uno strofinaccio, sono pronta ad affrontare questo nuovo giorno.
Passo davanti allo specchio. Mi metto di lato e guardo il piccolo pancino già visibile.
E un senso di paura e tristezza mi invade.
****
Scompiglio i capelli di un paio di bambini, facendoli ridere.
<<Ieri ho perso il mio primo dente>> mi dice uno dei due, mostrandomi il dentino mancante. <<Beh è solo uno. Io ne ho già persi tre>> risponde l'altro, vantandosi. <<Tre? Abbiamo in tutto quattro denti mancanti. Smettetela di crescere o mi sentirò vecchia>> rispondo ai due bambini stringendoli a me. Sono abbastanza incoerente con me stessa: amo i bambini ma non voglio quello che sta crescendo velocemente dentro di me. Sono spaventata. Sono sola. Che vita potrei mai dargli? Senza un padre, una famiglia e soprattutto alle porte di una guerra.
Un uomo dai lunghi capelli castani ci si avvicina. Il passo incerto, quasi intimorito. Non l'ho mai visto qui.
<<Potresti consegnare un messaggio?>> mi chiede alzando le sopracciglia. Annuisco e lui si guarda intorno. <<È un messaggio per Lagertha. Devi dirgli che re Harald e Ivar attaccheranno tra due lune>>. Deglutisco e gli chiedo di chi sia il messaggio. <<La regina Astrid mi ha chiesto di consegnarlo alla vostra regina>> risponde prima di sparire tra la folla.
I bambini mi risvegliano dal momento di sconforto, chiedendomi se va tutto bene. Li rassicuro, scusandomi e mandandoli dalle madri.
Un mese e mezzo e la guerra avrà inizio.
Astid. Mi sconcerta che il braccio destro di Lagertha possa essere dalla parte del nemico. È stata allontanata da Kattegat, forse rapita. Ma la sua fedeltà alla regina Lagertha era sopra ogni cosa. Una vera Shield-maiden tra le più coraggiose che abbia mai conosciuto. Il suo nome risuona ancora nei miei pensieri come il vento tra i rami degli alberi in una fredda notte d'inverno. Ricordo il suo sguardo fiero e la sua abilità in battaglia, tanto quanto la sua gentilezza e la sua lealtà verso quelli che amava.
<<Due lune ha detto?>> mi chiede Lagertha appoggiandosi alla colonna decorata della sua casa. Annuisco giocando con le mie stesse dita.
<<Non ha detto altro? Quanti uomini hanno, quante navi sono in loro possesso..>> scuoto la testa e mi lecco le labbra screpolate. <<No, ma l'uomo ha detto che Ivar e Harald si sono uniti. E con loro c'è un abile guerriero cristiano>> osservo Ubbe che è l'esempio di persona sconvolta.
<<Non abbiamo molto tempo>> ammette Ubbe, passandosi la mano sulla faccia. <<Dobbiamo decidere cosa fare. Possiamo aspettare qui il loro attacco o scegliere un altro posto dove combattere>> dà voce ai propri pensieri la regina, camminando avanti e indietro.
Si volta verso Ubbe e lo guarda con la testa alta <<Tu comanderai il nostro esercito>>. Lui annuisce senza esitazione .<<Si, contro i miei due fratelli. Chi lo avrebbe immaginato? Così l'eredità di mio padre sarà fatta a pezzi>>. Lagertha gli si avvicina, cercando di essere molto chiara con lui. <<Sarà molto peggio di cosi. Secondo il vggente il nostro mondo verrà distrutto>>.
Osservo la scena. Non è la prima guerra ne la prima battaglia. So a cosa andiamo in contro, ma non so se sarò in grado di sopportarlo.
<<Ora dobbiamo prepararci. I giorni passeranno in fretta>> dice Torvi alzandosi in piedi, battendo le mani una contro l'altra. <<io mi occuperò di preparativi e informerò i nostri conti>> continua Ubbe e, insieme alla moglie di Bjorn, esce dalla stanza.
La regina ferma sia me che Margrethe, ma parla prima con quest'ultima. <<So che continui a dare consigli contro di me, a dubitare dei miei giudizi, della mia autorità e competenza>> la ragazza cerca di intervenire ma la regina continua, urlando. <<Non dire nulla! Adesso smettila, finiscila. La posta in gioco è troppo alta>> si avvicina verso di lei e le punta un dito contro con fare minaccioso. <<Se vengo a sapere che ti sei espressa contro di me un'altra volta, giuro che ti taglierò la lingua. E ti ridurrò di nuovo in schiavitù>>.
Margrethe alza le spalle e la testa. <<Se lo farai Ubbe avrà sicuramente qualcosa da ridire>> afferma ma la regina le rivolge un sorriso di sfida. <<Non è Ubbe che governa Kattegat. E finché sarò io la regina, tu farai quello che dico io>> ribatte nuovamente Lagertha.
Questa volta la ragazza non risponde, ma se ne va tenendo la coda tra le gambe.
Il silenzio cala nuovamente nella stanza. Io me ne sto con le spalle appoggiate alla colonna e la testa bassa, fissando i miei piedi. Dopo questa scena ho davvero paura di quello che potrebbe dirmi la famosissima donna guerriero.
Si gira verso di me e mi tende la mano. L'afferro e lei mi tira davanti a sé. <<Preferirei che tu restassi qui durante la battaglia. Non vorrei che succedesse qualcosa a te o al tuo bambino>> dice addolcendo la voce, accarezzandomi la guancia.
Gli ho detto del bambino qualche giorno dopo la partenza di Floki. Non riuscivo a tenere il segreto e avevo bisogno di una madre e di una donna che sapesse cosa significa.
<<Sono più utile su un campo di battaglia che qui e lo sai anche tu. Ti prego non lasciarmi qui. Voglio combattere al tuo fianco, voglio combattere per te come tutte le tue shieldmaiden>>.
Lei sospira ma annuisce. <<Se ciò che vuoi te lo lascerò fare, ma dovrei stare molto attenta. Non saprei cosa fare se ti perdessi>>.
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