5: Caos
Mi svegliai alle due del pomeriggio col frastuono di pentole che sbattevano, e delle voci.
Aprii gli occhi con un mal di testa atroce, maledicendo la sbronza della notte prima, e sentii mia zia parlare a telefono con qualcuno.
<<Sì, Deborha si è svegliata proprio ora>>, la sentii dire, mentre io cercavo ancora di riprendermi dallo shock post sbronza - letargo.
<<Le altre tre dormono ancora>>, continuò, con non so chi.
Mi alzai stiracchiando la schiena e le spalle. Vidi mia zia farmi segno di raggiungerla al tavolo e notai subito dei pasticcini e una tazzina di caffè freddo macchiato.
<<Zia, ti adoro>>, le dissi con un sorriso.
Mia zia annuii, ancora incollata al telefono.
<<Sì, ora sta facendo colazione>>, rispose, per poi guardarmi e dirmi alla mia occhiata: <<È tua nonna.>>
Annuii, e capii che sia mia nonna che mia zia ne avrebbero avuto ancora per molto. Mangiai in fretta un pasticcino e subito dopo aver bevuto il caffè feci segno a mia zia che sarei andata in bagno.
Mia zia annuii, troppo presa ancora da qualsiasi cosa stesse spettagolando con mia nonna. Decisi che avrei approfittato dell'apparente pace che in quel momento regnava per fare una benedetta doccia. Aprii l'acqua, e nel mentre che aspettavo la temperatura giusta, decisi di accendere il telefono ormai carico del tutto. Feci appena in tempo ad aprire l'app di Youtube, che il mio telefono prese a vibrare all'impazzata. Erano varie notifiche di whatsapp. Da almeno cinque contatti diversi.
Vidi prima la notifica con la foto di mio fratello, per poi scomparire e vedere sullo schermo tutti gli altri messaggi da numeri diversi. C'erano messaggi di mio fratello, messaggi di mia zia Roberta la sorella minore di mia madre, messaggi da parte di mio zio ovvero il marito di mia zia Roberta, messaggi furiosi di mio padre, addirittura. Non scherzo quando dico che comincia a non capirci più niente. Non riuscivo a stare dietro alla marea di messaggi che stavano inondando il mio telefono, né a collegare un filo logico a tutti quei messaggi.
Salvo: Dove sei?
Salvo: Rispondi, torna a casa appena leggi!
Salvo: Mamma e papà stanno facendo un casino incredibile
Salvo: Papà se ne è andato dieci minuti fa. Ha fatto un disastro, ed è andato via sbattendo la porta.
Salvo: Mamma piange, dice di non stare bene, di essere di nuovo in depressione.
Salvo: Dice che non sa più se ama ancora papà oppure no.
Zia Roby: Debby, chiamami appena leggi
Zia Roby: Chiama tua madre appena riesci, sono da nonna Elvira, non posso andare a casa vostra sto aiutando nonna
Zio Matto: Ei nipote, avvisa mamma che sono con papà. Per ora lo sto trattenendo in giro. Lo faccio rientrare non appena riesco a calmarlo.
<<Ma che cazzo...>>
Sbottai. Non riuscivo a credere a tutto quello a cui i miei occhi stavano leggendo. Sentivo gli ingranaggi del mio cervello andare a fuoco mentre cercavano di elaborare e stare dietro il tutto; ero senza parole, né senza pensieri. Non riuscivo a pensare a qualcosa di logico: era come se il mio cervello si fosse del tutto spento e scollegato.
Lanciai il telefono sulla lavatrice in bagno, e mi spogliai di fretta fiondandomi in doccia. Non feci caso nemmeno alla temperatura dell'acqua, se fosse abbastanza fredda, calda, tiepida... Non sentii quasi niente, talmente che riuscii a lavarmi dalla testa ai piedi in meno di due minuti. Uscii dalla doccia grondante d'acqua, e a malapena strizzai i miei lunghissimi capelli. Mi asciugai il corpo e pettinai i capelli al volo; non me li asciugai nemmeno un po' col phone. Presi di corsa un cambio dalla borsa che avevo portato per restare qui da mia zia come avevamo previsto i miei soliti giorni o settimane, e mi attaccai i capelli alla meno peggio con una pinza. Sentivo ancora qualche goccia d'acqua scivolarmi lungo la schiena per via dei capelli bagnati, e quando ritornai in soggiorno mia zia chiuse d'un tratto la chiamata, avvicinandosi di fretta.
<<Ma che succede? Perché stai andando via? E perché non hai asciugato i capelli!?>> Mi chiese, in preda a un misto di foga e preoccupazione.
Non la guardai, talmente stavo correndo per rimettere le mie vans ai piedi.
<<Scusa zia, devo scappare>>, dissi, alzandomi di scatto per prendere la borsetta.
<<Debby, ma che succede? Dove vai? Hai litigato con Esmeralda?>> Mia zia mi venne dietro di fretta, mentre io raccattavo tutto con furia.
Scossi la testa. <<No, zia, tranquilla. Non ho litigato con Esmeralda>>, risposi. Per poi chinarmi per prendere il carica cellulare.
<<Devo correre a casa. Poi ti chiamo e ti spiego, va bene?>> Mi voltai per darle un bacio sulla guancia. <<Di a Esmeralda e Chiara che ci vediamo stasera, mi faccio sentire io appena sbrigo questa cosa.>>
Mia zia era letteralmente confusa, oltre che preoccupata. Non le diedi nemmeno il tempo di rispondermi che aprii di scatto la porta d'ingresso correndo verso le scale.
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