Capitolo 72- Sara

Sara

Paghiamo il conto ed usciamo dal locale, fra tre giorni è il matrimonio e oggi ho pranzato insieme alle ragazze, lo stato d'animo generale non è dei migliori da quando ho annunciato la decisione sulla mia partenza, ma comprendono bene i motivi.
Ovviamente non sono mancate le lacrime nonostante io sia ancora qui, non oso immaginare il distacco come sarà difficile per noi tre che abbiamo sempre condiviso tutto insieme.
Sono stata lontana per il master, certo, ma sapevamo fosse temporaneo, anche se, pure in quell'occasione, se tutto fosse andato bene fra me e Christian, sarei rimasta alla fine a Milano già cinque anni fa, penso proprio di sì, visto quanto fossi innamorata.
"Hai iniziato a cercare casa a Firenze?"
La rossa affronta il discorso.
"Dovrei, ma in realtà no, lo so che ho preso io di getto questa decisione per poter essere vicini, ma devo ancora rendermi conto di ciò che sta succedendo."
Il suono dell'arrivo di un messaggio richiama la mia attenzione, inizio a frugare nell'enorme borsa grigia.
" Fortunatamente a Firenze abita tua cugina, non sei completamente sola se dovessi avere bisogno di qualcosa, oppure per ambientarti. A proposito, glielo hai già accennato?"
Emma cerca di rincuorarmi forse, ma ci riesce poco.
"Non l'ho detto a nessuno, solo a voi due."
Sospiro frustrata pensando a quando lo dirò a mia madre e mio fratello.
Dovrò stravolgere tutta la mia vita, le mie abitudini, lasciare i miei affetti più cari, ma non potrei mai rinunciare a Christian, ed è giusto che lui segua sua figlia, io so cosa significa vivere senza un padre.
Non potrei mai essere la causa dell'infelicità  di una bambina innocente e dell'uomo che amo, non riuscirei a vivere tranquilla questa storia d'amore e neanche lui ci riuscirebbe.
Tutto questo per una donna che ha sempre cercato di dividerci, ha sempre cercato di rovinarmi la vita per la sua stupida gelosia malsana, ma non stavolta.
"Può darsi che quella strega decida di non trasferirsi, in fondo Christian ti ha detto che ci avrebbe riparlato."
La rossa e il suo ottimismo.
"Secondo me, alla fine, non lo farà, basta dirle che ti trasferirai anche tu, perché lei vuole andare via per allontanarti da lui, se lo segui che senso ha? Quindi aspetta a trovare casa, lasciaci parlare Chris."
Sto per dire ad Emma che secondo me, pur di rovinare i nostri piani e tenerci lontani il più possibile, solo per il gusto di farmi del male, si trasferirà comunque, pur sapendo che questo gesto non cambierà nulla fra noi.
Almeno è ciò che spero, riuscire a trovare lavoro in una clinica a Milano nel giro di un anno, nel frattempo non posso restare senza e per evitare ciò, mi trasferisco alla clinica a Firenze, così sarà anche più facile per noi due vedersi nel week end.
Non ho il tempo di formulare una frase che una voce familiare mi chiama, mi volto e la piccola Stefany mi corre incontro sorridente abbracciandomi le gambe.
Si sta affezionando a me e la cosa è reciproca, la gioia che provo per questi gesti è immensa, ci tengo molto a questo rapporto, che fiorisca e maturi crescendo insieme a lei.
"Che ci fai qui piccola, con chi sei?"
Accarezzo la sua testolina bionda sorridente, ma un rumore di tacchi mi fa venire i brividi, i miei occhi per un attimo si chiudono come se volessi rinnegare la donna che fra un istante sarà davanti a me, ma poi, affronto a testa alta la realtà.
Fisso determinata Gabriella avvolta nel cappollo nero, i suoi occhi azzurri e grandi risaltano ancora di più, i suoi capelli biondi e lunghi tirati in una coda perfetta, insieme a lei arriva un uomo sulla settantina, brizzolato dall'aria simpatica e il nasone enorme.
"Nipotina, queste belle ragazze sono tue amiche?"
Ridacchia un po' affannato toccandosi il petto, a questo punto deduco si tratti del padre di Gabriella.
Lo salutiamo educatamente io e le ragazze, la bambina mi presenta mentre la madre resta a guardare scrutandomi fissa.
"Nonno Bruno, lei è Sara, ma non c'è Stak, il suo cane, anche lui è mio amico."
Sorrido, ma questo muore sulle mie labbra quando prende parola la bionda, continua a fissarmi con sguardo glaciale.
"Papà, lei è la futura moglie di Christian, colei che me lo ha portato via."
Si volta nuovamente verso di me, nei suoi occhi c'è dolore, lo vedo bene, il male che si sente quando si viene rifiutati, quando si ha davanti la realtà che si vorrebbe per sé e si capisce di non poterla avere.
Io rappresento la donna che le ha portato via la possibilità di vivere il sogno di una famiglia formata da lei, la piccola e Christian.
Fino a quando non capirà che non ha mai avuto nessuna possibilità di vivere questa utopia, vivrà nella rabbia e nel dolore, e non farà altro che crearci problemi.
Spesso quando si è feriti, inconsciamente si tende a ferire la fonte del tuo male, altre persone invece lo fanno consapevolmente, come Gabriella, cercando di distruggere l'amore che mi unisce a Christian, in un modo o nell'altro, ci ha fatto del male, ma in fondo, ha fallito.
"Vuoi portarmi via anche mia figlia?"
Urla, ignorando il padre che le dice di calmarsi e la piccola che è visibilmente spaventata.
"Smettila, io non ho rubato l'amore di Christian, ne anni fa, ne oggi, e non voglio prendere il tuo posto con la bambina, ma esserle amica visto che farò parte della sua vita."
Cerco di non aggredirla anche io più del necessario, ma non riesco a non guardarla con ribrezzo.
"Gabriella, basta."
Il padre tenta con un filo di voce a richiamare la figlia, inutilmente, ha poco fiato, ma anche se fosse in forma non ci sarebbe riuscito.
"Noi saremmo stati una famiglia se tu non fossi ripiombata nelle nostre vite, ma non mi porterai via anche l'amore della mia bambina."
Quella pazza afferra la mano della piccola ed inizia a camminare per andare via, noi restiamo a bocca spalancata a fissarla, compreso il padre che non si muove, si volta verso di me, bianco come un lenzuolo e la fronte sudata.
" Ti chiedo scusa, ha solo paura di perdere l'affetto della bambina, che voglia più bene a te un giorno."
Continua a guardare l'immagine della figlia allontanarsi e con una mano alla fronte continua.
"La abbandonano tutti, il primo a farlo sono stato io da piccola, separandomi dalla madre e trasferendomi qui, poi da adulta il fidanzato, la perdita più grande è stata la madre, involontariamente, morendo di cancro, infine Christian, non amandola."
Mentre parla, la sua mano si sposta sul braccio sinistro ed una smorfia di dolore si dipinge in volto, il fiato continua ad essere sempre corto e la fronte imperlata di sudore, noto come si tocca improvvisamente il petto, non sono un medico ma solo un fisioterapista, ma le basi di medicina le ho studiate eccome, e per fortuna anche il primo intervento.
" Ho bisogno di sedermi. "
Mi volto verso le ragazze  e gli dico a bassa voce di chiamare un'ambulanza perché sta per avere un arresto cardiaco, pronta ad aiutarlo mi giro verso di lui giusto in tempo per vederlo cadere a terra e con uno slancio evitare che sbatta la testa.
Il tonfo e le urla di una passante fanno tornare indietro di corsa una Gabriella terrorizzata, stringe in braccio la piccola Stefany che vedendo il nonno in quelle condizioni scoppia a piangere per lo spavento.
Mi precipito a controllare se respira e quindi se le vie aeree siano libere, controllo il polso, che purtroppo non sento, per aumentare la sopravvivenza di quest'uomo immediatamente faccio un massaggio cardiaco, sovrappongo le mani al centro del torace e con braccia tese comprimo velocemente, due volte al secondo.
La piccola continua a piangere e Gabriella chiama con voce straziante il padre, l'unica cosa che riesco a pensare, è che non posso permettere che quest'uomo muoia.
Emma è al telefono con il 112 ed Emily cerca di calmare la bambina portandola lontana da noi, vedere Gabriella in lacrime stringere la mano inerme del padre mi tocca il cuore.

Mi rendo conto solo ora che la donna davanti a me è fragile, sola, bisognosa di amore, la sua cattiveria è uno scudo, anche se non può essere un alibi per ogni azione ignobile commessa.
Ci ha fatto soffrire, troppo, e ancora lo sta facendo.

Finalmente Bruno si lamenta e muove, controllo il battito che sento più forte, il lontananza odiamo il suono della sirena dell'ambulanza, Bruno apre gli occhi anche se a fatica.
Il pianto della donna inginocchiata davanti a lui mi fa tenerezza, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime si alzano per carcare i miei.
"Grazie, gli hai salvato la vita, ed io invece sono sempre stata..."
Le parole le muoiono in gola, non mi sorprende, sia perché si tratta di lei, ma anche per l'emotività della situazione.
I medici ci interrompono riversandosi sul paziente ancora a terra, controllano le sue funzioni vitali accertandosi del suo stato.
" Ottimo lavoro, probabilmente gli avete salvato la vita, saper fare il primo intervento, è fondamentale a volte."
Caricano Bruno sul lettino e poi in ambulanza, Gabriella si volta verso di me.
"Potresti occuparti tu di Stefany?"
Questa richiesta mi sorprende per un attimo, mi riprendo subito dallo shock dicendole ovviamente di sì e che avrei anche avvisato io Christian di tutto, poi, salutato la piccola, sale sull'ambulanza  con il padre.
Prima di chiudere lo sportello i miei occhi incontrano i suoi, stavolta ciò che vedo, per la prima volta, è riconoscenza.
Forse tutta questa spiacevole disavventura, che per fortuna sembra finita bene, è servita anche a metter fine ad una faida lunga anni e che ha provocato già troppo dolore, tanto male inutile che ci potevamo risparmiare.
Gabriella non ha mai capito una cosa, non puoi combattere contro il vero amore, non puoi pretendere di far battere un cuore, proprio come non puoi cambiare il destino di due persone, io e Christian, ci ritroveremo sempre.

Ciao a tutti, ci separa un solo capitolo dall'epilogo.
😢💗

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