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   Creo un nodo con la corda, sciogliendolo poco dopo. Ripeto l'operazione ancora e ancora, senza sapere che fare. Tanto per occupare il mio tempo.
Ricordo molto bene, come se fosse stato ieri, quando Ragnar mi ha insegnato a fare un nodo.
Ero ancora una bambina, e lui all'apice della sua gloria. Mi aveva presa con se, portandomi sulle spalle in mezzo al bosco. Mi trattava come una figlia, continuava a ripetere che le ricordavo la sua amatissima Gyda. Stessa fantasia e innocenza, stessa curiosità e voglia di conoscenza.

Mi aveva fatta sedere su un tronco e mi aveva messo in mano una lunga corda, probabilmente rubata dalla scorta di Floki. <<Fai un nodo>> aveva solo detto.
Io, nei miei quattro anni, non ne ero capace ma temevo di chiedergli di mostrarmi come fare.
Quindi ero rimasta ferma, a fissare la corda sciolta.
Senza rendermene conto mi ero messa a piangere. Ragnar se ne era rimasto in disparte, muovendo la mascella come suo solito e mi aveva guardata.
<<Perché piangi?>> Aveva chiesto senza avvicinarsi. Ho tirato su col naso, strofinandomi gli occhi con le mani, levando le ultime lacrime bloccate tra le mie ciglia.
<<Non lo so fare. Non so fare i nodi>> risposi con la mia vocina. A quel punto, e solo all'ora, il re norreno si era avvicinato, piegandosi davanti a me. Mi prese la testa tra le mani e mi guardò come un padre guarda una figlia. <<Non è vero. Lo sai fare, solo che ancora non lo sai>>.
D

a quel giorno non mi sono lasciata fermare da nulla. Piuttosto, mi concentravo fino ad avere il mal di testa, per riuscire a fare qualcosa.

  Senza rendermene conto, appoggio la mano sul mio ventre. Riuscirò a nascondere il mio stato ancora per alcuni mesi, ma come farò quando scoppierà la guerra? Combattere con un pancione non sarà per nulla facile. Mi ritrovo a pensare che se succedesse qualcosa, facendomi perdere il bambino, non sarà una tragedia.
Scuoto la testa allontanando questi pensieri da me. Il veggente ha detto che è volere degli dei.

Il vento proveniente dal fiordo mi fa alzare lo sguardo dalla corda che tengo tra le mani.
Delle vele, in lontananza, si gonfiano conducendo una piccola imbarcazione verso la città.

****

  Un uomo incappucciato cammina tra la gente che, come a venerarlo, si inginocchia e lo prega.
Lunga barba incolta, testa rasata, andatura di chi porta sulle spalle il peso del mondo.
Per qualche istante ho pensato si trattasse di Ragnar, tornato dal Valhalla per camminare un'ultima volta nella sua città, ma invece si tratta di Floki.
Mi mordo il labbro e gli cammino incontro percorrendo il molo a passo svelto, allargando le braccia più che posso.
  <<Sei vivo, pazzo che non sei altro>> gli sussurro all'orecchio, stringendogli le braccia al collo. Mi stringe a sé, nascondendo il viso sporco tra la mia spalla e il collo.
<<L'ho trovata nipote mia. L'ho trovata>> dice con gioia guardandomi in viso. Passa le dita sporche sulle mie guance rosse e posso vedere l'euforia nei suoi occhi. <<Cosa zio? Cos'hai trovato?>> Chiedo corrugando la fronte. Lui raddrizza le spalle e abbassa la testa verso di me. <<La terra degli dei>>.

****

  <<Non credevo che ti avrei mai rivisto. Non in questa vita almeno>> lo saluta Lagertha, camminando lenta verso di noi. Mi allontano dal costruttore, sedendomi su di un tavolo.
Faccio dondolare le gambe e appoggio le mani sulla superficie di legno, reggendomi all'indietro.
<<Sai, è strano anche per me>> risponde Floki guardandosi intorno. <<Essere di nuovo qui in questa dimora. Se ascolto attentamente posso udire ancora la voce di re Haraldson. E la voce di Ragnar>> gira ancora un po' per la sala, osservando ogni dettaglio intorno a se, fino ad arrivare dinanzi la regina.
<<Quanti ricordi condividiamo Lagertha>> lei annuisce e si siedono sulle panche accanto a me. <<Mi sono accadute così tante cose; moltissime. Non so più nemmeno chi sono>> afferma guardando la regina come se la vedesse per la prima volta. <<Tu sei floki il costruttore di navi>> risponde Lagertha, credendo che lo zio stia scherzando. <<Io sono molto più di questo>>.
La regina lo guardavo senza capire cosa intende dire e, a interrompere i suoi pensieri, è l'arrivo di Ubbe.
<<L'ultima volta che ti ho visto stavi salpando con una piccola nave senza una meta solo quella guida degli Dei>> gli ricorda il giovane Lothbrok, appoggiando le mani sulle spalle dell'uomo che ha davanti. <<Oh! E gli Dei hanno provveduto. Mi hanno condotto in un luogo nuovo, un posto speciale. Io ero morto e poi ero vivo. Poi sono sbarcato ed ero in quel luogo speciale>> spiega come se a parlare fosse un bambino, tutto preso dal suo discorso, dal racconto di uno strano sogno.
<<Dov'era questo posto speciale Floki?>> gli chiedo e lui mi guarda, con occhi sgranati. <<Al confine di tutto. Eppure proprio al centro di tutto. Non c'era nessun altro li. Niente umani, nessun animale. Soltanto gli Dei>>.
Ubbe mi rivolge uno sguardo confuso, sperando di riuscire ad avere da me una spiegazione. Ma purtroppo, anche io non ci sto capendo molto.
Da come ne parla sembra quasi che abbia trovato un varco per Asgard.
Alzo le spalle e scendo dal tavolo, restando in piedi.
<<Perché sei tornato Floki?>> chiede Lagertha, stringendo la mano dell'uomo seduto al suo fianco. Senza esitazione Floki risponde: <<Perché sentivo che era sbagliato tenere quel luogo solo per me>> si stringe nelle spalle e continua a fissare la regina negli occhi. <<Voglio condividerla con coloro che credono nei veri Dei. Voglio solo chi è puro di spirito e di cuore. Quel luogo è destinato ai veri credenti>>.
  Lagertha raddrizzare la schiena e le spalle spostandosi con il busto all'indietro per osservare meglio il volto di mio zio. <<Dei veri credenti come te. Ma non come me, o come Ragnar, noi non siamo mai stati veri credenti come te>> sentenzia la donna guerriero,  probabilmente sentendosi toccata nel privato.
<<Questo non lo so. Ciò che so è che gli Dei mi hanno mandato qui a cercare spiriti affini, coloro che desiderano vivere tra Loro>> risponde assottigliando lo sguardo.
<<E tu vorresti portare questi guerrieri e queste shieldmaiden con te, nel tuo posto speciale>> chiede la regina incrociando le braccia al petto.
<<Si. Se vorranno venire con me>>.
Lagertha si alza lentamente, mostrando la sua posizione tramite un solo sguardo. Lo stesso che ha rivolto a Margrethe, solo alcuni giorni prima.
<<In questo caso devo avvisarti amico mio. Questo è il mio regno. Il regno di Kattegat. E lo devo proteggere e accudire, così come il suo popolo>>. La donna cammina un po' davanti a noi, fermandosi ad alcuni passi da Floki. <<Specialmente adesso, poiché abbiamo buone ragioni da aspettarci un altro attacco dalle forze di Re Harald>>. Si avvicina al costruttore, con lo  stesso passo e lo stesso tono di voce. Floki abbassa il viso, torturandosi le vecchie e callose mani.
Lagertha gli alza la testa, per poterlo guardare negli occhi. <<L'ultima cosa di cui ho bisogno, è qualcuno che si porti via i miei guerrieri migliori. Le mie speranze. Tutte le mie speranze>>.
Lo zio si libera della presa della donna ma non alza gli occhi su di lei. <<Non ci provare Floki. Non lo fare. Te lo proibisco. Mi sono spiegata?>>

La regina gli parla come se stesse parlando a un ragazzino disubbidiente.

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