PRANZO, SCONTRI E PROMESSE

ROSEMARY

Chi ama, crede nell'impossibile.

(Elizabeth Barrett Browning)


Ci eravamo appena seduti a tavola per il pranzo quando Jordan, il cugino di Tyler, arrivò e colpì Humbert con un pugno così forte che lo fece cadere per terra. Osservai la scena con gli occhi sgranati, sorpresa e incredula. Betty, appena arrivata, era in lacrime, i capelli in disordine.

-Da quanto dura questa storia?- urlò Jordan, fuori di sé, mentre qualcuno lo prendeva da dietro e lo tirava via da Humbert –Da quanto tempo? Io l'amo, l'amo veramente e tu ti sei intromesso come fai sempre!-

-Ha scoperto di Betty e Humbert- mi sussurrò Tyler nell'orecchio e notai una certa soddisfazione nella sua voce. Non mi sarei sorpresa se lui fosse c'entrato qualcosa in quella lite, anzi ne ero praticamente sicura.

Betty urlava come una pazza, il viso da bambola momentaneamente sfigurato dalle grida. Il padre di Tyler si alzò in piedi, livido di rabbia.

-Ora sì che c'è da divertirsi, scommetto che le cose andranno a finire molto male- mi sussurrò Tyler, ridacchiando.

-Smettetela!- urlò il padre di Tyler e per un attimo tutto parve fermarsi. In quel momento capii da chi avesse preso l'aria autoritaria Tyler. –Voglio capire cosa sta succedendo- continuò l'uomo.

-Ho trovato dei messaggi sul cellulare di Betty, lei e Humbert chattano da mesi e si scrivono delle cose che non posso ripetere- la voce di Jordan tremava e io provai un moto di compassione per lui, m'immedesimai anche un po', sapevo cosa voleva dire amare qualcuno ed essere traditi.

-Questa volta Humbert è nei guai- commentò Tyler, contento.

-Sei tremendo- gli sussurrai.

-E questo è uno dei motivi per cui mi adori- rispose, ridacchiando.

Sospirai stancamente. A volte quando faceva così... uffa!

-Humbert è vero quello che dice tuo cugino?- chiese il signor Von Heller, la voce seria.

Humbert si stava toccando il naso sanguinante. Si guardò intorno, poi annuì debolmente. –Ma non è colpa mia, è stata lei-

-Non sono stata io- urlò Betty, piangendo ancora di più.

-Sì che sei stata tu, sei tu che mi hai chiesto il numero- sbottò Humbert, lo sguardo brillante di rabbia.

-Tipico di lui- sussurrò ancora Tyler –non si prende mai le sue responsabilità-

-Io me ne vado- urlò Jordan e lo vidi allontanarsi, seguito da Betty che urlava e piangeva.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi il padre di Tyler parlò nuovamente. –Karol, fai portare gli antipasti, Humbert, vai in bagno e cerca di ricomporti per la foto di famiglia-

Tutti obbedirono e l'uomo si risedette.

-Sai che belle foto verranno- mi sussurrò Tyler, ridacchiando.

Mi sfuggì un sorriso.

-Festa indimenticabile-

In fondo, aveva ragione, nessuno avrebbe potuto dimenticare una simile festa.

Il resto del pranzo procedette bene e alla fine Tyler, il padre e Humbert si misero dietro la torta e fecero la foto. Dovevo però ammettere che l'occhio nero di Humbert era ben evidente.

-Spero che questa volta abbia imparato la lezione- mi disse Tyler ridacchiando –anche se lo dubito-

-Alcune persone non imparano mai- mormorai. Stavamo camminando fuori dalla villa, una passeggiata mentre in villa si cercavano di calmare gli animi. Tyler era al mio fianco, con un sorriso divertito dipinto sul viso.

-Questo è molto vero- sospirò –il mio caro fratellino non imparerà mai- e la sua mano sfiorò accidentalmente la mia... no, probabilmente la sfiorò apposta e quel leggero tocco mi fece rabbrividire. –Oh, qua una volta abbiamo fatto un picnic- esclamò, indicando una distesa verde, quindi, senza aggiungere altro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi prese la mano e mi condusse dietro di sé.

Sentii il cuore martellarmi nel petto mentre lo seguivo. Il prato era esteso, grandi alberi si ergevano intorno a noi. In particolare notai un salice piangente con le foglie che cadevano in avanti.

Al centro c'era la statua in marmo nero di un uomo e di una donna che si baciavano. Lei indossava un lungo abito e i suoi capelli sembravano quasi mossi dal vento. Lui le cingeva la vita con un braccio, mentre con l'altro le circondava le spalle in un gesto teneramente protettivo. Erano l'immagine stessa dell'amore.

-I protagonisti della leggenda- dissi in un sussurro.

-Esatto- mi rispose Tyler, abbracciandomi da dietro –dicono che gli innamorati che si baciano qua davanti resteranno insieme per sempre-

-Davvero?- voltai leggermente la testa e lui posò le sue labbra sull'angolo della mia bocca.

-Veramente e così si suggella un patto che va oltre la vita e oltre la morte- sussurrò solenne -un amore eterno-

Mi voltai e gli cinsi il collo con le braccia. Tyler posò delicatamente le sue labbra sulle mie e iniziò a baciarmi con esasperante lentezza e tenerezza. Mi strinsi a lui. Le sue mani mi circondarono la vita. Fu come se mi stesse esplorando l'anima, come se volesse scoprire una nuova parte di me. Mi sentii confusa dal leggero movimento della sua lingua sulla mia.

-Vieni- disse Tyler, terminato il bacio, e si diresse verso il salice –mi nascondevo sempre qua sotto da bambino, era il mio piccolo nascondiglio- spostò la cortina di foglie e mi fissò come in attesa che entrassi. I suoi occhi grigi mi fecero tremare e quasi inconsapevolmente m'infilai sotto l'albero e mi sedetti a terra, le gambe piegate sotto di me.

Tyler mi raggiunse e si accomodò davanti a me, appoggiandosi al tronco dell'albero. Abbassai lo sguardo e passai le dita nell'erba, soffice e umida. Era stranamente intimo stare nascosta là sotto con Tyler, come se ci fossimo ricavati un nostro piccolo posto in quel mondo così grande, quel mondo in cui due come noi non avremmo neppure dovuto parlarci.

Chissà perché pensai a un lontano pomeriggio. Io e Amber ce ne stavamo sdraiate sotto un salice piangente simile a quello. Mi morsi le labbra. Il mio rapporto con Amber in un certo senso era stato simile a quello tra me e Tyler: momenti di tenera amicizia e altri pieni di tensione. Il duplice sentimento di amore e odio si può applicare anche all'amicizia? Non era veramente amore e odio, era qualcosa di molto complesso. Come tra me e Tyler. Peperoncino sul cioccolato. Sì, forse avrei potuto definire così anche il mio rapporto con Amber.

-Hai una foglia tra i capelli- disse Tyler, spingendosi avanti e io seppi, ne fui certa, che fosse solo una scusa. La sua mano mi accarezzò i capelli.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma all'improvviso mi resi conto di aver perso la voce, di non riuscire a dire nulla. Le sue dita scesero ad accarezzarmi la guancia, quindi indugiarono sul mio mento e infine mi sfiorarono le labbra che sotto il suo tocco si schiusero come avrebbe fatto un fiore. Senza attendere oltre mi baciò, spingendomi sulla soffice erba. Sentii il suo corpo premere contro il mio, i suoi muscoli rilassarsi contro di me. Mi aggrappai a lui, sentendo lo strano desiderio di essere sua, la voglia che quel momento non finisse mai, che i suoi baci, delicati e irruenti allo stesso tempo, non avessero mai fine.

Amoreggiammo per molto tempo, rotolando nell'erba, nascosti dalla cortina di foglie, le nostre lingue parevano giocare un gioco singolare, accarezzandosi, allontanandosi, cercandosi e fuggendo. Fuori dal nostro nascondiglio il vento sussurrava tra le chiome degli alberi. Non mi ero mai sentita così bene.

-Credi che avranno terminato i discorsi alla villa?- mi chiese, accarezzandomi i capelli.

Avevo la testa appoggiata contro il suo petto e potevo sentire i battiti del suo cuore che mi parevano quasi un po' accelerati. –Lo spero- mormorai, mentre lui mi prendeva una mano e la portava alla bocca per tempestarla di baci. La sua lingua lambì leggermente la mia pelle e io chiusi gli occhi godendomi la dolce sensazione delle sue labbra che mi sfioravano il polso, che all'improvviso sembrava essersi riempito di terminazioni nervose molto sensibili.

-Avrei dovuto capirlo subito che eri tu quella ragazza- mormorò Tyler –è così incredibile, sembra proprio un bel sogno, è come se fosse stato il destino a farci incontrare-

-Già, è veramente incredibile- sussurrai. Tyler mi stava mordicchiando la tenera carne del braccio per poi baciarla.

-Non ho mai portato nessuna ragazza in questo mio rifugio-

-Davvero?- alzai la testa e aprii gli occhi per guardarlo in faccia. Per un attimo mi chiesi se avesse desiderato portare Jessica lì. Era meglio non chiederglielo, la risposta avrebbe potuto rovinare quel momento. Jessica era come un pallido fantasma che ogni tanto si frapponeva tra di noi.

Lui mi sorrise, quindi mi lasciò la mano e mi cinse la vita tirandomi verso di lui. –Sono felice di averti trovata, mia bella colombella-

-Non dirmi che mi cercavi?- chiesi, facendogli passare un braccio intorno alle sue spalle.

-Credo di sì, quella ragazza in quella stanza buia, così dolce, così imbarazzata, così bisognosa di un bacio... - mi sussurrò, la sua bocca contro il mio collo.

-Ero così bisognosa di un bacio?- chiesi, ridacchiando. Non immaginava neppure quanto desiderassi i suoi baci. Erano quasi come una scossa elettrica. E io non volevo farglielo sapere, perché avevo l'assurda e orribile certezza che nel momento stesso in cui avesse compreso quanto tenessi a lui se ne sarebbe semplicemente andato, lasciandomi sola.

-La sei ancora- alzò la testa per baciarmi, ma io frapposi la mia mano.

-Oh, non esageriamo- esclamai. Mi mordicchiai le labbra. Era come una partita di scacchi, dovevo giocare nel modo migliore. Tyler mi sorrise, ciuffi di capelli che gli ricadevano sul viso. Era davvero tremendamente faticoso non baciarlo.

-Siamo in stallo- esclamò.

-Proprio così- dissi, con un lieve sorriso.

E Tyler mi sorprese con una domanda che non c'entrava assolutamente nulla, ma che ci tolse da quello stallo. –Ce l'hai il costume da bagno?-

Lo fissai, sorpresa. –In valigia, perché?-

Tyler mi sorrise, il suo sorriso da sbruffone. –Ottimo, corri a prenderlo perché ho proprio voglia di usufruire dell'idromassaggio- e il modo in cui lo disse mi fece pensare a moltissime cose, nessuna delle quali innocenti.




NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti e grazie per aver letto fin qua!

Cosa pensate di questo capitolo?

A lunedì ❤

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