Sei.
11 Maggio.
Sono giorni che mi chiami e non rispondo. Hai intasato ogni canale di comunicazione e io, a dirla tutta, non capisco il perché. Non capisco tanto accanimento.
Stamattina, però, ho visto anche che la "tua ragazza" ha pubblicato una foto di te che dormivi, probabilmente da lei, con tanto di dedica dolce. Chissà se lei lo sa che abbiamo fatto l'amore e che mi chiami, che mi messaggi.
Quando hai detto che le cose tra voi non andavano avevo pensato che foste in uno di quei periodi che prevedono una rottura. Questa foto, invece, è soltanto un altro fulmine a ciel sereno.
Fammi capire, io non posso conoscere ragazzi, sebbene single, e tu puoi comportarti da fidanzato geloso avendo una fidanzata vera, però?
Non ti capisco. Ci provo, ma proprio non ci riesco.
Forse sei un pazzo psicopatico.
Oggi pomeriggio ho dato un altro esame. L'ho preparato in fretta e male ma è andata bene lo stesso, fortunatamente. Per questo ho deciso di farmi un regalo.
Mentre passeggio tra la gente in Via Toledo ho riconosciuto il tuo amico.
Ho cercato di nascondermi, ma miseramente: se ne è accorto.
«Ti nascondi?»
«Ciao, no io stavo guardando la vetrina... Non ti avevo visto.» Dico visibilmente in imbarazzo e puntando alla vetrina alla mia destra.
«No, hai ragione. Mi dispiace per l'altra sera in spiaggia. Fede si è comportato da stronzo e non avrei dovuto lasciare che ti trattasse così. Dopotutto non ne ha il diritto, no? È impegnato.»
Mi è sembrato che volesse tastare il terreno, con questa sua affermazione. Come se volesse capire se e quanto ne sappia.
«Lo sapevi, giusto?» chiede questa volta in modo diretto.
«Adesso devo andare, Ciro. Arrivederci»
«Davvero non lo sapevi?» Mi afferra con una certa prepotenza, per riportare il mio sguardo fugace su di lui.
Guardo alla sua presa, che mi ricorda tanto quella della serata alla festa in spiaggia di Federico.
«Scusa. Senti vieni con me, ti offro un succo, ti va? Fa caldo oggi. Parliamo un po'»
Lo seguo. Forse se lo scoprissi ti arrabbieresti o addirittura ti ingelosiresti. Il colmo, eh?
«Mi dispiace di avergli detto che eri in pista con quel ragazzo. Probabilmente lui era anche un bravo tipo, che ti avrebbe potuto dare qualcosa che Fede non può, tipo una relazione» si ferma, mi guarda, ma con quell'espressione di chi ha altro da dire, e infatti lo fa: «Ma perché sei uscita con lui?»
«Non lo so» Ok, ci siete riusciti a farmi sentire in colpa.
«Mi aveva detto che con lei le cose non andavano da un po'. Pensavo che la relazione stesse finendo, anzi che fosse finita.»
«Fede è così. La fedeltà non sa cosa sia. Lucrezia lo perdona sempre.»
«Perché, lui le confessa i tradimenti?»
«Quasi sempre.»
«Quindi lo fa spesso...»
«Tradire intendi? Sì. Però per nessuna ha mai fatto una scenata simile. Ho visto il suo cellulare l'altro giorno: ti chiama e messaggia parecchio. Hai ragione a non rispondergli. Sei una bella ragazza, dovresti divertirti.»
«Anche questo posto è tuo?» dico, evidentemente per cambiare discorso. Man mano l'aria diventa sempre più pesante.
Il locale dove siamo seduti è vuoto, era chiuso fino a poco prima che entrassimo. Si tratta di una piccola stanza con le pareti in mattoni, un bancone lungo, tipico dei pub e dietro di esso c'è una porta che, probabilmente, da accesso ad una cucina.
«Sono un socio»
«Ma quanti anni hai?» chiedo senza pensarci troppo.
«28, tu 21, giusto?»
Annuisco mentre mi guardo intorno. È un bel posto.
«Hai il tempo di divertirti? Cose da ragazzo, intendo» e mentre lo dico penso a quando ci siamo conosciuti in discoteca, mentre era seduto tra due donne. Probabilmente la risposta la conosco.
Lui sorride e non risponde.
«Senti, adesso devo andare davvero, altrimenti perdo il pullman e di andare a piedi non mi va»
«Ti accompagno io. Dai, non fare storie»
Ciro insiste e con fare persuasivo mi convince ad accettare la sua proposta.
Salgo, così, sulla sua motocicletta. Chissà se te lo dirà, chissà se lo scoprirai. Farai un'altra scenata delle tue o con lui no?
Lo ringrazio e percorro il vialetto per arrivare a casa a piedi. Ho un sacco di pensieri, perciò chiamo Maria, le racconto tutto e lei mi ascolta in silenzio. Non so perché l'ho chiamata, ma finalmente le dico anche che il mese scorso abbiamo fatto l'amore.
La nostra prima e ultima volta.
«Lo sapevo. Me lo sentivo»
Non è arrabbiata. Meglio così, mi sento sollevata.
19 Maggio
Sono giorni che resisto alla tentazione di rispondere alle tue chiamate. Oggi mi hai mandato un messaggio in cui mi hai "pregato" di rispondere perché importante. Lo dici sempre.
Io ho preso qualcosa e l'ho infilato nella borsa. Andrò al mare oggi, da sola, perché mi va così. Voglio starmene rilassata al sole.
Mentre percorro il vialetto per raggiungere la fermata del bus ti vedo in sella ad uno scooter. Non ti avrei riconosciuto se non avessi tolto il casco
«Dove vai?» mi hai chiesto
«Al mare»
«Da sola?»
«Chissà»
Non mi fermo e sali sul marciapiede, quasi. I vecchietti seduti ti conoscono e ti urlando di scendere, chiamandoti per nome.
«Federico, mi stai mettendo in imbarazzo»
«Prendo le sigarette al distributore e ci andiamo insieme»
«Ma non mi va» protesto quasi.
Accelleri e mi lasci in pace. Forse hai finalmente capito che non mi interessi.
E invece no, mentre aspetto -ancora- questo maledetto pullman ti trovo accanto a me
«Andiamo con il motorino, dai, fa caldo»
Mi tiri col braccio.
Le persone ci guardano; pensa se qualcuno ti riconoscesse. Tu non hai paura? Non temi che qualcuno possa dire alla tua ragazza che segui un'altra?
Stanca delle tue chiacchiere, del caldo e dello sguardo curioso delle persone intorno a noi salgo sulla moto con te: mi accorgo che è lo scooter di Ciro, quello con cui mi ha accompagnata a casa l'altro giorno.
Non te lo dico.
Arriviamo a Bagnoli, al locale della festa «Cosa credi che pensino i tuoi amici di me?»
Mi guardi, non te l'aspettavi. Sospiri e probabilmente pensi che sia la solita Femmina che pensa troppo, anche più dei maschi stessi. Che mi faccio problemi che non dovrei, e invece faccio bene a chiedermi certe cose, vista la conversazione con il tuo amico... ma chissà se lo sai.
«Che devono pensare?»
«Che sto con te che sei fidanzato, tipo?»
«Non ricominciare. Comunque ai miei amici queste cose non interessano»
La voce di Ciro ci interrompe.
È sorpreso, non si aspettava di vedermi.
«Tra di voi le cose non vanno proprio, eh?»
Ciro ci guarda. Tu lo guardi in un modo nuovo. Sei arrabbiato e probabilmente hai saputo del nostro incontro. Per questo mi hai portata qui?
«Mi hanno detto che vi hanno visto insieme, è vero?»
Chiedi con fare nervoso, mentre posi i caschi.
Sì. Mi hai portata qui per questo. Era questa l'urgenza. Non ci posso credere!
Ciro ti spiega come sono andati i fatti, che gentilmente mi ha offerto un passaggio e niente più. Io non ti parlo, chi sei?
Poi, però, prendo parola «Ciro ci dai un momento?»
Mi guardi, prendo la situazione in mano e tu lo guardi male.
«Perché fai così?»
«Così come?»
«Come se fossi roba tua»
«Perché tu mi ignori?»
«Perché non voglio problemi e tu me ne crei troppi»
Tu sorridi e poi ridi. Dalla scazzottata sembra ti sia rimasta una cicatrice sul labbro superiore, a sinistra. È sexy. La guardo mentre mi guardi.
«Ti va di stare un po' tranquilli?»
Ti dico di sì e mi porti via da lì.
Penso a Ciro nel tragitto.
Forse dovrei dirti che è solo stato gentile con me, che non so chi e cosa ti abbiano riferito, ma non è vero. Ma credo che Ciro si sappia ben difendere da solo, quindi lascio stare.
Tu mi porti in un appartamento vuoto a Posillipo. Siamo al 5° piano di un bel palazzo, da qui si vede il mare. L'appartamento è tanto vuoto quanto luminoso.
«Ti piace?»
«Sì» Dico estasiata.
Mi mostri le altre stanze, solo una è arredata: la cucina. È moderna, bianca e al centro c'è un tavolo grande con su delle carte. Tra le due finestre, dalla quale entra molta luce, c'è un grande televisore.
Mi offri da bere: nel frigo c'è giusto qualche birra.
«L'ho comprata l'anno scorso. Non l'ho detto a nessuno, non so perché. Perciò non è arredata. Mi piace così.»
Guardo dalla finestra il mare, il cielo limpido primaverile. Fa caldo davvero oggi.
Tu non demordi, hai bisogno di saperlo, di sentirti dire che con Ciro non c'è stato niente. Ti accontento, ti dico solo parte della verità, nulla che possa metterlo in difficoltà.
Tu mi baci senza perdere tempo. Ti avventi su di me come un aquila sulla sua preda. Il tuo respiro è affannoso e le tue mani affamate.
«Mi sei mancata» dici con un filo di voce, tra un bacio e un altro.
In un attimo stiamo di nuovo facendo l'amore. Questa volta c'è la luce del sole che ci illumina i corpi. Ci sdraiamo per terra e lentamente, a vicenda, ci spogliamo.
Ti desideravo così tanto, ma non te lo dico... Non te lo dirò mai che non avevo fatto altro che pensarti in queste settimane.
Lo facciamo a tratti in modo dolce, a tratti in modo violento. Forte.
Mi muovo su di te e poi tu su di me.
Le tue labbra sono una cosa con le mie, il tuo corpo è unico col mio.
Suona il cellulare ma tu non ci fai caso, mi fermo
«Non ti fermare, non ci pensare ok? Oggi siamo solo noi.»
Ma continua a suonare e io penso che forse tu dovresti rispondere: se fosse urgente?
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