Capitolo 57 - Sara
Sara
Sbarro gli occhi a queste ultime parole, un senso di nausea mi colpisce prepotente e la bile sale quasi fino in gola, ho bisogno di correre in bagno ma cerco di trattenermi.
Le sue parole mi risuonano in testa, vorticano tutte queste informazioni e mi sembra quasi di perdere l'equilibrio per un attimo.
Mi lascio andare sul piccolo divano accanto a me, lo sguardo perso nel vuoto, ho bisogno di assimilare tutte queste novità.
I suoi racconti così dettagliati mi sono rimasti addosso, vedevo attraverso i suoi occhi, percepivo le sue emozioni attraverso le sue parole, ho sentito ciò che lui ha vissuto.
Non ho sofferto solo io, e la storia si ripete.
"Non ho alcuna giustificazione Sara, ma non ho avuto il coraggio in quel momento di portare quello schifo nella tua vita, sapevo che ti avrei ferita, più di quanto già non stessi facendo."
Si siede accanto a me, la sua vicinanza mi fa sospirare, non ho la forza di fare nulla, troppo persa in questo traffico di parole che ho in testa, confusione che ho nel cuore.
" Vigliaccamente ti ho lasciata andare, ho deciso di perderti e morire un po' ogni giorno, sperando almeno che tu, lontana da tutto questo prima o poi, avresti trovato la tua felicità."
Cosa avrei fatto al suo posto?
Non lo avrei abbandonato, non sarei fuggita credendo di fare il suo bene, ma lui si è ritrovato a dover fare i conti con un cambiamento radicale della propria vita, la responsabilità di diventare padre, ed è meglio che non mi soffermi a pensare per mano di chi.
É facile giudicare quando si è al di fuori di una situazione complicata dove non vedi via d'uscita, dove i muri non fanno altro che stringersi su di te, senza lasciarti scampo, ne aria per respirare.
La sua mano posata sul suo ginocchio accanto al mio, sfiora la mia mano, posata sul mio ginocchio, accanto al suo, le nostre dita si sfiorano e osservo la sua mano che si posa lentamente sulla mia.
Questo contatto, ora come ora, non so cosa mi provoca dentro, sicuramente una battaglia contro me stessa, una parte di me vorrebbe urlargli contro perché ancora una volta mi sta facendo soffrire.
Esiste un'altra Sara che vorrebbe prenderlo addirittura a schiaffi perché si sente presa in giro, lui avrebbe dovuto dirmi la verità anni fa, la meritavo almeno quando mesi fa gli ho dato un'altra opportunità.
Poi, c'è la versione di me che in un modo o nell'altro prevarrà sempre quando si tratta di Christian, sicuramente è la Sara più debole e fragile agli occhi degli altri.
Ma io credo che ci voglia invece molto più coraggio e forza nel restare e lottare, nel dare una nuova occasione ad un cuore ferito, che ad andare via e chiudere una porta.
Ma non è sempre semplice dare ascolto a questa Sara.
In questo salotto giacciono i rottami di noi che cercano di riunirsi, nonostante ormai probabilmente i pezzi non combacieranno più fra loro, non come prima almeno, perché anche se lo facessero, rimarrebbero delle crepe.
Mi alzo in cerca di aria, ho bisogno di mettere distanza, proprio ora che ho un dubbio che mi logora la mente, non ho il coraggio di prendere in considerazione questa possibilità.
Lego i capelli e vado in cucina a prendere un bicchiere di acqua, ma che cavolo ci faccio con dell'acqua, qui ci vorrebbe qualcosa di forte.
Poggio entrambe le mani sul lavello della cucina e inizio a respirare, inspiro, espiro, anche lui ha detto di aver avuto questo dubbio, ora devo sapere.
Arrivo a passo spedito davanti a lui, subito alza il capo e i nostri occhi si incontrano, prendo coraggio, non so proprio come, non so proprio dove, un grosso respiro e gli faccio quella domanda angosciosa che mi sta martellando in testa da almeno un'ora.
Ho bisogno di sapere, ho bisogno di una risposta.
"È tua figlia?"
Lo fisso, affamata di verità, pronta anche ad essere colpita, pronta anche a sanguinare, perché ormai le ferite sono tutte aperte.
"Mi stai chiedendo se Stefany è figlia di tuo padre, vero?"
Il suo sguardo è indecifrabile, non riesco a scorgere emozioni che mi diano un segnale, ingoio questo nodo bloccato in gola, in realtà non so in quale risposta sperare.
Cos'è peggio?
Che quella piccola bambina sia la figlia dell'uomo che amo? Oppure che sia la figlia di mio padre?
Cazzo, potrebbe essere mia sorella.
Ho decisamente bisogno di sedermi perché ad un tratto le gambe mi tremano e mi manca l'aria.
Mi sorreggo con entrambe le mani al tavolo e in quel momento la sua voce arriva forte nei miei timpani.
"È mia figlia."
I miei occhi scattano nei suoi, le sue iridi azzurre sono più scure.
"Come fai..."
Distolgo lo sguardo senza finire la frase, so quanto sia legato alla bambina, e mi sento ad un tratto una sciocca perché la piccola ha le sue stesse labbra, il suo stesso modo di sorridere.
Lui comunque capisce bene la direzione dei miei pensieri, ciò che avrei voluto chiedergli e lo dimostra ancora una volta.
"Lo so perché anche io ho avuto dubbi in merito all'epoca, non giudicarmi un cattivo padre ma ho chiesto il test del DNA appena è nata la bambina."
Non so se sentirmi sollevata o meno per la notizia, di sicuro non lo giudico per questa nuova rivelazione.
Non riesco a sostenere oltre quelle accuse silenziose che di sicuro mi sta facendo, abbasso lo sguardo pronta a scusarmi, ma lui mi anticipa come se mi avesse letto nel pensiero.
"No, non ti sto accusando di nulla e non devi scusarti per questa domanda lecita."
La verità è che riesce sempre a leggermi dentro, la verità è che siamo legati da un filo invisibile che non si spezzerà forse mai, da un amore che indissolubile riuscirà ad affrontare il tempo e le tempeste, i nostri occhi si troveranno sempre, le nostre mani si stringeranno sempre, le anime si uniranno sempre anche se saremo lontani.
Christian si avvicina e cerca un contatto.
"Sara, io..."
Le mie braccia si stringono intorno al mio stesso corpo come se volessi proteggermi fermandolo, al momento ho solo bisogno di questo, prendermi cura di me stessa.
"Ho bisogno di tempo."
É tutto ciò che riesco a dirgli mentre è ad un passo da me, mentre questa vicinanza è logorante perché vorrei solo stringerlo come questa mattina, vorrei rendermi conto che è tutto un incubo e sto per svegliarmi.
Posa una mano sul mio viso, mi abbandono a questo calore non potendone fare a meno, mi perdo osservando quell'azzurro che mi ricorda il cielo limpido di un giorno di sole.
Riesco quasi a capire il suo comportamento, ciò che ha affrontato non è affatto facile, le decisioni che ha preso, per quanto condannabili, sono state dettate anche dalla disperazione di alcuni momenti.
Non so se è troppo tardi per noi, ma di sicuro, il mio cuore, gli apparterrà per sempre.
"Sara, ti ho aspettato per quattro anni prima di ritrovarti, ti aspetterò ancora, ti aspetterò sempre, perché ti amo."
Posa le sue labbra sulle mie, dolcemente, ed io so che lo amerò ogni giorno della mia vita, niente e nessuno potrà cambiare questo.
Da domani reagirò, affronterò questi lividi sul cuore, ma stasera ho bisogno di leccare queste ferite che sanguinano.
Passo l'ora successiva sdraiata sul mio letto di traverso, pancia in giù, lancio la palla a Stark piano e lui me la porta, la mente è totalmente in standby, vorrei urlare, vorrei piangere, vorrei correre da lui, andare da quella smorfiosa e prenderla a schiaffi.
Invece sono su questo letto come uno zombie, nessuna reazione.
Mi chiedo se ho fatto la cosa giusta a mandarlo via, mi chiedo se sarò capace di superare tutto questo e avere il nostro lieto fine oppure se sarò in grado di vivere senza di lui.
Suonano alla porta, il mio cuore inizia ad accelerare e mi precipito giù dal letto, corro a piedi scalzi nel piccolo corridoio e apro il portone senza guardare chi ci sia al di là di questa, ho il fiato corto e la delusione che sento nel vedere la mie amiche mi fa capire che sono una stupida.
Il mio cuore ha bisogno di tempo, ho una grande confusione in testa, l'ho mandato via, ma speravo fosse lui.
"Ragazze, che ci fate qui, sono le dieci."
Le loro facce sono sorridenti, entrambe in tuta si fanno largo ed entrano, stringono il borsoncino della palestra e un enorme cartone di
pizza.
"Sei una sconsiderata, ci ha dovute chiamare Christian per dirci di non lasciarti sola, questa pizza me la mangio tutta io, così impari, ed è la tua preferita, con i peperoni."
Quel tornado di Emma va in salotto senza darmi il tempo di aprire bocca, Emily la segue lamentandosi ad alta voce.
" Dove vai, andiamo a mangiare sul letto e ci vediamo un bel film. "
Sono qui per me, il silenzio che avvolgeva la mia casa, il mio cuore, la confusione dei miei pensieri é sovrastata da quelle pazze che sono la mia famiglia, che sono corse qui, che sento litigare per il cuscino più morbido.
Come faccio a non amarlo anche per questo gesto premuro, nonostante sia lui la causa di tutto questo dolore che mi porto dentro, nonostante le sue decisioni ci abbiano separati anni fa e rischiano sempre di farlo?
Lui è l'amore, lo era e lo sarà sempre, ma se l'amore ti spezza, come potrebbe anche guarirti?
Ciao a tutti, direi ultimo capitolo rivelatore e triste, dispiace avervi deluse, la piccola è sua figlia.
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