Cinque.


27 Aprile 2018.
Mi aspettavo un messaggio. Stanotte ho dormito poco: ho pensato alle tue mani su di me, ai tuoi baci, a me su di te, al panorama, a noi che facevamo l'amore in quella macchina con i vetri appannati. Non l'avevo mai fatto in macchina.
Con Massimo era sempre tutto così noioso, così impostato.
Con te è stato un po' come la prima volta.
Una botta di vita.
Non mi sono mai sentita così bella, non è mai stato così bello; ma tu non mi hai chiamata e non lo farò nemmeno io.

Oggi al parco sono andata prima di pranzo. Non mi va di incontrarti e darti modo di parlarmi come se non fosse successo nulla. Sarebbe come sminuire quanto è stato bello.
Non mi hai richiamata. Forse per te non è stato poi così bello. Forse lo fai con tutte, forse non sono la prima e né l'ultima che porti in quel posto.
Chissà con quante l'hai fatto su quel sediolino della tua auto.
È stata un'avventura.
Mi convinco, così, che anche per me è stata un'avventura. D'altronde cosa potevo mai aspettarmi da uno come te? Quelle cose di sicuro le dici a tutte.
Poi, hai studiato giurisprudenza: mio padre dice che i giuristi hanno la capacità di incartati con le parole. Forse è vero.
Non importa.

28 Aprile 2018.
C'è una festa in spiaggia a Bagnoli, Maria mi gira l'invito e mi da appuntamento.

Dopo la sera in cui abbiamo fatto l'amore, comunque, mi sono sentita di nuovo viva. Non mi sentivo così da molto tempo. Forse è stato un bene, nonostante tutto.

22.15
C'è un sacco di gente qui fuori.
Io sono allegra stasera e i miei amici hanno detto che mi vedono diversa; anche Maria insinua qualcosa.
Non le ho ancora detto che siamo stati insieme, non so se lo farò. Dopotutto non è importante, no?

Un ragazzo è venuto a salutarmi mentre eravamo ancora in fila e mi ha preso per la mano:
«Lei può entrare» ha detto ai buttafuori e ad un ragazzo più minuto, in shirt nera con su la stampa del logo del locale .
«Sono con degli amici» dico di getto.
«Ok, Giò lei entra con i suoi amici»
È Ciro, l'amico di Federico.
«Grazie, sei gentile. Ti renderò il favore»
«Stai davvero bene. E bravo a Fede! Comunque, nessun problema, gli amici suoi sono amici miei. Divertiti»

Che stupida, stavo per chiedergli di te, ma io sono orgogliosa Federico. Lo imparerai a tue spese che con me ci perderai sempre e che, anche se dovessi star male, un giorno, non ti darò mai la soddisfazione di vedermi soffrire.
Quindi resisto e entriamo.

Il locale si sviluppa perlopiù sulla spiaggia.
Un enorme palco fa da padrone e dall'alto numerosi faretti fanno gioco di luci.
C'è musica dal vivo e un sacco di gente.

«Chi era quello che c'ha fatto entrare? un altro cugino? Non mi piaceva proprio»
«Tranquilla Maria, solo un conoscente che ci ha fatto entrare velocemente e gratis. Divertiti, dai.»
La preoccupazione di Maria è evidente e comprensibile: a pensarci, Ciro fa davvero paura, ma è stato comunque gentile con me.

"E bravo a Fede'", chissà cosa voleva dire. Chissà se sa che siamo stati insieme...

Sto ballando e non ci penso più a te. Luca mi abbraccia e balla con me. È davvero carino, sai? Non ti somiglia, però è carino e gentile.
Marco ci ha rinunciato, pare si sia addirittura cimentato in una relazione sbocciata velocemente. Meglio così, non era il mio tipo.
Luca, invece, potrebbe essere il mio tipo. Studia economia, è alto, bruno, ricciolino e con gli occhi verdi.
Fingerò di non far caso alla mano sul sedere, mentre cerca di baciarmi. Mi avvicina sempre più a sé e ride
«Sei proprio bella»
«Ti ringrazio. Ma, la mano...» gli faccio notare ridendo
«Scusa.»
L'ho messo in imbarazzo. Ora di sicuro non mi bacerà più.

Sono strani i ragazzi: le sue sicurezze sono crollate tutte improvvisamente, allora gli metto le mani intorno al collo e sembra essere "guarito" molto velocemente.
Mi scosta i capelli dagli occhi e avvicina le labbra alla mia guancia. Ci da qualche bacio, piccolo e poi ne da altri, fino alle labbra.
Poi, improvvisamente siamo interrotti da Maria...
e da te.

Che c'è? Da dove sbuchi fuori? Vorrei chiederti, ma le parole mi muoiono in gola.

Maria cerca di spiegare a Luca che mio cugino, tu...sei molto geloso, mentre mi tiri fuori dalla mischia.
Sei forse ubriaco?
«Mi fai male. Ei?»
«Che cazzo fai?»
«Ah, io?» ti faccio notare scuotendo la mano che stringe forte nella tua.
«Ciro mi ha detto che stavi qua e che uno ti teneva le mani addosso.»
«Mi fai spiare?»
«Sei tu che sei in un locale suo»
Pure.
«Ma che ne so io che avete un monopolio. Comunque, nulla ti da il diritto di comportarti così. Non mi pare che tu stia separando tutte le coppiette qui in mezzo»
«Non sono andato a letto con nessuna di queste ragazze»
«Sei sicuro? Hai visto proprio bene? Magari qualcuna ci sta»
Lo provoco.
«Andiamo.»
Per la prima volta noto quanto sia più alto di me, di almeno venti centimetri o poco più.
«Sono qui con amici»
«Amici? Quello ti tocca il culo e tu lo chiami amico?»
«Lasciami in pace»
Ti lascio lì, mentre mi faccio spazio fra la folla per raggiungere i ragazzi. Non li vedo, ma tu mi sollevi di peso.
«Fede, mettimi giù. Non sto scherzando. Che cazzo fai?» La mia voce si disperde nell'aria, avvolta dalla musica ad alto volume che pompa forte dalle casse.
Un ragazzo ti lancia le chiavi.
Con fare premuroso mi tieni addirittura una mano sul sedere: si vedrebbero le mutande altrimenti.
Qualcuno della tua cerchia ride. Io, invece, non ci trovo nulla di divertente.
Apri la macchina e mi fai sedere.
«Ma chi ti credi di essere?» è l'unica cosa che riesco a dire.
«Vuoi farti scopare da quello sulla spiaggia come una qualsiasi?»
«Oddio. Ma ti senti? Nemmeno il mio ex mi parlava così. Come ti permetti? Federico voglio scendere, giuro che ti denuncio»
«Facciamo solo un giro, ti calmi. Ti scende l'alcool e ti riporto alla festa. Così sarai sobria da scegliere se andarci a letto o meno»
«Ma io non sono ubriaca.» protesto inutilmente.
L'auto parte, ti aprono la sbarra e sfrecci per le strade semi vuote di Napoli.

È tardi, l'orologio segna le 03.17 e io non parlo. Sembri arrabbiato.

«Si preoccuperanno. Mi riporti alla festa?»
Dopo un'oretta siamo di nuovo all'ingresso. Il parcheggio è meno pieno, la gente man mano va via. Io chiamo Maria ma non mi risponde. Entro, e tu sei poco più dietro. Un tuo amico ti sorride e ti batte il cinque. Torno indietro, verso di te, incazzata.
«Che gli hai fatto credere? Che mi hai portata via per scopare? Come una puttanella qualsiasi?»
«Giò, dalle qualcosa da bere così si rilassa.»
Adesso vuoi che mi rilassi, vuoi che beva. Prima, invece, volevi farmi passare la sbornia.
Ti lascio lì, non voglio più vederti. Credo di provare disgusto per te.
Dei ragazzi non c'è traccia e Maria finalmente mi risponde al messaggio dicendomi che sono andati via, perché il ragazzo che ci aveva fatti entrare aveva detto loro che a casa mi stava accompagnando mio cugino.
Senza alzare la testa dal cellulare digito un numero, chiamo un taxi.

Mi guardi. Sento il tuo sguardo su di me. Lo sai che sono rimasta sola, che mi dovrai riaccompagnare tu, vuoi goderti lo spettacolo di me che torno da te. Piuttosto me la farei a piedi.
Esco velocemente, posi il drink e mi segui.
«Vogliamo tornare a casa, piccola
«Voglio che tu mi stia lontano»
Entro nel taxi e vado via.
Non ho più voglia di vederti e di pensarti.
Tu non mi piaci.

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