4. Terapia Leclerc

Mi sveglio sentendo un rumore venire dal piano di sotto, ma non me ne preoccupo, girandomi sull'altro lato per continuare a dormire.
Come sempre cerco il cuscino per stringerlo con la gamba e abbracciarlo, ma questa volta non trovo niente di soffice e piumoso alla mia sinistra. Piuttosto, sento qualcosa di decisamente strano. O sarebbe meglio dire, qualcuno.

Spalanco gli occhi con la tachicardia, trovandomi il viso di Arthur a pochi centimetri. Dorme ancora beatamente, incurante della mia gamba avvinghiata al suo fianco.
Faccio per spostarla, ma con un riflesso più o meno involontario, lui la stringe ancora più a se, voltandosi poi dall'altro lato.
Deglutisco cercando di ragionare, ma il sonno prende in fretta il sopravvento, facendomi ripiombare in un mondo di sogni.

Ovviamente non ho idea di quanto tempo passi, ma la seconda volta è la voce di Pascale a risvegliarmi.
Stropiccio gli occhi prima di aprirli, osservando la donna sul ciglio della porta. Ha il suo solito sorriso e dice qualcosa in merito alla colazione.
Non dico nulla, ma Arthur al mio fianco le risponde affermativamente.
Già, Arthur!
Mi giro verso di lui, ha la faccia assonnata di chi si è appena svegliato, il segno del cuscino sul volto, i capelli scompigliati e gli occhi ancora socchiusi.
Sorride chinando la testa da un lato e guardandomi qualche secondo. Non oso neanche immaginare la mia espressione in questo momento, ma a giudicare dalla sua, dev'essere piuttosto buffa.

<Buongiorno principessa> Ha il tono di voce ironico, il che gli fa guadagnare una cuscinata in testa.
<Perché sono nel tuo letto?> Gli chiedo, rendendomi conto solo ora di star ancora indossando la felpa di ieri sera.
<Sta notte sei praticamente crollata in giardino, volevo metterti a letto ma hai biascicato qualcosa sul non lasciarti sola. E il mio letto è più grande del tuo quindi eccoci qua>. Annuisco cercando di assimilare tutte le informazioni, continuando a rimanere piuttosto confusa.
Ma ricordo anche che da piccoli dormivamo spesso insieme, io, lui e Charles. Quindi penso non sia poi un disastro così grande.

Ci alziamo in contemporanea, scendendo rapidamente le scale e uscendo in giardino, dove Pascale ha preparato una colazione degna di un albergo a cinque stelle.
<Allora, che piani avete per oggi?> Domanda al figlio, che sta divorando una fetta di torta con ben poca eleganza. Con ancora la bocca piena inizia a parlare, facendo scuotere la testa alla madre, rassegnata.
<Charles aveva detto che prendeva la barca oggi, penso andremo a largo> Fa spallucce continuando ad ingurgitare pressoché ogni cosa gli passi sotto il naso.
<Come ti dicevo, non mi includono mai> Dice la donna rivolgendosi a me con un sorriso sconsolato, ma allo stesso tempo felice che i suoi figli passino così tanto tempo insieme.

<Tu vieni con noi vero?> Arthur si gira ora verso di me, aspettando silente una risposta.
<Perché no> Annuisco, prima di essere distratta da un messaggio in arrivo.

Papà🦸🏻‍♂️
A che ora torni oggi? Ti vengo a prendere all'aeroporto!

Sbianco passandomi una mano tra i capelli. Mi ero completamente dimenticata di avvisarlo della mia prolungata permanenza nel Principato.
E ora come faccio a dirgli che sono qua a casa Leclerc e che passerò qua i prossimi giorni?
<Tutto bene?> Chiede il biondo seduto vicino a me, prendendo poi un sorso di aranciata.
<Si si, niente di che> Mi limito a dire, alzandomi poi di tavola e chiamando papà.

Gli dico che ho incontrato dei vecchi amici d'infanzia e che mi hanno chiesto di passare qualche giorno con loro. Insomma, gli dico la verità, omettendo qualche piccolo particolare.
Non sembra molto convinto, ma sa anche il periodo difficile che ho passato, e sentirmi felice lo rende sicuramente più tranquillo.

Quando torno in giardino rimango sola, vorrei far colazione ma rimane quel piccolo problemino del non volerla fare senza compagnia.
Decido quindi di prendere un rapido morso di torta e andare a prepararmi per la giornata in barca.


La barca, come loro la chiamano, è poco meno di un vero e proprio yacht. Sapete quelli che si vedono sempre nelle foto di Montecarlo, quelli che ti fanno dire "Ma quanti soldi hanno?".
Esatto.

Siamo a largo da un paio d'ore, io, i fratelli Leclerc, Charlotte e qualche loro amico.
Il sole splende e riflette sul mare, agitato dal vento.

<Allora, lo facciamo o no questo bagno?> Dice dopo quasi un'ora di futili chiacchiere Arthur, interrompendo la conversazione generale.
Io e Charlotte parlavamo di vestiti, gli altri ragazzi di calcio e i Leclerc, tanto per cambiare, di Formula 1.

<Si sta così bene qua al sole> Si lamenta Charlotte, alzandosi solo per avvicinarsi a Charles e lasciargli un bacio sulle labbra, sedendosi poi sulle sue gambe.
Vorrei dire di essere gelosa di lei, ma la verità è che sono proprio ben assortiti. Ho letto da qualche parte che la loro storia sia nata sotto un brutto segno, qualcosa legato alla ex di Charles mi pare, ma quello che posso dire io è che a vederli sono proprio belli.

<E tu che dici?> Si rivolge ora a me il minore dei fratelli, porgendomi la mano.
Sa che non so dire di no ad un bagno, figuriamoci in un mare così limpido.
Mi alzo appoggiandomi a lui, poi entrambi ci posizioniamo in equilibrio sul bordo della barca, superando la ringhiera.
<Pronta?> Mi guarda con sfida, gli occhi che brillano grazie alla luce del sole riflessa in mare, i capelli scompigliati.
<Sono nata pronta Leclerc> Rispondo, dandomi una lieve spinta per librarmi in aria.
Qualche istante in volo e l'acqua che mi circonda di colpo.
Vado sempre più in profondità, fino a risalire a prendere una gran boccata d'aria fresca.
Davanti a me anche il monegasco è appena riemerso, passandosi una mano in volto per levare un po' di acqua salata.

Sentiamo il vociare del gruppo in lontananza, quasi fossimo a decine di metri di distanza, quando invece siamo poco al di sotto di loro.
Ma è come fossimo solo noi, ed è bellissimo.

Mi avvicino con un paio di bracciate ad Arthur, che mi guarda in silenzio.
<Come va' oggi?> Domanda dopo qualche istante, allungando il braccio per darmi un sostegno.
<La terapia Leclerc sta funzionando> Rispondo sorridendo, lui fa altrettanto.
<Mi piace, terapia Leclerc> Ridiamo entrambi, afferro il suo braccio e mi avvicino ancora di più a lui, stringendolo a me.

Ho le braccia intorno al suo collo e le gambe quasi avvinghiate alla sua vita, le mani tra i capelli bagnati e i nasi che si sfiorano.
Mi fa uno strano effetto Arthur, in senso positivo si intende.
Una lieve morsa allo stomaco, un sorriso improvviso fa capolino sul mio viso, mentre cerco malamente di nasconderlo.

<Piccioncini, non vorrei diventare zio ancora!> Urla Charles dalla barca, riportandomi alla realtà.
Mi stacco rapidamente dal fratello, guardando verso il maggiore dei due.
<Sta zitto tu!> Ribatte Arthur ridendo, mi fa un gesto di intesa e torna a bordo del "piccolo" yacht.


——
Scusate l'assenza, giuro che ora mi impegneró a pubblicare più spesso nel frattempo spero vi siate goduti questo capitolo un po' di transizione😊

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