VECCHI RICORDI
TYLER
Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente.
(Marcel Proust)
La brezza mi muoveva i capelli. Inspirai a fondo, le mani strette intorno al volante. Il mio pensiero volava a quello che Rosemary mi aveva detto, al fatto che Sam e Jessi volessero sposarsi a Las Vegas...e poi ripensai a quello che era successo. Il pensiero ritornò a quella sera lontana, all'ultima volta in cui avevo visto Jessi.
Eravamo alla villa di Sam e ce ne stavamo in salotto, a bere un cocktail e a parlare della confraternita.
-Secondo me dovresti inventare un nuovo rito d'iniziazione- mi stava dicendo Sam –ormai il nostro è conosciuto da tutti-
Jessi non parlava, lo sguardo perso nel vuoto, l'ombra scura sul suo zigomo. Quando le avevo chiesto cos'era successo mi aveva detto che era caduta e io ci avevo creduto, perché non avrei dovuto crederci? I capelli biondi erano legati in una coda di cavallo e la pelle era abbronzata, probabilmente per la lampada a cui lei non rinunciava mai. Condividevamo un enorme segreto, ma ero certo che lei non avrebbe parlato. Poco prima aveva fatto una foto all'apericena che Sam aveva preparato sul tavolino. Era strano pensare che quello sarebbe stato l'oggetto del suo ultimo post.
-Niente nuovo rito...o vuoi pensarci tu?- avevo risposto a Sam.
Il mio amico si era stretto nelle spalle. Quella sera era strano, più nervoso del solito, continuava ad alzarsi e ad andare avanti e indietro. Avevo quasi la sensazione che volesse essere lasciato solo. –Lo sai che i riti d'iniziazione non mi piacciono, sono follia, costringere quei poveri ragazzi...-
-Anche noi ne abbiamo fatto uno per entrare-
-Per noi era diverso- aveva scosso la testa.
E poi Jessi si era messa a piangere, così di punto in bianco. L'avevo fissata sorpreso, chiedendomi che cosa stesse succedendo e iniziando a pensare che lei e Sam avessero litigato. Sapevo che aveva chiesto dei soldi al mio amico qualche tempo prima, perché il padre aveva fatto bancarotta, ma non credevo che le cose fossero messe così male tra di loro.
-Sei sempre la solita- aveva sussurrato Sam con una voce che non era la sua, un sibilo che pareva provenire da un altro mondo.
Jessi aveva singhiozzato più forte.
-Cosa c'è che non va?- ero intervenuto.
Lei non aveva risposto, si era limitata a piangere ancora di più e poi il bicchiere che teneva in mano le era caduto dalle mani tremanti. Era precipitato come al rallentatore per schiantarsi al suolo e i pezzi di vetro erano volati ovunque, mentre il tappeto bianco, un modello molto costoso, si era macchiato di un liquido rosso...rosso come il sangue.
Sam era rimasto immobile, non aveva aperto bocca, come se la cosa non gli importasse, ma qualcosa nel suo sguardo mi aveva fatto rabbrividire...si guarda in modo così truce la donna che si dice di amare?
-Scusa, scusa- aveva esclamato subito Jessi, le lacrime che correvano sulle sue guance truccate di rosso e si era subito chinata per pulire.
-Vuoi una mano?- mi ero proposto.
-No, faccio io...ahia!- aveva sollevato la mano sottile, le unghie a punta smaltate di blu, e avevo visto il palmo, prima bianco, riempirsi di rosso...rosso come il vino che aveva macchiato il tappeto bianco. Jessi aveva fissato con lo sguardo castano la ferita, come se non capisse, come se non riuscisse a fare nulla e io con lei avevo osservato il sangue rosso scuro che gocciolava a terra, macchiando il tappeto e si mischiandosi con il vino.
Era stato Sam a intervenire. –Hai combinato un disastro- aveva detto con una tale indifferenza che mi aveva fatto gelare il sangue nelle vene e per un folle attimo avevo pensato che avesse scoperto il nostro segreto e che ci avrebbe uccisi entrambi.
-Scusa- aveva mormorato Jessi.
-Dov'è la cassetta del pronto soccorso?- avevo chiesto.
-Aspettate- e Sam era andato via un attimo.
-Stai bene, Jessi?- le avevo chiesto in un sussurro, approfittando dell'assenza del mio amico.
-Mi vuole morta- mi aveva sussurrato lei, con una voce che mi aveva messo i brividi.
Avevo riso. –Dai, Sam non uccide neppure i ragni-
Jessi però aveva ricominciato a singhiozzare e io mi ero sentito terribilmente fuori luogo. Poco dopo Sam era tornato con la cassetta del pronto soccorso e io me n'ero subito andato con una scusa. Il giorno dopo Jessi era scomparsa.
-Tutto bene?-
Sobbalzai, tornando improvvisamente alla realtà.
-Stai bene?- chiese Rosemary, lo sguardo intenso puntato su di me –Perché altrimenti guido io-
-Sto bene...ero solo soprappensiero- e in effetti era vero.
-Non sarà per Sam?- domandò, la voce leggermente preoccupata.
Pareva quasi leggermi nel pensiero, wow! –No, sono solo un po' stanco-
-Se vuoi possiamo fermarci...l'ultima cosa che voglio è fare un incidente, oh, ci mancherebbe solamente quello!-
-Nessun incidente con me, fidati-
-Lo spero-
No, non si fidava...peggio per lei.
-Conosco un posto qua vicino dove potremmo fare pranzo- dissi per cambiare discorso.
-Ottimo- mormorò Rosemary –posso cambiare stazione radio? Questa è così noiosa-
-Scherzi? Questa è fenomenale- esclamai, tamburellando le dita contro il volante.
-Non ci sono neppure le parole...sembra musica da discoteca-
Risi. –La vera bellezza non la si riconosce come tale la prima volta che la si vede...o sente in questo caso-
-Marcel Proust-
-Hai riconosciuto la citazione?- chiesi, sorpreso.
-Ovvio- esclamò lei, con un lieve sorriso, quindi si piegò ed estrasse qualcosa dalla borsetta. Una piccola agenda Filofax con la copertina fucsia con le rifiniture d'oro. C'era una frase sulla copertina. Un aforisma di Proust. Mi sfuggì un sorriso.
-Vedi, qualcosa in comunque allora l'abbiamo- dissi soddisfatto
-Ottimo...almeno qualcosa-
-Scommetto che con il tuo ragazzo non hai una simile affinità- tentai.
Lei arrossì e non rispose.
-Si è fatto sentire oggi?- insistei. Volevo farla cedere.
-Prima di partire-
La studiai dallo specchietto. –Davvero? Sa di questo viaggio?-
-Certamente-
-Perfetto, allora più tardi potremmo fargli una chiamata insieme, che ne dici?-
-No- disse Rosemary –non credo che sia il caso-
-Invece io penso di sì-
Questa volta Rosemary non disse nulla, ma notai qualcosa sul suo volto, qualcosa che mi diede la certezza che la storia del ragazzo fosse solo una bugia e questo poteva solo farmi pensare una cosa: era pazza di me.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ehilà! Cosa ne pensate del ricordo di Tyler? Le cose però non sono sempre come sembrano.
Nei prossimi giorni cercherò di pubblicare anche un altro tipo di speciale Halloween, un racconto ambientato in un campus di streghe e vampiri, una fiaba oscura in cui sono presenti Rosemary e Tyler in versione paranormale. Vediamo cosa ne viene fuori ❤🎃
A giovedì con l'abituale aggiornamento ❤
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