II

Non sopporto più questa messa in scena.

Odio tutti questi falsi, ipocriti. Mi alzo dal mio posto ed esco dalla chiesa, inseguita da mia madre.

«Alice, si può sapere che diavolo stai facendo?»

«Semplice, me ne vado via. Prendo il primo aereo per Belfast.»

«Alice, ti prego ...»

«Sai cosa ti dico? Mi sono stufata, sono così stufa, di te, di papà, di questo grande e sfarzoso funerale. Io ne ho bisogno, mamma ho bisogno del faro, del mio faro!»

«E' un sogno, Alice, un ... sogno.»

«Stavi per dire stupido, vero? Come tutto ciò che faccio e che desidero. Stupida come me, come la mia vita.»

Mamma, stai per replicare ma non ho più tempo né voglia di starti ad ascoltare. Ti ho fatta soffrire molto, ma non mi hai mai amata a dovere, non mi hai mai desiderata, per te sono sempre stata la figlia drogata e problematica, la figlia che da bambina ha sempre vissuto di sogni, sogni che tu e papà avete calpestato con disprezzo.

Così ti lascio, mamma, ti lascio senza nemmeno dirti addio.

Tess, se solo potessi vedermi, se solo io potessi sfiorare le tue mani ancora e ancora per confortarmi, per dirmi che andrà bene, che la vita è breve ma dannatamente intensa.

Non ho più nulla, Tess, non c'è più nessuno che io possa abbracciare, che io possa amare di un amore sconfinato.

L'aeroporto è gremito di gente.

Gente che va, gente che torna e si ama, gente che ama con disperazione, la stessa che mi ha portata ad amarti, la stessa che mi ha portata ancora a pensarti.

Dove sto andando? Tess, dimmi dove diavolo sto andando, che razza di pazzia sto facendo.

Eppure il faro è vicino, tra i miei pensieri più vivi. Il faro è tutto ciò di cui ho bisogno, rappresenta la mia rinascita ma anche la mia condanna. Sono costantemente presa dei miei sogni e i sogni diventano prigioni.

Vivere senza di te, Tess è una lenta congiura. E la colpa è solo mia. Non ho sentito le tue urla, non ho percepito il tuo grido d'aiuto.

Sono sempre stata io, solo io e la mia incessante voglia di distruggermi e poi c'eri tu che credevo forte.

Mi avvicino al checkin emozionata, non avrei mai pensato che il faro potesse diventare realtà, non pensavo potesse essere reale, credevo fosse solo frutto della mia immaginazione così effimera.

E penso alle scogliere rocciose, all'oceano che si scaglia su di esse. Le onde lontane mi avvolgono, mi spogliano dei peccati, mi allontanano da te.

È solo un'illusione, la vita è una lontana, temuta illusione e io perdo tutto, perdo il mondo, perdo l'amore.

Ed è strano. Mentre la notte non dormivo ho trovato il faro. Si tratta di una struttura secolare, arroccata su una scogliera. Andrew O'Brien è il proprietario. Conosco di lui solo il nome, attorno ad esso posso costruire fantasie folli. Vivere con lui e la sorella Cadence poco mi importa. Pretendo solo la libertà che ho tanto agognato.

Lontano da tutti, da mia madre, da mio padre sepolto in un freddo loculo e da te, Tess, dalla fredda bara nella quale ora giaci.

La paura è solo un'illusione.

Tutto torna e se ne va, tutto si esaurisce.

Si esaurisce il tempo, la vita e il nostro ego.

Ho paura, mia cara Tess, ho paura di prendere questo dannato aereo e di schiantarmi in un vortice senza speranze.

Nella vita ci sono momenti che si lacerano, momenti che si corrodono e noi rimaniamo sempre noi, così ingenui.

E io vedo il faro e lo immagino come la più torbida delle illusioni.

Dovrei accettare la banalità dell'esistenza, dovrei accettare la vita che scorre e si disintegra nel mare delle speranze. Dovrei accettare tutto ciò e andare avanti, ma come posso accettare l'inaccettabile?

Tess, sento ancora il tuo cuore battere. Posso ascoltare i battiti scandire questa mia partenza. Ma tutto tace, tutto muore.

È ora di partire, è giunto il momento di andarmene anche solo per un breve istante.

Salgo sull'aereo carico di sogni mai vissuti, mai assaporati.

Mi senti, Tess? Ascoltami e fallo per sempre.

Occupo il mio posto e quando l'aereo decolla mi lascio alle spalle gli Stati Uniti, mi lascio alle spalle la distruzione e la droga assunta per noia e un po' per speranza. Droghe che mi hanno accolta, che mi hanno coccolata quando stavo per morire di fame d'amore.

Sono ancora viva, tu sei volata al di là dell'oceano mentre io mi trovo a piedi su questa Terra che tanto mi odia, che tanto odio.

Mi aspetta un lungo viaggio e io vorrei solo dormire per risvegliarmi lontano. Che stupida utopia.

Così poso la testa sulla poltrona, chiudo gli occhi con la speranza di sognarti, Tess. Con la speranza di sognare il faro, il mio sogno più antico, il mio sogno più recondito.

***

Contea di Antrim, Irlanda del Nord

Come il cielo è il mare.

E io che aspettavo l'intenso incespicare,

il soffio lieve del vento e la lieve pioggia.

Come il cielo, il mare.

E tutto d'azzurro si tinge,

La mia anima duole, la tempesta è in arrivo.

Ma l'eco infinito del mio silenzio rende viva una nuova speranza.

Il viaggio è stato lungo, faticoso. Mi sto allontanando per la prima volta dalla California, da un ambiente avvelenato e temo davvero tanto di non incontrare quello che mi aspetto.

Internet è la mia speranza. Un certo Andrew O'Brien, guardiano del faro della Contea di Antrim, nell'Irlanda del Nord, cerca un'istitutrice per sua sorella Cadence. L'annuncio è per la verità un po' vago, parla di una ragazza con dei problemi da sapere gestire; non sono mai stata a stretto contatto con ragazzi difficili e, a dire, il vero, non ho idea di come educare o trattare con i ragazzi.

L'annuncio, però, mi ha persuasa: ravvedo una speranza.

Quando ho visto la foto, l'immagine del faro ho capito subito che si tratta del mio faro, del mio sogno più recondito, del sogno che mi ha accompagnata per tutta l'infanzia.

Perché un faro? Non lo so bene neanche io.

L'ho sognato per la prima volta quando avevo sei anni, dopo una sfuriata di Lara.

Mi sono messa a letto e ho sognato, sognavo questo imponente faro che si ergeva in lontananza tra gli scogli e le nubi, sì, le nubi si stagliavano in alto nel cielo.

Il mare in burrasca come la mia anima, lo sciabordio delle sue onde sono state la mia ninna nanna.

Il faro ha sempre rappresentato per me la libertà.

Il lato selvaggio di me.

Il faro è sempre stato per me l'unica attesa di fuga dalla California, da una famiglia che ho odiato.

A sei anni, così, capii che sarei dovuta fuggire, ma fuggire per davvero.

La morte di mio padre era l'occasione che aspettavo.

Così, adesso sto scappando e mi sento inebriata, ho il cuore a mille, le palpitazioni che scalpitano. Ma ho paura, paura che tutto sia solo un'illusione.

Che il mio sogno sia solo frutto della mia mente.

Mi domando cosa troverò, chi troverò. Chi amerò.

Se amerò.

Mi prenderò cura di Cadence e il faro che si erge lontano nei miei sogni saranno la mia rivincita nel tuo ricordo, Tess.

Quando arrivo a Belfast prendo subito un taxi che sfreccia, nella solitudine di questo posto meraviglioso.

E poi ...

Lo vedo in lontananza, bello, sublime nella sua maestosità. Il faro, finalmente la mia anima ha una casa, finalmente ho pace. Socchiudo gli occhi e inizio a piangere come quando da bambina lo sognavo di notte e mi tenevo stretta il cuscino. Sapevo che quel desiderio così antico, così prepotente sarebbe divenuto realtà, me lo sentivo anche quando mi facevo, anche quando distruggevo me stessa per sentirmi un po' più libera. Lontano, insito nella mia sofferenza, il faro è sempre stato con me.

Cammino lentamente sotto la pioggia, il mare in burrasca e il temporale forte, feroce, scandiscono il mio arrivo.

Non so chi sia Andrew O'Brien, so solo che si tratta del guardiano del faro in cui andrò ad abitare.

Quando ho visto l'annuncio su internet, quando ho visto la fotografia di quella struttura secolare, ho capito che si trattava del faro dei miei sogni.

Il faro della speranza, il faro delle illusioni.

Ho sempre desiderato vivere in un faro, nel mio faro. Ho sempre sognato di consumarlo con i miei desideri, ma non avevo mai messo in conto di dividerlo con il guardiano.

Mi immagino tutto di Andrew, penso a quale possa essere il colore dei suoi occhi, a come possano essere le sue movenze.

Tutto.

Sono solo stupidi pensieri.

Ho deciso di mollare tutto senza neanche sapere cosa sarà della mia vita. Senza sapere se sono in grado di costruire un'esistenza nuova.

Voglio che sia tutto come ho sempre sognato. Voglio sentire il sapore della salsedine bruciare le mie narici, vorrei andare a dormire senza pensare di essere ancora in pericolo.

Sembra tutto così facile, ma in realtà è tutto tremendamente complicato.

Che senso ha progettare una vita quando la vita stessa sembra uno spreco di energie che ormai più non ho.

Ma io voglio guarire, lo voglio per davvero, lo voglio, seriamente, eppure quella scatola dei desideri, quella che tengo ancora custodita nonostante tutti i dolori e il male, nonostante tutto c'è ancora e mi chiama costantemente.

Lo fa e mi attira a sé.

Voglio morire, ma ho anche un estremo bisogno di vivere. Mi domando cosa io debba fare per stare al mondo, per vivere in questo mondo tremendo.

Quando penso di voler scappare è troppo tardi, sono già in Irlanda, vedo l'oceano così diverso da quello americano.

Vedo l'oceano e penso che non posso più dannarmi. Il faro è vicino, il sogno è reale.

Tutto tace, tutto dorme.

L'urlo incessante delle onde mi stordisce.

Vorrei fermarmi a riflettere, tornare indietro, ma poi rammento che mi trovo qui con uno scopo ben preciso: devo superare la mia morte interiore, devo lasciarti andare, Tess. Per sempre, per davvero.

Non ho più scampo, non ho più scuse.

Mentre mi dirigo verso il luogo dei miei sogni, a piedi, come ho sempre desiderato, cerco di fare pace con me stessa.

Penso a Andrew O'Brien.

Allo sciabordio dell'oceano.

Respiro profondamente e, al diavolo, mi privo dell'ombrello e dell'impermeabile, sciolgo i capelli e comincio a danzare. Non mi importa di essere fradicia, mi importa solo della mia conquistata libertà. Finalmente libera, mai più sola, finalmente, eternamente me stessa.

Mi metto a correre ridendo e mischiando l'acqua della pioggia con le mie lacrime. Piango per questa natura selvaggia, piango per questo mare vivo straziato, tormentato come l'essenza di me, come la mia intimità.

Mi trovo davanti ad una porta corrosa dalla salsedine.

Busso non curandomi dell'ora tarda, pur sapendo che avrei dovuto condividere il mio faro con il proprietario e la sorella.

Non mi importa, sono abituata a convivere con persone diverse da me, sono abituata alla gente, ma saprò fare buon uso di questa piccola fetta di libertà che ho saputo conquistare.

E poi qualcuno mi apre, una ragazza minuta, gli occhi sbarrati, tremante.

«Cadence, Cadence, apro io!»

Osservo attentamente la ragazzina, Cadence, la osservo e inizio a provare un moto di ribellione misto a rabbia, paura, un'intensa emozione che non saprei descrivere. So solo che guardandola rivedo qualcosa che ha fatto parte di me e che mi ha deteriorata, mi ha mangiata viva.

E poi i ricordi si susseguono, penso alla spiaggia, alla cocaina, a Tess con gli occhi sbarrati. Ecco, in Cadence rivedo lei, rivedo la mia adorata Tess.

Le sto per carezzare il viso quando la voce di Andrew implode nelle mie orecchie, una voce profonda, quasi ancestrale, una voce che mi fa tremare.

Cadence si sposta dall'entrata e, impaurita, corre su per le scale, probabilmente andrà a nascondersi proprio come quando da bambina mi nascondevo dalle urla dei miei genitori, dal loro amore sbagliato, dalla loro rabbia e dalla loro indifferenza.

«Alice?» Mi domandi, Andrew. Hai il sorriso stampato sul volto, ma non capisco come tu faccia a sorridere, come faccia a sopravvivere a tua sorella.

«Sì, Alice ....» Dico timidamente. Non ti guardo negli occhi, il mio sguardo è ancora puntato sulle scale.

«Cadence, ecco, lei è molto malata. Vorrei tanto scusarmi ...»

«Non hai bisogno di scusarti, Andrew. La capisco.»

Andrew, mi scruti come se avessi detto una stupidaggine, come se nessuno potesse entrare nella testa di Cadence. Solo tu puoi farlo, vero?

Poi ti scosti dalla porta e mi fai entrare.

«Sei fradicia ... adesso vado a prenderti degli asciugamani.»

Stai per andartene, Andy, ma io non voglio che tu lo faccia perché all'improvviso dentro queste quattro mura percepisco una strana solitudine, una solitudine sofferente, c'è odore di malattia in questo posto. Non solo quella di Cadence, ma anche la tua, siamo un po' tutti malati, credevo che io e Tess fossimo le uniche anime disperse nel nulla, ma mi sbagliavo. Ora ho la certezza che anche nel luogo dei miei sogni ci sono angeli senza ali.

Non so nulla di te, Andy.

Non so chi sei, chi sei stato, se hai amato o sofferto. Presumo di sì, chi non soffre non vive.

La leggo nei tuoi occhi, sai? L'infelicità che dilaga, che si fa spazio tra le macerie della tua anima e tu soccombi. Muori un po' come sto morendo anche io.

Ti osservo e penso che sei un buon uomo, leale e forte, un fratello speciale per Cadence. Un buon amico come sarai con me.

Eppure ...

Eppure le ferite, quelle più laceranti, le ferite dell'anima non si spiegano con un solo sguardo, non si comprendono con un solo gesto.

Mi fai accomodare in cucina, ancora fradicia sgocciolo sul pavimento consunto. Osservo le piastrelle marroni e vedo le gocce posarsi su di esse.

Vedo un ambiente piccolo ma accogliente. I muri sono bianchi ed erosi dalla salsedine.

C'è odore di stufato e improvvisamente, nonostante i mille pensieri e le mille preoccupazioni, mi viene fame.

La cucina è molto piccola, ma dotata di una finestrella dalla quale si vede il mare, le onde abbattersi sugli scogli frastagliati.

Tu assomigli al mare, nel tuo volto leggo il dolore e la potenza della natura in cui vivi e in cui ora anch'io sono immersa.

Ti avvicini a me e mi porgi gli asciugamani.

Mi guardi mentre mi asciugo i capelli con i tuoi occhi profondi, indagatori. Mi sento osservata sì, ma nonostante non ci conosciamo ancora, sento un' atmosfera accogliente , come un abbraccio con cui tu e Cadence mi state accogliendo.

Diventeremo amici, ne sono certa e io curerò Cadence con mille carezze.

Questo è il mio posto, è il luogo che ho sempre desiderato.

Il luogo dei miei sogni e dei miei antichi desideri.

E vedo il tuo sguardo farsi profondo, andare lontano.

Alzi la testa e ti rivolgi alla luna.

Con le braccia conserte volgi lo sguardo verso l'infinito.

E pensi.

Tutto tace, tutto muore.

Quando sono con te, Andy il mio cuore si riempie di sensazioni mai sentite, mai provate. Sarà che il faro mi trasmette la pace e la serenità, sarà che mi sento proprio come ho sempre desiderato, ma tu Andy mi fai sentire accolta. Ben voluta qui, a casa tua che ora è anche la mia.

I primi giorni al faro trascorrono in un lasso di tempo che non sarei in grado di descrivere.

Sto con Cadence mentre tu, Andy ti occupi del faro.

Cadence è una brava ragazza, e a volte la sua malattia le dà respiro e con lei posso parlare di tutto. Lei mi confida tutto. Mi parla dei suoi desideri.

Vorrebbe viaggiare. Andare al di là del faro ed è curioso perché io, che vengo dall'America, ho il desiderio di restare qui, in questa natura potente e incontaminata, nel soffio del vento e nell'urlo del mare.

Il faro è la mia casa, il sogno avverato. Per Cadence, invece, è la prigione.

Così passiamo il tempo a passeggiare, mano nella mano. Sì, perché la ragazza desidera un contatto che non ha mai avuto con il fratello.

Io sono sua amica, la sua prima, unica, vera amica.

«Mi piace passeggiare con te, Alice.» Mi sussurra più di una volta.

Non è una ragazza di tante parole, ma quando parla mi emoziona. Sento che dentro di lei esplode una grande voglia di vivere e di evadere dal male e dalla sofferenza.

È cresciuta qui, tra i muri del faro.

Le ho promesso che la porterò in America. Le faccio promesse che non so se riuscirò mai a mantenere. Ma mi piace farle, mi piace vederla sorridere.

Mi piace vederla felice.

Quanto a te, Andy. Ti vedo poco, non so dove tu ami nasconderti. Ma uno giorno, il terzo per l'esattezza, ti scorgo in piedi su uno scoglio massiccio.

Osservi il mare sciabordare, le onde che con furia si scagliano contro le rocce.

Mi avvicino. Ti poso una mano su una spalla e tu, quasi spaventato, ti volti verso di me.

«Alice ...

«Non volevo spaventarti, Andy ...»

Tu mi osservi e abbozzi un lieve sorriso.

Non parliamo, ma ci scambiamo sguardi profondi. Sguardi che non ho mai rivolto a nessuno.

Non so chi tu sia Andy O'Brien, ma so che mi trasmetti un senso di sicurezza che non ho mai provato con nessuno.

Non ho mai avuto molti amici, Tess è sempre stata la mia unica e vera ombra.

Ma tu, Andy sei speciale.

La tua amicizia è speciale. Questo posto, questo luogo da cui Cadence vorrebbe fuggire, per me è l'intimità dei sentimenti, la tranquillità interiore il sorriso dell'anima che ho sempre desiderato.

Mi rivolgi ancora un sorriso e rimaniamo in silenzio a scambiarci gli sguardi.

I primi giorni al faro passano così, Cadence che mi stringe forte a sé. Tu, Andy vorresti abbracciarmi e forse piangere su una mia spalla, piangere tutto il dolore che vedo nei tuoi occhi, ma ti limiti a guardarmi e a fuggire da me, da te stesso, da tutti.

Da questo faro.

Vorrei essere le tue braccia per stringere forte il tuo petto.

Vorrei essere l'aria che respiri.

Danzo, Andy, danzo con il mare, nella mia mente posso farlo. Nella mia mente tu puoi, tu sei l'infinito che esplode nell'universo.

Non so nulla di te. Nulla che io voglia sapere.

Amo il mistero, tu per me sei solo uno sconosciuto.

Eppure ...

Eppure niente, non c'è mai un perché quando lo si cerca. Il mistero siamo noi.

Quando tu entri ci guardiamo negli occhi.

Tutto finisce. I sogni, i pensieri, tutto.

Questo istante pare un'ora. Vorresti dirmi qualcosa, vorrei dirti qualcosa, ma c'è silenzio tra noi.

Un vuoto incolmabile che viene riempito dall'arrivo di Cadence.

Scende le scale con una tale lentezza, con un tale dolore che rimbomba in me e mi ferisce.

Cadence, Cadence ... piccola e dolce creatura.

Mi osservi, i tuoi occhi mi fissano e io fisso i tuoi.

C'è sempre uno scambio di sguardi tra noi, come se riuscissimo a leggerci nel pensiero.

«Andy ...» Sussurri. Andrew si volta verso di te. I suoi occhi non sono quelli di prima, si armano di un sentimento che non so descrivere, qualcosa di irreale, che può esistere solo nella sua mente.

«Cadence, vai di sopra, fra poco arrivo.»

Cadence, vuoi me, so che vuoi me. Vuoi le mie braccia che ti avvolgono, i miei sospiri che ti cullano.

Come Tess.

Sei cielo, sei aria, ma sei anche terra arida che si sgretola.

«Lascia stare, Andy, può rimanere.» Dico io.

Andy scuote la testa.

«No, Alice, Cadence non può ascoltarci. Cadence ha bisogno ...»

«Ha bisogno dell'amore che tu non le hai mai concesso.»

Vedo Andy rabbuiarsi, si nasconde nel suo nascondiglio preferito: la paura.

«Cadence è schizofrenica, Alice, non può ...»

Rido amaramente.

Come può Andy non capire, non capirti. Se ti guardasse meglio negli occhi capirebbe che tu hai un modo tutto tuo di dire ti voglio bene, hai un mondo tutto tuo che stai facendo conoscere solo a me.

Tu, Cadence, sei il mondo, sei bellezza e brilli con i tuoi capelli rosso fuoco e i tuoi occhi azzurri che paiono pietre preziose.

«Cadence è con noi, Andy, ti sta ascoltando, non fare finta che non ci sia, per l'amor del cielo!»

Faccio arrabbiare Andrew che se ne va senza proferire parola.

Dalla finestrella lo vedo ancora, lo sento ancora e ancora vorrei essere le sue braccia.

Cadence, scendi le scale e con passo svelto ti fiondi su di me, mi abbracci come non hai mai fatto con nessuno e io ti stringo come stringevo Tess.

«Grazie ...» Mi sussurri e torni in camera tua.

Non vi conosco Andy e Cadence O'Brien. Non vi conosco per nulla.

Mi guardo attorno, sono sola e sola voglio restare, ma sola fa male.

Tutto muore, tutto tace.


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