CAPITOLO 3
(LIZZIE)
Mi sveglio di soprassalto, spaventata da un suono acuto e irritante e ci metto qualche secondo a capirne la provenienza, quasi mi pento di aver regalato a Colton questa sveglia del demonio.
A giudicare dal silenzio, il mio amico deve essere già andato via e forse è meglio così, probabilmente avrei provato imbarazzo per ciò che è successo ieri.
Mi alzo malvolentieri dal divano e vado in cucina, ad aspettarmi un succo d'arancia e un muffin al cioccolato, attaccato al bicchiere un biglietto.
"Ho chiesto ad Antonio il tuo orario di inizio turno e ti ho messo la sveglia. Prego, non c'è di che! "
Sorriso leggendo le sue parole, è un gesto carino quello di lasciarmi dormire un po' di più; conoscendolo si sarà svegliato all'alba per andare in centrale, Colt è un uomo molto determinato nel suo lavoro ed è una delle cose che più apprezzo di lui.
Dopo aver risposto al suo biglietto e aver mangiato il muffin della miglior pasticceria di Chicago controllo il cellulare e trovo qualche messaggio di Christian, nell'ultimo sembra sia preoccupato della mia assenza e mi domanda se è successo qualcosa.
Mentre digito una risposta il senso di colpa mi risale in gola, non riesco neanche più a capire verso chi provo questo sentimento.
Verso Christian, perché non merita una donna che, in qualche modo, lo usi per dimenticare un altro uomo?
Verso Colton, che non merita un'amica che gli menta su qualcosa di così delicato?
Oppure verso me stessa, perché sono stata una stupida ad illudermi di potermi innamorare di qualcun'altro quando il mio cuore e la mia testa sono già occupati?
Non riesco a darmi una risposta, so soltanto che non posso andare avanti a conoscere Christian, non merita di essere preso in giro; gli scrivo un altro messaggio in cui gli chiedo di vederci questa sera e, una volta inviato, il peso che da qualche giorno mi schiacciava il petto si alleggerisce, ho preso la decisione più giusta per entrambi.
Quando sono arrivata in caserma Antonio mi ha subito raggiunta con l'espressione di chi avrebbe voluto farmi un milione di domande ma una chiamata dalla centrale ha posticipato l'interrogatorio.
Ora però siamo in ambulaza, di ritorno dall'ospedale, così decido di anticiparlo.
"Ieri sera sono stata da Colton e mi sono addormentata, sul divano" scandisco le ultime due parole perché conosco Antonio e so cosa pensa di me e Colt.
"Ma non avevi una cena con l'avvocato?"
"L'ho rimandata, Colton aveva bisogno di un'amica" mentre lo dico mi rendo conto che anche questa è una bugia che mi sono raccontata.
"Sei assurda, capisco che ci sia un'amicizia di mezzo ma ti stai comportando come un'adolescente" lo sguardo di rimprovero che mi rivolge mi fa davvero sentire un'adolescente.
"Odio quando hai ragione" sbuffo facendolo sghignazzare.
"Io ho sempre ragione" alzo gli occhi al cielo e poi gli parlo della decisione che ho preso questa mattina; evito di scendere nei dettagli quando gli racconto di ieri sera, più tardi passerà in caserma Emily, sua moglie e mia cara amica ed è a lei che racconto tutto.
Siamo diventate amiche poco dopo che io e Antonio abbiamo inziato a lavorare insieme; Emily è sincera e schietta, ha un grande senso dell'umorismo e sopratutto non mi ha mai vista come un pericolo per il suo matrimonio, al contrario della moglie del mio ex collega che mi ha odiata fin dall'inizio e ha obbligato il povero marito a chiedere un trasferimento.
"Invece parliamo di te, manca poco" l'espressione di Antonio si illumima come sempre quando si parla di sua figlia.
"Non vedo l'ora, ho paura ma sono anche emozionatissimo, ieri guardavo la pancia di Emily e per poco non piangevo" ho visto come guarda sua moglie, sia prima della gravidanza che ora ed ogni volta sembra che con lo sguardo voglia comunicarle quanto è preziosa.
"Piangerai come un bambino quando te la metteranno per la prima volta tra le braccia; mi ricordo quando è nata mia cugina Lisa, mio zio non smetteva più di sorridere e piangere" e anche Colton aveva gli occhi lucidi quando ha tenuto in braccio quel fagottino rosa.
"Lo so, sento la gola chiusa dall'emozione soltanto a pensarci" tiene lo sguardo fisso sulla strada ma sono certa che stia pensando a quel momento, lo sguardo carico d'amore ne è la prova.
Veniamo interrotti dalla radio della centrale, una vittima d'arma da fuoco a due isolati da noi così accendiamo le sirene e facciamo inversione.
A giudicare dalle prime due ore si prospetta un turno sfiancante.
"Mi dispiace ma la nostra conoscenza non può andare avanti, sei una brava persona ma purtroppo ho la testa da un'altra parte" terribile, suona terribile.
Sono chiusa nel bagno delle signore da ormai cinque minuti abbondanti e non riesco ancora a trovare le parole giuste; prima di incontrarmi con Christian avevo preparato un discorso ma ora nella mia testa c'è soltanto il vuoto più completo.
Mi guardo allo specchio e sbuffo, devo tornare in sala o penserà che io sia scappata; mi avvio lungo il corridoio e più mi avvicino al nostro tavolo più sento crescere il dispiacere.
Christian mi sorride passandosi una mano tra i capelli biondi e io ricambio forzatamente.
"Tutto bene?" sembra che abbia intuito qualcosa, è il momento.
"No, cioè si, tu sei fantastico" mi interrompo un attimo per mettere in ordine le parole che vorticano nella mia testa ben consapevole del suo sguardo su di me.
"Tu sei fantastico, davvero, ma mi sono resa conto che non può andare avanti, ho la testa da un'altra parte" fossi in lui mi alzerei e mi manderei al diavolo.
"Ecco perché sei stata così agitata durante tutta la cena" le sue parole mi fanno imbarazzare e sentire a disagio; ha ragione, non sono riuscita a rimanere ferma nella stessa posizione per più di una manciata di secondi e ho detto si e no una ventina di parole.
"Si, mi dispiace davvero tanto ma non è giusto continuare, non voglio prenderti in giro" posa lo sguardo sulle mie mani che stanno torturando il tovagliolo dall'inizio della cena.
"Non hai fatto niente di male Lizzie, sei stata sincera e lo apprezzo" rilascio il sospiro di sollievo nel sentire queste parole e annuisco, credo sia ora che io me ne vada.
"Già che l'abbiamo ordinato, mangiamoci il dolce" indica il piatto che ha davanti e sebbene io sia un po' sorpresa dalla sua reazione mi ritrovo ad acconsentire, non ho praticamente toccato cibo per tutta la cena e, ora che mi sono tolta questo peso, il mio stomaco ha iniziato a farsi sentire.
"Posso indovinare dove hai la testa? Quel tuo amico, il poliziotto" il dolce mi va di traverso e impiego qualche minuto a smettere di tossire, credo che a Christian basti questa mia reazione per avere una conferma.
"Come lo sai?" non ho praticamente mai parlato di Colton a lui, forse l'ho nominato una volta parlando della mia famiglia.
"Quando mi hai parlato di lui non ci ho fatto caso ma adesso è evidente, ti cambia lo sguardo soltanto a sentirlo nominare" se a lui è bastata una volta soltanto per arrivarci significa che forse non sono così brava a nasconderlo come pensavo, l'unico che sembra non capire è proprio Colton e direi che per adesso mi va bene così.
Alla fine rimaniamo a chiacchierare ancora un po' fuori dal ristorante e quando salgo sul taxi che mi riporta a casa mi sento più sollevata, ora non mi rimane che decidere cosa fare di ciò che provo per Colt.
(COLTON)
I miei colleghi devono aver intuito che questa sera non sono di compagnia, siamo tutti al John's ma loro hanno occupato un tavolo mentre io sono al bancone con davanti la seconda birra; in realtà la mia giornata era partita bene ma è andata peggiorando di ora in ora.
Questa mattina mi sono svegliato con il sorriso, ben consapevole della splendida donna che dormiva sul mio divano.
Quando l'ho vista il cuore ha mancato un battito, aveva i capelli sparpagliati sul cuscino, le sopracciglia chiare aggrottate e la bocca socchiusa; mi sono avvicinato per sistemarle la coperta e impostare la sveglia e ha bisbigliato il mio nome, mi ci è voluta parecchia forza di volontà per non appoggiare le mie labbra sulle sue e poi una lunga doccia fredda per smorzare l'eccitazione che sentivo.
Sono uscito di casa sorridendo come un ebete, continuavo a pensare alla naturalezza con cui facciamo le cose più banali che fanno tutte le coppie, che sia preparare la cena insieme o guardare la tv sul divano quasi come se ormai fosse un abitudine.
Il mio buonumore è durato fino alla pausa pranzo, stavo mangiando un hamburger con i miei colleghi quando è arrivata la chiamata di una seconda rapina, così siamo andati ad interrogare i testimoni e ho avuto la prova di ciò che sospettavo.
"Almeno oggi niente sbirri" questa è la frase che uno dei rapinatori avrebbe detto al complice mentre tenevano sotto tiro gli ostaggi e la mia testa è volata subito alla sensazione che ho avuto durante la prima rapina.
Ci siamo concentrati sui casi a cui ho partecipato, abbiamo esaminato ogni verbale, ogni intervento, ogni movimento che ho fatto durante i turni e non abbiamo trovano niente. Sono un poliziotto di pattuglia, rispondo a chiamate di furti, violenze domestiche o liti tra condomini e ho a che fare con tante persone ma non è emerso niente di rilevante, nessuno ha mai mostrato particolare astio nei miei confronti.
Siamo rimasti in centrale fino a tardi e a ogni buco nell'acqua il malumore di tutti non faceva che aumentare; erano le nove quando, frustrati e nervosi, siamo usciti e proprio quando pensavo di poter staccare un attimo la testa, il tenente Johnson mi ha comunicato che nel pomeriggio mio padre ha richiamato.
Non riesco a capire cosa si sia messo in testa, si ostina a cercarmi adesso dopo trent'anni di assenza e la cosa che più mi fa incazzare è che ancora una volta non ha il coraggio di metterci la faccia, da vigliacco quale è mi chiama al telefono e non viene ad affrontarmi, a guardarmi negli occhi e spiegarmi perché ha abbandonato la sua fidanzata adolescente e incinta.
Mentre raggiungevo il John's ho scritto a Lizzie per chiederle se fosse già lì, avevo voglia di vedere il suo sorriso rassicurante e bere una birra in sua compagnia ma a quanto pare è a cena con quel damerino quindi eccomi, al bancone in compagnia di una bionda è vero, ma in bottiglia.
"Colt" mi volto verso sinistra e faccio cenno ad Antonio di accomodarsi.
"No, sto andando a casa, volevo vedere se Lizzie era già qui"
"È a cena con l'avvocato" non mi importa che la mia affermazione sia uscita fin troppo stizzita, non riesco proprio a mandare giù questa cosa.
"Lo so, doveva parlarci e poi forse passare da qui" non sono abitutato a bere e forse sono un po' brillo ma non ancora così ubriaco da fraintendere.
"Parlarci? Passare da qui?" rivolgo la mia completa attenzione ad Antonio che boffonchia qualcosa chiaramente a disagio.
"Antonio, non ci sto capendo niente" e mi sto anche irritando, non capisco perché debba tenere nascosta questa cosa, qualsiasi cosa sia.
"Io non ti ho detto niente ma questa sera Liz chiudeva con Christian" non faccio in tempo a chiedergli il motivo che si allontana lanciandomi uno sguardo che interpreto come d'intesa.
Lizzie sta chiudendo con l'avvocato e se da una parte sono un po' deluso perché poco fa non mi ha detto nulla dall'altra sono decisamente sollevato e poi quello sguardo del suo collega, sono quasi certo che mi volesse dire più di quello che ha realmente detto.
Un'idea un po' folle mi passa per la testa, non è poi così tardi, forse potrei fare un salto da lei e chiederle se va tutto bene, se quel tizio l'ha infastidita in qualche modo e magari questo l'ha portata a chiudere; dovrei spiegarle come faccio a sapere della rottura ma troverei una soluzione che non metta Antonio nei casini.
Evito di riflettere troppo su quello che sto per fare, d'istinto mi alzo, allungo una banconota al barista ed esco.
Ripenso al nostro rapporto, a come è cambiato, alle piccole cose che ora hanno assunto un nuovo significato, non ho nessuna certezza ma l'istinto mi dice che forse non sono l'unico ad avvertire quell' elettricità sottopelle ogni volta che siamo nella stessa stanza.
Quando il taxi si ferma davanti all'ingresso del suo palazzo, per una frazione di secondo mi domando se io stia per fare una cazzata, magari ha cambiato idea e ora è in casa con lui, nel letto con lui; scuoto la testa come a scacciare i dubbi che mi assalgono e approfitto della sua vicina che sta rientrando per salire con lei.
L'ascensore oggi sembra mille volte più lento del solito, l'ansia mi stritola lo stomaco e temo che il mio cuore possa scoppiare da un momento all'altro; mi rendo conto di sembrare un pazzo ma il bisogno primordiale di averla che prima riuscivo a controllare, ora è completamente fuori controllo, la voglio ed ho intenzione di dimostrarglielo.
Ignorando le occhiatacce della vicina inizio a bussare alla sua porta e quando apre tutto il mio sangue defluisce verso l' inguine.
Guardo affamato le sue gambe lunghe e scoperte fino a metà coscia, poi il mio sguardo risale e prendo nota delle ridotte dimensioni dell' asciugamano che le avvolge il corpo.
Ho la gola completamente secca quando i miei occhi si posano sulla curva dei suoi seni; il desiderio di appoggiare le labbra sulla pelle arrossata e ancora umida del collo, di raccogliere con la lingua le ultime gocce rimaste mi sta letteralmente facendo tremare , non ho mai visto una donna così sensuale.
"Colt" alzo lo sguardo incastrandolo al suo, il mio nome pronunciato come fosse un ordine mi fa letteralmente uscire di testa, è la conferma di cui avevo bisogno.
Olaaaaa❤️❤️❤️
Allora... Finalmente Lizzie ha chiuso con l'avvocato!
Personalmente credo abbia fatto bene... Inutile prenderlo in giro!
E Colton? Giornata nera per lui... Altra rapina e poi suo padre che continua a chiamare...perché??
Ho concluso il capitolo sul più bello (muahahhaah😈😈) ma nel prossimo 🔥🔥🔥 però non aspettatevi il lieto fine... 🤗🤗
Qualcosa sta per accadere! 😈🤗😈🤗
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo con un commento o una steina⭐
Grazie❤️
Ps. Perdonate gli errori!
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