TUONI E FULMINI

TYLER

Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa.

(Emily Brontë)


Quando arrivammo in camera era l'una di notte. Avremmo potuto ballare ancora, ma eravamo consapevoli entrambi che la strada da fare la mattina successiva sarebbe stata lunga. Rosemary era rosea in volto per il ballo. Pareva di ottimo umore.

-Ci vediamo domani mattina allora- mi disse, lo sguardo scuro che brillava –sono distrutta... però ti ho dato la dimostrazione che so ballare-

-Non metterò più in dubbio la tua capacità di ballare- dissi, mentre pensavo a come chiederle di rimanere lì con me, a condividere il letto... era così bella!

-Okay- mormorò -buonanotte- e si spinse in avanti, dandomi un tenero bacio sulla guancia. La presi per i fianchi e la fermai un attimo prima che corresse via. Lei mi fissò, la bocca piegata in un sorrisetto audace. Sembrava proprio una piccola predatrice.

-Sei bellissima- le sussurrai, posando la bocca contro il suo orecchio.

Rosemary sorrise e chiuse gli occhi, un'espressione languida sul viso. Le sfiorai il viso con le dita, tracciando il contorno delle sue labbra che mi lasciarono la traccia fucsia del suo rossetto sulla pelle.

-Buonanotte- disse Rosemary, quindi uscì dalla mia stretta e, rapida, mi stampò un bacio sulle labbra, poi corse via.

Restai immobile a fissare la porta dietro la quale era sparita e a chiedermi cosa mi stesse prendendo. Normalmente in una simile situazione l'avrei stretta a me e baciata. Ridacchiai. Stavo proprio rammollendomi.

Il vento muoveva gli alberi fuori dalla finestra. Ero sdraiato nel letto, le luci spente, già da alcuni minuti ma non riuscivo a prendere sonno. Il dover andare alla festa di compleanno di mio padre m'innervosiva parecchio. Chiusi gli occhi per poi riaprirli subito dopo. Un lampo percorse il cielo scuro. Qualche istante dopo fu seguito da un forte tuono che parve scuotere la stanza. La pioggia iniziò a scendere, violentemente. Mi girai su un fianco e... sentii dei leggeri passi. Mi voltai dall'altra parte e vidi una figura ferma in mezzo alla stanza, una camicia da notte bianca che pareva risplendere nel buio, lunghi capelli scuri sciolti intorno al viso. Sembrava quasi uno spettro. Mi sollevai su un gomito e sorrisi.

-Tutto bene?-

-Il temporale- sussurrò Rosemy e vidi che stava tremando.

-Vieni- le feci posto al mio fianco.

-Grazie... non sopporto i tuoni, è una cosa molto stupida ma non posso farci nulla- s'infilò nel letto insieme a me.

-Mi fa piacere che tu sia qua- sussurrai. Era vero, non poteva neppure immaginare quanto la desiderassi.

-E poi continuo a pensare a Jessica- aggiunse, tirando su le coperte.

-Anch'io ci penso-

Un altro tuono scosse la stanza. Rosemy sobbalzò e io le passai un braccio intorno alla vita. Era gelata. Con dolcezza le accarezzai la pelle per scaldarla. Sentii il suo corpo rilassarsi tra le mie braccia.

-Vieni qua- la strinsi a me e le feci appoggiare la testa sul mio petto.

-Grazie- disse, contro la mia pelle. Chiusi un attimo gli occhi: averla così vicina era una vera tentazione.

-Credi che Jessica sia morta?- mi chiese lei, di punto in bianco.

-Non lo so- ammisi e ripensai alla filastrocca che qualcuno recitava a mezza voce al campus.

Jessica Smith dagli occhi belli

Sparì di notte tra i pipistrelli

Se nel campus lei ti appare

Tu devi subito scappare

Il pensiero che Jessi potesse essere un fantasma che si aggirava nel campus, come qualcuno sosteneva, mi metteva i brividi. Ogni tanto mi capitava di sognarla. Nei sogni era sempre pallidissima, vestita con un abito bianco vaporoso. Si aggirava per le vie del campus con passo lento, i capelli biondi che le ricadevano sul viso. Teneva tra le mani una rosa rossa che perdeva i petali, i quali cadevano al suolo simili a gocce di sangue. Le spine della rosa si conficcavano nella carne di Jessi e si potevano vedere le ferite vermiglie sui suoi polpastrelli diafani. Cercava di parlarmi, apriva la bocca scarlatta ma non ne usciva nessun suono, come se fosse muta.

-Che tipa era Jessica?- chiese Rosemy all'improvviso, lasciandomi sorpreso e strappandomi dal ricordo dei miei incubi.

Restai alcuni secondi in silenzio a fissare il buio della stanza. –Non saprei- dissi infine –è difficile spiegarlo, Jessi era tutto- avevo usato il passato, me ne resi improvvisamente conto –dolce, esuberante, divertente, a volte perfino irritante- Jessi era la ragazza che avrei potuto amare –un po' come te, insomma-

-Irritante io?- mi colpì leggermente sul petto con la mano aperta, prima di scoppiare a ridere –Sei tu che mi rendi irritante-

-Dici?- le passai una mano tra i capelli.

-Dico, dico... - mi sorrise.

-Jessi era a capo della sua consorellanza, al liceo è stata una cheerleader- ricordai. Amava far vedere le foto di quando si allenava da ragazza con i pom pom in mano. Adorava mostrare a tutti la sua adolescenza perfetta.

-Una reginetta della scuola- commentò Rosemy in un sussurro.

-Tra le tante cose-

-Deve essere bello essere le reginette della scuola- sussurrò con voce malinconica.

Mi strinsi nelle spalle. -Molte reginette della scuola quando questa finisce si trovano sole e infelici-

-Ma questo non è stato vero per Jessica, lei aveva la consorellanza, aveva Sam, aveva... te-

La fissai, sorpreso da quelle parole. Sì, Jessi aveva me, ma io non ero stato in grado di aiutarla. E poi Jessi non era sempre felice, anzi, a volte c'era in lei un velo di malinconia che non riuscivo proprio a spiegare. Ogni tanto sospettavo che nascondesse qualcosa.

-Quando parli di Jessica, sei diverso... eri innamorato di lei?- chiese Rosemy in un sussurro, guardando verso la finestra, come se non volesse incontrare il mio sguardo.

Quella domanda mi sorprese. Sì, forse una parte di me era innamorata di Jessi. Non prendevo forse in giro Sam dicendo che doveva solo ringraziare di averla vista prima di me? Altrimenti Jessi sarebbe stata la mia ragazza, non la sua. –No, non ero innamorato di lei- dissi e forse anche questo era vero.

-Hai mai avuto una ragazza fissa?-

-Ma quante domande! Il temporale ti rende loquace-

-Mea culpa- rise, una risata melodiosa –è solo che pensavo a quello che mi hai chiesto, diventare la tua ragazza-

-Davvero?- mi sentivo uno sciocco.

-Sì... ci stiamo già comportando da fidanzati in questi giorni-

Era vero. Quello era il momento per dirle quello che provavo, per sussurrarle, al buio, durante il temporale, che l'amavo. Ma l'amavo veramente? La presi per la vita e delicatamente la tirai su in modo tale che fosse alla mia stessa altezza. Lei mi fissò con un sorriso su quelle labbra carnose, morbide labbra da baciare. –Romy, Romy- mormorai.

-Dovrei trovare un nomignolo per te- disse, pensierosa.

-Davvero?-

-Ci penserò- disse e per un attimo mi sembrò quasi di vedere Jessi. Aveva la stessa espressione divertita. Rosemy racchiudeva in sé la stessa finta frivolezza di Jessi e la stessa dolcezza di Anne.

Dovevo dirglielo. –Romy, io... - non terminai la frase, non me la sentii di terminarla.

-Tu?- chiese lei.

Soffocai la sua domanda con un bacio lungo e dolce. Sentii le sue labbra schiudersi sotto le mie e le sue mani sfiorarmi il viso, morbide e delicate.

-Tutti questi baci m'insospettiscono- mormorò lei, languidamente, quando mi allontanai per vedere il suo viso.

-Però ti piacciono, eh?- la provocai, accarezzandole la guancia.

-Non saprei, forse dovresti darmene un altro, così posso darti un giudizio più preciso- sussurrò, lo sguardo brillante. I capelli erano sparsi sul cuscino, come un mare nero.

-Come desideri, mia principessa- la baciai ancora e l'espressione di languore e abbandono sul suo volto mi strinse il cuore. Le accarezzai le labbra con la lingua e poi esplorai con delicatezza la sua bocca, sfiorandola a volte lentamente, a volte più velocemente. Quello era più di un bacio, era un conoscersi a vicenda, un modo per appartenersi, per fondersi. Era qualcosa di profondamente intimo. Quando mi staccai da lei sentii che la volevo come non avevo mai desiderato nessuna. La volevo, non solo fisicamente, ma completamente.

NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti!
Cosa ne pensate di questo capitolo? Ho voluto dedicare un po' di spazio a Jessica.

A giovedì ❤

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