14. Sempre

Il sole è da poco calato, mentre la griglia viene ora illuminata solo dai fari artificiali.
Le monoposto sono già posizionate nella corrispettiva casella di partenza, i piloti si apprestano ad entrarci. Da qui a pochi minuti si darà il via non solo al gran premio, ma anche alla stagione in sé, la prima di Arthur.

Il più piccolo dei due monegaschi è in piedi vicino al suo ingegnere di pista, lo sguardo fisso sulla macchina rossa, il casco ancora in mano. Rimango qualche istante a fissarlo, prima di essere risvegliata da una persona che fievolmente mi chiede di farla passare. Mi giro scusandomi, incrociando però lo sguardo di un imbarazzato Charles.
Tengo gli occhi su di lui, osservandolo mentre mi passa vicino diretto alla prima fila.
Solo quando si volta a guardarmi decido di sorridergli. In effetti non so se l'ho deciso, l'ho fatto e basta, naturalmente.
<In bocca al lupo> Sussurro quasi impercettibilmente, lui abbassa il capo in segno di ringraziamento, poi mi volta definitivamente le spalle.

<C'mon everybody, get out of here!> Urla un uomo indicando con veemenza a tutti le uscite più rapide. È ora di sgomberare la pista e lasciare che i soli piloti e le rispettive macchine ci regalino lo spettacolo per cui siamo tutti qui presenti.


Con l'imminente gara si conclude anche il mio race week ospitata da Red Bull. Sarà proprio dal loro box che potrò vedere il gran premio, certo nelle retrovie e non nei posti vicino ai vip, ma va più che benissimo così. In fondo l'unico motivo per cui io mi trovi insieme a loro è che il professore del mio corso è amico stretto del social media manager della scuderia, quindi non posso far altro che ritenermi incredibilmente fortunata.
Con un blocco in mano e la penna pronta ad annotare tutto, alzo lo sguardo verso lo schermo a me più vicino solo quando noto l'accensione dei semafori.

Per quanto guardare una gara qui nel box sia fenomenale, non saprei nemmeno descrive cosa si prova a sentire il rombo dei motori nel momento in cui scatta la luce verde.
È come se sentissi un vuoto nella pancia, d'improvviso le mani mi tremano e non sarei più capace di scrivere neanche una riga.

Le due Ferrari scattano l'una di fianco all'altra, si sfiorano in curva uno ma fortunatamente nessuna delle due intralcia l'altra, facendo sì che al termine del primo giro Arthur sia ancora in comando e Charles gli copra le spalle.

La gara sembra scorrere nel migliore dei modi per la scuderia italiana, mentre si percepisce un po' di nervosismo nel box Red Bull, incapace di trovare una strategia che gli consenta di superare non uno, me ben due Leclerc.
Più o meno a metà dei giri da percorrere, la Ferrari richiama dentro Charles, per evitare l'undercut di Verstappen alle sue spalle.
Il pit stop dura poco meno di due secondi, la monoposto numero 16 è già nuovamente in pista, più inferocita che mai.

Charles corre, corre come solo lui sa fare, spinto dal tifo sugli spalti e da quello di tutta la sua squadra. Fa giri veloci su giri veloci, creando il vuoto da Verstappen.
<This is insane> Mormora uno dei meccanici qui nel box, scuotendo la testa osservando i tempi del monegasco. Ed è proprio così. La Ferrari sembra invincibile oggi, finalmente tornata ai suoi vecchi splendori.

<Arthur is in!> Fisso lo schermo ancora più intensamente, non voglio perdermi nemmeno un dettaglio, nemmeno il più piccolo particolare del suo pit stop.
Arthur si ferma, alzano la macchina, levano le quattro gomme, inseriscono le altre quattro.
Eppure Arthur non sembra ripartire.
Un meccanico litiga con la posteriore sinistra, toglie la pistola, la rimette, spinge la gomma, ma niente.
Dopo quella che sembra un'eternità, ma sono a tutti gli effetti "solo" cinque secondi, la macchina tocca il suolo e in una nuvola di fumo bianca, il leader riprende la sua corsa.

Quando esce dai box, togliendo il limitatore, si ritrova ruota a ruota col fratello.
Dire che ho il cuore in gola è dir poco.
Si sfiorano leggermente, Charles allarga e si accoda, ma incrocia le traiettorie per prepararsi alla curva successiva.
Le mie mani sono così tanto strette tra loro da farmi male, mentre i battiti hanno raggiunto picchi che non pensavo fossero umanamente possibili.
<Vi prego> Sussurro terrorizzata.

Charles prende tutta la scia, è incollato, va all'interno piede sul gas e lascia Arthur sul posto.
Da qui in avanti, il minore non avrà più nemmeno una chance di superare il fratello.

Ha vinto la Ferrari.
Poi ha vinto l'esperienza.
Infine ha vinto la famiglia Leclerc.
I due piloti vestiti di rosso hanno dato spettacolo al via di quello che sembra un mondiale senza storie, ma sappiamo che il recente passato ci insegna a diffidare di queste doppiette col botto.
La Red Bull segue sul terzo gradino, con il suo fedele Verstappen.
Certo è che la Ferrari sembra tornata a far sognare i suoi tifosi, con il suo pilota di punta che finalmente pare avere una macchina alla sua altezza. Sfortuna, o fortuna che dir si voglia, vuole però che quest'anno la seconda guida abbia il suo stesso cognome. Affamato come solo lo stesso Charles fu qualche anno fa, Arthur Leclerc ha dimostrato non solo di essere all'altezza di tale nome e macchina, ma anche di poter seriamente mettere in difficoltà il fratello nel tentativo di conquistare quello che sarebbe il primo titolo mondiale a Maranello dai tempi di Kimi.

La RedBull ha fatto del suo meglio, ma sembra anni luce dietro alla Rossa. Nonostante questo Verstappen si dice positivo "Abbiamo vinto gli ultimi mondiali" Dichiara nel post gara "Rimaniamo la scuderia da battere".

Discorso a parte per la Mercedes, con Norris decisamente sotto passo e Russell che non sembra in grado di colmare il vuoto lasciato da Sir Lewis Hamilton.
Per quanto riguarda gli altri, rincorrono dandosi battaglia nelle retrovie, ma non lasciando il segno.

L'alba è rossa sopra il Bahrain, porta il nome Leclerc e riaccende un luccichio negli occhi dei tifosi della scuderia più antica del mondo.
Non ci resta che chiederci, che sia solo una stella cadente destinata a spegnersi rapidamente, oppure l'era di Verstappen è veramente giunta al termine?
Appuntamento all'Australia tra quattordici giorni per avere una risposta!

Camilla Pezzali

Chiudo lo schermo del computer sorridendo, lo sguardo ora rivolto alla pista buia.
Quando ho saputo cosa mi sarebbe aspettato questo weekend, ho sperato con tutta me stessa che finisse il prima possibile. Eppure ora, seduta sul balconcino del mio albergo ad osservare quell'asfalto e quelle curve, sono incredibilmente malinconica.
Forse sotto sotto avrei voluto non finisse mai.

Bussano alla porta, facendomi tornare con la testa sulla terra e non tra le nuvole, mi alzo e vado ad aprire.
<Arthur che ci fai qui?> Mi sorride facendomi cenno con la testa per poter entrare, ovviamente lo lascio passare.
Ha una bottiglia di champagne in mano <Volevo festeggiare il mio primo podio in Formula 1> Esclama con entusiasmo.
<Con me?> domando imbarazzata, osservando ogni suo movimento mentre scarta la stagnola che riveste il tappo e inizia a svitarlo. Non mi risponde.

Quando finalmente il tappo salta, facendomi sobbalzare, lo spumante inizia a sgorgare impregnando la moquette della mia stanza.
Entrambi ridiamo di pancia, guardandoci negli occhi per qualche istante.
<Sei un disastro> Continuo io, affrettandomi a prendere un asciugamano da posare a terra.
<No Cami cosa fai?> Mi blocco, la sua voce stranamente seria. Ma veramente, veramente seria.
Lo osservo imbambolata, con un asciugamano umidiccio in mano e la faccia confusa di chi non sa cosa stia sbagliando.
Poi tornano quelle fossette sul suo viso, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
<Lo champagne non si asciuga mai, al massimo si agita> Commenta tappando il collo della bottiglia con il pollice e iniziando ad agitarla.
<Arthur non ci provare> Gli poso le mani sulle braccia per fermarlo, invano.

La agita con forza per qualche secondo, sposta il dito e la punta verso di me, inondandomi.
<Camilla Pezzali vince il gran premio del Bahrain!> Urla a squarciagola nel tentativo di sovrastare le mie grida schizzinose e stridule.
<Arthur Leclerc smettila subito> Intimo puntandogli un dito al petto, la bottiglia semi vuota nella sua mano destra mentre la sinistra gli sistema i capelli.
<Sei carina tutta bagnata, sembri un pulcino> Un silenzio tombale cade nella stanza.
Mi lecco le labbra per pulirmi dallo champagne, credo.
<E tu sei uno stronzo> Ribatto avvicinandomi a lui di qualche passo.

Sento i nostri respiri accelerare, sono quasi sicura di poter percepire il suo cuore battere più velocemente.
Siamo sempre più vicini.
La bottiglia cade a terra leggera, senza infrangersi, ma i nostri occhi continuano a guardarsi, le mani a sfiorarsi.
Posa la fronte alla mia, facendo toccare il suo naso col mio, fradicio.

Mi sollevo sulle punte per allineare le nostre labbra.
Guardo le sue, poi i suoi occhi, poi nuovamente le sue labbra.
<Cami> Sussurra con una voce roca.

Nella mia vita è sempre stato Charles. Sempre. Non ho mai preso in considerazione di poter provare questi sentimenti per Arthur. Ma ora che siamo qui è come se tutto avesse senso. Tutti i suoi sguardi, gli abbracci, le risate, i momenti passati insieme.

<Cami!>.

Scendo dalle punte tornando ad essere notevolmente più bassa di Arthur. Quell'urlo non veniva dalla bocca del monegasco davanti a me, bensì da quello fuori dalla porta.
Riconoscerei la voce di Charles tra mille, del resto come ho detto prima, è sempre stato Charles. Sempre.

NOVITÀ:

Buona sera gente! Scusate la poca frequenza nell' aggiornare ma faccio del mio meglio ❤️
Volevo solo comunicarvi che ho iniziato a scrivere una nuova storia su Pierre. Mentre sto pubblicando questo capitolo ho già pubblicato il primo di quest'altra storia, intitolata "10 Dates"!
Se vi va andate a leggere anche quella e datemi un feedback! Grazie della pazienza, ALL0507 ☀️❤️

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