Capitolo 3 - Sara

Sara

Avvio una videochiamata con le ragazze, il pianto della piccola Ginevra quasi mi trapana un timpano.
"Ma siete impazzite? Sono a lavoro."
Il tono di Emma è duro.

"Potevo immaginare che la piccola stesse piangendo proprio ora?"
Cerco di difendermi.

"Ragazze non è il momento, ha le coliche e non si calma povero amore mio."
Vedo Emily cullare la bambina che piano piano inizia a tranquillizzarsi, ci fa segno di far silenzio e poi chiude la chiamata.

"Che cosa è successo?"
Emma bisbiglia.
"Mi ha mandato un messaggio Francesco."
Bisbiglio istintivamente anche io, non so perché lo sto facendo, sono in pausa fuori dalla clinica quindi non ha senso.

"Francesco cioè il poliziotto sexy che si è occupato del caso di Emily?"
Quando fa così è irritante, faccio cenno di si con la testa.
"Mi ha invitata a prendere un caffè dopo il lavoro."
"Uuuuuuu."
Alzo gli occhi al cielo, rettifico, quando fa così è irritante.
"È un bel ragazzo, serio, simpatico, perché non dovresti andare?"
Subito la mia amica parte prevenuta nei miei riguardi.

"Non ho detto che non ho intenzione di andare..."
Mi interrompe la bionda.
"Lo hai pensato, lo so io e lo sai tu. Fatti carina per cortesia e fammi sapere come va, smettila di pensare a Christian, ciao."
Chiude prima che possa controbattere, avrei voluto dirle che io non penso affatto a quel grande idiota.

Rileggo il suo invito.
Messaggio da Francesco :
" Ciao Sara, come stai? Se sei libera dopo il lavoro mi farebbe piacere offrirti un caffè e fare due chiacchiere, fammi sapere."

La mia cara amica Emily è stata vittima di stalking, un'esperienza terribile, il solo ricordo di quello che ha passato l'anno scorso ancora mi mette i brividi, nessuna donna dovrebbe vivere ciò che ha vissuto lei.
Francesco è un agente di polizia, fa parte di una squadra che si occupa di casi particolari, lo abbiamo conosciuto in questa delicata situazione.
Ha salvato la vita alla mia amica, aiutato da Alex, Christian e gli altri.

"Possibile che finisci sempre a pensare a lui?"
Mi ammonisco ad alta voce.
Infondo non posso non dare il merito anche a lui, ha aiutato a salvarla, si è rivelato coraggioso e un amico per Alex, è corso contro il pericolo senza esitazione.
É anche per questo che dopo quell'episodio ho iniziato a rispettare la sua presenza nel gruppo, praticamente non gli rivolgo parola, ma non scappo più.

La mia coscienza mi fa notare che voglio restare per vederlo, averlo vicino in qualche modo, ma la ignoro.

Afferro il telefono e senza pensare troppo confermo questo piccolo appuntamento innocente per oggi.
Non posso restare legata al ricordo di un uomo che mi ha distrutta, ha giocato con i miei sentimenti.

Deevo darmi una possibilità, perché non potrebbe essere lui?

Rientro in clinica  la pausa è finita e devo tornare ai miei pazienti di oggi.
Ho scelto la fisioterapia dopo ciò che è successo a mia madre, un grave incidente d'auto quando ero piccola, andavo con lei a fare riabilitazione ogni giorno.
Ho visto la fatica che ha dovuto fare per ritornare a riutilizzare metà del suo corpo, grazie al duro impegno è tornata quella di prima, da quel momento ho voluto seguire questa strada, essere utile a qualcuno.
Finito il turno di lavoro vado direttamente all'appuntamento, ho cercato di darmi una sistemata negli spogliatoi in clinica.
Non lo sento come un vero appuntamento questo incontro, quindi non mi preoccupa molto il mio look.
Se le ragazze sapessero che indosso un semplice jeans chiaro e una camicia nera con stelline, per non parlare della coda ai capelli, direbbero che sono la solita.
Arrivo al bar, pavimenti chiari, colonne in pietra, un bancone pieno di dolci di ogni genere, sento qualcuno chiamarmi da un tavolo lì vicino, Francesco mi sorride ed è proprio carino.
Più che carino con quel sorriso contagioso, peccato che i suoi occhi azzurri mi ricordano qualcuno a cui non vorrei pensare.
Jeans scuri fasciano le gambe muscolose, scarpe da tennis e una camicia chiara che delinea le spalle larghe, ci sediamo e iniziamo a chiacchierare.

"Devi sapere che sono molto golosa, non è stata una grande idea per i miei propositi di dieta accettare di vederci qui."
Indico i dolci.

"Dieta? Stai benissimo non ne hai bisogno."
Ha un sorriso sincero, mi mette a mio agio.

"I pantaloni che quasi non mi entrano più non sarebbero d'accordo, quindi non ordinerò nulla."
Risoluta chiudo il menù.

"Cosa vogliono ordinare i signori?"
Il cameriere in divisa è già pronto con il suo palmare.
"Una zeppola grande alla crema."
Mi sto già leccando i baffi.

Lui prende lo stesso e appena restiamo soli inizia a ridacchiare.
"Hai molta forza di volontà devo dire."
Faccio spallucce, cerco di non perdermi nei ricordi che tentano in tutti i modi di strapparmi dalla realtà per via di questa frase, anche se il contesto era diverso.
Purtroppo perdo la battaglia, come sempre.

Flashback
Sono seduta al tavolino di una caffetteria, sto studiando questo enorme libro e sono ferma sulla stessa pagina da almeno mezz'ora, credo di aver bruciato i neuroni.
Lo chiudo con un tonfo e sospiro, basta caffè o mi verrà una crisi a causa di tutta questa caffeina.
Un ragazzo moro al tavolo di fronte inizia a chiacchierare chiedendomi cosa studiassi e altre informazioni per attaccare bottone; rispondo per non essere sgarbata ma freddamente, non mi piace il modo in cui mi guarda.
"Vorrei offrirti qualcosa, potrei aiutarti a studiare, magari da qualche parte dove c'è meno chiasso o non troverai la giusta concentrazione."
I suoi occhi guardano insistentemente il mio seno, odio questi maiali, avrei tanta voglia di spaccargli la sedia in testa per cercare di risvegliare quell'unico neurone che gli è stato regalato per pietà alla nascita.
"Andiamo a casa mia? Ho visto come anche tu mi guardavi."
Resto a bocca aperta e la rabbia cresce sempre di più.

"Tesoro, eccomi, scusa il ritardo."
Alzo lo sguardo e mi ritrovo accanto il ragazzo del pub stretto nel suo cappotto grigio, osserva severo quel don giovanni da strapazzo all'altro tavolo.

"Stavamo parlando."
Non credo alle mie orecchie, quel deficiente presuntuoso avanza pretese.
Mi alzo dalla mia sedia, agguarrita lo rimetto al suo posto.
"Io non stavo parlando con te, rispondevo per educazione, ma tu volevi ben altro, cosa che non succederebbe neanche se fossi l'ultimo uomo sulla faccia della terra."
La sua espressione è sbigottita.
"Giusto per la cronaca, abbi la decenza di guardare una donna in faccia e non solo le sue tette."
Afferro il mio bicchiere ancora mezzo pieno e gli butto l'acqua in faccia, mi volto e vado via infastidita seguita da Christian.

"Mi ero avvicinato per darti una mano credendoti in difficoltà, date le tue espressioni annoiate mentre gli parlavi, ma forse avrei dovuto salvare lui da te. "
Lo guardo male, ancora di cattivo umore.
"Recepito il messaggio, sei pericolosa."
Alza le mani in segno di resa.
Scoppiamo a ridere entrambi.

Iniziamo a passeggiare chiacchierando e proprio come la prima sera, una settimana fa, le ore passano.
Non capisco come possa sentirmi così a mio agio con un perfetto sconosciuto.
"Si è fatto tardi, devo andare, è stato un piacere rivederti Christian."
Sto per voltarmi per andare via nonostante sia l'ultima cosa che vorrei fare, quando lui mi blocca afferrando il mio braccio.
"Vuoi davvero scappare di nuovo lasciandomi così? Merito il tuo numero."
Mi incantano i suoi occhi, sembra aver rubato un pezzo di cielo.

"Perché lo meriteresti?"
Lo guardo furba.

"Ma come? Ti ho aiutato con quel maleducato."
Finge di essere offeso.

"Mi sono difesa da sola in realtà."
Ci tengo a puntualizzarlo.
In risposta incrocia le braccia al petto guardandomi male, alla fine cedo.
"Ok. Dammi il tuo telefono."
Con un sorriso soddisfatto lo afferra subito dalla tasca dei pantaloni e me lo porge, compongo il mio numero e glielo ridò.

"Scusa ma mancano le ultime due cifre."
Aggrotta le sopracciglia fissando il display.

"Scoprile tu se davvero ci tieni."
Ora lo sguardo soddisfatto è il mio.
"Non è corretto, dammi almeno un indizio, le combinazioni possono essere infinite."
Si lamenta.
"É un numero pari non molto alto."
Mi volto e vado via mentre lui continua a lamentarsi e io continuo a ridacchiare.
Nel giro di venti minuti sono a casa di mio padre, in quel momento squilla il mio telefono, un nuovo numero, rispondo eccitata.
"Ce l'hai fatta."
"Lo sai quante figure di merda mi hai fatto fare?"
Rido a crepapelle.
"Hai molta forza di volontà, sono colpita lo ammetto non me lo aspettavo."
"Forse ne vali la pena."
Trattengo il respiro sentendo un nuovo battito nel petto.

Fine Flashback

Smettila Sara di restare incastrata nel passato, a causa di un uomo che ti ha usata e fatto a pezzi gratuitamente.
Mi concentro sul mio accompagnatore, chiacchieriamo e devo dire che la sua compagnia è davvero molto piacevole, così tanto da non pensare minimamente all'innominabile.
Da gentiluomo mi accompagna fino alla macchina e stranamente non arriva il momento imbarazzante dei saluti, mi sento a mio agio con lui.
"Io ho trascorso un bel pomeriggio, sono felice che abbia accettato il mio invito, non vorrei sfidare la sorte con una cena, sabato sera?"
Chiude gli occhi strizzandoli come se temesse un rifiuto facendomi sorridere.
"Accetto volentieri."
La sua espressione sbalordita è davvero buffa, mi abbraccia rapidamente e ci salutiamo.

Forse lui può essere la mia rivincita.

Sara vuole dare una possibilità a Francesco, ha tutte le intenzioni di provare ad andare avanti, Christian è il suo passato.
💟

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