VISITA AL CIMITERO
TYLER
Sappi che sceglierei te. Sceglierei te mille volte. Che fosse per me, sarai già lì ad abbracciarti per tutta la notte. O tutta la vita.
(Charles Bukowski)
Tenevo Rosemary tra le mie braccia, esile, fragile, come una bambolina di porcellana. All'improvviso non mi sembrava più la ragazza che percorreva il campus pensando a sé stessa e non guardando in faccia nessuno, mi pareva solo un fiore delicato. Con dolcezza le accarezzai la cicatrici, seguii i tratti della lettera.
-Il passato non ha importanza, principessa, il passato è passato- e nessuno lo sapeva meglio di me.
Lei alzò la testa e io lottai invano contro la voglia di baciarla, poi posai le labbra sulle sue guance e bevvi le sue lacrime, le baciai, le accarezzai. Le mie mani sfiorarono il suo corpo. La stinsi un po' di più a me e lei gettò indietro la testa, languidamente. Osservai il suo viso, gli occhi scuri truccati da gatta, il viso pallido e da bambina, le sopracciglia ad arco, le labbra carnose semiaperte, labbra che parevano richiedere un bacio, anzi, parevano create solo per essere baciate. Mi avvicinai e le nostre labbra si sfiorarono, poi mi ritrassi leggermente, mentre i nostri respiri si univano. Stavo approfittando di una sua debolezza? Ero un donnaiolo, certo, ma non avevo mai approfittato della disperazione di una ragazza per conquistarla, ero un gentiluomo in fondo e ancor meno avrei approfittato della sua debolezza. La tenni stretta, senza baciarla, limitandomi ad accarezzarle i capelli.
-Ti proteggerò io dai tuoi incubi- le sussurrai -dovessi bloccare le finestre e le porte per non farli entrare-
Rosemy rise. -Davvero?-
-Credi che non ne sia capace?- chiesi ironico.
-Grazie, allora- mormorò lei, offrendomi le labbra.
Con dolcezza le baciai la fronte, come avrei fatto con una bambina, mentre ricordavo tutte le volte che Anne aveva pianto, tutte le volte che avevo dovuto consolarla. Lasciai che Rosemy appoggiasse la testa contro il mio petto e la tenni a me fino a quando non si addormentò.
La mattina seguente il cielo era di bell'azzurro brillante, con enormi nuvole bianche. Pensieroso guardavo fuori. Rosemary dormiva ancora. Ero uscito per prendere un caffè per entrambi e due croissant per la colazione. Sospirai, in giornate come quelle pensavo ad Anne.
Dovevo andare a trovarla, dovevo vedere dov'era. Fissai pensieroso di fronte a me... poi sentii una mano posarsi con delicatezza sulla mia spalla. Mi voltai di scatto e vidi Rosemy in camicia da notte ferma davanti a me.
-Tyler... tutto bene?- chiese con un filo di voce.
-Devo andare in un posto- le sorrisi.
-Vuoi che venga con te?- mi domando, sorridendo.
Quell'offerta mi sorprese. Sì, avrei voluto che venisse con me, avrei voluto avere il suo sostegno. Annuii, rendendomi conto di non riuscire a parlare, avevo la gola secca.
-Ottimo, allora mi preparo e andiamo-
-Fai con calma, ti aspetto qua- poi ci ripensai –che ne dici se scelgo io cosa indosserai oggi?- le proposi.
Rosemy mi fissò alcuni secondi, immobile, poi sorrise. –Perché no?- chiese ridendo -Anche se sospetto che me ne pentirò-
-Oh, non esagerare, sceglierò qualcosa di bellissimo-
-Non credi che sia un po' troppo?- chiese Rosemary, osservandosi allo specchio, il viso accigliato.
-Secondo me con quella minigonna sta molto bene- dissi con un sorriso.
-Non so neppure perché l'ho portata- si voltò verso di me. Aveva i capelli legati in una coda, una maglia rosa con le maniche a tre quarti e una minigonna nera vaporosa. Era incantevole. Sorrise timidamente, con quel rossetto fucsia che mi era sempre sembrato un po' troppo forte per uno spirito introverso come il suo.
-Sei bellissima-
Lei arrossì, sbattendo le lunghe ciglia nere, il trucco ambrato sugli occhi che rendeva il suo sguardo ancora più intenso.
-Andiamo, ti porto in un posto molto importante per me-
Rosemy sorrise. –Dovunque tu voglia- e mi porse la mano che io presi e strinsi delicatamente, poi me la portai alle labbra e baciai dolcemente il palmo. –Un altro bacio da portare con me?- domandò con un filo di voce.
-Hai ancora quello nell'incavo del gomito?- le chiesi in un sussurro.
-Ovvio... lo porterò per sempre-
E quelle parole ebbero il magico potere di consolarmi.
La tomba di famiglia si trovava in fondo al cimitero. L'aveva fatta costruire il mio bisnonno, con la ferrea convinzione che la famiglia dovesse restare unita anche dopo la morte. Non era sempre stato così, c'era stati dei Von Heller che avevano preferito farsi seppellire altrove e uno dei figli del mio bisnonno era finito disperso in guerra e ora riposava chissà dove, mentre la sua cripta, su cui c'era comunque il nome e il cognome, sarebbe stata per sempre vuota. Una cosa molto triste.
-Rallenta un po' il passo- disse Rosemy, il respiro affannoso.
Mi voltai e la vidi arrancare sul terreno un scosceso. Le sorrisi. –Vuoi una mano?-
-Ehm... sì, forse è meglio, ho qualche problema con queste scarpe- borbottò, zoppicando. Aveva un paio di scarpe nere con il tacco.
-Questo è un piccolo cimitero, purtroppo non è molto curato- le andai incontro e per un attimo pensai di prenderla in braccio, ma forse sarebbe stato un po' esagerato, così mi limitai a porgerle il braccio.
-Grazie- si aggrappò.
-Nulla... così cadiamo in due- scherzai.
-Molto consolante-
Rosemy rise, la sua bellissima risata argentina. La sua mano, che mi sfiorava delicatamente il braccio, era una sensazione idilliaca. Mi chiesi cos'avrebbe pensato Anne se mi avesse visto andare a trovarla con una ragazza come Rosemy. Probabilmente l'avrebbe approvato, lei diceva sempre che avrei dovuto trovare una brava ragazza. Percorremmo con calma l'ultimo tratto, quindi estrassi le chiavi e aprii il cancelletto della tomba di famiglia. All'interno c'era un intenso profumo di fiori secchi. Era una specie di cappella di marmo con le cripte su tutti e tre i lati. Mi guardai intorno e vidi quella di Anne, dalla quale lei mi fissava in una foto. Era una fotografia del matrimonio. La mia matrigna aveva il velo da sposa bianco, lo sguardo sereno, i capelli scuri che le ricadevano sulle spalle e si poteva vedere la parte superiore del vestito di pizzo. Era davvero molto bella.
-Le hanno messo la foto del matrimonio- mormorò Rosemy. Aveva lo sguardo fisso sulla foto. –Sembra veramente felice lì-
Annuii. –Prima che scoprisse di che pasta è fatto mio padre- sospirai -lei era la mia bambinaia... si sono sposati quando era incinta, mi raccontava sempre che aveva dovuto indossare un abito enorme per non far vedere il pancione, ma mio padre non voleva che un suo erede nascesse fuori dal matrimonio, è sempre stato molto fissato su queste cose- sospirai sfortunatamente ha perso il bambino poco dopo-
Rosemy restò in silenzio, la sua mano sempre appoggiata al mio braccio, ma questa volta non era perché aveva bisogno di un appoggio, al contrario, voleva dare un appoggio a me e il pensiero di lei, così magra, così apparentemente fragile, volesse sostenermi, beh, mi strappò un dolce sorriso. Con delicatezza posai gli iris che avevo comprato sulla cripta, i suoi fiori preferiti.
-Sono venuto qua- mormorai, rivolto alla foto di Anne –lo sai che non mi piacciono i cimiteri, eppure sono venuto lo stesso- come mi sentivo sciocco a parlare così. E poi vennero le lacrime. Cercai di trattenerle inutilmente. Rosemy mi strinse a sé con dolcezza e io affondai la testa tra i suoi capelli. Inspirai il suo dolce profumo di giglio e mi abbandonai nel suo morbido abbraccio. Non avrei voluto nessuno al mio fianco tranne lei.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! Cosa ne pensate di questo capitolo?
A giovedì ❤
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