IV
Le mie mani tremano, sudo freddo.
Mi trovo su una scogliera vicina al faro. Il mare è in burrasca è blu scuro, schiumoso, trasuda ira dalle viscere dell'universo, un po' mi fa sgomento, ma lo trattengo, non voglio che germogli e cresca in me, lo devo allontanare per poter sopravvivere al mio tormento, ai miei sentimenti.
Piove a dirotto ma non mi curo della pioggia, non mi curo di niente. Rimango immobile a guardare l'orizzonte, l'immensità che mi circonda.
L'eterno mi risucchia e un moto di profonda angoscia mi investe.
Sono sola, nonostante vicino a me ci sia Andy, nonostante al faro ci sia Cadence.
Siamo soli e la solitudine uccide.
Nella vita ci sono momenti in cui bisogna fare i conti con le proprie paure, con le illusioni che esse creano. Io non ho mai avuto il coraggio di farlo, di distanziarmi, allontanarmi da quelle pulsioni che mi hanno sempre sopraffatta.
La coperta attorno alle spalle aderisce sul mio corpo, mi fa sentire parte di un mondo tutto mio.
Mi guardo attorno nervosamente, vorrei essere circondata dalla sola natura, dal solo mare, ma vedo solo te Andrew, il tuo viso smunto e stanco. Mi osservi e capisco che stai attendendo una mia risposta, quella che non ho dato e che non riesco a dare, il segreto dal quale non riesco a fuggire.
«Tutti hanno dei segreti, Alice...» Mi hai letto nel pensiero, Andrew e mi domando come tu faccia a capirmi come nessun altro riesce. Ci conosciamo da poche ore, eppure c'è in te qualcosa che ti rende molto simile a me.
Cerco di distogliere lo sguardo dal tuo, ma ancora una volta le lacrime hanno il sopravvento.
«Ci sono segreti che corrodono lo spirito, Andrew. Segreti che mai e poi mai si possono abbandonare.»
«Ci sono segreti che possono uccidere, con la loro rabbia, la loro ferocia.»
«Mi fanno così male, così profondamente male.»
Voglio andarmene, voglio tornare al faro, nel mio letto, voglio tornare da Cadence, voglio ritornare da Tess.
É in questo medesimo istante capisco che non esiste luogo in cui io possa stare bene perché in ogni angolo del mondo c'è una parte di me che ho lasciato, abbandonato a se stessa.
Ti osservo ancora una volta, Andrew dopodiché mi allontano.
Nella tasca del cappotto ho ancora quella scatola e mi domando perché l'abbia portata proprio qui, proprio ora che il mio sogno è diventato realtà.
Cadence ha lasciato il mio letto..
Con violenza lancio la scatola per terra, si rovescia tutto il contenuto, mi siedo e rimango minuti interminabili ad osservare tutte quelle maledette pasticche.
E proprio in questo instante mi domando cosa voglia davvero dalla vita, ma ancora una volta non so darmi risposta, non c'è nulla che possa darmi sollievo, nulla che possa schiacciare questa totale esasperazione.
Le pasticche mi tentano, mi chiamano, ma io con prontezza le raccolgo dal pavimento, le rimetto nella scatola che nascondo dentro ad un armadio. So dove si trova, ma so anche che non devo toccarla.
Non posso tornare indietro nel tempo, non posso ricadere negli errori che ti hanno portata via da me, mia cara Tess. Non posso più farmi del male, non posso più fare del male.
La droga è il mio passato.
Deve esserlo.
***
Dieci anni prima.
San Diego, California
Nonostante sia sera inoltrata fa caldo, terribilmente caldo.
Io e te, Tess siamo sulla spiaggia insieme ad una comitiva di amici.
Gli schiamazzi ti hanno sempre dato fastidio, così mi chiedi di andare a fare una passeggiata in riva all'oceano, solo io e te, come sempre.
«Per sempre.» Mi dici all'improvviso, con un sorriso immenso, quello che ho sempre amato. Appoggi la testa sulla mia spalla e inizi a canticchiare una canzone che non riconosco.
«Per sempre, Tess. Fino alla fine dei tempi, fino a quando questo cielo avrà speranze per noi.»
Come il cielo, il mare.
E le speranze svanite, le speranze sempre desiderate, quelle mai avute.
Tess, mi abbracci e io abbraccio te, i nostri piedi bagnati dall'oceano, le stelle sopra di noi vegliano sul nostro sentimento così forte e così opprimente. Mi hai sempre intrappolata in quel qualcosa che non ho mai saputo definire. Eppure eccomi qui, con te e non mi chiedi nulla, solo di essere amata, solo di essere desiderata e io non chiedo nulla a te, non posso chiederti nulla perché in questo preciso istante tu sei tutto ciò che voglio.
«La paura è solo un'illusione, Alice. Non avere paura di tutto questo, non avere paura della vita e neanche della morte. Piuttosto abbi paura dell'eternità senza tempo, del tempo senza eternità e dello scorrere inesorabile dell'esistenza.»
Mi stacco dal tuo abbraccio e comincio ad osservare i tuoi occhi lucidi. Cosa mi vuoi dire, Tess?
«Tess ...»
«Tranquilla, Alice. Andrà tutto bene.»
Ti asciughi le lacrime e ti allontani da me. Cominci a passeggiare sola e io ad un tratto ho paura, sento la paura invadermi il corpo ed entrarmi nelle ossa.
E in questo preciso istante ho la sensazione, quella strana e maledetta sensazione di averti persa, ma persa sul serio, per sempre. Per sempre.
Le tue trappole, Tess, hanno creato in me un'ossessione travolgente. Sono sempre stata ossessionata da te, dal tuo affetto perché, tu sei l'unica in grado di darmi amore. Sei la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto e anche l'amore che ho sempre sperato di avere.
Ti amo, Tess, di un amore profondo, un amore isterico che va al di là del comune sentimento. E so che tu ami me, mi ami davvero.
Io non posso fare a meno della tua presenza, delle tue carezze, delle tue parole pronunciate con la tua voce dolce.
Ma così, Tess mi intrappoli e so che sarà complicato, quasi impossibile, liberarmi e districarmi dalla tela che tu stai tessendo attorno a me.
***
Contea di Antrim, Irlanda del Nord
Ho dormito fino a sera tarda. Scendo per un caffè, non ho fame, il mio stomaco è bloccato.
Trovo te, Cadence seduta al tavolo che guardi un punto morto, vuoto come sono vuoti i tuoi occhi, quasi vitrei.
Così mi avvicino a te e sfioro i tuoi lunghi capelli rossi. Sono morbidi, setosi e penso che tu sia una bambola, Cadence, una bambola intrappolata nella sua realtà, una realtà inspiegabile per me, ma anche per te.
«Perché hai paura, Cadence?»
Balbetti qualcosa che non comprendo.
Saresti una ragazza stupenda se solo non fossi intrappolata nella rete delle tue paure. Vorrei tanto aiutarti a superare tutto questo caos, ma mi rendo conto di essere tanto simile a te. Tutte e due siamo state rapite dal terrore di andare avanti, da uno choc che non avrà mai fine.
«E' sempre stata così ...»
Mi volto di scatto, Andrew, ti trovi proprio accanto a me, ma non ti ho sentito arrivare, arrivi sempre nel momento più ostico.
«Tu come stai, Andrew?» Cambio discorso, voglio arrivare al punto, voglio arrivare a te.
«Sto, Alice. Senti, mi dispiace per stamattina, io non volevo metterti in difficoltà.»
«Ci sono abituata. Sono io a dovermi scusare, me ne sono andata via così. Solo che ...»
«Tranquilla, non importa.»
Fai per andartene ma io ti afferro per un braccio e ti guardo negli occhi. E lo faccio, ti consegno la scatola, la mia scatola della felicità, della mia effimera e insensata felicità.
«Sono venuta qui per disintossicarmi, Andrew. Perché è sempre stato il mio sogno potermi sentire libera, amata, desiderata. Tieni questa scatola lontana da me. Ti chiedo solo questo, piccolo, insulso, favore.»
Cominci a guardarmi, Andrew e il tuo sguardo si perde nel vuoto. Ora hai due pesi sulle spalle: Cadence che mai si riprenderà e me. Io che continuerò a vagare nelle tenebre e dalle tenebre non me ne andrò.
Non so cosa voglio fare davvero qui in Irlanda, non ho progettato nulla. Dopo il funerale di mio padre ho fatto la valigia e sono scappata,scappata dalla finzione della gente.
Sono fuggita via da una madre che ha sempre preteso che potessi essere davvero qualcosa di speciale, ma di speciale non ho nulla, ho distrutto l'indistruttibile, ho fatto a meno di me stessa, ho ucciso la bambina che avevo dentro di me.
Non sono ancora andata in paese, non ho fatto conoscenza con nessuno.
Non me lo immaginavo così il mio sogno, non immaginavo che tutto scorresse come scorreva a casa con una calma abitudinale, come una congiura senza fine.
Non ho più amore, non ho mai avuto amore. Non ho mai creduto che potesse esistere.
E mi ritrovo a vagare tra il faro e il mare, tra le onde e le scogliere.
Niente, non ho pensato a niente, non ci riesco perché la mia vita non ha mai avuto senso.
Credevo di poter essere un tutt'uno con l'oceano, ma sono sempre estranea, un'estranea nel mondo, in questo mondo maledetto da Dio. Sono un'estranea per me stessa, la sono sempre stata.
Sto sospirando e piangendo.
Il faro non è più il mio faro, non lo è mai stato.
E così sento le mura marce sgretolarsi. Mi tappo le orecchie perché il rumore del silenzio è atroce.
Nessuno potrà mai amarmi, nessuno lo ha fatto.
E rimango sola con i miei tormenti, le paure di affrontare una vita mai vissuta.
Il terrore di un sogno che ora è diventato un incubo.
Tutto è vuoto, nulla ha senso.
Non so cosa farò qui in Irlanda.
Non so come la mia vita procederà, non so se riuscirò a sopravvivere a qualcosa che credevo sano.
Così evaporo, soccombo, mi sciolgo.
Di me non esiste più nulla se non la straziante consapevolezza di avere fallito.
Ancora.
Nel faro non ho trovo ciò che speravo. Non la pace perché questi muri sanno di malattia, sanno di Cadence che urla, di Andy che si ammutolisce ogni volta che la sorella sta male, di fronte alla prepotenza della malattia, dell'impotenza degli affetti, della delusione nell'inefficacia delle cure.
Dai muri trasuda la mia immagine nella consapevolezza che non uscirò mai dalla tela che tu, Tess hai tessuto attorno a me, intrappolandomi. Non sono nessuno, non riesco a trovare me stessa, non riesco a fuggire dai ricordi del passato.
Il ricordo di te ha reso il mio sogno un incubo. Per stare bene con me stessa, per amare davvero il faro e le vite che lo abitano devo dirti addio, devo riuscire a lasciarti andare.
Tornerò in California, tornerò da mia madre e da tutto quello che ho lasciato per cercare di ricostruire il mio presente.
Per te, Tess, per salutarti un'ultima volta, per abbandonare i ricordi e per chiudere con un passato dal quale voglio allontanarmi.
Non posso più rimanere imprigionata, non posso più morire lentamente ogni giorno. Non posso fare del mio sogno l'incubo peggiore.
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