22

 

   Allaccio la cintura intorno alla vita e ci aggancio il fodero con la mia spada. I polsini di cuoio mi stringono un po ma non mi impediscono la completa mobilità dell'articolazione. Alzo lo sguardo sulla ragazzina che Bjorn ha portato per i miei zii  dalla Spagna e le sorrido.
Parlando la sua lingua, l'arabo, le ho raccontato di noi, dei miei zii che si prenderanno cura di lei. È spaventata, molto, circondata da persone spaventose che non conosce e che sono completamente diversi dal suo popolo e completamente estranei alla sua cultura.
Poco fa sono riuscita a spiegarle che saremmo andati in Inghilterra. La sua risposta è stata una faccia preoccupata.
Elga pensa che sia stato un dono degli dei ma non condivido pienamente la sua idea. Così come mio zio. Certo, avere una seconda possibilità di essere madre è fantastico; ma questa ragazzina è stata pur sempre portata via da casa sua, magari ha visto i suoi genitori morire davanti ai suoi occhi. Potrebbe anche essere la figlia di qualcuno di importante.

  <<Non dovresti venire con noi>> ripete ancora Floki, guardandomi dall'alto stando seduto sul muretto dietro il molo. Alzo le spalle e sbuffo continuando a prepararmi. <<Non ho intenzione di restare qui a non fare nulla zio. E poi, conosco la lingua, posso farvi da interprete>> rispondo con ovvietà, portandomi la lunga treccia su una spalla. Lo zio alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa. <<Sei testarda come tua madre, non le assomigli solo fisicamente>> ribatte appoggiandomi una mano sulla testa, tirandomela poi in dietro. Ora lo vedo come se fosse a testa in giù. Mi guarda nel profondo degli occhi e appoggia la fronte alla mia. <<Solo, stai attenta. Molto attenta. Non sarò sempre con te. Non posso perdere nessun altro>> sussurra tenendo gli occhi chiusi.
Annuisco allontanandomi per poterlo guardare negli occhi. Con Rebeka raggiungo il piccolo gazebo sotto qui stanno discutendo i figli di Ragnar, non molto distante dai moli che già ospitano diverse navi quasi pronte per partire.
I fratello si passano una bacinella d'acqua che usano per lavarsi e per pulirsi il naso. <<Perciò prenderò io il comando. Sarò io a stabilire i piani d'attacco. E sarò io a dare gli ordini. Avete capito fratelli?>> dichiara con enfasi Bjorn, continuando a camminare avanti e indietro. Ora siamo abbastanza vicine da sentirlo meglio. Ivar scuote la testa con in suo solito modo sfacciato. <<Non sei d'accordo Ivar?>> gli chiede ancora il maggiore e lo storpio si stringe nelle spalle. <<Io non ho detto niente>> si "difende" ridacchiando, alzando le mani sopra la testa. <<Non ce ne bisogno. Tu credi di sapere già tutto ma non è cosi>> lo rimprovera Bjorn, beccandosi un'occhiata dal ragazzo con gli occhi di ghiaccio. Il più grande si china su di lui guardandolo dritto negli occhi. <<Che cosa sai? Che cos'hai fatto? Quali battaglie hai vinto? Quali battaglie hai perso?>> lo stuzzica, alzando la voce verso la fine della frase. Mi avvicino al figlio di Lagertha che con dolcezza mi stringe a se. Mi guarda come se volesse la mia opinione ma gli sorrido soltanto. Ho imparato a non intromettermi nelle questioni tra fratelli, soprattutto se questi ultimi sono i fratelli Lothbrok. <<È da questo che traiamo il più grande insegnamento. Da vittorie e sconfitte>> dico soltanto ricevendo l'approvazione del biondo accanto a me. Sigurd, in ginocchio al mio fianco, mi stringe la mano. So che starà sempre dalla mia parte. <<Non dovete ascoltare se non volete. Ma sono io a capo di questo esercito. E voi ubbidirete a me>> afferma  con più convinzione Bjorn, ricominciando a camminare da una parte all'altra mentre si dà dei pugni sul petto per enfatizzare il suo discorso. <<Finché mi ascolterete la vendetta per nostro padre, sarà un gioco da ragazzi>>.

  Mi sporgo dal bordo della nostra nave e immergo la mano nell'acqua fredda. <<Vira a tribordo>> urlo al timoniere. Lui annuisce e evitando i corpi distesi sul ponte e cercando di non barcollare raggiungo la scotta, liberandola dal suo nodo. La vela si gonfia e prendiamo velocità. Sigurd mi attira a se e mi ritrovo costretta a sedermi accanto a lui. <<È impressionante. Lo fai sembrare tutto semplice>> dice guardandomi come se fossi una strana creatura. Ridacchio portandomi le ginocchia al petto per stare più comoda. <<È semplice una volta che capisci come funziona>> rispondo alzando le spalle. Ho imparato da Floki a governare una nave. All'inizio ho rischiato di andare a finire contro le scogliere o il basso fondale. Ma con la pratica e l'allenamento si impara a fare tutto.
<<Prima o poi mi dovrai insegnare a navigare>> dice porgendomi la sacca dell'acqua. Bevo un lungo sorso e con il braccio mi asciugo le labbra <<In questo caso è semplice orientamento. Al nostro ritorno lo farò. Ma sappi che so essere un'insegnante molto severa>> lui annuisce iniziando a osservare il mare che ci circonda. L'immensa distesa d'acqua che ad ogni direzione pare infinita. La mia attenzione viene catturata da una nave non troppo lontana e da Nils e il conte Harald. Parlano animatamente sul ponte ma nessuno del suo equipaggio sembra fare molto caso a loro. Nils ghigna e volta il viso verso di noi. Anche se ci sono molti metri a separarci, il suo sguardo mi brucia sulla pelle. Senza accorgermene stringo la mano intorno all'elsa del pugnale che porto infilato nello stivale.
Il ragazzo accanto a me mi accarezza i capelli. <<Tutto bene?>> mi chiede con preoccupazione, giocando con una ciocca dei miei capelli. Annuisco e sorridendo gli rispondo che sono solo stanca dal lungo viaggio.
  Oramai il sole sta per tramontare. Guardo oltre la spalla di Sigurd e mi soffermo sulla figura di Hvitserk. Si sta passando una mano sugli occhi. Ha l'espressione stanca e gli occhi contornati da ombre scure. <<Non ha dormito la scorsa notte. È da un po' che sta così>> mi informa Ubbe, appoggiandosi all'albero maestro. Alzo lo sguardo su di lui corrugando la fronte. <<È rimasto tutta la notte sveglio a fissare il vuoto perso nella sua mente>> continua guardandomi profondamente, come se ci fosse un discorso nascosto tra le sue parole che devo capire. E penso di averlo capito. <<È a causa mia, non è cosi?>> chiedo distogliendo gli occhi dal maggiore dei figli da Asloug. Non riesco a reggere il suo sguardo, in questo momento molto simile a quello di suo padre. Anche lui mi guardava così quando sapeva che nascondevo qualcosa.
<<Non ti devi sentire responsabile. Hai fatto ciò che hai fatto per una motivazione. Ti conosco e so che far soffrire le persone che ami è l'ultima delle tue intenzioni>> spiega addolcendo la voce appoggiandomi una mano sulla spalla.
Anche se la notte del sacrificio abbiamo chiarito, abbiamo preso le distanze per un po'. Ci siamo feriti a vicenda anche se per diverse motivazioni.
Volevo proteggerlo, ma lui ha creduto che questo mio desiderio fosse solo pena nei suoi confronti. Credeva che ai miei occhi non fosse in grado di pensare a se stesso, difendersi da solo e dimostrarmi di essere un degno combattente. La sua insicurezza e la mia paura di perderlo hanno costruito dei muri tra noi.
Forse le cose tra noi sono cambiate.

  Molti giorni dopo, superate tempeste non pericolose e rischiato di finire le provviste necessarie, la terra è apparsa finalmente all'orizzonte. Un senso di impazienza e curiosità ha invaso gli uomini e le donne che ci hanno seguito. L'adrenalina è tangibile sul volto di tutti noi.
È da molto che non metto piede in Inghilterra. L'ultima volta esistevano ancora alcuni insediamenti costruiti da Ragnar.
È per lui che siamo qui. Per vendicare la sua morte.

  Sbarchiano sulle coste della Northumbria. La sabbia di sassolini attutisce i nostri passi e il cielo notturno è coperto di nuvole. Accendiamo delle torce e sotto la loro flebile luce montiamo il nostro accampamento solo per questa notte. Probabilmente re Aelle sa già che siamo qui, domani potremmo ritrovarci già sul campo di battaglia. La maggior parte di noi dormirà con le asce alla mano e un occhio aperto.
Una mano si posa sulla mia spalla e mi volto con uno scatto. <<Possiamo parlare?>> mi chiede Hvitserk guardandomi dall'alto. Mi alzo in piedi, scrollandomi di dosso un po' di sabbia, porgendo alle altre ragazze gli attrezzi per montare la tenda. <<Non ora. Parleremo domani>> rispondo affrettata, cercando qualcosa da fare. Ora come ora non me la sento di parlarci. Mi afferra un braccio, tirandomi a se. Sento il suo respiro sul viso ed il battito del suo cuore sotto le mie mani. Mi solleva il viso verso il suo. <<Ti prego Martha, dobbiamo parlare>> annuisco ma Rebeka mi richiama a se. Abbasso lo sguardo, scusandomi e raggiungendo la mia amica. <<Ho interrotto qualcosa?>> mi chiede inginocchiandosi accanto alla sua tenda. Scuoto la testa guardandomi i piedi che pian piano seppellisco sotto la sabbia. Sospiro guardandomi intorno. L'accampamento semi illuminato da torce e fuochi da campo è riparato dalle scogliere e dal bosco da un lato. Siamo abbastanza lontani dal bagnasciuga per evitare di essere sorpresi dalla marea e dagli uomini del Re. Intravedo Hvitserk a qualche metro di distanza, intento ad aiutare Sigurd e Floki a fare qualcosa che, a causa del buio, non vedo. Non mi piace la situazione che si è venuta a creare tra di noi. Entrambi vorremmo risolverla, lo vedo dal suo sguardo triste quando mi guarda, pensando che io non lo noti.

Ivar ci raggiunge strisciando, si ferma accanto alla mia amica mettendo le gambe di lato. I due si guardano profondamente e sorridendo appoggio le mani sui fianchi. <<Vi lascio soli>> ridacchio allontanandomi ma Ivar mi ferma, prendendomi il polso. Ci guardiamo negli occhi per alcuni istanti. Metà dei nostri volti è illuminata dalla calda luce delle torce. <<Lo sai che per qualunque cosa io ci sono. Non ho problemi a uccidere qualcuno>> propone e, anche se sembrano semplici parole di vicinanza so che è davvero così. Annuisco passandogli la mano tra i capelli corti e scuri. Vorrei potergli dire di si, che mi piacerebbe ricevere il suo aiuto. Ma questa è una cosa che ha a che fare solo con me.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top