Se il buon giorno si vede dal mattino - Parte 4

Respira. Respira. Respira. Sto davanti allo specchio a osservare il rossore ancora evidente sulle mie guance, mentre di là si staranno ancora chiedendo che cosa sia appena successo. Passo i polsi sotto l'acqua fredda. La mia prof di educazione fisica ce lo faceva sempre fare per calmare il battito cardiaco. Mentre mi godo la frescura dell'acqua e il sangue inizia a fluire con più calma, un pensiero si affaccia nella mia mente: "hai appena lasciato in asso il super mega manager americano nel bel mezzo di una riunione, dove tra l'altro ti era stata appena passata la parola". Oh mio Dio, che ho fatto? E che faccio ora? Mi trovo in uno di quei momenti in cui vorrei si trattasse di un quiz televisivo e mi fosse data la possibilità di un aiuto: 50:50, aiuto del pubblico o telefonata a casa?

Telefonata a casa! Certo! Chiamerò Amanbir, colui che lotta per la pace, lui saprà cosa fare!

"Jessica amore, che succede? Non dovresti essere a lavoro?"

"Ami, sono nei guai!"

"Che è successo?"

"Sono appena scappata via da una riunione con il super mega boss americano, perché non sapevo cosa dire. Vogliono sapere da me le previsioni di vendita come se io fossi una specie di guru con tutte le risposte. Che ne so io se riusciremo mai a vendere quel programma?"

"Sei scappata dalla riunione? E ora dove sei?"

"Sono chiusa in bagno ad aspettare che mi passi la tachicardia!"

"Tesoro, mi dispiace. Come ti senti ora?"

"Bene. Anche se ora che ci penso ho un po' di fame"

"Non ti preoccupare amore mio, tra un po' ci sarà la pausa pranzo. Ma devi tornare di là ora, si staranno chiedendo che fine hai fatto"

"Hai ragione. Ma cosa gli dico? Io non ho la più pallida idea di cosa dirgli!"

"Prendi tempo. Sono certo che troverai le parole giuste. Lo sai che sei il mio piccolo genio"

Sorrido rinfrancata e gli sussurro: "Ti amo"

"Stasera ti rilasso io amore mio. Tranquilla. Vai ora please"

"Ok, grazie".

Ah se non ci fosse Amanbir...non so come farei!

Ha ragione, prenderò tempo. Mi do un'ultima occhiatina allo specchio, per mia fortuna il rossore è quasi del tutto sparito. Mi rinfresco il collo con un po' di acqua fredda, ho quasi riacquistato completamente il controllo. Sono pronta! Ammazziamoli tutti! Con camminata stile giustiziere della notte mi dirigo decisa in sala riunioni. Entro come se non fosse successo nulla e ritrovo tutti esattamente nella stessa posizione in cui li avevo lasciati, quasi come se il tempo si fosse fermato per un instante.

"Dunque, Mister Parish, sarà felice di sapere che sto finalizzando la preparazione di uno schema riassuntivo che illustra dettagliatamente quali possibilità sono aperte sul mercato per i vostri innovativi prodotti. Ho pensato che fosse più pratico per lei ricevere queste informazioni via email, così che le rimanga traccia scritta. Riceverà la mail in giornata".

"Perfect! Molte grazie" risponde lui con un marcato accento Americano e mi sorride.

Il dott. Guatelli non sembra essere molto soddisfatto, ma a questo penseremo dopo.

Ora l'unica cosa che voglio fare è catapultarmi fuori di qui e consumare un ritemprante pasto.

Mentre passeggio nel parchetto non troppo lontano dalla nostra azienda, avvisto una figura conosciuta. Dove ho già visto quella camicia hawaiana? Oh mio Dio! Non sarà mica....

"Hello! Jessica, isn't it?"

"Mister Parish..." riesco a dire con un filo di voce. Ma che ci fa lui qui, perché non se n'è andato con gli altri capoccioni in qualche trattoria di lusso?

"Please, chiamami Jack! Negli States ci piace chiamarci tutti per nome".




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