2: Giugno.

Non ricordo di preciso quando sia iniziato tutto. Né come.
Ricordo solo che una settimana prima era il mio compleanno, e non un compleanno qualunque.
All'epoca, ovvero nove anni fa ormai, ero ancorata ancora al mio - da lì, a breve - ben presto quello che stava per diventare il mio ex.
<<Diciotto anni, e sembra invece che stai andando al patibolo!>> Sentii mia cugina, Esmeralda, alle mie spalle.
Ero intenta nel tentativo di lisciare i miei capelli, e allo stesso tempo cercavo di non morire per via del caldo asfissiante.
Alzai le spalle: <<per me, è una serata come tutte le altre>>, risposi, mentre cercavo di lisciare l'ennesima ciocca dei miei lunghi capelli biondi, e allo stesso tempo di asciugare il sudore dalla fronte.
<<Ma fai sul serio!?>> Quasi si mise a strillare. <<Diciott'anni!>> Urlò ancora, tirandomi un cuscino da dietro.
Mi voltai, stizzita. <<Smettila, davvero. Per me non c'è proprio niente da festeggiare>>, dissi, rendendomi conto solo poco dopo di quanto in realtà volessi far intendere.
Fu allora che mia cugina decise di alzarsi dal mio letto, e di venirsi a sedere vicino a me.
<<Sul serio, che sta succedendo?>>
Cercai di guardarla negli occhi mentre tentavo invano di nasconderle quello che da qualche settimana mi frullava nella testa: ovviamente invano.
Posai la piastra, e mi misi a sedere di fronte a lei.
<<Sto per dirti una cosa, ma tu non impazzire, ok?>> Lei mi guardò allarmata, ma non disse nulla. Sospirai: <<voglio lasciare Antonio. Io... Non lo sopporto più! Non lo voglio più, capisci? Anche starci vicino per me è diventato un incubo... Per non parlare dell'idea di scoparci ancora!>> Lo dissi tutto d'un fiato, e d'un tratto sentendomi finalmente leggera.
Lei sgranò gli occhi castani a mandorla: <<merda!>>
Io la guardai, scettica e col mio sopracciglio alzato. <<Tutto qui? Ti dico che voglio scaricare Antonio, oggi, e mi dici solo merda? Sul serio?!>>
Scosse la testa, furiosamente. <<No, no, no, non puoi farlo proprio oggi!>> Strillò.
<<E per quale motivo? Tanto alla fine uscirò con te e le altre, quindi cosa cambia?>>
Fece un espressione: un misto tra ansia, e l'espressione di chi vuole dire qualcosa ma sa di non poterla dire. Passarono dei secondi in cui non spostai lo sguardo da lei, e non ci mise molto prima di sputare il rospo.
<<Ok, senti. Non dovrei dirtelo, ma ora devo, per forza: Antonio ha organizzato una piccola cena in pizzeria per te, insieme ai tuoi genitori, con me, te e tutti gli altri!>>
Mi sentii d'un tratto pervasa da mille vampate di calore.
<<Cazzo...>> Riuscii a dire solamente.
Mentre Esmeralda annuiva, per poi ripetere anche lei subito dopo: <<Cazzo, sì!>>

Era passata una settimana da quel quindici giugno. Una settimana in cui, pur di nascondermi dallo sguardo indagatore dei miei, andai a stare a casa di mia zia.
<<Sei ancora convinta di quello che vuoi fare?>> Mi chiese mia cugina maggiore, Maria, nonché sorella di Esmeralda.
Annuii, mentre le rubavo un altra brioche alla crema. <<Sì. Sul serio. Se aspetto ancora, rischio di avere una crisi di nervi!>>
E proprio in quel momento, mia zia entrò in camera, d'un tratto con aria in preda al panico e un colorito troppo bianco sulla pelle già abbronzata.
<<È appena salito. Ti faccio raggiungere qui in camera, che dici?>> Mi chiese, e io annuii.
Le mie cugine uscirono in silenzio, con l'aria di chi sta per avere una crisi d'ansia. Due minuti dopo, Antonio fece capolino in stanza, con la sua solita figura alta. Lo guardai, dal basso della poltrona in cui ero seduta e capii subito tutto: già sapeva.
Aveva il respiro già corto, le mani tremolante così come la sua voce quando mi salutò con un semplice: <<Ei...>>
Pensai per qualche secondo a come poter alleggerirgli la pillola amara che gli stavo per somministrare, e d'un tratto mi dissi che, qualsiasi discorso io avessi fatto, non sarebbe servito comunque a lenirgli il dolore. Tanto valeva fare come mi diceva sempre mia madre: uno strappo veloce, e via.
<<È inutile girarci attorno, vero? Te ne sarai accorto anche tu, ormai.>>
Avrei voluto essere più cauta, meno freddo e distante di quanto lo fossi già da settimane ormai, ma non ci riuscii: era come se, da settimane, mi sentissi in trappola andando contro la mia vera natura. Come se mi stessi facendo spezzare giorno per giorno le ali, e se c'è una cosa che noi del segno gemelli odiamo è sentirci in trappola. Decisamente.
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre annuiva, eppure non provai niente. Nemmeno un po' di dispiacere, per lui. Zero. Era come se mi fossi trasformata d'un tratto in una lastra vivente di ghiaccio.
<<Posso darti almeno un ultimo bacio, prima di andare via?>> Disse, tirando su col naso.
Sapevo che quello che stavo per dirgli gli avrebbe spezzato ancor di più il cuore, ma in quel momento sarebbe stato soltanto inutile e forse ancor più doloroso per lui.
Scossi la testa, e sul suo viso vidi passargli di tutto: dalla rassegnazione, alla rabbia fino al dolore più atroce.
Mi sentivo ancora più piccola del normale di fronte ai suoi due metri di altezza. <<Mi dispiace, davvero. Ma non posso continuare a prenderti per il culo in questo modo: non ti amo più, lo capisci, vero?>>
Lo guardai, e lui annuì. Non disse nient altro: semplicemente, si voltò a testa bassa e il silenzio sembrava infinito in quei secondi in cui percorreva il corridoio. Quando sentimmo tutte e tre la porta d'ingresso chiudersi, era come se il tempo avesse ripreso a scorrere.
Tirai un sospiro di sollievo, ma una sensazione di sollievo e libertà che mai avevo provato prima, e mia zia entrò in quel momento con le mie cugine con una tazza di cappuccino freddo tra le mani.
<<Bevilo, dai. Stasera starai meglio>>, disse, alludendo alla serata in disco che avevamo in mente io e Esmeralda, insieme a Chiara.
Mia cugina sorrise: <<finalmente tutte e due single, non mi sembra vero!>>
Scoppiai a ridere, mentre Maria ci guardava esasperata scuotendo la testa. Sentimmo subito dopo un clacson giù suonare, e gli occhi di mia cugina Maria brillare subito dopo.
<<Io vado!>> Strillò, mentre afferrava la sua borsa per correre fuori.
Risi, mentre Esmeralda alzò gli occhi al cielo: <<l'abbiamo proprio persa!>>

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