Capitolo 17 - Sara

Sara

Mentre gioco con la piccola il telefono inizia a suonare, sbuffando do Ginevra alla madre e vado verso l'appendiabiti all'ingresso per cercare in questa enorme borsa verde il telefono.
Smette di squillare, è un numero che non conosco, sento Claudio fare versi bizzarri, ci siamo tutti rimbambiti grazie a quella baby rossa.
Torno in salotto dagli altri e in quel momento rientra Alex da lavoro, sono troppo concentrata ad osservare il display del mio telefono che si illumina nuovamente con lo stesso numero di prima.
"Pronto."
"Davvero hai saltato l'ultima seduta di terapia pur di starmi lontano? Dopo ciò che ti ho detto ieri sera, non me lo aspettavo Sara."
La mia bocca si spalanca al suono della sua voce, i miei occhi, dapprima sbarrati, si assottigliano nel momento in cui Alex entra nella mia visuale.
Chiudo in faccia il telefono a quel cretino e mi concentro ad affrontrare un deficiente.
" Alex, hai dato il mio numero a Christian, come ti sei permesso."
Non urlo quanto vorrei solo per non spaventare la piccola.
Puro terrore leggo sul viso dell'uomo qui davanti, e fa bene perché ho tutte le intenzioni di farlo fuori.

"Passami la piccola, muoviti, muoviti."
Prende Ginevra in braccio e la alza davanti a lui come se fosse uno scudo.

"Non ti salverà ogni volta tua figlia."
Lo avviso.
Nel frattempo lui inizia ad indietreggiare con la piccola a mezz'aria che sgambetta ignara di tutto.
"Sara, potresti non uccidere il padre di mia figlia per favore? Solo perché mi serve ancora, fallo per tua nipote."
Emily cerca di dissuadermi dai piani di vendetta che la mia mente sta partorendo, ho tutte le intenzioni di metterli in atto non appena metterà giù la piccina.
Claudio decide di intervenire trascinandomi letteralmente fuori casa, entriamo nell'appartamento accanto, cioè il suo, questo è il bello di abitare vicini.
Sbuffando lancio la borsa sul tavolo, il telefono che risuona sulla poltrona e io mi butto stile sacco di patate sul divano provocando un tonfo.

"Se mi rompi il divano me lo compri."
Mi ammonisce il capellone.

"Fattelo comprare da Christian, è colpa sua se mi sono buttata sul divano."
Sembro una bambina ma non mi importa.

"Vogliamo dare la colpa di tutto ciò che succede nel mondo a lui?"
Alza gli occhi al cielo.

"Si."
Affondo la faccia nel cuscino sdraiandomi.

"Perché non vuoi parlarci dopo ciò che ti ha detto? Hai diritto e bisogno di approfondire."
Mi rimetto seduta, stringo il cuscino sul ventre, ma lui ha ragione.
"Perché ho paura di ciò che dirà. Del reale motivo per il quale è sparito."
Ammetto seria.

"Oppure hai paura di volerlo perdonare?"
Di scatto lo guardo, come sempre centra il punto.

"Ma tu da che parte stai?"
Metto il broncio.

"Voglio solo aiutarti a ricostruire il tuo cuore, magari ciò che sembra sbagliato, in realtà è giusto."
Ha lo sguardo triste, credo stia parlando anche di sé.

"Dici questo perché è ciò che vorresti per te Claudio, che sia giusto lottare per Rebecca nonostante si stia per sposare."
Mi sorride appena evitando il mio sguardo perché stavolta ho fatto bingo io.

"A volte non è come sembra Sara, nessuno di voi conosce Rebecca e la sua storia, le sue fragilità e paure, è facile giudicare.
Credimi, a volte bisogna scavare a fondo per capire, magari anche per Christian vale questo discorso."
Sposta i capelli spostandoli indietro e raccogliendoli in un piccolo codino.

"Hai ragione. E sai cosa farò?"
Mi alzo pronta per portare a termine il mio piano prendendolo in contropiede.

"Andrai da lui?"
Sembra speranzoso.

"No, andrò in montagna due giorni, prendo le ferie, ne ho arretrate, così mi allontanerò un po'. Parto subito."
Sbatto le mani entusiasta.

"Ci rinuncio."
Il mio amico scuote la testa.

Afferro le mie cose e spengo questo dannato telefono gettandolo nella borsa, in genere tutto quello che vi entra, è perso per sempre, non trovo mai nulla.
Scendo le scale con un nuovo spirito, mi sento più leggera, ho preso la decisione giusta, allontanarmi mi aiuterà a ricaricare le batterie.
Arrivo a casa nel giro di quindici minuti, mentre Stark scodinzola fra le mie gambe, io preparo un borsone con un paio di cambi, prendo il necessario anche per questo monellaccio e siamo pronti per la nostra fuga.

Credo sia allegro anche Stark, ogni tanto osserva il panorama che offre questo posto dal finestrino scodinzolando, la musica invade l'auto e canticchio sulle note di 'Ma stasera' di Mengoni.
Amo la montagna, anche se solo per due giorni, poi non lo sopporto il freddo, ha nevicato quindi troverò tanta neve.
Il mio entusiasmo svanisce nel momento in cui ricordo di dover mettere quindi le catene alle ruote, borbottando cerco sul telefono un meccanico nei paraggi.

Siamo nel nulla ed è buio, cavolo, dovevo pensarci prima.

Si intravede la neve ai lati della strada, dovrei fermarmi e...
"Non ci posso credere."
Quasi urlo spaventando il povero Stark sul sedile posteriore, la macchina inizia a fermarsi e riesco ad accostare ad un lato della strada.
Non si vede un'anima neanche per sbaglio e non so se esserne felice o meno.
Prendo il telefono pronta a chiamare mio fratello o direttamente un carroattrezzi, ma non c'è linea, chiudo gli occhi iniziando a ricordare i santi del calendario dal primo Gennaio, ma non li ricordo.
Vedo due fari illuminarmi attraverso lo specchietto, un macchinone enorme accosta dietro la mia auto, ed io metto la sicura agli sportelli e ingoio a fatica.

"Stark, tutti i film horror iniziano così."
Sussurro spaventata tenendo d'occhio l'auto dallo specchietto, lo stomaco mi si contorce nel momento in cui lo sportello del guidatore si apre.
Afferro la borsa e inizio a cercare qualcosa, qualunque cosa possa servire per stordire il killer maniaco della montagna.
Apro il finestrino pronta e armata, con la mano tremante e una maledetta ansia che mi sta divorando le viscere restando immobile.
Il killer della montagna si avvicina sporgendosi al mio finestrino ed io inizio a spruzzare lo spray al peperoncino, lui si dimena allontanandosi e gridando.
Cerco di mettere in moto, ma non ne vuole sapere questa dannata auto, il cuore batte a mille e sono sempre più agitata, fino a quando il killer della montagna non mi chiama per nome.

Come fa a sapere come mi chiamo?

Mi volto a guardarlo meglio, mentre lui rannicchiato su sé stesso si copre il viso con mani protette da guanti, il cappello di lana non mi da nessun indizio.
"Sara, sei impazzita?"
Quella voce è inconfondibile.
"Christian, mi dispiace."
Mi sento in colpa appena si volta e i suoi occhi sono rossi e gonfi, non riesce neanche ad aprirli.
"Non riesco a guidare, non ci vedo bene."
Si lamenta per il bruciore.

Accosto meglio la mia macchina e la chiudo, trasferisco tutte le mie cose nella sua auto e mi posiziono alla guida.
Per tutto il tragitto, che per fortuna per le mie povere orecchie, non dura molto, devo sorbirmi le sue lamentele.
" Mi hai accecato, volevi uccidermi per caso?"
Spengo il motore, siamo arrivati finalmente, una piccola baita dei miei nonni paterni, ci venivamo da piccoli tutti gli anni a natale, almeno fino al divorzio.
Lo aiuto a salire i tre gradini, entriamo in casa, si gela, dovrò subito accendere il fuoco, ma prima lui deve sciacquare il viso con abbondante acqua.
Dopo qualche minuto il fuoco inizia a riscaldare questa piccola casetta di legno ormai spoglia, Stark si è già posizionato vicino il camino, credo non abbia intenzione di muoversi di lì.

"Guarda, inizia a nevicare. "
La voce di Christian mi fa voltare verso di lui, fissa la finestra, è avvolto da un maglione bianco e dei jeans chiari, ogni volta che siamo insieme tendo a dimenticarmi di tutta la sofferenza che ci accomuna.
"Dovresti andare se stai meglio."
Sono venuta qui per allontanarmi da lui, invece...

"Sara, non posso, nevica e non ci vedo bene."
Aggrotto la fronte a queste sue parole, poi capisco.

"Di certo non puoi restare a dormire qui."
Quasi urlo alzandomi di scatto, ma lui in risposta si siede sul piccolo divano davanti il camino e inizia a scaldarsi.

Assurdo.

Lo fisso a bocca aperta ed inizio ad andare nel panico, io, lui e...nessuna possibilità di fuga.

"Mi stavi seguendo? Non può essere un caso trovarti in mezzo al nulla."
Chiedo all'improvviso facendo due più due.

"Certo, se scappi ti inseguo, stavolta sarà diverso."
Il suo tono deciso mi spezza il respiro.

Ciao a tutti, bloccati in una baita soli, mmm🤔, cosa potrebbe succedere?
😘

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