Kiss me Licia
Capitolo 1
Dominc pov's
Annaspo cercando di prendere aria dopo la lunga corsa che ho svolto nel centro di Central Park. Mi sento esausto ma allo stesso tempo rinato, era da troppi giorni che mi sentivo stressato.
Mi guardo intorno: sono un grande osservatore e, avendo da sempre un debole per il linguaggio del corpo, mi piace osservare tutte le gesta delle persone. Lo so, può sembrare strano, ma chi non lo è?
Ci sono tantissimi movimenti che esprimono il nostro essere senza che ce ne accorgiamo. Mi soffermo su una coppia di adolescenti: lei si tocca i capelli, gesto nervoso. Lui abbassa lo sguardo, sembra afflitto.
"Lo sai che non sembri per niente uno psicologo, ma bensì uno stalker? Ultimamente ho visto una serie tv su uno che segue una, un po' gli somigli..." Sobbalzo dallo spavento quando la voce roca del mio migliore amico, Louis, mi riporta alla realtà.
"Credo stiano litigando. Sono una coppia" Dico con un'alzata di spalle e sorridendogli. "E comunque non sono uno stalker, cerco qualcuno di interessante."
"Allora vieni con la squadra domani sera al Barlume! Ci divertiremo da matti! E poi sai che donzelle sono lì? Dio-"
"Okay okay, non eccitarti davanti a me perfavore. Ci farò un pensierino, mi manca una bella scopata." Dico sincero. Da quando ho lasciato Tracy sei mesi fa, sono sempre stato impegnato per accalapiarmi il posto alle olimpiadi e ho troncato qualsiasi relazione esterna.
Louis scoppia a ridere e iniziamo a parlare del più e del meno. "In serata dobbiamo dirigerci al Lenox Hill Hospital perchè il nostro medico si trova lì. Hanno detto che è una ragazza estremamente arrapante. Ti vengo a prendere con l'auto verso le sette, ci stai?" Gli dò conferma e ci salutiamo con una pacca sulla spalla.
Guardo l'ora dal cellulare e noto che sono solo le sette e trenta, posso concedermi una piccolo passeggiata rilassante, ma essa viene interrotta da un corpo esile che si scontra contro il mio. Cerco di guardare la ragazza in viso ma dato l'ammasso di capelli neri mi è impossibile. Sembra che sia quasi lei a non volersi far vedere, forse per imbarazzo.
"Signorina, sta bene?" Le chiedo cercando di non ridacchiare per il pantalone -zeppo di macchie di pittura e con qualche buco piccolo qua e là- e le porgo una mano che preferisce rifiutare.
"Si, mi scusi" Dice velocemente dando qualche schiaffo sul posteriore per togliere residui di terriccio e con il viso rivolto al lato opposto al mio, "Arrivederci" Corre via verso la metropolitana -rischiando anche di essere investita- e proprio in quel momento scorgo un bigliettino per terra. Penso possa essere di quest'anima misteriosa che è scomparsa nel nulla. Prendo il biglietto:
Studio medico per visite private LENOX HILL HOSPITAL
Dott.ssa Rebechka Campbell
Per appuntamenti: 603-432-6952
Sarà lei la dottoressa? Oppure le serviva una visita? Ma perchè sto perdendo così tanto tempo per una sconosciuta? Non la rivedrò più probabilmente.
Sarà meglio andare. Sistemo meglio la borsa sulla spalla e infilo il bigliettino nella tasca posteriore, non si sa mai.
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Rebhecka pov's
Chiudo la porta di casa cercando di fare il meno rumore possibile. Sono appena le sei e trenta e se la mia vicina -che fa invidia a tutti i felini con i sensi amplificati- sente anche solo il rumore dei miei passi inizia a farmi la ramanzina.
Questa è l'ora migliore per passeggiare nella trafficata New York, soprattutto a Central Park. Ci sono solo poche persone che leggono un libro o fanno jogging. Decido di sedermi sotto la chioma di un grosso albero e infilo le cuffiette nelle orecchie.
Avevo davvero bisogno di staccare un po' la spina almeno un'oretta, prima di dover prendere quel volo che tra pochi giorni cambierà la mia vita.
Apro la mia agenda per controllare tutti gli impegni d'oggi.
7.30-14.30 VISITE PRIVATE
15.00-18.00= Organizzare viaggio e valigia
19.00= Incontro atleti.
Sono appena le sei trenta, quindi posso godermi il sole cocente del mattino ancora per un po' e mi guardo intorno. Riesco a scorgere la punta dell'Empire State Building e nasce sul mio viso un sorriso spontaneo.
New York è stato da sempre il mio più grande sogno e svegliarmi tutte le mattine qui è... Wow. Partire ha avuto molti contro: lasciare la mia famiglia, la mia terra e tutta la mia adolescenza, ma non me ne pento. Sono riuscita a fare tanta carriera e dopo anni riesco a vederne gli effetti.
Persa nei miei pensieri dimentico totalmente di controllare l'ora fin quando non mi chiama Lucas.
"Reb, vuoi muoverti?! Lo sai che Techer è insopportabile. Dieci minuti e ti voglio qui" Blocca la chiamata senza darmi il tempo di ribattere. Sono a malapena le sette del mattino e ha così tanta voglia di urlare. Che poi sono solo le... 7.45?!
Porca. Puttana. Prego tutti i santi in paradiso per far sì che una metro passi entro 5 minuti o sono fritta. Apro l'applicazione e noto che passerà entro 3 minuti. Devo sbrigarmi.
Prendo di fretta e furia la borse dall'erba e inizio a correre per tutta Central Park. Mi licenzieranno questa volta cazzo. La mia corsa rilassante viene interrotta da un petto -molto possente- che mi fa cadere a terra come un fagiolo. Non solo il licenziamento, non solo sono uscita con dei pantaloni orrendi -che dovrò ovviamente rimanere per tutta la giornata lavorativa- ma devo fare pure figure di merda. Brava Rebechka, Brava.
"Signorina, sta bene?" Sembra la voce di un giovane e ciò mi mette ancora più imbarazzo e cerco di non guardarlo in viso, voltando il mio al lato opposto. "Si, mi scusi" Dico alzandomi da terra e totalmente rossa in viso dirigendomi -e rischiando di essere investita- verso la scalinata che porta alla metro.
Mi sembra di sentire di nuovo la voce di quell'estraneo chiamarmi ma sono troppo lontana, quindi decido di lasciar perdere.
Oh, che romantico. Sembra quasi la scena iniziale di Kiss Me Licia... Manca solo lo schiaffo di Licia a Mirko
Lo schiaffo l'ha avuto qualcun altro oggi... il mio culo.
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Lucas Tomphoson, collega e migliore amico di Rebechka
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