Capitolo 20: DIVERTIMENTI COMPLESSI
Ogni divertimento è un'anticipazione dell'inferno.
~José Bergamín
Le parole della piccola Diana continuavano a ronzarmi in testa nonostante la notte fosse passata e avesse portato a tutti, eccetto che a me, un po' di riposo.
La morte non mi spaventava di certo, ma il modo in cui la bambina piangeva mi aveva colpito a fondo.
Eravamo tutti nella reception per la colazione quando Arelis si avvicinò a me visibilmente disturbata da qualcosa.
«C'è una cosa che devi sapere Cèline» rivelò serissima.
«Buongiorno anche a te» ribattei sarcastica.
«Sono seria, è una cosa davvero molto importante»
«Dimmi tutto»
Mi stava spaventando.
«Diana mi ha detto quello che è successo ieri sera»
«E?»
«La sua capacità è prevedere la morte delle persone..»
«Oh»
Sentimmo il rumore del vetro che si infrange: solo più tardi mi accorsi che avevo mollato la presa sul mio bicchiere che adesso giaceva sul pavimento in mille pezzi.
Ignorando lo sguardo di Arelis su di me, iniziai a raccogliere tutti i cocci di vetro ferendomi le mani.
A quel punto arrivò Sebastian che mi fece alzare e mi portò in stanza per medicarmi le piccole ferite, ignorando gli sguardi delle persone che sussurravano al nostro arrivo.
«Cos'è successo con Arelis?» mi chiese bagnando dell'ovatta con il disinfettante.
«Mi ha detto che la capacità di Diana è prevedere la morte delle persone» la mia voce era spaventosamente calma «E lei ha sognato me. Morta»
Sebastian ispirò bruscamente come se fosse stato lui a provare quel fastidioso pizzicore sulle mani.
«Non avresti dovuto raccogliere i cocci del bicchiere»
Strabuzzai gli occhi.
«Ti ho appena detto che probabilmente morirò e tu ti preoccupi di qualche ferita minuscola?»
«Si» affermò lui fermamente «Perché tu non morirai»
Risi amaramente.
«E tu lo impedirai?»
«Anche a costo della mia vita»
Lo osservai a lungo mentre mi medicava: aveva gli occhi socchiusi, concentrati, e la lingua sporgeva leggermente dalla labbra mentre i capelli biondissimi gli ricadevano sulla fronte.
«Stai sciupando tutta la mia bellezza così» disse ghignando.
«Gne gne»
«Come?»
«Gne gne!»
Aveva finito di medicarmi: posò tutto il materiale che aveva usato e poi si voltò verso di me con aria minacciosa.
Feci per fuggire via ma lui fu più veloce di me: mi prese sulle spalle come un sacco di patate.
Iniziò a girare su se stesso alla velocità della luce mentre io gridavo e ridevo pregando che si fermasse.
Dopo secondi o minuti che parvero interminabili finalmente decise di poggiarmi sul letto. Lui si stese accanto a me poggiandosi di lato su un braccio.
«Perché mi guardi così?» gli domandai incuriosita.
«Così come?» chiese cercando di nascondere un sorriso.
«Dimmelo tu»
Sospirò e mi poggiò il palmo sulla guancia. Eravamo molto vicini.
Trattenni il respiro.
«Tu non ti rendi nemmeno conto dell'effetto che provochi alle persone» rivelò con voce roca.
«Invece lo so. Io faccio paura alle persone, le spavento»
Poggiai silenziosamente una maschera impassibile sul mio viso.
«Non farlo. Non nasconderti così»
«Non posso, è l'unico modo che conosco per non farmi spezzare. Per dimostrare di essere forte»
«Non hai bisogno di maschere di merda per sembrare forte, tu lo sei più di quanto chiunque possa crederlo»
Sospirai: volevo tanto credergli ma le voci nella mia testa gridavano a squarciagola.
Volevo che tacessero, volevo che si fermassero.
E Sebastian era lì su un letto insieme a me insieme ai brividi che provocava al mio corpo.
Il destino mi sembrò più crudele di quanto potessi mai immaginare.
Presa da una scarica di adrenalina mi sedetti sul ragazzo, le gambe ai lati dei suoi fianchi, con calcolata lentezza.
Poggiai le mani ai lati della sua testa.
«Cosa hai intenzione di fare?» sussurrò sensuale.
«Tutto quello che mi va»
«E cosa vorresti fare in questo momento?»
«Vedere per quanto tempo riesci a resistermi»
«Mi stai sfidando?»
«Ti sto sfidando» confermai sicura.
Iniziai a vagare con le mani partendo dal collo alla vita. Sentivo Sebastian sospirare e la cosa mi fece rabbrividire.
Fanculo ciò che avevamo passato. Ce lo meritavamo, meritavamo di divertirci.
Perché era solo divertimento, vero?
«Tutto apposto Sebastian?»
Mugugnò qualcosa a voce troppo bassa affinché io potessi sentirlo.
Continuavo a muovermi su di lui quando ad un tratto Sebastian alzò la schiena azzerando le distanze.
«Wow, ti sei già arreso?»
«Fanculo la sfida. Ti voglio in questo istante»
Le sue parole fecero saltare un battito al mio cuore.
Mi alzai abile e mi diressi verso la porta, stanca di giocare.
«Non questa volta» ringhiò lui.
Con un passo me lo ritrovai ad un centimetro dal viso, la mia schiena poggiata alla porta.
Le sue mani erano sui miei fianchi e li stringeva come se fosse l'unica cosa che avrebbe potuto salvarlo.
Strascinò una mano su per la mia pancia sfiorandomi il seno e la poggiò al lato del collo.
Le sue mani erano gelide mentre io stavo andando a fuoco.
Come ci ero finita in questa situazione?
La tensione era alle stelle, l'aria mi bruciava i polmoni.
«Dillo» ordinò perentorio.
«Cosa?»
«Che vuoi baciarmi» soffiò lui sulle mie labbra «Che muori dalla voglia di farlo»
«Forse è ciò che vuoi tu»
Poggiò la mano dietro la mia testa avvicinandomi se possibile ancora di più a lui.
«Io voglio-»
Qualcuno aprì la porta ed io rischiai di cadere addosso a Sebastian, di nuovo.
Era Arelis che guardava me e lui, poi lui e me.
«Ho interrotto qualcosa?» chiese furtiva.
«No» dicemmo all'unisono.
Per scaramanzia ci toccammo il naso: un po' di fortuna non ci avrebbe di certo fatto male.
«Ehm, ok. Comunque volevo vedere come stavi e farvi sapere che tra due ore abbiamo il volo per il Messico. Ci conviene sbrigarci»
Poi si rivolse a me.
«Posso parlarti?»
Ne approfittai per allontanarmi da Sebastian che non voleva concludere il nostro bel discorso: lo leggevo nei suoi occhi.
«Allora, tu e Sebastian state insieme?»
Ebbi un tumulto e l'ascensore sobbalzò insieme a me.
«Noi non- No!»
Arelis tirò un sospiro di sollievo.
«Bene. Cioè è ok. Nel senso-»
«Lui ti piace, non è vero?» la mia voce era amara quanto un pompelmo.
«Si. No. Beh, ho solo bisogno di divertirmi e lui non è niente male, quindi..» balbettò indecisa.
Infondo era anche la mia intenzione, volevo solo divertirmi.
«Ok»
«Sicura che tra voi non ci sia nulla? Sembri un po' infastidita, sei strana»
Risi amaramente. Ero davvero infastidita? In ogni caso lei non avrebbe dovuto saperlo.
«Tranquilla sto bene»
«Come vuoi»
L'ascensore si fermò ed io dovevo tornare in camere per prendere il mio zainetto.
Chissà se Sebastian mi stava aspettando.
Mi avviai verso la piscina, intenta ad immaginare un modo per annegarmi senza che gli altri pensassero si trattasse di suicidio.
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