Otto.

4 Luglio
Hai pianto, Fede. Ieri sera hai pianto. Hai avuto un attacco di panico e ti sei accasciato a terra, e io non ho avuto il coraggio di lasciarti solo.
Non ti avevo mai visto così fragile. Ti ho chiesto se ci fosse qualcosa che non andasse e mi hai detto che non me lo puoi dire. Che è meglio per me, ma che per qualche giorno è meglio se eviti di uscire. Devi stare qui, all'appartamento nostro.
«Stai con me stanotte?» e io non ce l'ho fatta a dirti di no, dopotutto ti amo.

Ti sei addormentato con la testa sulle mie gambe, seduti a terra e io con la schiena vicino alle pareti della cucina. Ho avuto freddo, ma non mi sono mossa: non volevo svegliarti.

Mi sono svegliata a letto, probabilmente mi ci hai portata tu.
È la prima volta che non vai di fretta e ti godi il mattino con me. Che strano, eh? Pensare che ieri ti stavo dicendo "addio"
e che andrò via non appena starai meglio.

Il telefono ha squillato un po', ma non hai risposto.
«Non vuoi proprio dirmi qual è il problema?»
Non hai risposto, mi hai stretto per i fianchi.
Lo sai che andrò via, non è vero?
È per questo che mi stringi forte.
«Stiamo qui a letto un altro po', ti va? Ti prometto che se vorrai andartene non ti fermerò. Ma ti prego Nì, resta un altro po' stretta a me»

Vorrei sapere cosa ti frulla nella testa. Sembri spaventato. Forse qualche affare con gente sbagliata... Dopotutto tu e Ciro siete abbastanza in vista qui a Napoli e io non ti ho mai chiesto davvero di cosa ti occupassi.

Sono seduta sul divano, tu fai una doccia da troppo tempo oramai.
Busso alla parta, sento l'acqua che scorre. Apro lentamente, col cuore che batte all'impazzata perché sono preoccupata da morire.
«Va tutto bene?»
Ti sento piangere; mi avvicino sempre di più alla doccia.
«Fe', va tutto bene?»
Chiudi il rubinetto ed esci, come se non fosse nulla. Ti passo l'asciugamano e tu sorridi.
«Ti piacerebbe vivere così? Insieme?»

Mi piacerebbe Fede, ma a quanto pare tu torni sempre a casa, come tuo padre. Mi baci e mi prendi per mano.
Sei ancora bagnato, ma continui a baciarmi. Lo so come andrà a finire, lo sai anche tu.

Facciamo l'amore.
Ogni volta è come farlo per la prima volta, ma ogni volta, puntualmente, sa di addio.
Adesso però ho paura per te.
Mi hai sempre detto che con me parlare ti riesce facile, che sono l'unica con cui riesci a sfogare, allora perché ora non lo fai? Forse è davvero qualcosa di serio.
Mi stringi forte e allo stesso tempo mi tocchi delicatamente.

Federico io ti amo, ma non te lo riesco a dire. Non posso dirtelo, ma a te non importa.
C'è il sole che splende alto nel cielo e noi facciamo l'amore nella nostra camera da letto. Mi muovo su di te e tu mi stringi e mi tocchi i capelli
«Ti amo, Nina»
Me lo dici solo perché stiamo facendo l'amore o mi ami davvero?
Piango. Tu mi lecchi le lacrime e mi stringi più forte di prima
«Hai capito, Nì? Io ti amo. Mi sono pazzamente innamorato di te. Non te lo dimenticare mai.»
Vorrei dirti che ti amo anche io, ma non posso. Se te lo dicessi si complicherebbe tutto... ancora di più, ma tanto tu lo sai.
Lo sai perché mi asciughi le lacrime e mi stringi forte.
Ti amo Fede, ma non posso. Non possiamo più farlo.

Come non detto. Non possiamo più farlo.

In cucina ho trovato una busta, c'era il mio nome e l'ho aperta. Hai fatto capolino sulla porta mentre tiravo fuori i fogli.
«Volevo darteli ieri sera. Sono due biglietti per Parigi, qualche giorno solo... Non posso stare via a lungo, per lavoro.»
Il telefono ti squilla di nuovo e insistentemente
«Rispondi, sarà importante»
È importante davvero.
«Devo correre al locale da Ciro, c'è un problemino... nulla di che. Resti qui?»
Un messaggio ti costringe a guardare il display, forse una foto, qualcosa di abbastanza "rilevante" che ti fa cambiare idea.
«No, forse è meglio che torni a casa, Nì»

Mi fai salire in macchina, prenderò il bus alla fermata fuori al locale.

Non appena arriviamo a Bagnoli, invece, come sempre ti preoccupi di tutto.
«Giò, accompagna Nina a casa» ti raccomandi, dandomi velocemente un bacio sulla fronte per poi sparire velocemente oltre l'ingresso del locale. Ti guardo mentre sicuro ti allontani da me, mentre il tuo caldo e umido bacio continua a trasmettere piccole e delicate scosse lungo tutto il mio corpo.
Giovanni mi apre la portiera e mi fa salire in auto.
È silenzioso, preoccupato. È per questo che chiedo a lui se c'è qualche problema con il lavoro. Mi dice che non può dirmele certe cose, che qualche problemino c'è, ma nulla che non si possa risolvere.
Poi si lascia sfuggire un: "almeno quello".
È stata quella esclamazione, Federico, che mi ha riportata alla realtà.
Con te è come stare sulle montagne russe; quanto tempo può durare ancora?
Poco.
Giovanni mi dice che c'era Lucrezia ad aspettarti.
Me lo dice, ma io non devo dirti che me l'ha raccontato lui. Teme per il suo lavoro. Lascialo stare Fede, credo si preoccupi per me.
Giovanni mi dice che Lucrezia era lì da stamattina, che sapeva che ti avrebbe trovato al locale, ma che Ciro le aveva detto che tu eri in giro per commissioni e l'aveva invitata a tornare a casa, che lui stesso ti avrebbe avvertito poi di raggiungerla. A quanto pare, però, lei era troppo felice e in ansia per tornare a casa.

Felice.
È incinta.
Giovanni non si è dimenticato di chiedermi: «Nì, è davvero questo che vuoi?»
No, io non volevo questo.

La notizia mi ha scioccata, mi sento mancare la terra sotto ai piedi, mi manca l'aria. Era per questo che piangevi? Tu lo sapevi già?
«Stavano provando ad avere figli?» chiedo con tutta la forza che riesco a trovare dentro di me. Ho bisogno di sapere, probabilmente facendomi più male di quanto me ne sia fatta.
«No, anzi. Fede ogni tot mi commissiona a comprarle la pillola. Lui i figli non li vuole proprio, non ora almeno... La situazione a lavoro è complicata. È rischiosa, Nì.
Io sapevo che lei dopo l'incidente i figli non poteva nemmeno averli, ma da quando ha scoperto di voi due - non lo so - credo abbia smesso di prendere la pillola di proposito.»
«In che senso "ha scoperto di noi"? Fede glielo ha detto?»
«No. Anzi, io ho avvertito Federico di averla sentita parlare con la madre quando l'ho portata dal dottore, che sapeva che stava insieme a qualcuno, ma lui mi ha detto che era impossibile e che di solito lei glielo dice subito quando lo scopre.»
Non rispondo, Fede.
Perché penso che non abbiamo fatto in tempo a dirci addio.
«Nina, credo che Lucrezia abbia capito che non eri una delle solite... Ma io tutte queste cose non dovrei dirtele. Non dovrei nemmeno saperle. Posso contare sulla tua parola?»
«Grazie di tutto, Giò»

Ho sbirciato i social. L'ha scritto anche lì che è incinta. Lo sanno tutti.

Mia madre mi ha accolta in casa con un ceffone.
«Con quello Nina, che sta per diventare padre? Non ti vergogni?»
Mia madre dopo tre anni mi ha aperto la porta.
Dopo la morte di mio fratello era rimasta a letto per anni, ora si è alzata per darmi uno schiaffo, Fe'. Chi altro sa di noi?!

Avevi preso i biglietti per Parigi per noi due.
Ora ci porterai lei? È la cosa più giusta che tu possa fare.

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