Capitolo 13: PROVOCAZIONI DI TERRORE
La provocazione è un modo di rimettere la realtà in piedi.
~Bertolt Brecht
«Ahia!»
«Farebbe meno male se tu stessi ferma»
«E non farebbe per niente male se tu fossi un po' più delicata!»
Penelope mi stava acconciando i capelli e a quanto pareva aveva deciso di volermi fare pelata.
Dopo l'allenamento al lago Tahoe, lei e mio fratello mi avevano portata a comprare un vestito per la festa in piscina che si sarebbe tenuta quella sera.
Mentre Penelope era entusiasta, io ero apatica: guardavo fuori dal finestrino appannato e pensavo. Pensavo sempre.
Pensavo che non meritavo di essere felice, che non ne avevo motivo.
Pensavo che ero una brutta persona, un mostro, e meritavo di soffrire.
Pensavo che le cicatrici che avevo sui polsi non erano mai troppe.
Pensavo che Thomas meritava una sorella migliore di me e che forse faceva bene a non fidarsi.
Dopo l'allenamento eravamo approdati in un negozio a provare dei vestiti: mentre Penelope ci mise un'eternità, io presi il primo che avevo provato sotto richiesta della paziente commessa, secondo la quale quel vestito faceva contrasto con i miei occhi.
Era color cioccolato e se la parte superiore era come un corpetto, la gonna invece scendeva morbida sulle cosce scoprendone una.
Dopo due ore eravamo finalmente a casa, con Penelope nella mia stanza che cercava di tirarmi tutti i capelli perchè non sopportava il nuovo ragazzo della compagnia.
«Perchè Sebastian ti sta così antipatico?» gli domandai cercando di leggere la risposta nei suoi occhi.
«Non mi sta antipatico» ribattè lei.
«Ahi!»
«Scusa»
Penelope indossava un completo in raso color verde pistacchio, glitterato e con dei tacchi bianchi simili ai miei, che al contrario erano neri.
Eravamo in silenzio quando all'improvviso sospirò e si sedette sul mio letto.
«Non mi fido di lui Cèline» mi svelò abbassando la testa «Soprattutto dopo quello che mi ha raccontato Thomas»
Mi voltai verso di lei, chiedendole:
«Ti ha raccontato come si sono conosciuti?»
Scosse la testa.
«So solo che Thomas ha visto Sebastian pedinarvi per qualche giorno »
«Davvero?»
«Già. A quanto pare si sono incontrati in quel pub la scorsa sera e hanno litigato» borbottò giocherellando con gli anelli «Sebastian credeva che io fossi te e tuo fratello mi ha detto che voleva portarmi via con lui»
Sorpresa, alzai un sopracciglio fingendomi noncurante.
«Thomas ti ha raccontato tutto questo?»
«Si» dichiarò annuendo.
Poi di scatto alzò la testa, come se si fosse ricordata improvvisamente di qualcosa.
«Non l'ha raccontato a te perchè ha paura»
Per un attimo dimenticai di mantenere alta la mia maschera.
«Paura di cosa?»
«Che tu te ne vada via con Sebastian. Infondo, chi meglio di voi due può capirsi a vicenda?»
Rimasi in silenzio, incerta su cosa dire. Dopo un po' mi alzai e mi avvicinai alla ragazza dagli occhi lucidi.
«Non andrò da nessuna parte Penny, posso assicurartelo. Ma voglio che entrambi vi fidiate di Sebastian come io lo faccio con voi. Come hai detto tu, lui è simile a me. E come non caccereste mai via me, non voglio lo facciate con lui. Anch'esso è uno dei sei esperimenti, l'hai dimenticato?»
Le presi le mani: erano molto calde e il contrasto con le mie fredde le provocò un sussulto.
«Se lo metti in questi termini, allora..»
«Fammi indovinare. Ho forse ragione?» le domandai sorridendo «É tutto risolto ora? O cercherai ancora di farmi pelata?»
Si alzò dal mio letto ridendo timidamente.
«Si» chiarì lei «E per i capelli, dovresti guardarti allo specchio»
Notai piacevolmente sorpresa che i capelli erano stati tirati tutti da un lato, e adesso riposavano tranquilli sulla mia spalla sinistra.
Forse il dolore aveva un suo scopo.
Forse tutto ciò che brucia alla fine deve consumarsi. E chissà che magari non nasca una fenice dalle ceneri.
«Scappo un secondo da Thomas. Puoi truccarmi tra dieci minuti?»
Ero già in corridoio quando finii di parlare tanto che non sentii la sua risposta.
Thomas era in salotto, seduto comodamente sul divano in pelle nera.
Indossava dei jeans neri e una camicia di lino beige.
Non appena mi vide emise un fischio di apprezzamento.
«A quanto pare dovrò prendere tutti gli invitati a pugni per averti guardato» canzonò lui.
Mi sedetti al suo fianco trattenendo un sorrisino.
«Smettila scemo»
Tornai seria, e quando Thomas notò la mia espressione si poggiò teatralmente una mano sulla fronte.
«Conosco bene quell'espressione» piagnucolò civettuolo «Mi dica, sua Maestà»
Gli presi la mano che teneva in fronte e la strinsi tra le mie, piccole in confronto alle sue.
«Non me ne andrò, lo sai vero? Voglio che tu e Sebastian fingiate almeno di andare d'accordo e se devo giurati che questo non cambierà il nostro rapporto, sono qui pronta a dirtelo»
Sospirò, leggermente imbarazzato.
«Hai parlato con Penny, vero? Io non-»
«Thomas, guardami bene. Mi vedi? Io resto qui. Arriverà il giorno in cui sarai tu a pregarmi di andare via»
«Mai» mi sottolineò serio.
Avrei tanto voluto credergli.
Dopo un'altra ora e mezza, io e Penny eravamo pronte e sedevamo comodamente in soggiorno.
Era davvero molto abile nel trucco: le sue palpebre erano tinteggiate da una sfumatura bianca e verde mentre io avevo optato per un semplice eyeliner waterproof color marrone.
Stavamo parlando del piano per quella sera di Thomas quando la porta di casa si aprì ed entrò Sebastian vestito di tutto punto, con dei pantaloni blu scuro e una semplice t-shirt bianca.
Come se fossimo soli nella stanza, i suoi occhi mi percossero tutta dall'alto verso il basso. Era come se potessi sentire la sua carezza sul mio corpo, tanto che per un momento mi domandai se fosse inopportuno chiudere gli occhi.
Naturalmente non lo feci.
Invece alzai un sopracciglio e lo guardai sarcastica.
«Il principe azzurro è arrivato, che la corte inizi la festa»
Abituata a Thomas, mi aspettai di vederlo almeno aggrottare le sopracciglia infastidito.
Invece Sebastian mi sorrise e mi invitò ad uscire con lo sguardo.
Erano tutti fuori dall'appartamento quando mi avvicinai a lui per uscire dalla porta.
Ero proprio al suo fianco quando si chinò e mi sussurrò caldamente all'orecchio:
«Sei molto carina questa sera»
Mi avvicinai se possibile ancora di più a lui.
«Hai un po' di bava» soffiai in faccia solleticandogli il lato destro delle sue labbra carnose con l'indice smaltato di nero «Proprio qui»
Sorrisi sfacciata e camminai lasciandolo a bocca aperta, ma lui mi trattenne per la spalla toccandomi la schiena con l'altra mano e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai a qualche metro di distanza da lui, timorosa.
Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, scappai fuori dall'appartamento e raggiunsi Thomas e Penelope lasciando Sebastian a bocca asciutta.
Le ferite dovevano rimanere segrete, e così avrebbero fatto.
Quando arrivammo a destinazione non mi sorpresi di trovare una casa immensa dotata di piscina esterna e di un ampio giardino dove, tra tavoli ricoperti di cibo e alcool, almeno un centinaio di persone ballavano sfrenati.
La casa era dotata persino di una piscina idromassaggio, completamente visibile dalla parete di vetro che la metteva se possibile ancora di più in risalto.
Nonostante Penny mi avesse pregato di indossare un costume da bagno, io non avevo ceduto.
Non mi sarei mai messa in mostra in quel modo, completamente esposta esattamente come una cavia da laboratorio.
Cosa che ero, alla fine.
Il mio umore era attaccato dalla suola dei miei tacchi bassi ma avevo promesso a me stessa di concentrarmi perbene sulla missione: trovare Nate e scoprire dove si trovasse uno dei sei esperimenti.
Odiavo chiamarli così, odiavo chiamarmi così, ma alla fine era la verità: noi eravamo dei dannati esperimenti.
Vi starete chiedendo il motivo di questo mio picco d'umore: facile, le cose stavano andando bene. Letteralmente, stavano andando troppo bene.
Stavo abbassando la guardia, mi stavo rammollendo e peggio, mi stavo divertendo.
Un ragazzo dice di essere mio fratello ed io speranzosa gli do un' opportunità; una ragazza ed io che ci troviamo a prepararci per una festa confidandoci le nostre paure; e Sebastian, che cerca di raccogliere qualche informazione facendo il misterioso. Mi vergognavo di me stessa.
Com'ero potuta cadere così in basso? Dovevo riprendermi.
Mentre Penelope e Sebastian erano andati a cercare Nate, io seguivo silenziosa Thomas finché non si fermò davanti ad un ragazzo all'incirca sui ventotto anni.
Con la musica che rimbombava nelle orecchie, osservai meglio il ragazzo si staccava a malavoglia da un gruppo di ragazzine in tiro: aveva la pelle color nocciola, i capelli decolorati erano rasati. Alto e smilzo com'era, non sembrava poi avere così tanto potere.
Si avvicinò a me con una calma estenuante.
«E lei chi cazzo è? Avevi detto che saresti venuto da solo, amico. Sai che non voglio casini»
«Tranquillo, è dei nostri. Vivienne, ti presento Nate» A quanto pare avevo cambiato nome. Astuto da parte di Thomas non rivelargli chi fossi davvero.
«Nate, questa è mia cugina Vivienne»
«Questa è tua cugina? Amico non mi avevi detto che fosse così-»
Aveva allungato una mano verso il mio viso mentre parlava, ed io non avevo aspettato neanche un secondo per liberare la mia vera natura.
Si sentì un rumore molesto e in un secondo Nate si portò il dito rotto al petto.
«Si» disse Thomas euforico «Diciamo che lei ha una marcia in più»
«Se osa solo rifarlo io-»
La mia voce scoppiò in una prorompente risata velenosa.
«Tu cosa, slenderman. Chiami la polizia?»
Invece alzò due dita come se stesse chiamando un cameriere, e in un secondo sbucarono due tizi vestiti di nero con aria minacciosa.
«Sorpresa» mimò orgoglioso con le labbra.
«Tutto bene Nate? Credo ti sia andato il drink di traverso»
Se la birra riposava tranquilla nelle sue mani, in un secondo il bicchiere si frantumò sull'erba fresca appena tagliata.
Nate si portò le dita al collo arrossato e deglutì rumorosamente: stava soffocando.
«Come?» lo schernii divertita «Cosa stai dicendo?»
Mi sentivo potente, e adoravo quella sensazione di trionfo.
«Basta così Vivienne» ordinò Thomas.
Senza che potessi controllarlo, Nate respirò a pieni polmoni.
«Che sta succedendo qui?»
Sebastian e Penny ci avevano trovato: non mi girai a salutarli. Invece guardai furiosa Thomas in cerca di spiegazioni.
Lui però non mi guardava.
«A meno che tu non voglia morire questa sera, ti consiglio di dirci dove si trova la ragazzina, amico»
Nate si massaggiò il collo, e dopo un po' arrendendosi ci rivelò:
«La ragazzina di chiama Diana. Vive in Irlanda. E qui » borbottò passandoci un foglietto spiegazzato «c'è scritto il suo indirizzo»
Ci voltammo tutti verso l'uscita ignorando Nate senza neanche salutarlo, quando questo ci chiamò.
«Avete dimenticato qualcosa»
Nello stesso istante in cui ci girammo verso di lui, fummo tutti ricoperti da una leggerissima polverina bianca che entrò dritta nelle nostre narici
Questa volta fu il turno di Nate di scoppiare a ridere.
«Divertitevi» lo sentii dire mentre si allontanava.
Penelope sbarrò gli occhi.
«Non era mica-»
«Credo proprio di si»
«Su Cèline e Sebastian potrebbe non avere effetti, mentre su noi due..»
Invece eccome se ebbe effetto: mi sentivo come su una trottola e la mia testa stava per scoppiare come un palloncino sotto tutto quel chiasso musicale.
Thomas trattenne un risolino finchè non ci trovammo a ridere come dei drogati, che poi alla fine era quello che eravamo.
Mi guardai intorno come se vedessi quel posto per la prima volta: le luci, la musica, le persone.. Era sempre tutto cos' pieno di vita?
Ipnotizzata, seguii la folla al centro della pista e in un battito di palepebre mi ritrovai a ballare con un gruppo di ragazzi più grandi di me che urlavano sempre di più ogni volta che io mi sfioravo la coscia scoperta con le dita.
Dei miei accompagnatori nessuna traccia.
Anzichè preoccuparmi iniziai ad ancheggiare ancora più sfrenatamente, saltando a ritmo della musica e sfiorandomi sensualmente i capelli, le labbra, il petto...
Mi sentivo cos' piena di vita che avevo voglia di cantare tutta la passione che mi travolgeva a scquarciagola.
Aprii la bocca e feci per iniziare a cantare finchè non sentii la presenza di qualcuno dietro di me: un ragazzo mi stava toccando sotto un coro di "ooooooh" e "oleeeeeee" ogni volta che questo mi sfiorava il collo con le labbra.
Ridevo con tutta me stessa e allungavo le mani per poter riuscire a toccare il viso del ragazzo alle mie spalle quando improvvisamente tutto taque mentre la musica continuava a correre spensierata.
Davanti a me c'era un ragazzo dai capelli biondissimi e i vestiti zuppi che mi fulminava ferocemente con lo sguardo: Sebastian!
Il desiderio di vederlo muoversi spensierato mi travolse tutta.
Mi accorsi di aver urlato il suo nome solo quando i ragazzi che mi accerchiavano, vedendo che conoscevo il nuovo venuto, mi abbandonarono.
Feci per rincorrerli dispiaciuta quando Sebastian mi afferrò per la vita.
«No!» urlai triste.
Sebastian mi teneva stretta a se e riuscivo a sentire che i miei vestiti si stavano bagnando tutti.
Feci così per allontanarmi da lui ma in un battibaleno mi ritrovai sulle sue spalle caricata come un sacco di patate.
Anzichè dare di matto, agganciai le mie braccia al suo busto.
«Puzzi di alcool» gli feci notare annusando la sua maglietta.
Luì continuò a non parlarmi così io mi arrabbiai.
«Fammi scendere» mi lamentai «Voglio ballare»
«Non se ne parla»
«Ma io voglio ballare! Mi stavo divertendo così tanto!»
«No Cèline, sei semplicemente drogata. Quando ritornerai lucida mi ringrazierai di averti salvata da uno stupro»
«Mi stava solo pizzicando il collo!»
Sebastian rimase in silenzio e si fermò a bordo della piscina. Poi mi lasciò cadere.
L'impatto con l'acqua non fu terribile come pensavo visto che i vestiti zuppi del ragazzo avevano bagnato anche i miei, ma mi ricordarono il sogno della vasca e dei fili elettrici.
Riemersi in superficie e fu come se la realtà mi colpisse in faccia: per un momento mi dimenticai persino di respirare.
Nate ci aveva drogato.
Avrebbe potuto benissimo lavorare per Lui e avrebbe potuto consegnarci senza difficoltà.
«Come hai fatto?»
Sebastian mi guardava riprendere lucidità seduto a bordo piscina con le gambe immerse nell'acqua, illuminata dalle luci a neon.
«Stavo baciando una ragazza, non ricordo nemmeno com'era, e c'eravamo appartati qui finchè non ci siamo tuffati. L'impatto con l'acqua mi ha fatto ritornare lucido e così sono venuto a cercarti»
Annuii comprensiva e immersi la testa nell'acqua, cercando di trovare la forza di uscire dalla piscina.
Mi pettinai i capelli all'indietro e mi leccai le labbra assaporando il sapore del cloro, poi il ricordo di ciò che era successo nella villa con Sebastian mi fece boccheggiare.
Mi voltai di scatto verso di lui, che non aveva smesso di togliermi gli occhi di dosso, e all'improvviso mi sentii nuda al suo cospetto.
«Riguardo a quello che è accaduto da Thomas..»
«Si?»
Cosa avrei dovuto dire? La mia mente era sgombra come il deserto così, inconsciamente passai sulla difensiva.
«Non devi più toccarmi»
«Perchè» chiese lui.
Non mi ero accorta fosse entrato anche lui nella grande vasca.
«Perchè lo dico io» ribadii rigida.
Cosa stava cercando di fare?
Nuotò intorno alla mia esile figura con lentezza, come un predatore di prepara con la sua preda.
«Cosa stai cercando di fare?»
Sebastian rimase in silenzio e si piazzò davanti a me, alto e possente com'era.
«Sto cercando di capirti, farfalla» rispose lui semplicemente.
«Non sono una farfalla Sebastian» contestai spazientita «Non puoi guardare i miei colori e capire come sono fatta»
«Forse si, forse no» disse lui enigmatico.
Si pose alle mie spalle e non appena sentii lo spostamento d'aria della sua mano ebbi a malapena il tempo di sentire il suo tocco sulla mia schiena che eressi una muro d'aria tra i nostri corpi.
Mi voltai verso di lui e vidi il suo viso completamente rilassato, come se non fosse accaduto niente. Io invece ero furiosa.
Distrussi il muro d'aria e mi avvicinai a lui, altezzosa. Alzai lo sguardo e piantai i suoi occhi calmi nei miei, stringendo i pugni.
«Non devi più toccarmi»
Me ne andai furiosa e spaventata, con il cuore in gola, alla ricerca di Thomas e Penelope che, a quanto pare, nuotavano ancora in un mare di illusioni.
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Un po' in ritardo, ma ehi! ecco il capitolo 13. Cosa sarà successo a Cece e Sebastian? Lo scopriremo domenica prossima! Ricordatevi di lasciare una stellina e commentate per farmi crescere! Kiss kiss
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