Capitolo 69 - Christian

Chris

É tutta la mattina che fischietto, sono felice, ovviamente i piani non erano quelli di chiederle di sposarmi così, è stato tutto spontaneo, un bisogno impellente in quel momento di dirle che volevo legare le nostre vite, e l'ho fatto, di getto.
I suoi occhi pieni di incredulità, poi di stupore, infine di gioia, li ricorderò sempre, voglio che questi momenti si imprimano nei nostri cuori guarendoli, voglio che spazzino via i ricordi delle lacrime che le ho fatto versare.

Nonostante sia sabato Sara è dovuta andare a lavoro, io sono andato a prendere Stark, ora dovrei vedermi con i ragazzi, e poi vado a prendere la piccola all'asilo.
Faccio salire in auto la peste, si accuccia buono sul sedile posteriore, salgo anche io, l'occhio mi cade sul porta oggetti, sorrido al pensiero di cosa custodisce da troppo tempo, metto in moto e mi dirigo al parco dove mi aspettano Carlo e Sergio.
Quei due litigano come cane e gatto ogni minuto, ma più passano del tempo insieme, e più li vedo comunque affiatati, e forse sarebbe un bene, se quel zuccone di Sergio dovesse decidersi ad ammettere a sé stesso che prova qualcosa per Natalie, oltre l'attrazione.
Ed è qui che nasce l'avversione che Carlo ostenta in tutti i modi, o meglio, che si costringe a provare, solo per tenerlo lontano dalla sorella.

Arrivo sorridente con Stark che libero subito, corre immediatamente qua e là, prendo la sua palla che lancio a Sergio, ama giocare con il mio cane, credo che alla fine andrà in un canile a salvare una vita.
"Allora, penso sia andata bene ieri sera, mi sembri di ottimo umore."
Carlo inizia ad osservarmi guardingo, non rispondo, in realtà vorrei farlo ma non riesco a smettere di sorridere.
"Hanno fatto pace."
Sergio fa su e giù con le sopracciglia.
"Forse è meglio che ti siedi."
Le mie parole gli tolgono quell'espressione da idiota sul volto, diventa serio, oserei dire preoccupato, sbircio Carlo e la stessa angoscia la leggo nei suoi occhi scuri, quasi scoppio a ridere in faccia ai miei amici.
Cerco di trovare un minimo di contegno, li guardo fisso e poi gli comunico la grande notizia, probabilmente avrei dovuto capire cosa vorrebbe fare Sara, dirlo agli amici insieme o non lo so, forse vorrebbe dirlo ai genitori prima, ma io devo condividere questa gioia.
Di certo non sarà una cosa imminente e mi sta bene, in fondo, praticamente viviamo insieme, l'importante è non far passare più di un anno, giusto il tempo di organizzare il tutto.

"Non può essere qualcosa di brutto, stai sorridendo." "Non tenerci sulle spine, che cosa sta succedendo?"
I miei amici, in trepidante attesa mi risvegliano dai miei pensieri.
"Ragazzi, ho chiesto a Sara di sposarmi."
Strofino le mani fra loro forte e sorrido soddisfatto, i ragazzi restano dapprima ammutoliti, ma solo per qualche secondo, poi si alzano con entusiasmo dalla panchina e si congratulano con me.
"È fantastico amico, lo meritate."
Carlo mi abbraccia.
" Rendi Saretta felice amico, mi raccomando, lei è fortunata e lo sei anche tu."
Sergio mi stringe da bravo fratello.
"Lo farò, grazie amico."

"Allora, racconta, come glielo hai chiesto, le è piaciuto l'anello?"
Sergio inizia a tempestarmi di domande.
"Niente anello."
Ripenso a quel solitario che custodisco gelosamente.
"Scusa, e quello che siamo andati a comprare insieme due mesi fa?"
Le sopracciglia folte e scure di Carlo sono aggrottate, un enorme punto interrogativo è disegnato giustamente sul suo volto.
"Quello lo comprai per darglielo a San Valentino, volevo vederle al dito un anello che simboleggiasse il nostro amore, affrontare il discorso su una convivenza definitiva da me."
Ripenso a quei momenti, quando ho creduto di perderla di nuovo.
"Poi è andata come è andata, lo sapete in quei giorni cosa abbiamo affrontato e non gliel'ho più dato, come se non fosse mai il momento giusto."
Forse perché quando mi ha perdonato, in realtà, ci ha messo un po' per ritornare la mia Sara al cento per cento.
Per questo ora si merita un momento speciale, perché lei è unica.
"Non è stata una proposta premeditata, l'anello glielo darò al momento giusto, la cosa importante è che abbia detto di sì."
Non riesco a smettere di sorridere, Stark arriva scodinzolando e mi porta la palla, io lo accarezzo.
"Piccolo, io e Sara ci sposiamo."
Anche lui sembra felice, inizia ad abbaiare, credo si stia congratulando.
"Sei davvero impazzito." "L'effetto che fa l'amore, perdi la testa."
I miei amici mi deridono.
"Oggi potete prendermi per il culo quanto volete, ma vi auguro di trovare al più presto qualcuno che vi faccia sentire esattamente come mi sento io."
Prendo il guinzaglio di Stark e lo aggancio al suo collare.
"Forza Romeo, vai a prendere tua figlia, è quasi ora."
Sergio mi da una pacca sulla spalla.
Sorrido e saluto i ragazzi, salgo in macchina e controllo il telefono, stranamente non ho sentito Sara, avrà avuto da fare in clinica, metto in moto e parto.
Dopo aver preso la bambina all'asilo torniamo a casa mia, lei corre in camera a giocare con il cane, guardo l'orologio in legno appeso al muro, è ormai ora di pranzo, prendo il telefono nel taschino interno del giaccone, niente.
Stranamente Sara sembra inghiottita dal nulla, la chiamo.
"Ciao."
Risponde finalmente, stavo per chiudere.
"Amore, a che ora torni a casa?"
"Vado dalle ragazze, non torno per pranzo."
Ha una voce strana.
"Ok, non mi avevi detto nulla. Lo capisco vorrai raccontargli tutto. Ci vediamo più tardi."
Mi saluta frettolosamente e chiude.
Mi metto ai fornelli, indagherò stasera sul suo comportamento, ora ho altro a cui pensare, devo affrontare Gabriella, dopo pranzo porterò la bambina a casa e parleremo.
Ovviamente non sarà ideale con lei in casa, ma spero di ricevere buone notizie, ho bisogno di essere positivo, ho bisogno di non pensare che quella donna per la smania di gelosia assurda possa far soffrire sua figlia.
Perché sarebbe questo il risultato.

Mentre parcheggio l'auto davanti casa di Gabriella ricevo la telefonata della mia amica Natalie.
"Ciao, scusa ma ora sono da Gabriella, dobbiamo parlare..."
Mi interrompe.
"Ti chiamo per questo, devo dirti una cosa importante."
Cattura la mia attenzione, resto interdetto da ciò che mi rivela, ed inizio a pensare che la nostra discussione difficilmente sarà pacifica.
Chiudo la telefonata ringraziando la mia amica, faccio scendere la bambina, anche se per un attimo mi balena in testa l'idea di portarla dal nonno, subito corre a suonare il campanello di casa arrivandoci a stento mettendosi in punta di piedi.
Gabriella ci accoglie subito, forse ci aspettava, noto il suo atteggiamento nervoso, cerca di trattenere con noi la bambina in ogni modo, prima iniziando a chiederle come è andata la giornata all'asilo, poi cosa ha mangiato a casa mia, ora, se vuole vedere i cartoni accendendo la televisione.
Mi avvicino a lei e le tolgo il telecomando dalle mani, spengo l'apparecchio, chiedo alla piccola di andare a guardare la TV in camera sua perché la mamma e il papà devono parlare, le do un bacio sulla guancia e va via.
"Faccio il caffè."
Cerca di mettere distanza e prendere tempo, è palpabile la sua tensione, in genere ha sempre molta padronanza di sé, ma ora fa bene ad avere timore.
"Gabriella, non voglio niente, ti ringrazio, è arrivato il momento di parlare."
Finalmente mi guarda e vado dritto al punto.
"Cosa hai deciso di fare?"

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