TRIONFO, O QUASI
TYLER
Vorrei stare sulle tua labbra
per spegnermi nella neve
dei tuoi denti.
Vorrei stare sul tuo petto
per disfarmi nel sangue.
Vorrei sognare per sempre
nella tua chioma d'oro.
(Federico Garcia Lorca)
Potevo definirmi soddisfatto. Sì, in fondo Sam e Abigail avevano litigato... allora perché sentivo quell'amaro in bocca?
-Quella ragazza è troppo gelosa, è solo un gioco- stava dicendo Pamela, il braccio intorno a Sam. Era stata lei che gli aveva impedito di rincorrere Abigail, dicendogli che non doveva cedere, altrimenti avrebbe ceduto sempre.
-Ho esagerato- mormorò Sam.
-Per niente- intervenne Adam –vero, Dick?-
-Eh?- Dick sobbalzò –Ah sì...avete sentito che piaccio a Rosemary?-
Lo fulminai con lo sguardo. –Cosa c'entra ora Rosemary?- sbottai furioso. Sì, forse la mia vittoria non era stata completa. Perché non aveva ammesso che gli piacevo io? In fondo mi aveva baciato, non mi sembrava la tipa che baciava tutti i ragazzi che le capitavano vicino... o magari mi sbagliavo, forse la sua serietà era tutta apparenza, forse...
-Quasi quasi le chiedo di uscire- esclamò Dick.
All'improvviso fu come se nella stanza calasse il silenzio. M'immobilizzai e fui certo che gli altri percepirono il mio cambiamento d'umore, perché si zittirono. –Cosa vuoi fare?- gli chiesi e la mia voce uscì gelida. Notai che Adam si era spostato, come se temesse di essere anche lui oggetto della mia furia.
Dick si guardò intorno come in cerca d'aiuto.
-Allora?- insistei –Cosa vuoi fare?-
-Nulla- mormorò Dick –solo che è carina, vorrei solo... -
-Non è il tipo di ragazza con cui uscire, guarda la sua amica, troppo gelose e qui il discorso si chiude-
-Va bene, Tyler- borbottò -non volevo-
Sorrisi. –Così va meglio-
Pamela mi guardò in modo strano. Aveva forse capito? Ma cosa c'era da capire? Perché mi sentivo così arrabbiato?
-Sei troppo severo- mormorò Sam –io chiamo Abby, le chiedo scusa, forse mi perdonerà-
-Cosa vuoi fare?- sbottai –Vuoi essere il suo cagnolino?- mi voltai verso di lui e lo guardai. Era pallidissimo, seduto su quel divanetto rosso.
-Non so cosa fare- mormorò.
-Secondo me dovresti aspettare- disse Pamela, lo sguardo brillante fisso su di me –una cosa simile potrà solo far rinforzare il vostro amore- lo disse con voce dolce, comprensiva...e Sam parve cedere, per il momento.
-Va bene, farò così, ma se domani non si è fatta sentire... -
-Ci penseremo domani- mormorai. Io avevo problemi più urgenti. Guardai Dick, tutto muscoli e niente cervello, come poteva piacerle? Doveva averlo detto solo per provocarmi, non c'erano altre spiegazioni. –Io vado a fumare- mi alzai e uscii dalla stanza. In sala i festeggiamenti continuavano. Notai una ragazza che si era tolta il vestito e ballava solo in reggiseno e slip. La superai e uscii. L'aria era fresca e la inspirai a pieni polmoni. Mi sentivo nervoso. M'incamminai per una delle stradine del campus, bisogno di muovermi, senza sapere esattamente dove andare. Un coppietta stava amoreggiando appoggiata al muro della confraternita. Il vestito di lei era sollevato. Per un attimo mi venne voglia di urlargli che non era quello il posto per fare certe cose...in fondo perché loro dovevano essere contenti mentre io mi sentivo così infelice? Poi mi dissi che non ne valeva la pena e la superai, ignorando i gemiti di lei. Non sapevo dove stavo andando, non ci stavo neppure pensando, il mio pensiero vagava alla mia infanzia, alla mia matrigna, a quando ero piccolo e mi raccontava le storie tenendomi sulle ginocchia, a quel senso di protezione che solo lei mi sapeva dare, al fatto che l'avessi sempre considerata come una madre, ma non fossi mai riuscito a dirglielo. Mi sorpresi quando alzai la testa e vidi la villetta della Psi Beta Phi. Come avevo fatto ad arrivare fin lì? Alzai la testa e osservai quello strano edificio in stile vittoriano. Alcune finestre del terzo piano erano aperte e io potei vedere una figura femminile muoversi. Ero certo che si trattasse di Rosemary. E poi notai un movimento di sopra, nella mansarda. Guardai in su, ma nulla. Un riflesso? Giravano strane voci su quella villetta, non che io ci credessi, però era meglio tornare a vedere come procedeva la festa.
Pamela mi stava aspettando di fronte alla confraternita, fumando una sigaretta. –Oh, guarda il nostro fuggiasco- esclamò.
-Eccomi qua- esclamai.
-Allora, ti piace quella ragazzina?- mi chiese a bruciapelo.
-Chi?- dissimulai.
-Quella a cui hai chiesto chi le piaceva- disse, scrutandomi in viso con attenzione -non sono stupida, ho visto quanto ci sei rimasto male e ho sentito le voci che girano su di te-
-Quali voci?-
-Quelle che parlano di una tua fidanzata segreta... cosa c'è di vero?- si sporse un po' avanti e mi soffiò in faccia il fumo della sigaretta. Come la odiavo quando faceva così!
Mi strinsi nelle spalle.
-Oh, allora la cosa è grave- borbottò -eppure non pensavo che fosse tuo tipo-
-Non stiamo insieme-
-Questo non vuol dire che non ci pensi- mosse appena le labbra coperte dal rossetto nero.
-Non è la mia fidanzata-
-Strano, ultimamente non ti si vede con nessun'altra, vai sempre dietro a lei come un cagnolino-
Sospirai. -Sinceramente a te che importa? Dovrebbe bastarti la mia parola-
-Allora facciamo una scommessa-
La fissai. Lo sguardo le brillava crudele, mentre i suoi denti aguzzi sporgevano. Aveva in mente qualcosa e sapevo che non mi sarebbe piaciuto ciò che avrebbe detto, ma non potevo tirarmi indietro. In giro si diceva che Pamela fosse un pessimo elemento, espulsa da una consorellanza perché, così mi avevano detto, aveva aggredito una consorella. Sapevo che non viveva all'interno del campus, anche se probabilmente aveva preso un appartamento lì vicino anche se non sapevo dove. Improvvisamente mi resi conto di quanto poco sapessi su di lei e mi pentii di essermi fidato tanto di lei. -Quale?- chiesi.
-Dimostra che è come le altre-
-E come dovrei fare?-
-Porta un suo trofeo, con le altre non fai così?-
La fissai senza parlare. Certo, normalmente prendevo sempre un "trofeo" alle ragazze con cui stavo, un reggiseno, una giarrettiera, qualcosa del genere, ma con Rosemary era diverso.
-Dimostra a tutti che è uguale alle altre, che lei non è diversa, lo sai cosa si inizierebbe a dire in giro se corresse voce che ti sei innamorato?-
-La faresti correre tu questa voce?- la provocai. Se pensava di avere la meglio su di me si sbagliava.
Lei si strinse nelle spalle. -Lo stanno già dicendo, ci hai messo così tanto per avere questa posizione, non vorrai dimostrarti debole-
-Io non sono debole- dissi solo e rientrai, ben sapendo che Pamela non si sarebbe fermata nel suo folle discorso e che io avevo perso la pazienza.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ecco il nuovo capitolo. Cosa ne pensate? Vi posso anticipare che Pamela creerà diversi problemi ai due protagonisti.
A giovedì con la continuazione!
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