Infinito.
PROLOGO
Dominic pov's
"Più veloce Dominic! Più veloce!" Le urla dell'allenatore riempiono la palestra, disturbando tutti coloro che abbiamo attorno.
Faccio ancora qualche bracciata fin quando non tocco la fine della vasca. Tolgo la mascherina, scontrandomi con lo sguardo severo di Greg.
"Che ti prende? Problemi di cuore?" Mi rimprovera. "Non ho voglia oggi né di sentire le tue ramanzine, né di nuotare" Ribatto con un' alzata di spalle.
"Beh, se non vuoi partecipare alle Olimpiadi, va bene" Ribatte sapendo che col discorso 'Olimpiadi' mi ha in pugno. Stronzo
"Vuoi o no partecipare alle Olimpiadi, Dominic?" Si avvicina. "Si." Sussurro. "Non ti ho sentito!" Urla. "Si!" Urlo di rimando. "Così ti voglio" Dice dandomi una pacca sulla spalla e allontanandosi. "Oggi ti lascio libero, ma domani ti voglio carico. Fatti un po' di jogging di prima mattina, ti vedo ingrassato un po' " Fa un piccolo sorriso sparendo dietro la porta degli spogliatoi.
Mi siedo sulla sponda della vasca con le gambe a penzoloni che entrano in acqua. Mi perdo con lo sguardo nella piscina, colei che non è infinita come il mare, ma per un nuotatore è l'oceano.
Per un nuotatore la piscina è vita, è felicità, un hobby, un lavoro e una valvola di sfogo.
Io sono un nuotatore, ma in realtà non provo niente di tutto questo. Semplicemente lo pratico da sedici anni e non mi è mai sembrato il caso di abbandonare. Mi dà tante soddisfazioni, arrivo la maggior parte delle volte primo e rende i miei orgogliosi.
In realtà, non ho mai pensato come faccia effettivamente sentire me. Prima mi sentivo soddisfatto, ad oggi se vinco lo faccio perché devo.
I nuotatori nella piscina vedono l'infinito, io vedo solo una vasca da 82 piedi.
••••••••
Rebechka pov's
"Donna, ti prescrivo questa pomata e fra qualche giorno ti sentirai meglio." Sentenzio alla mia paziente e scrivo -in modo leggibile- la ricetta per lei. Donna Stewart -una delle donne più insopportabili che conosca- mi sorride in modo falso e va via.
Mi accascio sulla poltroncina, portando una mano alle tempie. Dio, che mal di testa.
Oggi mi sento esausta, ho visitato più di venti pazienti -la maggior parte anziani, i peggiori- senza fermarmi un attimo. Guardo l'orologio e noto che sono già le sette di sera, fra poco dovrò andare via.
Lavoro al Lenox Hill Hospital di New York dopo essermi laureata ad Harvard. È stato un percorso molto travagliato, ricco di peripezie, ansia e tanto studio.
Faccio parte della scia di persone che non uscivano mai il sabato sera, ma rimanevano con la testa incollata al libro.
Non mi pento di tutto quello di cui mi sono privata perché grazie a questo sono riuscita ad arrivare in uno dei migliori ospedali newyorkesi. Ho sofferto tanto per arrivare qui e sarà quello che farò tutta la vita.
I miei profondi pensieri vengono interrotti quando qualcuno bussa alla porta dello studio. "Avanti" Dico e Logan, mio collega e migliore amico che entra all'interno dell'abitacolo con un sorriso a trentadue denti. "Cos'è questa felicità? L'infermiera ha accettato di venire all'appuntamento? "
"Sfortunatamente no, non si tratta di me. Ma di te!" Lo guardo incuriosita, incitandolo a continuare. "Sarai un medico... alle Olimpiadi!" Cosa? Lo guardo sbalordita. "Mio dio. Oddio non ci credo" Inizio a saltare per tutto lo studio. Porca di quella paletta. Io. Tokyo. Olimpiadi.
Abbraccio il mio migliore amico e gli chiedo maggiori spiegazioni. "Andrai a Tokyo con una squadra di medici professionisti. Domani incontrerai gli atleti di cui ti occuperai. Mi sembra che saranno quelli di nuoto e tiro con l'arco. Tutti bei manzi. Queste sono le varie cartelle cliniche." Dice posandole sulla scrivania. Domani ritaglierò un po' di tempo per leggerle.
Rimaniamo a parlare ancora un po', promettendoci che domani festeggeremo questa evenienza.
Esco dall'ospedale ancora totalmente scioccata. Da domani diventerò un medico con un'esperienza unica, sono euforica.
Alcuni medici possono vedere in questo una semplice trasferta come le altre, ma io ci vedo l'infinito.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top