XVIII
Saint Paul de Vence, Provenza
L'amore rimane vivo anche quando tutto scorre, quando le emozioni sfuggono.
Penso a te, Andy quando sorge il sole, quando la luna fa capolino.
Dentro di me è esploso l'amore, ma rimarrà sempre una parte a cui ho dovuto dire addio.
Sono seduta su una panchina, all'ombra sotto un bellissimo albero, senza sapere dove andare, senza sapere cosa fare.
Non ho una vita semplice e mi manca il respiro.
Rivoglio indietro il mare, rivoglio indietro il mio mare.
Non sono più una persona, sono solo un mucchio di ossa.
Sono decisamente morta.
Ho adocchiato un negozio in vendita, dovrei fare faville, gioire, essere al settimo cielo, ma non posso far altro che piangere.
Mi prendo il volto tra le mani e, in preda alla disperazione più profonda, respiro senza assaporare l'ossigeno.
«Dannazione!» Urlo.
I passanti mi osservano impietositi.
Mi alzo dalla panchina e, senza rendermene conto, mi scontro con qualcuno. Un corpo che sfiora il mio. Le palpitazioni galoppano.
Un uomo sulla quarantina mi osserva. È vestito elegante e i suoi occhi sono di un verde speranza.
«Mi scusi, io ...» Balbetto.
Mi sorride e in lui scorgo subito la gentilezza che tanto mi è mancata.
«Oh figurati. Piacere, sono Julien. Inglese?»
«No, americana. Alice, comunque.» Ricambio il sorriso.
«Cosa ci fa un'americana a Saint Paul de Vence?»
Cosa ci faccio qui? In questo borgo così diverso dall'Irlanda.
Scuoto la testa..
«Non lo so.» Rispondo schietta.
Julien e il suo sorriso. Così bello, così solare.
«Risposta molto sincera, Alice.»
«La verità è che ho smesso di vivere.»
Faccio per andarmene quando lui mi blocca, mi sento orribile, mi sento male.
«Ti prego, Julien.»
«Alice, facciamo due chiacchiere. Andiamo a berci qualcosa.»
Deglutisco nervosa. Non ho voglia di bere, non sono sicura di voler conoscere Julien.
Ma qualcosa mi spinge qui.
Mi sento affaticata, indebolita dai miei stessi pensieri. Forse mi sbaglio, forse dovrei affrontare la vita così com'è, dopotutto Julien sembra una brava persona. Credo che dovrei lasciarmi andare, non ho nulla da perdere.
Non posso più perdere.
Così sospiro e accetto.
Ci dirigiamo in silenzio verso un bar. Prendiamo posto e ordiniamo.
Ho il respiro corto, una forte emicrania e un dolore al petto che non mi lascia stare.
«Raccontami di te. Alice.»
«Sono qui per caso. Non aggiungo altro. Non voglio rivelarmi e raccontare il mio naufragio.»
Il cuore batte forte.
«Sei di poche parole, Alice.»
Mi manchi, Andy come il respiro che ferma il tempo.
Beviamo i drink scambiandoci poche parole, il terrore iniziale lascia spazio all'imbarazzo, ma inizio a capire di poter riporre fiducia in lui. È un uomo interessante, cortese.
«La verità è che ... bé ... non ho molto da dire.»
Mi sento sopraffatta, schiacciata in una situazione che non ha fine.
«Sei misteriosa.» Ammicca Julien.
«Sono solo stanca. Stanca di tutto questo...» Dico trattenendo a fatica le lacrime.
«Questo?» Il suo volto diventa serio.
«Dolore.»
Julien mi prende dolcemente una mano e la carezza.
«Alice, Alice ... sopraffatta dalla vita ...»
Il mio sguardo è ancora lontano dal suo. Non voglio guardarlo. Non voglio incontrarlo più.
«Julien, ora devo andare davvero ... Io ...»
«Ma hai un posto dove vivere?. Dove credi di andare?»
«Io ... No, Julien, alloggio in un albergo»
Ha ragione. Forse dovrei tornate da te, Andy perché di notte senza di te mi manca il respiro.
Julien sospira, distogliendo lo sguardo da me. Cosa vorrà domandarmi? Forse ho riposto troppa fiducia in lui, forse non avrei mai dovuto spingermi oltre il saluto.
«Vieni a stare da me, come amici. Come semplici amici.» Afferma Julien senza peli sulla lingua.
«Cosa?!»
«Vieni, staremo bene assieme.»
«Oddio, ci siamo appena conosciuti, Julien.»
«Mi comporto così con le persone che mi piacciono. Gli offro favori.» Sorride e il suo sorriso mi sta snervando.
«Scordatelo.» Dico alzandomi. Me ne vado, convinta che non lo avrei più rivisto.
Ma lui mi insegue.
«Ho sbagliato, Alice! Lo so, sono stato uno stupido!»
Parla mentre cammina, parla e io sono stremata e esaurita mi tappo le orecchie per non sentire la sua voce.
Mi fermo di colpo e mi volto verso di lui.
«Sei uno sfacciato, Julien!»
«Ti chiedo scusa!»
Sospiro e osservo la sua bella giacca, la sua cravatta, lo osservo e in me qualcosa scatta, prende fuoco.
Andy, dove sei? Ti cerco in ogni angolo di questo dannatissimo paese.
«Lascia che ti dia il mio numero, Alice.»
Quando mi scrive il suo numero me ne vado, questa volta per davvero.
Vago e il cuore è veloce. Vago senza sapere dove mi porterà il destino.
Siamo distanti, Andy. Non c'è più nulla che io debba ricordare.
Con gli occhi velati di lacrime torno in albergo.
Sono stanca di essere sola.
Sola al mondo.
Sola nel mondo.
Voglio indietro il mare d'Irlanda.
Voglio te, Andy.
Ma per ora ho solo la consapevolezza che tutto è solo un'illusione.
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