Sette.

Siamo sdraiati a terra, io con la testa poggiata sul tuo petto tatuato.
Tu mi baci e accarezzi i capelli.
«Hai fame?»
«Sì, un po' sì»
Prendi il cellulare e invii un messaggio. Nel frattempo continui ad accarezzarmi, a baciarmi e ad annusarmi. Ho un sacco di pensieri: penso a lei, ma ogni volta che la nomino litighiamo. Perché non possiamo parlare come persone mature? Mi sono decisa: dovrai affrontare il discorso con me. Ho bisogno di chiarimenti. Ho bisogno di risposte, qualsiasi siano non importa, ma tu devi parlarmi.
E questa donna, come fa a sopportare i tuoi tradimenti?
Con quante donne sei stato questo mese, oltre me? Mi chiedo se sono gelosa...
Sì, forse lo sono, ma non dovrei. Che diritto ho diritto io di essere gelosa di un uomo che non è mio. Allora per te è solo sesso? Ho bisogno che tu mi dica anche questo, giusto per mettere le cose in chiaro, tipo i sentimenti!

E questa casa, lei sa di questa casa? O ci porti le tue conquiste? Devo chiedertele queste cose, oppure impazzirò.

Bussano alla porta, tu ti eri quasi appisolato.
Ti alzi con le sole mutande, mentre io resto dove sono e dopo un po' torni da me con le pizze.
Ti siedi per terra e mi porgi un cartone.
C'è silenzio nella stanza. Guardo verso la finestra, guardo il mare e i gabbiani in lontananza. Il profumo della pizza calda si è diffuso nella stanza.
«Che cosa ti frulla nella testa?» mi chiedi con un tono calmo, tranquillo.
«Quante ci hai portato qui?»
«Sei la prima. Non solo donna, anche uomo. Sei la prima in generale. Nessuno sa di questo posto...»
Potrei crederti o no, ma decido di farlo e tu continui «...quando l'ho comprata era perché sentivo la necessità di avere un posto tutto mio, dove poter essere il Federico che non posso essere dinanzi agli altri. Ci vengo spesso, anche solo per qualche minuto quando sento il bisogno di pensare, di rilassarmi. Sto qui e guardo il mare dalla finestra. Mi fa stare bene salirmene qui e guardare il mondo dalle vetrate.»
«Perché ogni volta che ti chiedo di lei ti comporti come un ragazzino e non mi parli chiaro? Sei innamorato di lei? Hai paura che se mi dici ciò non ti parli più? Perché non sei sincero con me?»
Lo sapevi che ti avrei chiesto di lei. Probabilmente ora ti sei sentito pronto. Mi racconti che il vostro primo incontro risale ad anni e anni fa, che siete amici da quando eravate piccoli, perché i vostri genitori si conoscevano per lavoro. Del vostro primo appuntamento da "adulti", di voi. Mi dici che avete la stessa età e che state insieme da circa 5 anni. Che da tempo non siete una "vera coppia", che molte volte hai provato a mettere fine alla vostra relazione, ma che dal giorno in cui ha avuto un brutto incidente — che l'ha costretta in sedia a rotelle — non ci sei riuscito. Le cose tra di voi non vanno, almeno per te, che i sentimenti sono cambiati, ma proprio non puoi lasciarla: lei ha bisogno di te e tu non puoi "negarglielo".
Io mi sento una stronza. È colpa mia?
No, Ciro dice che tu la tradisci da sempre. Ma adesso lo fai con me!
Non ti dico i miei pensieri, penserai che non avresti dovuto aprirti con me. Ma mi chiedo se è questa la vita che vuoi.

12 Giugno
Ci diamo spesso appuntamento al tuo appartamento, che è anche diventato un po' nostro. Ci vediamo quasi tutte le sere qui, prima di cena e facciamo l'amore. Spesso ceniamo anche insieme, qualche volta mi chiedi di dormirci addirittura con te.

«Ho fatto mettere il letto apposta» hai detto la prima volta, per convincermi.
Il mattino successivo sul tavolo, oltre al caffè e due cornetti mi hai fatto trovare un mazzo di chiavi con un bigliettino: "Ti ho fatto fare la copia, così puoi venirci quando vuoi, anche se non ci sono. Ps. Studia!"
E così ho cominciato a frequentare l'appartamento sempre più spesso.
Gino, il portiere, quando mi vede ha sempre una barzelletta da raccontarmi e se sei su mi dice: "Non ti spaventare, vedi che sopra sta già Federico."
Una sola raccomandazione mi hai fatto: le carte. Sono cose di lavoro. "Tocca tutto meno che quelle" mi hai detto.
Per me va bene, ma le abbiamo tolte dal tavolo. Te le ho messe sulla scrivania nuova.

È strano pensare a come in pochissimo tempo la casa si arredi. La casa che avevi detto che preferivi spoglia, tua.
Ogni giorno mi fai decidere un arredo, dici che ti piace il mio gusto...
E a me piace che la casa prenda del "Mio".

3 Luglio.
Gino in portineria parlava con la vecchietta del secondo piano, mi ha fatto segno di aspettarlo ma ti ho preso la cena e devo metterla nel forno prima che si freddi ulteriormente.
Avevo già le chiavi pronte nell'altra mano, quando - poggiata alla porta - ho visto una donna. Sono andata nel panico, ma mi ha visto.
Non è lei, ma tua madre.
Le ho mentito: le ho detto che sono la ragazza delle pulizie, ma lei mi ha detto che posso essere sincera perché sa chi sono.
L'hai mandata tu, a conoscermi.
Ho aperto la porta e l'ho fatta accomodare. Ha apprezzato l'arredamento, ma io mi sento fuori luogo. Perché non me l'hai detto?

«Quindi tu e Federico vivete qui?»
Ti ho mandato un messaggio per assicurarmi e ho annuito tirando fuori la caffettiera
«No, si sbaglia. Noi non viviamo insieme qui»
Mi hai mandato un pollice, a quanto pare sa davvero
«Questa è di Fede» ho aggiunto, sollevando il capo dallo schermo del cellulare e tornando a guardare lei.
«Ma tu hai le chiavi, giusto?»
«Solo perché è spesso vuota e a me serviva un posto tranquillo per studiare.» dico, quasi balbettando e a voce bassa, come se temessi che qualcuno potesse ascoltare le idiozie che escono dalla mia bocca; come se temessi che il mio cuore potesse realizzare davvero quanto sia assurda e surreale questa storia e smettesse, perciò, di provare ciò che prova... e io non voglio.

La luce del tramonto entra dalle vetrate: le tende non le ho volute per questo spettacolo che il cielo ci offre.
Le porgo il caffè e lei mi sorride, poi mi chiede quanti anni abbia, cosa studio, se so della tua situazione sentimentale.
È la prima volta che ne parlo con qualcuno, Fede. Se volevi liberarti di me avresti potuto dirmelo tu, senza scomodare tua madre. Come credi mi sia sentita? Te lo dico io, una puttana qualsiasi. Forse è quello che sono, ma io ti amo Federico e lo so che mi ami anche tu.
«Spero solo che tu non ti innamori di lui, cara. Non vorrei ci soffrissi. Federico è come suo padre, non riesce ad essere fedele, ma alla fine torna sempre a casa. Tu sei giovane, sei bella... sono sicura che troverai molto più di questo.»
Mi stringe la mano e poi va via, in silenzio.

Andrò via anche io Fede, proprio come è andata via tua madre. È stato bello, intenso, ma cosa vogliamo più da questo rapporto? Credo che non ci sia più nient'altro. Ho preso le poche cose che avevo qui.
Sparirò dalla tua vita.
Era per questo che mi hai mandato tua madre, no?
Va bene così. Non sono arrabbiata, te lo giuro, Federico. Sono più matura di quanto tu possa pensare.

Sulla scrivania c'è la chiave del portoncino giù, volevo chiederti di unirla alle altre. Fallo lo stesso, altrimenti si perde.
In forno trovi il pollo che ieri avevi detto piacerti. Avevo pensato ad una cena romantica... ma è giusto così.

Ti lascio il bigliettino sul tavolo, accanto alle chiavi dell'appartamento.

Eppure il destino...

Apro la porta e sei di fronte a me, ma il tuo sguardo cade sulla borsa piena delle mie poche cose.
Stavo andando via Fede, e tu l'hai capito con non molta difficoltà.
Mi tiri dentro, vuoi che parli ma non ci riesco. Ho esaurito ogni pensiero, o forse no, ma non riesco a parlarti. Prendi la lettera sul tavolo. Sei arrabbiato, non capisco se con me o con tua madre. Mi tiri la borsa.
Smettila Fe', così mi fai male.
«È così che te ne vai? Con un bigliettino? Tu sei matura, eh?»

Perché ti agiti tanto? Non volevi questo?

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