Capitolo 56 - Christian

Chris

Ricordo con rabbia quei momenti offuscati, e soprattutto il risveglio del mattino dopo con un bel mal di testa, rendermi conto della cazzata fatta, ma nulla mi farà dimenticare la sensazione che ho provato quando ho letto il messaggio di Sara.
Gli occhi verdi della donna che amo scattano nei miei, ma sembra non vedermi, sembra fissare il vuoto, non me, sibila sottovoce la frase 'è successo quella sera', e spero stia capendo ciò che tento di spiegarle con tutto questo.
Ad un tratto il suo volto inespressivo e pallido si colora di rosso, finalmente una reazione, è sempre meglio avere davanti un muro da dover sfondare, piuttosto che il nulla.
Apre la bocca come se volesse parlare e stacca la schiena dal muro, combattiva, peccato che rinunci, nei suoi occhi una scintilla, una sola, ma per ora mi basta.
Distoglie lo sguardo, non importa, preferisco aver suscitato qualcosa in lei, piuttosto che continuare a vederla spenta, la paura di non aver più nulla per cui lottare inizia ad affievolirsi.
Scruto i suoi lineamenti, mordicchia il labbro inferiore e incrocia le braccia sotto il seno, la conosco e so che sta cercando di non dare di matto, la speranza cresce man mano che la vedo agitarsi e ad un tratto si alza.
"Sei un idiota."
Si incammina verso il salotto.
"Era mio fratello, era venuto quel fine settimana a trovarmi e volevo farti ingelosire per capire se ti fosse importato qualcosa o meno."
Mi sembra sempre più infastidita, forse è un bene che si stiano risvegliando delle emozioni in lei, anche se si tratta di rabbia, tutto pur di non vederla di nuovo come una immagine in bianco e nero.
" Ci sei riuscita talmente bene che mi sono ubriacato e ho messo incinta, come un coglione, la prima che mi è saltata addosso."
Le vado dietro.
Si volta verso di me di scatto assottigliando gli occhi.
"Stai dando la colpa a me delle stronzate che hai fatto? Ho risposto al tuo messaggio spiegandoti chi fosse quel ragazzo."
Sembra quasi ferita, ma non deve pensare che io l'accusi di nulla, sarebbe impossibile.
"La colpa è solo mia di ogni mia scelta, di ogni mia azione, cinque anni fa, come oggi. Perché il tuo messaggio l'ho letto il mattino dopo, ma questa non è una giustificazione."
I nostri occhi si fissano, nei miei spero legga tutto il rammarico che sento, resta a studiare le mie iridi chiare e nelle sue, la minuscola fiamma che credevo di scorgere, sembra spegnersi.
"No, non lo è."
Abbassa lo sguardo sospirando, cerco di avvicinarmi ma fa un passo indietro per mantenere le distanze, fa male, cazzo se fa male, ma mi sta comunque bene.

Per ora.

Passo a svelare un altro frammento di questo puzzle che è la mia vita, deve sapere tutto per sperare di riuscire ad incastrare per bene tutti i pezzi.
Lei è sempre stato l'ultimo tassello mancante che mi serviva per completarlo, credevo di esserci finalmente riuscito, maledetto me.
"Ogni volta che mi parlavi di Gabriella, che ti metteva i bastoni fra le ruote con i professori, oppure di quanto fosse odiosa con le sue battute stupide, per noi era sempre la 'vipera gelosa' o 'strega malefica', oppure qualche altro vezzeggiativo affibbiatogli."
Sembra pensarci su, i suoi occhi si perdono, credo che la sua mente stia rivivendo quei pochi mesi in cui siamo stati insieme per capire se è vero quel che dico.
Porta la mano verso le labbra e inizia a giocare con queste, analizza le mie parole, i suoi ricordi, immersa fra passato e presente, la osservo mentre so che devo continuare a darle un altro pezzo.
"Quando mi hai detto che la tua collega si era avvicinata a te ed eri sospettosa, ma ti aveva chiesto aiuto per l'esame finale, non avremmo mai immaginato che in realtà lei..."
Ci pensa Sara a terminare la frase.
"Sarebbe venuta a casa di mio padre solo con la scusa degli appunti, e la sera dopo l'avrei trovata avvinghiata a lui."
Porta la mano allo stomaco, sul suo volto si dipinge un'espressione disgustata e lo capisco bene.

Che razza di situazione.

"Devi capire che..."
Mi blocca, alza le mani, cerca di non ascoltarmi, la sua testa si muove a destra e sinistra, a passo spedito e capo chino si avvicina, ma il suo scopo è quello di oltrepassarmi visto che sono davanti l'ingresso del salone.
Afferro il suo braccio e glielo impedisco, stavolta, per quanto doloroso, nessuno dei due scapperà.
"Non ce la faccio, non riesco a sopportare l'idea di lei con te o rivivere il ricordo di lei con mio padre."
Non mi guarda, non ci riesce, i nostri corpi sono vicini eppure è più lontana che mai, sento quasi il rifiuto che la sua pelle istintivamente ha a contatto con la mia, fino a questa mattina bastava un tocco per provocarle brividi di piacere.
" Sara, un'unica volta, non ricordo quasi nulla, non mi è mai balenato in testa di poterla solo sfiorare per sbaglio ancora."
Per un solo breve istante poggia la sua fronte sul mio petto, come se volesse lasciarsi andare, come se volesse credermi e stesse combattendo contro se stessa.
Si allontana dandomi le spalle, fa un grande respiro, dal movimento fugace del suo braccio temo abbia asciugato una lacrima, ma spero di sbagliare, ora il suo sguardo è fisso su di me colmo di aspettative ed io inizio il mio salto nel vuoto.

Flashback

Mi sembra di impazzire, sono passati tre giorni da quando ho lasciato Sara in quel letto scappando come un codardo, tre giorni da quando so che diventerò padre di una creatura innocente che non voglio, da una donna che non conosco e non mi piace per niente.
L'unica volta che ho parlato con lei ho dato di matto solo perché ha nominato Sara, non doveva permettersi di farlo, lei non sa nulla di noi, di cosa siamo l'uno per l'altra, di cosa ci lega, anche se, forse dovrei parlare al passato.
Sono tre fottuti giorni che non dormo, che non mangio, che sto morendo dentro, io voglio solo correre da lei, dirle che mi dispiace e raccontarle tutto con la speranza di ricominciare, riuscire ad incastrare i pezzi del gran casino che è diventata la mia vita.
Ho avuto paura, il terrore di diventare padre, inaspettatamente, soprattutto da una sconosciuta, di certo non è una notizia che si riceve tutti i giorni, maledetto alcohol, maledetto me.
Prendo il telefono pronto a fare il suo numero, ma come potrei spiegarle cosa mi ha spinto a fare l'idiota?
Afferro d'istinto il giubbotto ed esco, devo andare da lei, deve perdonarmi, deve sapere cosa è successo, il motivo del mio comportamento.
Sono già giù per le scale, arrivo al portone del palazzo ed esco con foga ma mi scontro con l'ultima persona che mi aspettavo di trovare.
"Stai bene?"
Mi preoccupo subito.
"Stavo venendo da te per parlare. Ma dove stavi correndo così?"
Un paio di occhi azzurri mi guardano divertiti.
Sinceramente non ho voglia di dare spiegazioni in merito proprio a lei.
"Scusa Gabriella, devo scappare."
Mi volto pronto quasi a correre verso la mia ragazza, pronto anche a supplicare il suo perdono, perché sono stato il primo degli stronzi e spero non scappi lei, dato il disastro che le sto per offrire, insieme a tutto me stesso.
" Se stai andando da Sara è tempo perso. L'ho vista uscire."
I miei piani ancora una volta vengono distrutti, questa volta non posso avere dubbi, il suo modo di parlare non sembra lasciar spazio a fraintendimenti, la conosce.

Come?

"Allora la conosci. È la seconda volta che la nomini. Cos'è questa storia?"
Quando ieri ha parlato di lei ho solo dato in escandescenza, la ragione era totalmente annientata, l'unica cosa che ho pensato è che poteva conoscere facilmente il suo nome, dai social, o sentendolo al pub, chiedendolo a Sergio, infondo mi ha visto spesso con lei.
"Saliamo da te?"
Indica il portone accanto a noi.
Ecco un'altro dettaglio che non mi spiego.
"Come fai a sapere dove abito?"
La fisso infastidito da tutti questi misteri e dalle sue doti da stalker.
Non risponde e non voglio iniziare a litigare con lei, voglio solo andare da Sara, ma prima devo capire il nesso che c'è fra lei e Gabriella.
"Vorrei parlassi subito, non ho tempo da perdere."
Inizio a spazientirmi per tutta questa situazione.

"Strano che non ti abbia parlato di me."
La sua espressione è davvero sorpresa ma non capisco il motivo.
"Non è il caso di restare a parlare qui in mezzo alla strada, e poi, devo andare in bagno e per una donna incinta è il caso di assecondare i bisogni fisiologici."
Saliamo nonostante io sia contrario, inizia già a mettere in mezzo la storia della gravidanza, dopo solo tre giorni, di certo non sembra un ottimo inizio.
Mentre aspetto nel mio piccolo salottino che lei esca dal bagno, cerco di capire se Sara mi abbia mai parlato di lei o se le abbia mai viste salutarsi, sinceramente non ho ricordi in merito.
Un rumore di tacchi attira la mia attenzione, è sempre impeccabile, il suo abbigliamento curato, il trucco, i capelli perfetti, dato il fisico asciutto immagino stia attenta alla linea, l'opposto della mia Sara, ma il cuore scalpita per ben altro mia cara.
"Allora, vuoi spiegarmi una volta per tutte?"
Sto solo perdendo tempo e anche il controllo e non è da me.
Si accomoda sul mio divano di pelle nero e cio che mi rivela mi fa perdere la forza di combattere.
"Io e Sara ci conosciamo molto bene, frequentiamo un master insieme, diciamo che non abbiamo legato molto, invece suo padre è simpatico, direi molto, mi ha sicuramente apprezzata più della figlia."
I sospetti iniziano a farsi largo nei miei pensieri man mano che il suo racconto va avanti.
"Alla fine ha incantato anche te, come il mio ex che ci ha provato subito, non capisco cosa ci troviate in lei."
Collego le coincidenze del master, i capelli biondi, la storia dell'ex, la battuta sul padre e dio, vorrei solo correre in bagno e vomitare.

Mi siedo e poggi i gomiti sulle ginocchia, improvvisamente mi gira la testa e questo senso di nausea si sta facendo sempre più forte.
"Sei tu quella che è andata a letto con suo padre?"
La guardo solo per averne la certezza e la vedo sbarrare gli occhi azzurri e diventare rossa in viso, strano che ad un tratto si vergogni.
Riabbasso la testa che prendo fra le mani e la scuoto, non posso crederci, devo svegliarmi da questo incubo, io devo assolutamente cercare di capire come diavolo si fa.
Sono intrappolato in un loop infernale e qualunque cosa cerchi di fare per raggiungere Sara, per stare con lei, per cercare di risolvere questo enorme pasticcio, ecco che si presenta comunque un altro intoppo che mi portera al punto di partenza o peggio, più lontano.

Come potrebbe accettare tutto questo, perdonarmi, sopportarlo?
Decisamente questa è la fine, ha vinto Gabriella.

Porto le mani fra i capelli mentre mi alzo talmente di scatto che la sedia cade a terra procurando un tonfo sordo che rimbomba nel silenzio di questa stanza.
"È per questo che sarebbe inutile sperare che accetti di stare con te, sapendo che ci saremo io e il nostro bambino, perché noi faremo sempre parte della tua vita Christian, lei soffrirà sempre per il fatto che sono andata a letto con suo padre e non..."
Con uno scatto la interrompo avvicinandomi purtroppo in modo rabbioso, ma sfiderei chiunque al mio posto.
" Di chi è questo bambino Gabriella? "

Fine Flashback


Ciao a tutti, ecco come Chris ha scoperto il legame fra Gabriella e Sara, lui poverino stava correndo dalla sua amata per chiederle perdono e dirle tutto.
Ovviamente il nomignolo affettuoto riferito a Gabriella è un omaggio a voi tutte, la chiamate sempre così 😂.

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