LA VERSIONE DI DICK

TYLER

L'amore è un fumo fatto col vapore dei sospiri.
(William Shakespeare) 


Ero di ottimo umore. Passare il tempo con Rosemy mi rendeva sempre di ottimo umore. Aprii la porta della confraternita ed entrai, perso nei miei pensieri. Avevo una mezza idea di sistemare una delle stanze vuote per passare una serata solo noi due.

Adam era seduto su uno dei divani, un libro in mano. Da quando leggeva? Mi avvicinai e lui sobbalzò. Da quando lo avevo affrontato riguardo alla sua relazione con Jessi aveva cercato in tutti i modi di evitarmi e io lo avevo lasciato fare. Adam non mi era mai stato molto simpatico e dopo quello che era successo, beh, la simpatia nei suoi confronti era diminuita ancora di più.

-Hai visto Dick?- gli chiesi.

-Credo che sia andato in camera- si affrettò a rispondere.

Annuii. Tanto valeva salire e risolvere subito il problema.  Non sapevo esattamente cos'avrei detto. Lo avrei affrontato direttamente parlandogli di Valery? Oppure era meglio iniziare parlando di qualcosa d'altro? Non lo sapevo. Mi morsi le labbra.

Feci le scale due a due. La camera di Dick si trovava in fondo al corridoio del primo piano. La porta era chiusa. Bussai e attesi.

-Chi è?- chiese lui.

-Io, apri-

Un attimo dopo la porta si aprì e potei vedere Dick in maglietta e pantaloncini. –Ehi, capo- sembrava imbarazzato.

-Ciao, Dick, non abbiamo avuto molto modo di parlare ultimamente- esordii, sforzandomi di sorridere.

-Già- disse, sospettoso.

-Posso entrare?- chiesi, sentendomi uno sciocco a stare fermo sulla soglia.

-Certo, certo- spalancò la porta e si fece da parte.

La stanza non era molto grande. C'erano due letti a una piazza. Le pareti erano dipinte di un azzurro chiaro. Vidi un grande armadio, un comò e una finestra senza tende.

-Rosemy non c'è?- mi chiese Dick.

-Da quando la chiami Rosemy?- gli chiesi, sempre con un sorriso forzato.

-Non dovrei?- domandò, con finta ingenuità.

No, non doveva. –Ho saputo di Valery, era già da un po' che volevo venire a parlarti- esordii –mi dispiace-

-Oh- esclamò lui, sorpreso –grazie-

-Tu e lei eravate parecchio legati, eh?- lo incalzai.

-Non immagini neppure quanto- fece una smorfia.

-Ho sentito che pensano che sia stato un incidente, la ferita è compatibile con una caduta-

-Così dicono- borbottò, lo sguardo basso.

-Tu non ci credi?- chiesi, cercando di sembrare sorpreso.

-Non saprei-

-Aveva qualche nemico?-

-Non che io sappia-

Annuii. Come potevo introdurre l'argomento Jessi? –Apparteneva alla consorellanza di Jessi, giusto?-

-Esatto, anche se non si trovava molto bene-

-Come mai?-

-Diceva che le altre ragazze erano snob, la trattavano male-

-Anche Jessi?-

-Esatto, ci soffriva molto-

Mi ritrovai ad annuire senza sapere cosa dire.

-Posso confidarti una cosa?- chiese con un filo di voce.

Aggrottai la fronte. Dick che mi faceva una confidenza? Io e Dick non eravamo i tipi che ci scambiavamo confidenze. Annuii.

-Jessi non mi stava molto simpatica-

Restai in silenzio, non sapendo cosa dirgli.

-Secondo me è stata una fortuna per Sam che lei non ci sia più- sussurrò –lo so che è brutto da dire, ma Sam merita di meglio-

-Già-

-La sai una cosa? La notte in cui Jessi è scomparsa, io sono certo di averla vista-

M'irrigidii. –Cosa?-

-Al campus, non ne ho mai parlato con nessuno, ma l'ho vista percorrerlo al mattino presto, era ancora buio-

-Com'era vestita?- gli chiesi, certo che lui non potesse averla vista quella sera perché Jessi si era cambiata di abito a casa di Sam.

-Indossava un vestito azzurro, a pieghe sul fondo-

Deglutii. Jessi indossava veramente un abito azzurro. Quella notte Jessi era tornata al campus. La domanda era: perché?

-Dov'è andata?- chiesi.

-Non lo so, io ero affacciato alla finestra,  lei non credo che mi abbia visto-

-In che direzione andava?- insistei.

-È passata davanti al cancello della confraternita, ho pensato che andasse alla sua consorellanza-

-Nessuno l'ha vista lì- ragionai a voce alta. Mi stava venendo il mal di testa.

-Non che io sappia- mormorò Dick, a disagio.

E allora cos'era successo? -Hai detto a qualcun altro questa cosa?- chiesi.

-Sei il primo... credevo che mi avrebbero preso per pazzo-

Lo scrutai. Sembrava sincero.

-Okay- mormorai. Dovevo dirlo a Rosemy. -Devo andare- mi avvicinai alla porta.

-Saluta Rosemy- disse Dick.

Sentii la rabbia montare, ma riuscii a trattenermi. Uscii sbattendo la porta.

-Quindi Jessica è tornata al campus... non l'ha uccisa Sam- disse Rosemy.

-Proprio così- tenevo il cellulare premuto all'orecchio, lo sguardo verso la porta. Non volevo che Sam entrasse mentre stavamo parlando di Jessi.

-La domanda a questo punto è cos'è successo dopo-

-Non lo so, non so neppure dove sia andata, nessuno l'ha vista rientrare alla sua consorellanza-

-Eppure deve essere tornata per un motivo, forse voleva prendere qualcosa-

-Già, forse è stata aggredita al campus, nessuno avrebbe visto qualcosa a quell'ora del mattino- ragionai. Quel pensiero mi mise i brividi. Il campus era un luogo sicuro.

-Forse non se n'è mai andata da qua- mormorò Rosemary.

Restammo in silenzio per alcuni secondi mentre un orrendo pensiero si faceva strada in me. Forse il corpo di Jessi si trovava veramente ancora al campus.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Ecco il nuovo capitolo.

A giovedì ❤

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