Change 5

''E in fondo tutto quello che volevo,
lo volevo con te

E sembra stupido, ma ci credevo e ci credevi anche te"
-Coez.

Appena Mafalda fu scesa dalla macchina, fummo finalmente da soli.

Avevo davvero detto finalmente?

C'era qualche problema in me.

Daniel girò la chiave nel cruscotto, immettendosi di nuovo sulla strada.

Gli spiegai dove abitavo, così che potesse portarmi sana e salva a casa.

«Non ti porterò a casa finché non mi dici che cosa hai. Considerati rapita» annunciò.

Il mio cuore iniziò a battere freneticamente nel petto, manco volesse uscire da esso.

Chi era lui? Perché mi faceva sentire queste cose? Che voleva da me?

Sospirai e mi portai le braccia al petto.

«Sarò muta come un pesce.»

Lui diede un colpo di frustrazione al clacson, azionandolo per sbaglio. Sussultammo entrambi a quel suono acuto e ridemmo.

«Non capisci che, forse, parlandone potresti sentirti meglio?»

«Perché insisti tanto?» chiesi.

«Perché mi interessa. Che hai?» domandò per l'ennesima volta.

Rimasi in silenzio e voltai il capo verso il finestrino, mi persi per un attimo a guardare fuori lo scorrere di tutte le persone e le case.

Lo sentì sospirare sconfitto e, finalmente, con una manovra, imboccò la strada giusta per arrivare a casa mia.

«Ma perché non vuoi?»

«Non risolverei nulla parlandone, sono cose che non si risolvono facilmente.»

Lui annuì comprensivo, mentre era sovrappensiero.

«E perché ti fa stare così... male?»

«Perché fa male» risposi, scocciata.

A volte si viene segnati da qualcosa, inevitabilmente. A prescindere da tutto. E non hai scelte. Rimani con le spalle al muro e non ti resta che da fare una scelta: resisti e combatti a pugni stretti o ti arrendi e molli; Tocca solo a te decidere. Non hai neanche tempo di prendere una boccata d'aria nei polmoni per iniziare a combattere. Sei costretta a farlo, trascinandoti con te tutte le persone a cui tieni.

Ed è inutile rimanere con le spalle attaccate al muro a rimuginarci sopra e a pensare: perché proprio io?

Io ho sempre affrontato tutto con pazienza, ho sempre scrollato le spalle e resistito. Non mi restava altro da fare. Alcune cose capitano e basta.

Affogai il restante dei miei pensieri e mi voltai verso di lui.

Forse a lui potevo dire come mi sentivo, forse proprio lui mi avrebbe capito. Con Daniel era tutto strano, mi sentivo in perfetta simbiosi. Eppure lo conoscevo da pochi giorni.

Ma poi rimasi zitta a guardarlo mentre lui ricambiava lo sguardo, attendendo che continuassi.

Non dissi altro, scrollai le spalle.

Appena arrivammo sotto casa, lui si fermò e mise in folle. Io feci per andarmene ma mi afferrò un polso e mi guardò serio.

«Se hai bisogno, sono qui. Aspetto che mi parli.»

Mi lasciò il polso ed io scesi, confusa.

Non avrei mai immaginato che quel ragazzo sarebbe stato la mia boccata d'aria nei polmoni.

Era tutto il mio tempo perso.

***

Sfinita, mi misi sul letto. Ma non riuscii a non far scorrere i miei pensieri verso Valerio e a quante cose avevo perso per correre dietro a Christian. Era come se lo stessi incolpando delle decisioni che non avevo mai preso, solo per non lasciarlo da solo.

Valerio era un mio compagno di classe, aveva perso l'anno scolastico all'ultimo anno di superiori e cosi le nostre strade si sono incrociate per un breve tratto. Breve ma intenso.

Non era una bellezza unica, eppure lo vedevo come tale.

Inizialmente, mi contattava spesso per messaggi chiedendomi dei compiti, avevo intuito fosse una scusa, dato che proprio lui non studiava mai. Aveva una valigia di debiti dietro non indifferente, anzi rischiava di nuovo l'anno.

Ma a lui sembrava non importare.

Quella sera di ottobre, giusto poco più di un anno fa, mi contattò.

Si trovava a lavoro, perché lui era fra quei pochi a scuola che già lavoravano.

Mi mandò la foto del banchetto che fecero per un compleanno di un nostro amico e gli dissi che desideravo anch'io qualcosa di simile. Soprattutto per il carico di Kinder Bueno che c'era lì.

Il mattino dopo non c'era in classe, entrò alla seconda ora e come prima cosa, davanti a tutti, venne da me e mi lanciò un sacchetto verde pieno di Kinder bueno e Kinder cereali.

Lo riconobbi subito dal fiocco verde legatogli intorno, era quello della foto.

Alzai di scatto gli occhi nei suoi ma lui si nascondeva da me, andò a sedersi e non mi degnò di attenzioni, mentre fra le mani mi rigiravo la cioccolata che per me era la più buona del mondo.

Valerio, tu lo sapevi? Lo sapevi che da lì era iniziato tutto? Lo sapevi che saresti stato la mia tortura?

Ci guardavamo da lontano e non ci toccavamo mai. Poi tornavo a casa e mi contattavi, per poi scomparire di nuovo.

Inafferrabile.

Sembravi un cane randagio, avevi anche una cicatrice sul sopracciglio. Spaventato dalla vera gente e capobranco fra i suoi simili; gli occhi vitrei erano piccoli ma immensi e la pelle fin troppo bianca.

Qualche settimana dopo, entrasti di nuovo alla seconda ora. Io parlavo con le mie compagne di classe del più e del meno, ma tu non ci badasti tanto.

Facevi le cose all'improvviso, e non ti importava di chi c'era mentre le facevi.

Ti inginocchiasti ai miei piedi mentre ero seduta accanto alla finestra, lasciandomi riscaldare dai piccoli raggi del sole. Mi prendesti le mani e iniziasti a parlarmi dei tuoi guai.

Ne erano tanti, Valerio. Troppi.

Dei casini a casa, dei guai a scuola. Delle sfortune in amore.

Lo dicesti tutto d'un fiato e scegliesti me per raccontarlo.

La classe ci guardava sbigottita.

Ma tu mi stringevi le mani e allora andava tutto bene, andava tutto bene finché me le stringevi.

La tua gamba sinistra tremava freneticamente mentre parlavi. Restammo un'ora così, tu inginocchiato ed io seduta ad ascoltarti.

Da quel giorno, mi concedesti il potere sbagliato di riuscire a ferirti.

E lo feci.

Qualche giorno dopo, i tuoi amici giocavano con il pupazzo che avevano rubato alla mia amica. A volte eravate così infantili.

Lei correva a destra e sinistra per sottrarvelo ed io decisi di intervenire.

L'avevano lanciato a te, mi avvicinai e te lo strappai dalle mani, come si strappa un cuore, e ti diedi uno schiaffo così forte da farti girare di scatto il viso.

Tutti smisero di fare ciò che stavano facendo, io smisi di respirare, invece.

I tuoi amici ti urlarono di ricambiare con la stessa moneta ed io per un attimo pensai che ne fossi capace.

Sotto agli occhi increduli di tutti, te ne andasti via, senza torcermi un capello.

Mi venne da piangere. ti avevo ferito? deluso? quante cose provavi nel tuo guscio di mondo?

Quante scelte sbagliate facciamo, Valerio. Tu non lo sei stato mai, scusami se ti ho fatto credere il contrario.

Ero io quella sbagliata e vivevo con la sensazione di esserlo sempre, in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona.

Qualche giorno dopo eravamo nel pullman per visitare una città vicina, Sorrento.

Era incredibilmente bella, il mare era stupendo e cristallino e avevamo passato la mattinata a camminare per le stradine strette, piene di chioschi e negozietti artigianali.

All'ora di pranzo stavamo in una fabbrica che produceva la pasta artigianale, mangiammo lì.

Tu eri lontano da me. Ma vedevo che non mangiavi nulla, eri lì zitto a scostare via con la forchetta tutto ciò che avevi nel piatto. Se qualcuno ti dava a parlare inventavi un sorriso falso, ma credibile per tutti gli altri.

La Professoressa iniziò a parlare del futuro, della nostra carriera scolastica, di tutte le cose che potevano far schifo. È vero, Valerio, faceva paura anche a me sentirla parlare di quelle assurdità così imminenti.

Ti alzasti dal tavolo e andasti fuori, via.

Ti portavi l'ansia nello stomaco come pasto.

«Dove vai? Devi mangiare qualcosa. Sei sempre il solito casinista. Vieni qua» ti sbraitarono dietro. Ma tu non ti fermasti e uscisti lo stesso fuori. La Professoressa allora si rivolse a me ma perché proprio io?

Ma Valerio, c'erano cose che noi ci ostinavamo a non vedere. Bastava indugiare con lo sguardo su di noi per vedere che ci muovevamo in simbiosi.

«Solo tu puoi farci qualcosa, fallo rientrare a mangiare» disse. Non me lo feci ripetere due volte, corsi subito da te. Nonostante alcune oche iniziarono a dire che noi eravamo due innamoratini, ma che importava?

Quando uscii fuori, c'eri tu seduto su un tubo spesso e arrugginito della fabbrica.

Non ti avrei mai consigliato di rientrare in quel manicomio di ipocriti.

Mi avvicinai e non mi cacciasti.

Dovevo stare attenta perché, proprio come un cane randagio, potevi scappare via in qualunque momento.

Ti diedi il panino al prosciutto che avevo nella borsa e tu, piano, lo afferrasti e lo mangiasti in silenzio.

«Se vuoi, sono dentro» detto ciò, me ne andai.

Non so perché lo feci, perché ti lasciai lì da solo. Anche perché non volevo andarmene, ma lo feci.

E Valerio, fra noi, contano i fatti. E anche se io volevo insistere sul contrario, in realtà eri tu a corrermi dietro ed io a scappare via.

L'ho capito troppo tardi.

Durante il ritorno a casa, nel pullman, eri al posto davanti a me, in silenzio, nervoso, estraniato per la prima volta da tutti i tuoi amici deficienti. Con le cuffie nelle orecchie.

Provai a parlarti ma rispondevi a monosillabe e non sapevo come prenderti e portarti di nuovo fra noi.

Non ti capivo, Valerio, scusami.

Scusami per tutto. Mi sei rimasto incastrato nelle costole.

Sei un boccone che non sono riuscita a mandare giù.

Sei diventato l'acido che mi scorre nelle vene al posto del sangue.

Ed in quel preciso momento, mentre stringevo a me il cuscino, mi dannavo per non averti scelto.

Per aver scelto, come sempre, Christian.

Valerio, è tarda notte ora, sono a malapena le quattro ma non riesco a dormire perché la mia mente vortica su un unico pensiero fisso: noi non meritavamo questo.

Angolo Autrice
Salve a tutti i miei lettori, volevo solo invitarvi a seguirmi sui social per rimanere aggiornati su questa storia e su eventuali mie nuove storie. (se non avete visto ne ho intrapresa già una) in bio troverete i link dei social dedicati a queste storie e tantissime belle frasi da leggere e condividere! Spero vi piacciano.
Inoooltre, sto partecipando ad un concorso letterario a premi, vi invito a dagli un'occhiata sembra abbastanza originale! Il nome del profilo dove lo potete trovare è : SentencesPower
Detto questo. Grazie mille a tutti e alla prossima!

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