18


  Metto l'ago davanti agli occhi cercando di infilare il filo nella cruna. Appoggio la punta della lingua tra labbra e sorrido vittoriosa una volta che ci sono riuscita. Inizio a sistemare lo squarcio nella manica della maglia di Ubbe.
Dovrebbe farlo Margrethe non io.
  <<Quello è il mio coltello>> rompe il silenzio Ivar con provocazione, guardando Sigurd alle sue spalle che se ne sta con la schiena appoggiata alla porta mentre intaglia un pezzo di legno. Con uno sbuffo Sigurd entra in casa e chiude la porta. <<Quello. È. Il. Mio. Coltello>> ripete ancora Ivar, questa volta più lentamente. <<No, non è vero. Me lo ha dato nostro padre>> risponde sedendosi su di uno sgabello. Continuo a spostare lo sguardo da loro alla camicia di Ubbe.

  Mi pungo un dito con l'ago e sventolo la mano prima di mettermi la punta del dito tra le labbra, facendo ridacchiare il maggiore dei fratelli accanto a me. <<Io lo voglio. Lo userò per uccidere Lagertha e lo farò col coltello di Ragnar>> ribatte Ivar mettendosi a terra. Sigurd continua a ignorarlo e questo fa irritare ancora di più il fratello. <<Smettetela>> si intromette Ubbe senza prestare molta attenzione ai fratelli. Qualcosa scatta nella testa del mio migliore amico e leva lo sgabello da sotto al sedere di Sigurd. I due iniziano a contendersi l'arma come farebbero due bambini.
Ubbe si alza dalla sua sedia con un'espressione scocciata in volto e li allontana, spingendomi addosso il minore dei suoi fratelli. <<Fatela finita. Ci sono cose più importanti da discutere che contendersi un coltello>> li rimprovera il maggiore, ricoprendo il ruolo paterno che spesso si è ritrovato a interpretare. <<Perché ci dici sempre come comportarci?>> gli urla di rimando Sigurd, dandogli uno spintone. Ivar appoggia la testa sulle mie ginocchia e mi sorride. Scuoto la testa, sospirando continuando con il mio lavoro.  <<Vorrei che Bjorn fosse qui>> sussurra Ubbe sedendosi su una panca di casa sua.
<<Pensate che Bjorn sappia di nostro padre?>> chiede Sigurd, appoggiandosi al palo di sostegno della casa. Ivar alza un sopracciglio e si mette seduto. <<Ovvio. Che senso avrebbe se Odino fosse venuto da noi e non da Bjorn e Hvitserk, eh?>> gli risponde con tono ovvio, collegandosi delicatamente la tempia con la punta del coltello.
  Passo la mano dietro al collo e inclino la testa di lato. Non riesco a togliermi dalla mente il sogno della notte scorsa. Ivar mi stringe la mano e lo guardo. Il suo sguardo lascia trasparire preoccupazione mentre mi chiede se sto bene. Annuisco dicendogli che ho solo mal di collo. <<Devo aver dormito storta>> scherzo cercando di sorridere. Lo fa lo stesso ma si vede che non è molto convinto.

  <<Speriamo che tornino presto a casa>> penso ad alta voce, facendo annuire i tre fratelli. <<Nel frattempo saremo noi a decidere che cosa fare>> commenta Ubbe passando lo sguardo sui fratelli. <<Dobbiamo vendicarci su Re Ecbert e su Re Aelle. Nostro padre è stato ucciso come sacrificio e noi ripagheremo i sassoni con la stessa moneta>> afferma Ivar sedendosi più dritto mentre socchiude gli occhi dalla rabbia. <<Non è così semplice. Non potete prendere una nave e andare in Britannia così, come se niente fosse>>. Mi intrometto beccandomi un'occhiata da Ivar. Inizia a borbottare mentre si trascina verso la porta.
<<Che vuoi dire? Spiegati meglio>> dice Sigurd sedendosi accanto a me. Raddrizzo la schiena e gioco con il mio labbro inferiore, passandoci sopra le dita. <<Il regno di Aelle è piccolo ma quello di Ecbert è molto vasto. Come sperate di vincere con le vostre sole forze?>> chiedo retoricamente e loro alzano le spalle. <<Avete bisogno di un esercito. Un grande esercito. Molto più di quello che vostro padre aveva nel regno Franco>> racconto mantenendo un tono duro. Il silenzio regna nella stanza finché Ivar non sbatte la porta d'ingresso, tornando indietro. <<Martha ha ragione. Dobbiamo fare promesse e accordi con conti e signori del nord che odiamo. E in nome di nostro padre defunto e in nome di Odino, dichiariamo guerra al mondo intero>> acconsente il più giovane dei Lothbrok.
Annuisco e mi alzo dalla panca sotto gli occhi di tutti. <<Io devo tornare al lavoro. Ho un fossato da scavare e terra da spostare. Ci vediamo più tardi>> li saluto e recupero il mantello prima di uscire dalla porta.
Ubbe mi segue, richiamandomi. A dividerci c'è la staccionata fuori dal capanno, coperta di muschio e pietra. <<Vorrei che tu sia sincera con me>> afferma raggiungendomi in fretta. Corrugo la fronte, non riuscendo a seguire il suo discorso. <<Parlo dei lividi che hai Martha e che cerchi di nasconderli>> dice avvicinandosi con una mano al mio viso ma mi scosto. <<Chi devo uccidere?>> Chiede facendomi sorridere appena. Prendo un respiro profondo e decido di vuotare il sacco.

   Mi arrampico sull'impalcatura e inizio a passare i sacchi di terriccio ai costruttori sulle mura di legno. Vedo Lagertha parlare con Ubbe mentre le sue shield-maiden stanno sulla difensiva. La mia attenzione viene attirata da Margrethe accanto all'impalcatura su cui sto lavorando e dagli sguardi fugaci col maggiore dei figli di Aslaug. Inarco un sopracciglio e le lascio cadere vicino un secchio. Margrethe alza la testa guardandomi male. <<Torna su Midgard. Quel secchio non si riempirà da solo>> le urlo per farmi sentire e sento ridacchiare Rebeka, un piano sotto di me.
Non so cosa si siano detti Lagertha e Ubbe, ma la regina sembra abbastanza innervosita. Seguo il ragazzo che con passo deciso si avvicina a Margrethe, le leva il secchio dalle mani e la osserva con un sorriso che non riesco a capire. <<Ora sei libera, non sei più una schiava>> le dice mentre tutti nello loro vicinanze si fermano a fissarli. Mi sporgo dall'impalcatura in legno reggendomi a una corda di sostegno per non finire di sotto. La ragazza si guarda intorno, a disagio dai molteplici sguardi. <<Sono figlio di Ragnar e posso liberarti. Me ne infischio di Lagertha>> continua mentre io e la regina, a qualche metro da me, ci scambiamo uno sguardo preoccupato. <<Perché lo fai?>> le chiede la ragazza un po' titubante. Ubbe incrocia le braccia al petto. <<Devi essere una donna libera per sposare uno di noi>> le risponde prima di renderle la mano. Dopo essersi guardata ancora un po' intorno Margrethe accetta la mano del giovane vichingo davanti a lei e se ne vanno insieme, sotto gli occhi di tutti.
  Sbatto le palpebre un paio di volte sbigottita. Mi sdraio a pancia sotto sul l'impalcatura e mi sporgo a testa in giù per vedere Rebeka sul piano sotto di me. La sua faccia è pari alla mia. <<Le ha appena chiesto di sposarlo?>> le chiedo come se stessi cercando la conferma di ciò che è appena avvenuto. Lei annuisce restando a bocca aperta.

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