VII
Passano i giorni, trascorrono le ore e io mi ritrovo ogni volta nella nostra spiaggia, Tess.
Guardo l'oceano e penso a Andy, penso al suo dolore che è un po' anche il mio. Nulla ha più senso, ogni gesto che compio, ogni lacrima versata.
Non esiste senso per i sogni infranti, che si disintegrano e lasciano la vita vuota e il vuoto, il senso di mancamento e sopraffazione, non si possono spiegare.
Mi siedo sulla sabbia e meccanicamente osservo l'orizzonte.
Non ho più nulla che mi aggrada.
Vorrei essere un granello di sabbia, leggero e candido.
Chiudo gli occhi e mi immagino una vita diversa.
Il tempo è nuvoloso, è prevista pioggia ma io non mi muovo, sono disposta a morire di freddo.
Poi, all'improvviso, decido di non pensare più. Non ne ho più voglia.
Non ho più la forza necessaria.
Non riesco più ad affrontare la vita, non l'ho mai affrontata e ora annego, muoio lentamente, nessuno mi può salvare.
Mi domando se io abbia davvero voglia di essere salvata, di guardare la gente negli occhi.
Quando mi rendo conto che tutto è finito, sento una mano posarsi su una mia spalla.
Nel breve istante che mi separa dallo scoprire di chi fosse, inizio a pensare ai miracoli.
Al diavolo, non sono credente.
Così mi volto e sussulto.
I ricordi affiorano e scivolano veloci. Vedo te, Tess, il tuo sorriso, quando saltavamo sul letto e urlavamo che la vita non ci avrebbe mai sconfitte, ma poi un boato silenzioso irrompe nella mia testa. Il tuo volto tumefatto, la bava alla bocca, gli occhi spalancati.
La tua morte.
Peter.
Mi alzo e distolgo lo sguardo, la rabbia sta montando in me.
Sono inferocita.
«Alice, non avrei mai pensato di rivederti.» Sussurra Peter Orwell, figlio del dottor Orwell, il classico figlio di papà che l'ha sempre scampata, colui che mi procurava la droga.
Tess, non avrei mai dovuto farlo, non avrei mai dovuto comprare quelle maledette pasticche.
Ti abbiamo uccisa e tu non sei più tra di noi, non ci sarai mai più e questo mi tormenta.
Ho l'anima macchiata di nero.
«Pete ...»
Lui distoglie lo sguardo dal mio. Fa male eh, Pete? La verità è la nostra peggior nemica.
«Dove sei stata, Alice? Tutti questi mesi ...»
Scuoto la testa, non voglio raccontargli la verità, ma invece lo faccio.
«Mi sono disintossicata ...»
«Dopo la morte di Tess ti ho vista poco in giro. Dannazione che storia ...»
«Dopo la morte di Tess non è stata più vita, Peter.»
«Immagino ... Io ...»
«Oh per piacere! Non dire niente! Non eri neanche presente al funerale!»
Fisso il vuoto, ma io vorrei che per una volta prendesse il coraggio che ha sempre seppellito e che mi guardasse negli occhi.
Io e Pete ci amavamo, ma la nostra relazione era tossica.
Ritrovarlo qui, davanti a me, dopo tutto questo tempo, mi ha sconvolta.
Vorrei non poter ricordare, vorrei cancellare i ricordi e ricominciare da capo.
Peter tiene le mani in tasca.
Ci sono certe ferite che non si rimarginano mai.
«Volevo solo parlare, Alice. So di essere stato un codardo. Ho fallito come amico, come ...»
«Come me?»
«Alice, per l'amor del cielo!»
Mi porto le mai sul viso, mi proteggo dalla vergogna; mi proteggo da me stessa.
Vorrei non avere mai visto Peter. Il mio cuore è arido e affamato.
«No, scusa, Pete. Non so neanche io cosa mi prende.»
«Abbiamo sbagliato tutti, Alice. Tutti quanti.»
«Ci credevamo immortali.»
«Pensavamo che avremmo abbattuto i muri.»
Sospiro. Cerco di respirare più aria possibile manon basta.
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