Se il buon giorno si vede dal mattino - Parte 6

Passando davanti a Miriam della reception noto sul suo viso una strana espressione. Mi sorride bizzarramente e mi fa l'occhiolino. Non le do retta e proseguo decisa a portare a termine entro massimo 2 ore il famoso prospetto promesso a Mr Parish...Jack.

Sento Miriam alle mie spalle parlare sottovoce e posso carpire solo poche parole: "La sai l'ultima?", ma non faccio in tempo a sentire il seguito inghiottita dall'ascensore. Ma perché le receptionist e le portinaie devono essere pettegole per antonomasia? Sembra si annoino tanto del loro lavoro, che l'unico modo per aggiungere pepe alla loro giornata sia parlare degli altri. Personalmente non amo i pettegolezzi e concordo con Eleanor Roosevelt: "Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone". Direi che la mia mente è variabile tra il grande e il mediocre, anche se ammetto che a volte persino io scivolo involontariamente nel piccolo, rare eccezioni di una mente tediata.

Non faccio in tempo ad arrivare alla scrivania che mi squilla il telefono. Rispondo automaticamente, stufa di ripetere la solita formuletta:

"Jessica Nardi che parla, in cosa posso esserle utile?"

"Allora?"

"Miriam sei tu?"

"Certo che sono io! Allora?"

"Allora cosa?"

"Tu e Mister Parish...che succede?"

"Ma di cosa stai parlando?"

"Vi ho visto al parco insieme in pausa pranzo! Allora che tipo è? Ma da quando siete amici?"

"Amici io e Mr. Parish? Ma di che diavolo stai parlando?"

Mi rendo conto di aver alzato un po' troppo la voce e vedo due o tre persone che mi fissano interessate. Abbasso la voce tanto da iniziare a bisbigliare:

"Non so di che diavolo stai parlando. Scusami, ma ho da fare". Attaccò alterata.

Quella Miriam, ma che cosa voleva insinuare? La gente è veramente assurda, non ti possono vedere parlare con qualcuno mezza volta che devono subito iniziare a fare castelli in aria. Ma perché non si trovano un hobby o qualcos'altro che li distragga dalla vita degli altri? Non gli basta il grande fratello a soddisfare la loro morbosità verso i fatti altrui? No, devono pure stare a spiare chi li circonda e a inventarsi storie sul loro conto! E poi vi chiedete perché non sopporto la gente! Ma come si fa dico io? Queste cose proprio non le reggo. Ah ma dopo mi sente. Aspetta che la becchi.

Non riesco a lavorare in questo stato d'animo. Mi serve un caffè. In realtà mi servirebbe una camomilla, ma alle macchinette non hanno ancora pensato di aggiungere la camomilla tra le bevande selezionabili, potrei scrivere una bella lettera alla Vending elogiando le proprietà della camomilla, sopratutto a beneficio dei componenti della realtà aziendale dove spesso i nervi sono a fior di pelle.

Per fortuna non c'è nessuno nell'area caffè. Così posso sedermi un minuto da sola a sbollire l'arrabbiatura. Non passano neanche due minuti che mi sento dire:

"Hello again"

Di nuovo lui. Ma questo qui è venuto dall'America per tormentarmi?

"Mr Parish" dico un po' seccata, spero non se ne accorga altrimenti addio California, ma non riesco a reggere un'altra conversazione con lui, non oggi, non dopo le insinuazioni di Miriam. Ora ho la sensazione che tutti non facciano altro che osservarci alla ricerca di prove sul nostro presunto affair. Mi alzo immediatamente per non dover andare avanti a parlare con lui, ma lui continua:

"Ricordi? Jack"

"Certo, Jack"

"Posso offrirti un caffè"

"A dire il vero stavo tornando nel mio ufficio. Mi scusi, cioè scusami"

"Ma non hai preso niente"

"Ho cambiato idea" sorrido imbarazzata.

"Insisto. Lascia che ti offri un caffè o preferisci altro?"

Mi lascio scappare: "Avrei preferito una camomilla, ma purtroppo non c'è"

"Ti servirebbe un bollitore, così che potresti farti tutte le camomille che vuoi. Negli States abbiamo un mini bollitore su ogni scrivania"

"Ah" ricominciamo con gli elogi agli States.

"Allora che ne dici di un tè?"

Ma perché deve insistere tanto? Forse se accetto mi lascerà andare.

"Ok" dico. E aspetto in completo silenzio e fissando il pavimento che la macchinetta faccia il suo dovere.

"Ecco qui il tuo tè", mi porge il bicchiere di plastica come se fosse una tazza di ceramica antica.

"Grazie mille. Molto gentile"

Mi sorride: "Un piacere Jessica" e aggiunge: "Non ho ancora ricevuto la tua email"

"Stavo proprio andando a fare questo. Grazie ancora per il tè. Buon pomeriggio"

"Ci vediamo presto, Jessica"

Mentre mi pronuncia queste parole vedo passare Carolina. Seconda solo a Miriam per i pettegolezzi. Siamo a cavallo! Non oso immaginare cosa andrà a riferire. Oggi non riuscirò a combinare nulla. Mi scoppia la testa. Sono in un vortice di pensieri. Al posto della testa, ho una pentola a pressione, sta iniziando a fischiare. Voglio andare a casa. Voglio solo andare a casa.


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