Capitolo 6- Seconda Parte
Quella mattina, Toby si svegliò con un grido.
Scattò a sedere sul letto, con la testa che gli girava e le pelpebre ancora impastate, e per un attimo gli venne il dubbio che quell'urlo fosse suo. Non era raro, dopotutto, che avesse dei tic anche mentre dormiva.
La situazione divenne più chiara quando ne arrivò anche un secondo.
-Come cazzo c'è entrata questa cosa qui dentro!!?-
Al che, Toby si alzò e si precipitò fuori, rischiando di cadere con la faccia contro il pavimento ancor prima di arrivare alla porta. Prima di uscire, prese entrambe le accette con uno scatto repentino.
Quando fu in corridoio, un'enorme creatura dalla pelle grigia gli corse incontro, facendosi piccola piccola dietro la sua schiena. Girandosi in sua direzione, Toby vide un paio di occhi guardare nei suoi, luminosi come fari, troppo piccoli per le orbite che li ospitavano. La creatura se ne stava rannicchiata su di sé, il corpo ossuto che tremava violentemente.
Toby sbuffò, ed incrociò le accette sul petto, guardando verso il corridoio. Uno dei due doveva aver urtato l'orologio a pendolo, perché adesso questo giaceva a terra in mezzo a mille frammenti di vetro.
Jeff era schiacciato contro la porta della cucina, vestito solo da un paio di calzini bianchi, dei boxer, ed una canottiera nera. Teneva in mano un coltello lungo quasi quanto metà del suo avambraccio, e Toby si chiese come diavolo facesse ad avere sempre uno di quei cosi in mano.
-Che cazzo è quella roba?- gli chiese, cercando di alzarsi per recuperare almeno un po' di decoro.
-Jeff, lui è Rake. Rake, ti presento Jeff- disse Toby, indicandoli a turno con una delle accette. Le prime notti che aveva dormito lì, Brian l'aveva pregato di non tenerle in camera, probabilmente perché si fidava molto poco di quello strano ragazzino. Ma dopo aver imparato a conoscerlo ed essersi reso conto che non era pericoloso, gli aveva concesso di fare ciò che voleva.
Almeno per quanto riguardava l'uso delle armi.
-Che cazzo ci faceva dentro il bagno?-
-La smetti di dire "cazzo" ad ogni frase?-
Parlando del diavolo, Brian era uscito dalla sua stanza, con l'umore più nero che Toby gli avesse mai letto sul viso. Gli occhi erano cerchiati da pesanti occhiaie viola, e la sua espressione sembrava tanto la faccia triste che lui stesso si era disegnato sul passamontagna.
-Hai idea di quanto tempo mi ci sia voluto per insegnargli come usare un water?- disse, guardando dritto negli occhi di Jeff. Una delle sue mani indicò per sbaglio in direzione di Toby, e appena Brian si fu accorto dell'errore, abbassò leggermente la mira per puntare al Rake.
-Si prospetta una giornata splendida fin dal mattino, vedo- commentò una voce dall'alto. Toby guardò verso il soffitto, solo per vedere una testa sottosopra che usciva dal muro.
-Buongiorno anche a voi, insomma- rispose il ragazzo, riponendo di lato le accette. All'altro capo del corridoio, anche Jeff aveva abbassato il coltello.
-Sarà una giornata di merda- commentò Brian, e con una gesto esasperato, si spalmò entrambe le mani sul volto.
-Su, su, non può essere così male. Fatico a pensare come una giornata possa essere peggiore di quando Jack mi ha offerto una di quelle caramelle all'ananas- disse Ben, uscendo dalla parete. Stava ancora fluttuando sottosopra, immateriale come un fantasma dovrebbe essere. -Cioè, peggiore per voi, dico. Io me la sono spassata tantissimo. Ho intenzione di provare ogni tipo di droga esistente, ora che sono morto e non può più farmi male.-
-Sì, avrei gradito che ci dicesse che si trattava di LSD, prima di dartela- rispose Brian.
Lentamente, il Rake cominciò a prendersi di coraggio, e smise di ripararsi dietro le gambe di Toby per sgusciare dentro al bagno, chiudendosi la porta alle spalle come una persona civilizzata. E nonostante le occhiaie e la stanchezza, per un attimo gli occhi di Brian vennero attraversati da una scintilla di orgoglio nei confronti di quella bestia.
-Coraggio, non sei felice di tornare nella prima dimensione, Brian?- lo prese in giro Ben, rendendosi di nuovo materiale ed atterrando in mezzo ai cocci di vetro. -Non vedi l'ora di rivedere la pioggia incessante, il cielo oscurato, la desolazione e la distruzione del posto dove sei cre...-
E mentre alzava la carcassa del pendolo da terra, di colpo Ben si fermò. Il quadrante dell'orologio era uscito dal suo supporto, e si era riversato a terra insieme ad una manciata di ingranaggi.
E lui lo stava fissando, immobile.
-Ben, va tutto bene?- lo chiamò Toby, e nonostante fosse a piedi nudi, avanzò un passo in direzione del fantasma.
-Mi sono... mi sono appena ricordato una cosa- spiegò Ben, senza smettere di guardare l'orologio. -Riguarda il giorno in cui sono morto.-
Senza badare ai cocci di vetro, Toby avanzò fino a raggiungerlo, e lo aiutò a rimettere in piedi il vecchio pendolo e liberare il corridoio. Brian e Jeff li guardarono in silenzio, e l'unico suono udibile fu quello dello sciacquone del bagno.
-Io e l'altro ragazzo, quello con la maschera di Eyeless... non eravamo gli unici a dover morire, quel giorno. C'era una terza persona, una ragazza...- balbettò Ben, raccogliendo gli ingranaggi da terra come se fossero frammenti della propria memoria. -Me ne sono ricordato perché... la sua immagine del profilo era il quadrante di un orologio.-
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