XIV
Contea di Antrim, Irlanda del Nord
Andy, da quando sei tornato al faro ti ho visto condurre la vita come sempre, lontano dagli occhi di tutti. Non capisco questo tuo volerti continuamente nascondere.
Forse per timore, forse per timidezza.
Mentre tu sei impegnato a riflettere, io decido di andare in paese.
Ho pensato molto al mio progetto, ci ho pensato tanto perché deve essere nostro.
Ho riflettuto su cosa fare, rompere le barriere che ti rendono un uomo invisibile in un paese che è anche il tuo.
Così mi allontano dal faro senza farmi notare. Camminando considero quanto ti sentiresti importante, a quanto vorresti sentirti apprezzato e amato da coloro che ti hanno sempre screditato.
Quando entro in paese mi sento osservata, sanno che vivo con te e Cadence, sanno che sono americana, quindi un'estranea.
So che non molto distante c'è un negozio di alimentari in vendita.
Leggo affisso un numero. Lo chiamo presentandomi, ma quando la donna dall'altra parte del telefono sente il mio nome riattacca bruscamente.
Non so come reagire alla chiusura e all'indifferenza della gente, è tutto nuovo per me.
Sono la figlia di un noto avvocato, qui non sono nessuno. Qui sono un'estranea. Una ricca americana che ha smosso la tranquillità della contea. Capisco che devo farmi valere, devo dimostrare alla gente di questo paese che sono venuta per integrarmi.
Gli occhi si velano di lacrime, non per me ma per te e Cadence.
Sospiro e poi in preda alla collera urlo parole con una tale furia da spaventare anche me stessa.
«Sentite!» Esclamo al colmo della collera e della frustrazione. «... Sono una persone come voi. Sì, sono un'estranea, ma una persona! Perché mi evitate? Non so cosa abbiate contro gli O'Brien, ma sappiate che hanno un gran cuore!»
Percepisco molti occhi su di me, mi sfiorano la pelle e mi provocano dei strani brividi lungo tutto il corpo. Questo posto è inquietante, la gente è inquietante, ma io non mi arrendo. Non voglio e non posso arrendermi.
Per me, per Cadence e Andy.
Poi me ne vado furiosa. Non sono più così sicura di aver fatto la cosa giusta. Ho esagerato.
Cammino veloce, piena di rabbia e frustrazione. Per un istante l'odio prende il sopravvento.
Odio queste persone così chiuse, così ottuse. Ma non posso mollare. Non voglio mollare.
Poi sento una voce chiamare il mio nome.
«Alice Jones!»
Mi volto di scatto e vedo Prudence sconvolta e adirata.
«Prudence!» Esclamo sorpresa di vederla. Si avvicina rapidamente rossa in viso, i capelli scarmigliati.
«Non dovevi, lo sai?» Ribatte con rabbia.
«Non dovevo cosa?» Sono esausta, scocciata e allibita.
«Non avresti dovuto parlare così davanti all'intero paese. Non ci guadagnerai niente con questo comportamento. Non è colpa della gente se quel tuo O'Brien ha...»
Dal volto di Prudence traspaiono gli anni vissuti, una sorta di sofferenza che le segna delle ombre scure nello sguardo. Avverto che dentro di sé porta una sofferenza che le rode l'animo, ma non capisco la sua intromissione. Sembra che intenda comunicarmi qualcosa restando reticente e sospettosa.
«È assurdo ....State screditando un'intera famiglia!» Rispondo con fermezza.
«ma Andrew e Cadence O'Brien non sono la tua famiglia!»
«Invece sì, la sono eccome!» ribatto decisa a impedirle di dubitare dei miei sentimenti.
«Non dovresti amare un uomo come lui!» La voce di Prudence è rotta dall'emozione che le vedo sorgere nelle labbra tremanti. Che cosa sa degli O'Brien che esita a rivelare?
«Da quando, Prudence puoi dirmi chi devo o non devo amare?»
«Voglio proteggerti, ragazza insolente... voglio solo proteggerti. Voglio evitare un'altra volta... Tu la sai la verità, cara Alice?»
La verità .... non ci sono segreti tra me e Andy. Ne sono convinta da quando l'ho conosciuto, da quando ho iniziato la mia vita al faro. E' un uomo onesto, sincero, che mi ha accolta regalandomi affetto e comprensione, avviandomi su una nuova via... la mia salvezza e la liberazione dall'ossessione dei ricordi.
«Quale verità?» Domando ansiosa.
«Oh ...» Prudence sogghigna. Mi scruta con lo sguardo che intimorisce. Capisco che sta arrivando alla rivelazione.
«... Andrew O'Brien non è il fratello di Cadence!». Lo afferma quasi gettando le parole dalle labbra, come se volesse liberarsi di un peso che la opprime chissà da quanto tempo. Nel suo volto si manifesta una certa soddisfazione di fronte alla sua verità.
Guardo Prudence e qualcosa dentro di me dice di stare attenta, di correre al riparo. Non voglio, non posso credere alle parole di una vecchia farneticante e astiosa.
«Non ... per l'amor del cielo, Prudence!»
«Cara Alice, mi devi credere. La verità spesso si nasconde sotto l'apparenza. Sei più intelligente di quello che dimostri. Andrew è il padre di Cadence. Questa è la verità!»
Sono interdetta; sento il sangue ghiacciare nelle vene. Sono solo farneticazioni, dicerie, devono essere solo dicerie. Cerco di convincermi, sebbene il dubbio inizi a germogliare dentro di me. Ma io credo a Andy; non posso accettare l'insinuazione di una vecchia,dettate probabilmente dall'odio verso di lui e la sua famiglia.
Andy non può essere il padre di Cadence. Non avrebbe mai mentito, non a me.
Ma mi domando chi sia io per Andy. Ci conosciamo da solo pochi mesi. E' possibile che io sia caduta in una nuova illusione, in un nuovo inganno della mente, in un mondo che costruisco dentro ai miei desideri,alle mie volontà di trovare finalmente la serenità e la libertà.
«No ... no! Non ci posso credere! Tu stai mentendo, Prudence! Lo so... perché lo odi!»
«Non ci vuoi credere, ragazza! Bene! Ma ricorda che la verità prima o poi affiora, nessuno la può nascondere per sempre!»
«Chi lo sa?» Mi asciugo le lacrime, assumo un'espressione dura anche se vorrei sento svanire le energie.
«Io e pochi altri sappiamo! La maggior parte della gente del paese immagina e vive di supposizioni.»
«Perché me lo stai dicendo? Perché vuoi rovinare la nostra felicità?»
«Vivi di menzogne, Alice Jones!»
«Come ... come puoi esserne certa?»
Non so a cosa pensare, non so se credere ad un paese che vive di accuse.
«Perché ...»
«... Perché Cadence è mia nipote. Eleonor, sua madre è mia figlia!»
Prudence sorride e io, investita da rabbia e panico, tronco la conversazione.
La lascio, lascio il paese, fuggo disperata. Sono sconvolta, ma non ho il coraggio di andare al faro. Le parole di Prudence rimbalzano dentro di me come se fossero aghi che trafiggono il cuore e l'anima lasciandomi la bocca impastata di amaro e di disperazione. La verità! È questa la verità? Anche il sogno, l'illusione di Andy sta sfumando, come le altre, sto tornando al passato che credevo di avere lasciato alle spalle?
Proseguo per qualche chilometro senza rendermi conto del cammino che ho percorso. La brughiera che si estende verso la costa è desolata e spoglia come l'anima. La percorro quasi di corsa nella delusione che mi affligge. E mi affaccio sul mare in burrasca. Una tempesta è in arrivo e le nuvole si rincorrono veloci.
Sento il vento soffiare impetuosamente. Mi provoca dei brividi lungo la schiena.
Scoppio a piangere. Piango per la frustrazione. Sento di non essere abbastanza. Non sono abbastanza per questo posto, per il faro che ho tanto amato. Che tanto amo. Non sono abbastanza per le persone della contea e probabilmente nemmeno per Andy che amo intensamente.
Mi sfogo assieme alla natura.
Io piango e il vento ulula, il mare si scaglia sugli scogli.
Mi sento connessa con il mondo. Sono stanca così come è stanca la natura. Ci ribelliamo, ci uniamo e ci prepariamo all'esplosione finale. Solo il mare può calmarmi.
Crollano le certezze.
Crolla l'amore.
Crollano le speranze.
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