XVII

Vorrei la tua mano, Andy.

Sto crollando, il mio equilibrio si sta sgretolando.

Non mi so fermare. Cammino e cammino senza sapere dove andare.

Le luci lontane si spengono, come si spengono i miei sentimenti.

Avresti dovuto insegnarmi a vivere, ma tu stesso non ne sei capace.

Quando torno in paese è sera tardi.

Non voglio tornare al faro. Non voglio parlare con te né vedere Eleonor. Non voglio più guardare il ghigno di Prudence.

Mi reco presso l'unica pensione del paese. Non so neanche quanto tempo ci rimarrò.

Il pensiero di te mi tormenta.

La camera è piccola ma accogliente. Tappezzata di un rosso troppo intenso.

Mi corico a letto con gli occhi che bruciano.

Non riesco a prendere sonno, non voglio addormentarmi. Sognerei e riuscirei a farmi del male ancora.

Non voglio più saperne del faro, non voglio più sapere.

Sono stupida e anche tanto fragile.

Piango portandomi una mano alla bocca perché tutto ciò fa male. Fa davvero tanto male.

Non ho più fiato nemmeno per urlare.

Mi hai incantata. Andy. È triste.

Non voglio tornare negli Stati Uniti da mia madre. Non voglio elemosinare sentimenti che mai è stata in grado di trasmettermi.

Avevi detto che sarebbe stato per sempre.

Io non sento più niente.

Solo vuoto, un incolmabile vuoto.

Non posso più ricominciare? Da dove dovrei partire? Dalle macerie che mi restano?

Attorno a me c'è il caos.

Il sole si è spento, non lo vedo più.

Non mi rimane altro che una manciata di illusioni.

La paura è solo un'illusione.

Tess.

La rabbia vive in me. In me che ho amato e ora non posseggo più nulla.

Poi penso al negozio di fiori, quello che avrei dovuto aprire, il negozio che avrebbe significato il nostro futuro.

Mi alzo di scatto dal letto.

Devo andarmene.

Devo andare via da qui.

Pago la camera e a notte fonda mi dirigo in stazione.

Prendo il primo treno per Belfast e da lì mi dirigerò in aeroporto.

Penso e ripenso.

Devo iniziare a capire cosa voglio davvero, cosa devo fare per stare al mondo.

Sospiro e nell'aria sento profumo di fiori, i fiori che avrei desiderato tanto coltivare e vendere.

Dal finestrino del treno vedo solo buio. Non voglio la vita.

Non voglio questa vita.

Socchiudo gli occhi, sul finestrino il ticchettio delle gocce di pioggia mi rilassa.

Ad un certo punto mi metto a cercare foto di distese floreali sul cellulare. Sarei andata in capo al mondo pur di realizzare il mio sogno di avere un negozio di fiori.

Poi qualcosa mi colpisce, l'immagine di un paesino della Provenza: Saint Paul de Vence.

Voglio commettere una pazzia, con la speranza che sia per sempre.

Quando arrivo in aeroporto acquisto un biglietto di sola andata per Nizza.

Aprirò un negozio di fiori e respingerò la disperazione.

Mi rendo conto di essere stata impulsiva quando arrivo a Nizza. Sono totalmente investita dal panico, ma devo agire, devo reagire.

Chiamo un taxi e cerco di adattarmi in questo nuovo contesto.

Il disagio cresce in me, penso al faro e a tutti i miei sogni naufragati. Ora mi trovo in Provenza, nella bella Provenza ricca di campi di lavanda e di tanti altri fiori. Vorrei davvero imparare ad amare questo posto per me nuovo, vorrei tanto tornare ad amare e a desiderare un luogo ma non ce la faccio, è troppo dura. Così socchiudo gli occhi e lascio andare le lacrime.

Andy, me ne sono andata e, dannazione, sento il cuore vacillare. Ti avrei voluto qui con me, avrei voluto amarti. Il nostro è stato un addio.

E le luci si spengono, si spegne la passione, si spegne l'amore.

Chissà com'è l'oceano che bagna il faro. Chissà se le onde si stanno scagliando contro gli scogli.

Non riesco a togliermi dalla testa il tuo sguardo e il tuo respiro. Il mio mondo cade a pezzi, la mia esistenza senza il tuo amore non ha senso.

Mi trovo in questo borgo senza sapere esattamente il perché. Forse un giorno riuscirò a non pensare più al faro. Forse un giorno riuscirò a non pensare più a te.

Caro Andy, come il cielo è il mare.

Il mare che brilla, che sfugge.

Il mio mare.

Il mio faro.


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