Revive 19

"A volte abbiamo bisogno solo di qualcuno che ci dica che andiamo bene così, anche con i nostri vuoti."

-Roberto Emanuelli

Avevo iniziato a ignorare volontariamente alcuni messaggi di Chris. Perché il Natale era pericolosamente vicino e le uniche volte che desideravo di uscire, era per uscire con Daniel.

Era un periodo disastroso, perché da quando avevo lasciato Chris, non mi accettavo. Mi dicevo che ero una traditrice, che mi odiavo e la cosa peggiore era che non mi riconoscevo.

L'unico sentimento definito che riuscivo a percepire mentre saliva a galla, riconoscendolo da tutto il maremoto che avevo dentro, era ciò che provavo per Daniel. E questo mi uccideva ancora di più. Mi sentivo sporca e nemmeno più l'acqua riusciva a togliermi via quella sensazione.

Desideravo scomparire e avrei rinnegato fino all'inverosimile i sentimenti che provavo per Daniel. Questo solo per sentirmi meno sporca e più in linea con me stessa.

Ma anche facendo ciò, non riuscivo a proteggermi dalla merda che mi gettavano addosso. Mio fratello, dopo aver saputo di Chris, avevamo litigato pesantemente. Non per il fatto che a lui gli piacesse, più per il fatto che mi vedeva spesso con Daniel, e questo lo faceva imbestialire. Come potevo convincere qualcun altro sul fatto che non avevo lasciato Christian per Daniel se non riuscivo nemmeno a convincere qualche membro della mia famiglia?

Strinsi a me il ciondolo che avevo comprato a Londra, riguardandolo attentamente come se lo stessi vedendo per la prima volta. Ed effettivamente ogni volta era cosi. Ogni volta che i miei occhi venivano stregati da quel orologio a pendolo, venivo catapultata a Notting Hill, in piena Londra. Nel mezzo di quei mercatini tipici che mi ricordavano tanto l'Italia di qualche decennio fa. Potevi trovare qualsiasi cosa al loro interno, si partiva dalle fotocamere d'epoca e si finiva ai vestiti usati o alla collezione di argenteria antica. Chiusi gli occhi e respirai ancora il cibo tipico del luogo, assaporai ogni sensazione familiare che i miei ricordi mi donavano.

E lì rividi quel giorno insinuarsi lentamente negli occhi della mia mente. Eravamo io e Asia in completo innamoramento. Ad ogni cosa che vedevamo, esultavamo allegre e stupefatte ma quando vidi questo ciondolo, qualcosa in me fece breccia.

Lo afferrai per le mani e mi concentrai su ogni filamento di ottone. Era lungo e l'orologio si fermava giusto sotto al torace, l'ottone si fondeva e intrecciava fino a creare rami ricoperti a tratti da foglie e a tener celato, dietro di essi, un piccolo portone.

Bingo! doveva essere mio! e non persi tempo a prenderlo. Da allora, era diventato una delle cose più importanti per me.

Cos'era cambiato da allora? stavo rinnegando i miei sentimenti per i pregiudizi e per difendermi da chi realmente?

Sospirai amareggiata e mi strinsi alle coperte, quando arrivò un altro messaggio di Chris.

«Ciao, come stai? che fai? ti va di uscire?»

Ero debole, fragile. Sentivo che le mie ossa potevano spezzarsi in qualsiasi momento e il mio cuore potesse smettere di battere in qualsiasi momento. Così, in preda ad una tristezza sconfinata, decisi di fidarmi di lui ancora una volta. In nome a quello che eravamo stati. E gli risposi, parlandogli della mia confusione. Non dei miei sentimenti verso Daniel ma solo dei miei momenti tristi.

Ma era una colpa o una condanna decidere di spiegare finalmente le ali?

«Mi sento morta, Chris. Ma almeno sento qualcosa. Solo che ho paura di sbagliare e non saperne uscire. Questa sono la nuova io, non so nemmeno come dovrò fare per consolarmi. Il giusto e sbagliato lo dovrò decidere di nuovo. Dovrò decidere chi essere. Come faccio? Sto facendo la cosa giusta? Sto soffrendo così tanto da non vedere vie d'uscita e ho paura di non trovarle.

Non ho più idea di quali siano i miei gusti ora, non so neanche più che cibo mi piace! Non mi aspettavo questo cambiamento e ora mi sento...Una nuova persona. Forse in realtà sono solo me stessa, no? chi lo sa!»

Il messaggio che arrivò come risposta mi fece rimpiangere di essermi confidata con lui. Non gli risposi male solo perché non lo meritava, perché sapevo che anche lui stesse affrontando il suo dolore. Sapevo che proprio lui, non mi avrebbe potuta capire, solo perché c'era troppo dentro.

Solo che mi sentivo particolarmente fragile, cosi, mi lasciai distruggere ancora una volta dalle sue parole affilate come lame.

Corsi di nuovo in bagno e mi lasciai andare in un pianto rabbioso. Negli ultimi giorni avevo iniziato a piangere tanto, ma continuavo a non sentirmi più leggera forse perché sentivo che avevo finalmente trovato le mie ali, ma non riuscivo ancora a volare perché ero troppo pesante, carica di rabbia e dolore.

Mi lasciai sopraffare dai sussulti, dai tremolii di un pianto represso. Scivolai lungo la vasca e mi misi a sedere. C'era qualcosa di sbagliato in quello che provavo, eppure seguivo il mio istinto.

Perché fin da piccola, avevo sempre scelto il giusto per me. Forse non solo avevo gli occhi offuscati dalle lacrime, ma avevo anche offuscato il cuore dai sentimenti veri con gli anni. Magari questa ero realmente io, e prima invece, ero un'altra.

Non sapevo a cosa ancorarmi per non scivolare giù, cosi mi aggrappai a me stessa, ancora una volta. Mi tenni stretta e mi sussurrai parole confortanti alla quale non credevo per niente.

Cosi non mi restò altro da fare che pulirmi le lacrime calde dal viso e costringermi ad uscire.

Raggiunsi mia sorella nel luogo in cui lavorava. Mentre eseguiva ciò che gli avevo chiesto, sentivo il suo sguardo tagliente e preoccupato verso di me.

«Sei sicura di quello che fai? puoi sempre tornare indietro» mi disse, mentre afferrò una mia ciocca. Sapevo che non si riferiva solo ai miei capelli.

Mi guardai allo specchio che avevo di fronte, mentre lei portò le forbici sulla mia lunghezza e mi guardò chiedendo il permesso.

Guardai la mia pelle pallida, i miei occhi grandi e l'azzurro più spento di qualche anno fa. Guardai le mie labbra tramortite e il ciondolo al mio collo.

«Sono sicura.»

E vidi una ciocca dei miei capelli cadere a terra. Poi chiusi gli occhi e la lasciai fare, perché sapevo che alla fine, non mi sarei mai più vista bella. Amare per me era facile, ma amarmi quasi impossibile.

«Fra poco è il tuo compleanno amore mio. Stai crescendo cosi in fretta e sei cosi forte, che nemmeno io ho mai saputo quanto.» Mia sorella mi guardò piena di amore e mi alzò dalla sedia, guardando accuratamente il taglio corto che mi aveva creato, poi guardò il mio viso e mi sorrise rassicurante.

«Se sei sicura della scelta che hai fatto, sappi che andrà tutto bene» Mi strinse forte fra le sue braccia e mi ci persi per un attimo, sentendomi finalmente in un luogo sicuro e lontano da qualsiasi sentimento, che non fosse quello che avevo sempre provato e sempre portato con me. Ovvero, il bene che le avevo sempre voluto. Non mi aveva mai visto piangere, mai. Eppure aveva sempre capito quando qualcosa non andava. Mi era sempre stata accanto e mi aveva sempre incoraggiato nelle mie scelte. Era sempre stata la mia più grande alleata, e anche ora, nonostante voleva un gran bene a Chris. Era disposta a mettersi contro di lui, pur di difendere me.

***

Un Natale monotono, ecco ciò che avevo passato. Una di quelle serate in cui eviti di guardarti allo specchio perché qualsiasi cosa indossi e in qualsiasi modo ti truccherai, ti vedrai sempre con un aspetto orribile. E fingevo di dare la colpa al nuovo taglio.

Non vedevo l'ora che questa festa passasse in fretta, perché proprio in questi eventi, mi accorgevo di sentirmi più sola del solito.

Odiavo farlo, odiavo etichettare tutti ed espormi al pubblico, ma in certi casi, bisognava farlo. Così andai sulla mia pagina Facebook e misi finalmente fine alla mia relazione sentimentale. Nascondendo però la notizia da tutti gli occhi indiscreti.

Una serata monotona, che si trasformò presto in una delle più belle, grazie alla mia seconda sorella.

Appena la vedemmo entrare dalla porta di casa per festeggiare il cenone con noi, le vidi gli occhi umidi. Saltai in piedi irrigidendomi nel vederla.

«Che hai?» scattai. La vidi correre da nostra madre e abbracciarla.

«E' quello che penso Gemma?» Il capo di mia sorella annuì impercettibilmente e io corsi ad abbracciarla.

«Sono incinta» La strinsi forte, era raro che io dimostrassi alla mia famiglia il mio affetto, e dovevo ammettere che non andavo proprio pazza per i bambini. Ma lei era mia sorella, e non sapevo il perché, sarei stata contenta per lei a prescindere da tutto. Sopratutto se questo tutto era qualcosa che aveva sempre desiderato.

Da allora in poi, Gemma avrebbe portato negli occhi una luce diversa e prima o poi qualcuno l'avrebbe chiamata con un nuovo nome: mamma.

Un messaggio mi lasciò distaccarmi un po' da lei e dal nostro abbraccio, ma non badai ad aprire neanche lo schermo. Ero troppo intenta, per la prima volta, a godermi il momento e a sentire la mia famiglia più unita del solito.

Solo a notte fonda, quando ero scivolata nelle lenzuola fredde, avevo deciso di vedere il messaggio. E subito iniziarono a battermi i denti dall'ondata di freddo che mi invase.

Sentii un fischio sordo nelle orecchie e mi sembrò che qualcuno mi avesse appena inflitto un colpo secco alla testa. Per un attimo la mia vista si annebbiò completamente e nella mia visuale riuscivo a vedere solo piccoli punti neri, poi pian piano si attenuò tutto, e ritornai a percepire chiaramente tutto ciò che mi era intorno. Quindi anche il messaggio che avevo aperto.

Ancora non ero riuscita a vedere il contenuto, ma mi bastava il nome del mittente per sentirmi il cuore diventare pietra di fronte ad un dolore soppresso e rimpianto troppe volte.

Di fronte ad un dolore che mi aveva fatto compagnia per notti intere, per giorni estenuanti e per lunghi mesi. Mesi che mi avevano lasciato segni sul cuore come i tatuaggi sulla pelle.

E a pensarci ora, faceva ancora male.

Non importava quanto tempo fosse passato, alcune cose, quando cerchi di rinnegarle e affondarle per troppo tempo, devi aspettarti che prima o poi possano risalire a galla lentamente.

Ma Valerio, non era cosi. Lui non era lento e pacato nei movimenti. Lui era un nuotare esperto, e quando si trattava di me, sembrava resistere di più a qualsiasi pena pur di raggiungermi.

Chiusi per un attimo gli occhi impedendomi di far salire a galla i nostri ricordi, i momenti che avevamo condiviso insieme ma non avevamo mai vissuto pienamente.

Poi mi decisi, e aprii il messaggio:

«Tu ed io. A capodanno. Insieme.»

Schietto e diretto. Preciso come un pugno sulla bocca dello stomaco.

«Non funziona cosi. Non puoi contattarmi dopo mesi e pretendere di uscire. Ho già degli impegni comunque.»

«Molla tutto e vieni via. Ci penso io al resto.»

Se solo avessi avuto questo coraggio mesi fa, ad un messaggio simile avrei sicuramente fatto i bagagli e sarei scappata via con lui. Avrei azzittito ogni ragione e mi sarei lasciata trasportare solo dalle vere emozioni.

«Comunque non mollo. Se proprio hai degli impegni, vuol dire che ci vedremo prima o dopo. O Domani.»

Facevi ancora male Valerio, come acido nelle vene.

E alla fine ancora nessuno dei due lo sapeva, se in questo mondo, ci fosse mai stato un posto per noi due.

Il tuo pensiero Valerio, mi tocca anche a metri di distanza. Ci sei ancora, non so precisamente dove, ma ci sei ancora.

Ma in un angolo remoto della mente, si era accesa una luce d'emergenza da occhi scuri e dal sorriso caldo.

Daniel.



Angolo Autrice:

Da brava ragazza che sono, non vi tengo sulle spine riguardo alla risposta del messaggio di Chris. Anzi. Ve lo mostro completamente.

Pronte?

Vi aspetto al prossimo capitolo readers! Nel frattempo, commenti e voti, sono seeeempre graditi.

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