Epilogo Safe 33
"non voglio tornare come ero prima perché ora mi piaccio e sappi che tutto quello che mi piace di me ora, sei tu."
-On tumblr.
Guardo ininterrottamente la pioggia fitta fuori alla porta-finestra lasciandomi rilassare dallo scroscio battente di essa sull'asfalto già completamente bagnato mentre aspetto Daniel che esce dalla doccia.
Il sottile strato di vetro che mi separa dall'esterno mi rispecchia debolmente. Rispecchia proprio me, la persona che ho deciso di essere.
Non è stato facile all'inizio dover accettare che da un giorno all'altro non ho più amato la stessa persona di sempre, che, improvvisamente, odiavo ciò che avevo intorno.
Io: tradizionalista e impeccabile sentimentalista dovevo mettere una pietra sopra alla mia lunga relazione e non solo, avrei dovuto mettere una pietra sopra anche alla vecchia me.
Questo riflesso rispecchia la Stella nuova, quella che ha creato un intreccio perfetto con chi era e con chi sarà. E devo dire che, dopo tanti mesi in cui mi sono odiata, non sono poi cosi male. Insomma, guardandomi, io mi riconosco in tutto e per tutto.
Riconosco la ragazza dai sani principi, quella che ha escluso la carne perché ama gli animali, quella che ha scelto Daniel perché sentiva che doveva essere cosi. Lo sentiva come non aveva mai sentito nient'altro prima.
Quella che ha deciso di incontrare Valerio per far chiarezza sui suoi sentimenti prima di gettarsi a capofitto verso una nuova relazione.
Quella sciocca sempre con un libro in mano e la mente altrove, in un mondo suo, meno viscido e crudele.
Sono completamente catturata da quelle gocce, incantata sul cielo cupo che alloggia sopra di noi. Sussulto quando vedo un lampo seguito dal suo classico boato che squarcia il cielo e fa tremare la finestra.
«Ehi. Piccola. Non aver paura.» Daniel mi appoggia le mani sulle spalle. Dopo un altro tuono, immergo il mio viso nel incavo del suo collo.
«Tranquilla. Tranquilla.» sussurra appoggiando le labbra vicino al mio orecchio.
«Tranquilla, va tutto bene. I lampi non sono altro che un paio di stelle fulminate. Bisogna solo cambiare la lampadina.» dice, facendomi scappare una risata stridula.
«Dai, vieni qua» le sue braccia mi avvolgono completamente mentre lo sento cantare Green eyes dei Coldplay e mi lascio trasportare lentamente via, via dai tuoni, via dalla pioggia, via da questa realtà. Mi lascio portare in un mondo nostro, dove la collisione dei nostri occhi incontrano un mare quieto contro una montagna imponente.
Terra e mare.
Giorno e notte.
Luce e buio.
Sole e luna.
Tengo ancora gli occhi chiusi quando mi accarezza una ciocca di capelli e si scosta leggermente.
«Pronta per domani che fra poco è l'alba?»
Annuisco lentamente e mi allontano contro voglia.
Nel mondo ci sono moltissime varianti di forze. Unite e contrarie. Esistono forze d'impatto, come quelle che accade fra le nuvole quando c'è un tuono. Esistono le forze di attrazione, come quella gravitazionale, esistono forze d'urto, opposte, d'azione come quella di due calamite che si scontrano. Ma non esiste forza più grande di quella di un animo coraggioso. Perché una forza proveniente da un'animo cosi è quella che attraversa tutte le paure e corre più veloce del vento. Un'animo coraggioso è un'animo che ben presto non avrà nessun freno. Ma esiste una forza ancora più grande: quella di un'animo coraggioso pronto a sfidare qualsiasi altra legge o forza pur di salvare un'altra anima.
E Daniel ha salvato me.
***
Posiamo entrambi i borsoni a terra accanto all'entrata, facciamo scattare la chiave nella serratura tre volte e apriamo la porta. Daniel si accinge ad aprire tutte le finestre per far passare un po' d'aria fresca e di luce mentre io porto Africa nel nuovo giardino. Entrambi ci fermiamo un attimo a guardarla correre nel prato verde dall'erba ancora troppo alta. Ridiamo quando cade con il muso a terra e rinizia a correre come una forsennata.
Ci guardiamo complici con un sorriso lascivo e rientriamo dentro, iniziando a prendere diverse misure con il metro e a riportarle su un foglio di carta. Poi iniziamo a fare il piano d'arredo per la nostra nuova casa.
«La carta da parati io la metterei qui» guardiamo il muro spoglio, con ancora qualche crepa da sistemare e decidiamo anche il colore per la nuova pittura.
Decidiamo tutto, ma insieme. Poi passiamo a posare Africa e Yumi da Jessica, una mia carissima amica e prendiamo finalmente l'aereo che ci porta a destinazione in anticipo rispetto al previsto. Guardo l'orologio che segna ancora le due del pomeriggio e alzo lo sguardo lasciandomi accecare dal sole estivo che splende in un cielo sereno, privo di nuvole e incomprensioni.
Due ore dopo, l'auto verde limone dei miei genitori si ferma poco distante da una rotonda fuori all'aeroporto ed io e Daniel corriamo ridendo con i nostri trolley per una corsa a chi entra primo in auto.
Mio padre esce fuori per sistemare i miei bagagli mentre mia madre corre ad abbracciarmi.
Ha cambiato colore dei capelli, non indossa più il solito rosso ma ora ha una tinta di un castano scurissimo; mi stringe e annuso il suo odore, quello che mi riporta indietro di anni, ai natali passati in famiglia, alla domenica mattina e alle giornate al mare.
Saluto con un abbraccio impacciato anche mio padre che non riesce a smettere di sorridere e appena entriamo in auto annunciamo io e Daniel di voler andare da mia sorella Gemma, di nuovo in dolce attesa.
Appena mio padre parcheggia l'auto fuori casa di Gemma, io e Daniel ci catapultiamo fuori, prendiamo velocemente l'ascensore lasciando ancora mio padre e mia madre scendere dall'auto e bussiamo frenetici alla porta d'ingresso. Gemma, sempre la stessa, apre la porta con qualche chilo in più nella pancia. Si illumina e ci sorride abbracciandoci. La scosto dolcemente facendole la linguaccia e corro ad abbracciare Allison che come mi vede sussurra un «Zia» con la sua vocina stridula di chi si è svegliata da poco e desidera ritornare a letto. Giochiamo insieme per qualche ora, prima di ritornare a casa, salutare i genitori di Daniel e farmi posare poco dopo fuori al Green Bar.
«Chi non muore si rivede» Ivan mi aspetta al solito posto, con la solita sigaretta tra le labbra e i soliti tatuaggi sparsi per la mano. L'abbraccio e lo stringo fino a che non ride di gusto, poi ci sediamo e passiamo uno dei nostri pomeriggi, quelli calmi, quelli belli.
Mi godo la serenità di questi attimi, vengo risucchiata da migliaia di appuntamenti per salutare tutti i miei parenti ma mi prendo sempre le mie due ore quotidiane per rivedere ogni giorno delle mie ferie Ivan e Allison.
Loro sono la mia dose quotidiana qui, sono uno dei motivi principali per la quale decido di ritornare in questo paese piccolo, stretto ma pieno zeppo di voglia di vivere.
Quando sono qui, questo posto è me ed io sono questa gente, questi volti, queste strade sfaldate. E come se mi guardassi diritto nel cuore.
E non ho mai paura di andarmene, perché so che ogni ritorno è più bello. Più vivo. Più terapeutico per me.
Anche quando al Nord minaccia brutto tempo, pieno zeppo di tuoni e pioggia, non ho paura perché c'è Daniel che mi abbraccia nella notte e mi sussurra che non sono tuoni quello che vedo e sento. Che prima o poi l'alba arriva sempre.
Nonostante siamo lontani dai nostri affetti e dal nostro posto, non posso far a meno di essere felice per averlo accanto; lo guardo e penso che alla fine siamo come fiori sull'asfalto.
Sì. Proprio loro.
I fiori sull'asfalto sono difficili da trovare, restii a farsi schiacciare e sradicare dal tempo e dalla gente. Sono quelli che si sono adattati. Che hanno lottato a denti stretti sull'asfalto rovente e resistono a tutto nonostante sono nati nel posto sbagliato.
Sono quelli che si differenziano tra gli altri perché hanno tutta una storia dentro.
Quelli che non ti aspetti di trovare lungo la strada; ma dopotutto, se provi a strappare la loro radice loro resistono. Tirano. Lottano.
Eppure sono lì.
Che non sono mai al posto giusto perché alla fine un posto non ce l'hanno davvero in questo mondo.
Non hanno nessun posto nel mondo se non assieme.
Ed io le mie radici le pianto qui. Insieme a Daniel.
FINE.
Angolo Autrice
Eccoci giunti al nostro ultimo capitolo.
Ovviamente non è la fine, non è la fine perché dovrò revisionare accuratamente tutto, aggiungere delle parti SE mi occorre e riordinare un po' tutto. Anche le idee.
Non è la fine finché non vedrò il libro bello stampato e pubblicato (magari. Alla fine è il sogno di tutte noi, no?)
Vi ricordo che la Come fiori sull'asfalto è una storia COMPLETAMENTE vera. Quindi, io non ho dovuto fare granché se non trascriverla.
Ringrazio tutti per i commenti, i voti e il vostro immenso e prezioso sostegno. Senza di voi mi sarei bloccata al primo capitolo.
La storia è stata creata e scritta a febbraio, quando Sunday (ovvero io) ho affrontato l'ultima operazione. Era un periodo di limbo per me e questa storia mi ha aiutata tantissimo a sfogarmi.
Quindi per me è molto più importante di un accumulo di parole perché questa sono io e ho scritto questa storia per chiedervi di aprire gli occhi sulla vostra vita. Sulle vostre abitudini. Su chi avete accanto.
Avete accanto qualcuno che amate da anni perché lo amate realmente, o per monotonia? Per paura di rimanere da sole? Per paura e basta?
Quando si cambia, e fidatevi, si cambia e basta. Da un giorno all'altro ed è inutile negarsi perché questo ci condurrebbe ad una vita di restrizione, dolore e angosce che non andrebbero in linea con la nostra salute mentale.
Dobbiamo accettarci per quello che siamo, solo cosi, forse, possiamo vivere a pieno.
Vivere fino a dentro le vene.
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